tag:blogger.com,1999:blog-79120012646986540692024-03-20T08:11:17.730-07:00CarinolaStoriaConcetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.comBlogger88125tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-69205359087597999852021-02-15T11:46:00.003-08:002021-02-18T11:55:50.547-08:00I Misteri di Calinulo<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4spgPaIfcSyQfPYEp7ULWInXXViAaWUUXGwnW8nYXcIa44XUVSuGfMCa02SF54xJmetRqEvdGxVu6G32e3oloTct0pL5OyQdcQc5rhrcekT2tDSiB9VkG2ud4J11iTgHaO5sislI_TuFq/s1220/Copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="866" data-original-width="1220" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4spgPaIfcSyQfPYEp7ULWInXXViAaWUUXGwnW8nYXcIa44XUVSuGfMCa02SF54xJmetRqEvdGxVu6G32e3oloTct0pL5OyQdcQc5rhrcekT2tDSiB9VkG2ud4J11iTgHaO5sislI_TuFq/w640-h454/Copertina.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Anno Domini 1245. La laboriosità
della piccola e tranquilla contea di Calinulo viene turbata da fatti incresciosi: l’arresto e la scomparsa del
vescovo Pietro, oppositore di Federico II, e gli omicidi di due canonici della
cattedrale. </div>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"> In un clima di stupore e di grande incertezza si muove il giovane
Raymondo, balivo alle prime armi che, <span style="color: red;"> </span>forzato dalla necessità e in un momento
politico molto confuso, cerca di dare un volto e un nome all’assassino. Per i vari personaggi la ricerca del vescovo e
dell’assassino si rivela occasione per conoscere se stessi o per consolidare
quei valori che li hanno portati a scelte definitive. </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"> Nella sua indagine, non sempre perfetta, il balivo può contare solo
sull’aiuto di poche persone e sulla vivace intelligenza di Rubino, frate francescano,
le cui intuizioni si riveleranno determinanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"> Volti e storie di un popolo umile ma determinato, consapevole della
propria identità, animano la Calinulo medievale
del breve, ma intenso periodo svevo. </p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;"> Saranno graditi i vostri commenti su questo mio lavoro.</p><p></p>Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-73172232235103898822019-07-26T04:26:00.000-07:002019-07-26T05:29:59.821-07:00L’amore impossibile di re Alfonso e Lucrezia d’Alagno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPGo15I4iHbKLkeB7W3XWVH9892BUBQPk9_IR5h1W3FJE-s2Da1aIBB0XqENj6R5Z875dFZyYpQd-8LSOcCbFhYaaW9y5CErtwFowj_4veDoytjsfRnERpNPAXyapa_hz9CQ7GT1p5Q1EN/s1600/Lucrezia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="600" height="546" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPGo15I4iHbKLkeB7W3XWVH9892BUBQPk9_IR5h1W3FJE-s2Da1aIBB0XqENj6R5Z875dFZyYpQd-8LSOcCbFhYaaW9y5CErtwFowj_4veDoytjsfRnERpNPAXyapa_hz9CQ7GT1p5Q1EN/s640/Lucrezia.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large; font-weight: normal;">U</span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">omo di grande equilibrio e giudizio, </span><span style="color: red;">re Alfonso</span><span style="font-weight: normal;"> nella sua
maturità si innamorò perdutamente di una
bellissima donna, molto più giovane di lui:</span><span style="color: red;"> L</span></span></span><span style="color: red;">ucrezia d' Alagno</span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">. La lontananza
dalla moglie </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Maria di Castiglia</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">, rimasta in Spagna a governare la Catalogna e
da cui non aveva avuto alcun figlio, era stata molto lunga: trent’anni. Alfonso
non mancò di avere le sue storie amorose con altre donne. Due amanti accertate
sono la nobile aragonese </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Margherita Fernandez de Hijar</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;"> e</span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;"> Gueraldona Carlino</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;"> che
gli diede tre figli illegittimi: </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Ferdinando</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">, successore al trono; </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Maria</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">, che
sposerà Lionello d’Este; ed </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Eleonora</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">, che sposerà nel 1444 </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="color: red;">Marino Marzano</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">,
principe di Rossano, duca di Sessa e conte di Carinola.</span></h2>
<br />
<br />
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal; line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">La tradizione ci lascia una storiella molto piacevole dell’incontro<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tra il 53enne Alfonso e la 18enne Lucrezia.
Durante la vigilia della festa di San Giovanni del 1448, a Napoli, era usanza
che le ragazze offrissero ai loro amati una pianticella d’orzo o di grano con
lo scopo di raccogliere offerte per la festa. Il re, quella sera, passeggiava a
cavallo con alcuni cortigiani che lo accompagnavano. Vedendolo passare,
Lucrezia gli si parò davanti e gli offrì la piantina. Alfonso, colpito dalla
bellezza della ragazza,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le offrì una
borsettina di “alfonsine”, monete d’oro in uso a quel tempo. Lucrezia prese una
sola monetina e restituì il resto al sovrano dicendo che di Alfonso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gliene bastava uno solo. La frase equivaleva ad una dichiarazione d'amore e il re ne rimase molto colpito. Re Alfonso, da buon
cavaliere accompagnò la ragazza alla funzione di San Giovanni a Mare dando
inizio a una storia d’amore che ebbe fine solo con la morte del sovrano, che avvenne dieci anni dopo, nel 1458.</span></span></h2>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<h2>
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-weight: normal;">Chi era in realtà questa giovane donna che colpì il cuore del
maturo re?</span></span></h2>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></span></div>
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Lucrezia d’Alagno era la più giovane delle quattro figlie
femmine di </span><span style="color: red;">Nicola d’Alagno</span><span style="font-weight: normal;">, signore di Torre annunziata, e di </span><span style="color: red;">Covella Toraldo,</span><span style="font-weight: normal;">
a sua volta figlia di </span><span style="color: red;">Angelo</span><span style="font-weight: normal;">, signore di Toraldo, presso Sessa Aurunca.</span></span></span></h2>
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></span><span style="font-weight: normal; line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">La giovane Lucrezia sicuramente
era affascinata dal maturo re ma ella, cresciuta nella nobiltà del suo tempo, aveva
anche ben chiaro il concetto che una donna, per diventare ricca e potente e avere peso
nelle decisioni, doveva mettersi sotto la protezione di un uomo potente,
sposandolo o diventandone la concubina. </span></span></h2>
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal; line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Chi <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mai era più potente di un re? </span></span></h2>
<h2 style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Lucrezia, interiorizzando questa filosofia femminile del
tempo, sapeva di avere </span><span style="font-weight: normal;"> a disposizione due ottime frecce da scagliare
al cuore del re: la bellezza e la giovinezza. E quando se ne presentò l’occasione,
le scagliò. Ed esse andare a segno. Alfonso se ne innamorò talmente, che l’
effige di Lucrezia </span><span style="font-weight: normal;"> fu l’unica figura
femminile che egli fece scolpire nell’arco trionfale di Castelnuovo. Ben presto la giovane Lucrezia venne
considerata dal popolo la vera regina del Regno di Napoli.</span><span style="font-weight: normal;"> Alfonso desiderava ardentemente sposarla e
regolarizzare la loro unione davanti a Dio, ma il suo matrimonio con Maria di
Castiglia era un grosso impedimento. Maria, sebbene molto malata, non moriva,
impedendo così ad Alfonso di risposarsi di nuovo. Allora Lucrezia</span><span style="font-weight: normal;"> mise in atto una sua strategia: nell’autunno
del 1457 </span><span style="font-weight: normal;"> si recò personalmente a Roma
dal </span><span style="color: red;">papa Callisto III</span><span style="font-weight: normal;">,</span><span style="font-weight: normal;"> che era anche un
suo cugino acquisito e intimo amico di Alfonso, per chiedergli l’annullamento
del matrimonio di Alfonso con Maria di Castiglia. Il papa trattò Lucrezia da
vera regina, ma non volle concedere l’annullamento e non volle firmare nessuna
bolla. Fu un colpo molto duro per Lucrezia perché sapeva che se Alfonso fosse
morto prima di lei, la sua fortuna sarebbe finita. </span></span></span></h2>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="line-height: 115%;">E fu infatti quello che successe. Alfonso aveva fatto di lei
una donna molto ricca e potente, ma quando egli <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mori di malaria sei mesi dopo, la sua fortuna
cominciò a scemare. Senza la protezione del re, molti amici e nobili
cominciarono a voltarle le spalle e lo stesso Ferrante, che con lei era sempre
stato gentilissimo, consigliato dalla
gelosa moglie <b><span style="color: red;">Isabella di Chiaromonte</span></b>, pretese la restituzione di tutti i feudi assegnatile da
Alfonso in cambio di un vitalizio. Inoltre Ferrante le tolse la <b><span style="color: red;">Contea di
Caiazzo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></span></span><br />
<span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="line-height: 115%;">Lucrezia, ormai caduta in
disgrazia presso la corte reale di Napoli e per non perdere ulteriori feudi,
pensò di unirsi ai baroni ribelli che osteggiavano Ferrante. Ma la vittoria di
Ferrante sui baroni la costrinse a mettersi sotto la protezione della Repubblica
di Venezia e a fuggire dapprima in <b><span style="color: red;">Puglia </span></b>e poi in <b><span style="color: red;">Dalmazia</span></b>. Poi si trasferì a
<b><span style="color: red;">Ravenna</span></b>, dove rimase molti anni, sempre sotto la tutela della Repubblica
Veneta. Si trasferì poi a <b><span style="color: red;">Roma</span></b> dove morì il 23 settembre del 1479 e dove fu
sepolta nella chiesa si<b> <span style="color: red;">S. Maria sopra Minerva.</span></b></span><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="line-height: 115%;"><o:p><b><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: x-small;">DLC</span></span></b></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><o:p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><b>Alcuni libri consultati</b><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Giovanni Bausilio: Re e regine di Napoli -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Vilcavi (FR), 2018<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Vittorio del Tufo: Napoli Magica – Napoli, 2018<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Agnese Palumbo: 101 donne che hanno fatto grande Napoli
-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Roma, 2015<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Bartolommeo Capasso: Catalogo ragionato – Napoli, Giannini,
1879-1916<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-62332907155534686842018-09-23T01:44:00.002-07:002018-12-29T02:33:01.040-08:00 Il sogno di Alfonso d'Aragona<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" data-original-height="299" data-original-width="241" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnMXP6BwPHVh3B2C_rYCKq2NUTiJxFaPaPKk4CHTNWGC-12fiHsOckVJf8t58tGZw7wGUGIJMUgltqugUzLhLMGStkTUXdKDgSLZQ4NWt3kefWR9GqB5agloSeGaWrlRMhBl_Imba9FuOh/s400/241px-Alfonso-V-el-Magnanimo.jpg" width="321" /></div>
<br />
<br />
<span style="color: red; font-size: x-large;">Il</span><span style="font-size: large;"> primo re aragonese di Napoli non era certo il rozzo catalano che il popolo pensava...</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;">in stesura</span></div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-53573169746092812372018-05-08T02:41:00.001-07:002018-05-08T09:16:57.262-07:00La Virgo Lactans di S. Croce di Carinola - di Silvio Ricciardone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilF4wKGTgDUOaEaH4HpYBbL99JLQK2X889223_25BzPjqbiI5Vc-peWHiHsCXdS-REjKY_4ANScBK1mpD8guvNjdLeieynnS1v6nmHHmBJz0O0X1HG10bP_5AEXBqdj-vd1r7dkQnbRO50/s1600/Virgo+lactans.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilF4wKGTgDUOaEaH4HpYBbL99JLQK2X889223_25BzPjqbiI5Vc-peWHiHsCXdS-REjKY_4ANScBK1mpD8guvNjdLeieynnS1v6nmHHmBJz0O0X1HG10bP_5AEXBqdj-vd1r7dkQnbRO50/s640/Virgo+lactans.jpg" width="426" /></a></div>
<br /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Virgo Lactans nella chiesa di S. Croce di Carinola<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: small;"><i><b>Il Quattrocento ha regalato a noi carinolesi il bellissimo affresco della Virgo Lactans sito nella chiesa di S. Croce di Carinola. Riporto qui, per l'interesse dei lettori, parte di un ampio studio del prof. Silvio Ricciardone che confronta e studia diverse icone di Virgo Lactans in Terra di Lavoro. Lo studio è riportato nel volume "Testimonianze storiche, archeologiche ed artistiche del territorio di Francolise" curato dal dott. Ugo Zannini.</b></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: small;"><i><b><br /></b></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: small;"><i><b><br /></b></i></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">A</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">lla <b><i><span style="color: red;">Vergine di Scarasciano</span></i></b> (1400 ca–presso
Ciamprisco) </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">andrebbe invece anteposta l’inedita </span><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><b>Maria Lactans</b></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> nella cappella
laterale sinistra dell’ex chiesa parrocchiale di S. Croce. Purtroppo uno strato
di intonaco ne cela il tratto inferiore del corpo e con esso, forse, le sagome
in miniatura dei donatori ed un’eventuale iscrizione [….].</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Il punto di partenza è, come
dimostrato, l’ esecuzione della <b><i><span style="color: red;">Virgo</span></i></b></span></span><b style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><i><span style="color: red;"> Lactans</span></i></b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> di S. Croce poco dopo
la </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;">Madonna del Cardellino</span></b></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">, nel secondo decennio del Quattrocento. Ne deriva che
la chiesa con il dipinto era in piedi da allora, da molto prima, quindi,</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">della sua designazione a chiesa parrocchiale
di S. Croce in luogo, secondo il notaio locale Luca Menna, della fatiscente </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><span style="color: red;"><b>S. Maria Mater Domini a Casocavallo</b></span></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">: di
fatto, sbaglia il Menna nel ritenere il passaggio alla nuova sede d’inizio
Settecento, risultando la nuova chiesa parrocchiale di S. Croce già attiva nel
1690</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn1" name="_ftnref1" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[1]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">. Nulla vieta, anzi, che il
suo primitivo impianto corrisponda all’ecclesia di S. Crucis, associate alle
sue omologhe di </span><b><span style="color: red;"><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;">S. Bartholomeus</i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> e </span></span></b><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;">S. Anellus in Gallo,</span></b> </i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">ossia di limitrofi
centri del carinolese, nelle Decime del 1326</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn2" name="_ftnref2" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[2]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">La presunta precedente
parrocchiale di <b><span style="color: red;"><i>S. Maria Mater Domini a </i></span></b></span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;"><i>Casocavallo</i></span></b> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">coinciderebbe invece con l’antica </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;">S. Maria Matris Domini que est leprosorum</span></b></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;">,</span></b> letteralmente “dei
lebbrosi”, cui già le Decime del 1308-1310 fanno riferimento</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn3" name="_ftnref3" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[3]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> e ubicabile o a S.
Bartolomeo</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn4" name="_ftnref4" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[4]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">, il medesimo sito delle
succitate Decime del 1326 e adiacente a S. Croce o a S. Croce stessa</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn5" name="_ftnref5" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[5]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">; la continuità della dedicazione
a S. Maria Madre di Dio sembra, in effetti, difficilmente casuale. Ma l’origine
di questo complesso mariano parrebbe ancora anteriore visto che S. Maria Matris
Domini que est leprosorum condivide l’intitolazione con quell</span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;">’<b><span style="color: red;">Ecclesia Sancte Dei genitris</span></b></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;"> </span></b></span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><b><span style="color: red;">Marie</span></b><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn6" name="_ftnref6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="line-height: 115%;">[6]</span></b></span></span></a></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">
che un documento capuano del 1114 dice “ esser stata costruita” dalla
madre</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">del conte di Carinola <b><span style="color: red;">Riccardo</span></b></span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn7" name="_ftnref7" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[7]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">, in carica nel 1109 e che
altri, piuttosto, identificano</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">nell’Episcopio di Ventaroli</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn8" name="_ftnref8" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[8]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Tra la fine del Cinquecento
e l’inizio del Seicento S Maria Mater Domini</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">è ormai in concessione all’<b><span style="color: red;"><i>Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro</i></span></b>, ma</span></span><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">, per </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">negligenza del commendatario, versa in
uno stato di abbandono</span><span class="MsoFootnoteReference" style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn9" name="_ftnref9" style="line-height: 115%;" title="">[9]</a></span></span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">. La notizia riveste una
certa importanza poiché completa il quadro appena emerso dalle fonti. L’Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro nacque nel 1572 dalla fusione di due sodalizi che,
separatamente, portavano il nome di ciascuno dei due santi. In particolare,
l’Ordine di San Lazzaro, il più antico, aveva operato nel vicino oriente, dov’era sorto in concomitanza delle prime crociate come compagnia religiosa
ospedaliera e militare, prodigandosi per l’assistenza ai lebbrosi, scopo
primario della sua azione, e </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">la difesa
dei territori cristiani. Con la riconquista musulmana di fine Duecento, i
cavalieri di S. Lazzaro ripararono in Europa e si concentrarono preferibilmente
nel Regno di Napoli, che ebbe in Capua la principale sede del sodalizio, per
poi patire un progressivo declino</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">con le unioni all’Ordine di San Giovanni (l’odierno Ordine di Malta) e, nel 1572,
all’Ordine di S. Maurizio, fondato ne 1434</span><span class="MsoFootnoteReference" style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn10" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[10</span></span></a>].</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">I dati fin qui raccolti
concorrono a localizzare un complesso per </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">l’isolamento in quarantena</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">dei malati da contagio, e nello specifico,
dei lebbrosi</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn11" name="_ftnref11" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[11]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">,
in territorio falerno; né si ignorino le numerose sepolture riemerse, a dir del
Menna, nei dintorni di S. Croce e che, di fatto, avallerebbero gli indizi
documentari</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn12" name="_ftnref12" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[12]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Alla luce di ciò l’effigie
di S. Croce, nel proporre la Vergine che allatta</span></span><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> il</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> figlio Gesù, traduce
visivamente la dedicazione del lazzaretto (o struttura affine) a “S. Maria
Madre di Dio”; l’affresco, pertanto, espliciterebbe una devozione mariana che
il terrore delle epidemie avrebbe fortemente alimentato e che l’intitolazione a
S. Maria Matris Domini del lebbrosario rivela in tutta la sua portata.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Più in generale, nel corso
del basso medioevo, parallelamente alla </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">fortuna del tipo iconografico della </span><b style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;"><span style="color: red;">Virgo Lactans</span></b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><span style="color: red;">,</span> fa la propria
apparizione, con analoga, se non più incisiva funzione guaritrice, la reliquia
del latte della Madonna,</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn13" name="_ftnref13" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[13]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> considerata un rimedio
officinale contro patologie varie e possessioni diaboliche</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn14" name="_ftnref14" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[14]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">L’idea che la mancata
disponibilità del prezioso liquido abbia</span></span><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> spint0</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> alcune istituzioni a
rimpiazzarlo con immagini votive che ne evocassero i prodigi può</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">essere valida, ma non su larga scala; una
casistica plausibilmente più ampia, invece, compendierebbe le rappresentazioni
mariane capaci di proteggere i fedeli a prescindere dalla fama e l’efficacia
del sacro latte</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn15" name="_ftnref15" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[15]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">
o in grado, addirittura, di mediarne la comparsa, come nel caso</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">della carinolese Madonna della Cava che,
intorno al 1690, trasudò…gocce biancastre dal seno con successive inspiegabili
guarigioni.</span><span class="MsoFootnoteReference" style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn16" title="">[16]</a></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Che poi il latte della
Madonna, vero o dipinto, potesse, </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">nell’immaginario popolare, scongiurare la
lebbra o guarirla, parrebbe imputabile, in linea di principio, al suo colore
bianco, lo stesso che assume la pelle del lebbroso e che già nel Vecchio
Testamento, è prova dell’avvenuto contagio</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn17" name="_ftnref17" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[17]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Se infine, il complesso di <b><span style="color: red;"><i>S.
Maria Mater Domini</i></span></b> ha davvero funto da</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> luogo assistenziale, la commissione
dell'affresco di S. Croce che…prevede un saio per Gesù Bambino, potrebbe
spettare ai frati</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">eventualmente
coinvolti nella gestione del lazzaretto. Giusta o no ce sia l’ipotesi, resta
l’indiscutibile impulso degli ordini mendicanti al culto della </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small; line-height: 115%;"><span style="color: red; font-weight: bold;"><i>Virgo Lactans </i></span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn18" name="_ftnref18" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[18]</span></span></span></a>
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">[</span><b style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;">… </b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">]</span><b style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;">.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><b><br /></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">La frequenza negli edifici
religiosi di immagini di santi</span></span><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> taumaturghi -</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> Sebastiano e Rocco per scongiurare
la peste, Antonio Abate contro il fuoco di S: Antonio (herpex zoster), Lucia
per la salute degli occhi, Biagio per la gola, e così via -</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">ne convalida, alla fine dell’Età di Mezzo, la
crescente devozione popolare</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">che il
timore di malattie e contagi contribuiva a radicare</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn19" name="_ftnref19" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[19]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">E discorso simile varrebbe
per la diffusione della Madonna del latte,</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> comprovato dai relativi dipinti
murali e, ancora prima, da icone con lo stesso soggetto nel basso Lazio e in
Terra di Lavoro</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn20" name="_ftnref20" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[20]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.
Anzi, la carica sacrale di cui le icone sono portatrici potrebbe aver concorso,
in termini emulativi, alla fortuna di Maria Lactans negli affreschi locali</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn21" name="_ftnref21" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[21]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Del resto, a Mondragone è
tuttora veneratissima la preziosa effige </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">lignea</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;">di S. Maria Incaldana, originariamente presso l’insediamento monastico
di S. Maria del Belvedere e oggi nella chiesa madre cittadina</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftn22" name="_ftnref22" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium; line-height: 115%;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[22]</span></span></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"> […..].</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div>
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Menna,
1848,I, p. 105 e Valente 2008, pag 47. Nella relazione vescovile del 1669 il
presule di Carinola Paolo Ayrolo lamenta, in effetti, l’assenzadi un titolare
per la parrocchia di S. Croce, paventandone l’estinzione (Brodella 2005 pp 159).</div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></a> RDICamp,
p. 124 n°1569</div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></a> Ivi,
p.122 n° 1536</div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></a> Brodella
2005 pp. 360-365s. Una cappella con la “SS Vergine col Bambino Gesù tra le
braccia” è menzionata dal Menna (1848, II,p.121) a S. Bartolomeo, nel luogo “il
Santillo” di un’antica chiesa dedicata all’apostolo (ivi, I, p107).</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref5" name="_ftn5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[5]</span></span><!--[endif]--></span></a> Zannini
2006°a.p.73. n° 40.</div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref6" name="_ftn6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[6]</span></span><!--[endif]--></span></a> Ibidem</div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref7" name="_ftn7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[7]</span></span><!--[endif]--></span></a>
PergamCap pag. 31</div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref8" name="_ftn8" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[8]</span></span><!--[endif]--></span></a> Guadagno
1997 pp. 92 s e nn.82 e Brodella 2005 pp 40 s. La questione viene completamente
ridiscussa in Zannini c.s.</div>
</div>
<div id="ftn9">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref9" name="_ftn9" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[9]</span></span><!--[endif]--></span></a> Lo
riporta il relatore del vescovo di Carinola Giovanni Vitelli (Brodella 2005 p.
98); di riflesso, l’equivalenza S. Maria- Parrocchia di
S.Croce, cara al Menna, appare
ancora più improbabile (cfr Valente 2008 pp 47 s.)</div>
</div>
<div id="ftn10">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref10" name="_ftn10" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[10]</span></span><!--[endif]--></span></a> Prunas
Tola 1966, pp.15 ss</div>
</div>
<div id="ftn11">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref11" name="_ftn11" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[11]</span></span><!--[endif]--></span></a> La
lebbra veniva ritenuta un castigo di Dio perché la si imputava, sovente, alla
fornicazione (Sumpton 1981, p. 102) così come immondi erano considerati coloro
che ne soffrivano (cfr Levitico 13, 44 ss e Numeri 5,2)</div>
</div>
<div id="ftn12">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref12" name="_ftn12" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[12]</span></span><!--[endif]--></span></a> Menna
1848, I, p. 106 e cfr. Torriero 1987, p. 89.</div>
</div>
<div id="ftn13">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref13" name="_ftn13" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[13]</span></span><!--[endif]--></span></a>
Sumption 1981, pp 62 ss</div>
</div>
<div id="ftn14">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref14" name="_ftn14" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[14]</span></span><!--[endif]--></span></a> Le testimonianze basso-medievali non di rado
attribuiscono a Maria ed al prodotto del suo seno, miracolosamento offerto agli
infermi, la cura da affezioni gravi (Scaramella 1961, p. 30, e cfr ad esempio,
Montorio 1715, p. 127).</div>
</div>
<div id="ftn15">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref15" name="_ftn15" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[15]</span></span><!--[endif]--></span></a> Cfr
Sumption 1981, pp 347 ss</div>
</div>
<div id="ftn16">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref16" name="_ftn16" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[16]</span></span><!--[endif]--></span></a> Esodo,
4,6 s; Levitico 13,1 ss; Numeri 12, 10 e Quarto Libro dei Re 5,27.</div>
</div>
<div id="ftn17">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref17" name="_ftn17" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[17]</span></span><!--[endif]--></span></a> Montorio 1715, p. 127 (con relative disamina
critica in Ciancio 1988-19993, pp 87 ss, in particolare p. 89), Menna 1848, II,
pp 114 ss, e Brodella 2005, p. 168.</div>
</div>
<div id="ftn18">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref18" name="_ftn18" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[18]</span></span><!--[endif]--></span></a> Reau
1957, pp 96 s, e Bonani-Baldassarre Bonani 1995, pp 28 s.</div>
</div>
<div id="ftn19">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref19" name="_ftn19" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[19]</span></span><!--[endif]--></span></a> Cfr Orofino
2000a pp 11 s.</div>
</div>
<div id="ftn20">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref20" name="_ftn20" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[20]</span></span><!--[endif]--></span></a> Sulle
icone campane si rivela essenziale il recente saggio di M.R. Marchionibus
(c.s.a.)</div>
</div>
<div id="ftn21">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref21" name="_ftn21" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[21]</span></span><!--[endif]--></span></a><span lang="EN-US"> .Cfr Ead. 2006, p. 296 e Ead c.s.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn22">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/Pittura%20Romanica%20e%20tardo%20antica%20in%20Terra%20di%20Lavoro.docx#_ftnref22" name="_ftn22" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">[22]</span></span><!--[endif]--></span></a> Cfr
Sementini 1980, specialmente pp 25 ss ,e,
in generale, Luberto 1988.</div>
</div>
</div>
</div>
</td></tr>
</tbody></table>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-80831907868428714972018-02-03T03:30:00.000-08:002019-07-27T00:44:15.855-07:00Giovanni Antonio Marzano abbandona gli Angioini per Alfonso d'Aragona<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZIyd3C5FuBzoP65tO0lmdM0sw0IkhP-jLudNeUuqR0nhV5-T2nCRKTYcYy0l_ejOd8zm9KCuMjg5oxOrhzAngHryTFqQQbLrmQ-fLhJegER2-Vgjnd4Si40UFyQAq58HpyeMQa9mCZVaA/s1600/Palazzo+Marzano+-+portale+esterno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="417" data-original-width="272" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZIyd3C5FuBzoP65tO0lmdM0sw0IkhP-jLudNeUuqR0nhV5-T2nCRKTYcYy0l_ejOd8zm9KCuMjg5oxOrhzAngHryTFqQQbLrmQ-fLhJegER2-Vgjnd4Si40UFyQAq58HpyeMQa9mCZVaA/s640/Palazzo+Marzano+-+portale+esterno.jpg" width="416" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Carinola: antico portale esterno del Palazzo Marzano</td></tr>
</tbody></table>
<div align="center">
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>G</b></span><span style="font-size: large;">iovanni Antonio Marzano, </span><span style="font-size: large;">figlio di </span><span style="color: red; font-size: large;"><b>Jacopo</b></span><span style="font-size: large;"> e di </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Caterina Sanseverino,</span></b><span style="font-size: large;"> fu 3° D</span><span style="font-size: large;">uca di Sessa (4° secondo la Tommasino),
5° Conte di Squillace, Conte di Carinola e Grande Ammiraglio del
Regno. Era adolescente
quando morì suo padre Jacopo che lo lasciò sotto il bailato
(custodia) di re <b><span style="color: red;">Ladislao</span></b>, condizione onorata ma onerosa per il re.
Per liberarsi da quel peso, Ladislao accordò a Caterina Sanseverino,
madre di Giovannantonio, di occuparsi da sola del figlio e passò a
lei il bailato e allo zio paterno <span style="color: red;"><b>Goffredo</b></span>, conte di Alife.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Morto poi re Ladislao nel 1414, gli successe la
sorella, <b><span style="color: red;">Regina Giovanna II</span></b>, che per
assicurarsi la fedeltà del Marzano </span><span style="font-size: large;">prese dei provvedimenti</span><span style="font-size: large;">. </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Essendo <b><span style="color: red;">Giovannantonio</span></b> un
potentissimo barone che avrebbe potuto disturbare la pace del
Regno, come già aveva fatto suo padre Jacopo con Ladislao, la regina
gli impose il pagamento di 40.000 ducati come cauzione e
assicurazione che egli non avrebbe mai occupato alcuno stato del
Regno o portarlo a ribellione. Giovannantonio riuscì a far annullare
quella cauzione grazie all’intervento di <b><span style="color: red;">Luca Comite</span></b>, segretario
della regina e grande amico del Marzano.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Ma Giovanna non si sentiva per niente sicura e
allora volle che <span style="color: red;"><b>Covella Ruffo</b></span>, sua prima cugina e già vedova di
<b><span style="color: red;">Ruggiero Sanseverino</span></b> con cui aveva avuto il figlio <b><span style="color: red;">Antonio</span></b>, sposasse Giovannantonio per meglio tenerlo sotto diretto controllo.
Covella, molto malvolentieri, obbedì e </span><span style="font-size: large;">nel 1425 circa,</span><span style="font-size: large;"> sposò il Marzano</span><span style="font-size: large;">. Ma il matrimonio di
Giovannantonio e Covella fu quanto di più penoso e tormentoso ci
potesse essere perché Covella, donna molto avida di potere, non
sottometteva a nessuno la sua potente posizione a corte, neppure a
suo marito. Anzi, suo marito diventò il suo peggior
avversario, colui con cui gareggiava in autorità e influenza presso
la regina. L’unico figlio che i due ebbero, <b><span style="color: red;">Marino</span></b>, fu forse
la vittima principale di questo infelice matrimonio. Egli fu lasciato
con il padre e crebbe praticamente senza madre perché Covella
preferiva vivere a corte piuttosto che a Sessa, per meglio esercitare la sua nefasta influenza sulla regina.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Quando nel 1431(o 1432) morì <span style="color: red;"><b>Sergianni Caracciolo</b></span>, amante
della regina, ucciso da un complotto di palazzo in cui Covella fu la
principale artefice, sembra che la duchessa, alla vista del cadavere
gridò: “<span style="color: red;"><i><b>Ecco il figliuolo di Isabella Sarda che voleva
contendere meco</b></i>!</span>”. L' intrigante duchessa di Sessa rimase
l'unica a disporre dell'anziana regina e del Consiglio reale e
praticamente fu lei a governare. </span><br />
<span style="font-size: large;"><b style="color: red;">Alfonso d'Aragona</b>, re di Sicilia,
conscio della cosa, cominciò a sperare di essere riconfermato da
Giovanna nella primitiva adozione. E sicuramente ci sarebbe riuscito
se si fosse rivolto unicamente a Covella per avere un aiuto, ma
commise l'errore di rivolgersi anche al di lei marito Giovannantonio
per innalzare la bandiera d'Aragona negli stati posseduti dal
Marzano.
</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Covella, molto gelosa del suo potere e non volendo
essere scavalcata neppure da suo marito, non gradì la cosa e rivelò
le intenzioni di Alfonso alla regina, la quale inviò soldati negli stati
del Marzano affinché questi non potesse volgersi a favore
dell'aragonese. </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">In realtà tanti altri interessi ruotavano intorno al Regno di Napoli e tanti intrighi a cui Covella non era estranea.
Ella appoggiava <b><span style="color: red;">Luigi III d'Angiò</span></b> da cui sperava di avere conferma
della sua posizione a corte, mentre il nuovo papa <span style="color: red;"><b>Martino V</b></span> cercava di creare
per suo nipote <b><span style="color: red;">Antonio Colonna</span></b> una forte e ricca signoria nel Regno.
Giovanna lo aveva già nominato principe di Salerno, ma il papa
covava ben altro interesse. Sembra che auspicasse all'adozione del
nipote da parte di Giovanna e che questi potesse </span><span style="font-size: large;">perciò</span><span style="font-size: large;"> diventare re di Napoli. A
questo scopo, papa Martino si adoperò per far sposare suo nipote
Antonio con </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Giovannanella Ruffo,</span></b><span style="font-size: large;"> figlia ed erede di </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Nicolò Ruffo</span></b><span style="font-size: large;">,
uno dei più potenti baroni calabresi e cugino di Covella.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Nel 1435 morì Luigi d'Angiò, l'ultimo adottato
dalla regina Giovanna, e dopo qualche mese morì anche la regina,
designando alla successione al trono di Napoli <b><span style="color: red;">Renato d'Angiò</span></b>, fratello
di Luigi, e lasciando provvisoriamente al governo del Regno sedici
baroni. Ma i baroni non gradirono questa soluzione e si
schierarono tutti dalla parte di Alfonso d'Aragona. E n<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #333333;">eppure
la gradì </span><b><span style="color: red;">papa Eugenio IV </span></b><span style="color: #333333;">che avocò a sé il Regno e si riaccese la
guerra.</span></span></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #333333;"><br /></span></span></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Giovannantonio, alla testa dei suoi uomini, iniziò
a conquistare città dopo città per metterle nelle mani
dell'aragonese, a cominciare da <span style="color: red;"><b>Capua</b></span> e poi da <b><span style="color: red;">Gaeta</span></b>. Dopo anni di
lotta con le forze angioine di <b><span style="color: red;">Renato d'Angiò</span></b>, Alfonso d'Aragona poté entrare in
Napoli grazie anche all'impegno e all'azione militare di Giovannantonio Marzano.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-size: large;">Alfonso, grato dell'aiuto che gli aveva dato il
Marzano, lo predilisse agli altri baroni e volle che entrasse insieme
a lui in Napoli, quando egli prese possesso del Regno. Era il 26 febbraio
del 1443 ed iniziava per il Regno di Napoli il periodo aragonese. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Nel 1445 moriva Covella Ruffo e nel 1447 Giovannantonio sposò in seconde nozze <b><span style="color: red;">Francesca Orsino</span></b>, figlia di Giovanni conte di Manoppello, da cui ebbe un altro figlio maschio, <b><span style="color: red;">Altobello</span></b>. A questo secondo figlio maschio, Giovannantonio diede in feudo <span style="color: red; font-weight: bold;">Castropignano</span>,<span style="color: red; font-weight: bold;"> </span>oggi <b><span style="color: red;">Capotignano</span></b>, a Nocelleto, in territorio di Carinola.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Durante la sua amministrazione sessana, Giovannantonio rimodernò il <span style="color: red;"><b>castello di Sessa</b></span> trasformandolo da struttura fortificata a sua residenza familiare. N</span><span style="font-size: large;">el 1400 fece c</span><span style="font-size: large;">ostruire la <b><span style="color: red;">Chiesa di S. Anna</span></b> e nel 1418 donò il complesso della <b><span style="color: red;">SS. Trinità di Sessa</span></b> ai monaci agostiniani. Nel 1425 donò invece il terreno per la costruzione della <b><span style="color: red;">Chiesa di S. Domenico</span></b>, fece ampliare la cinta muraria e fece edificare la <b><span style="color: red;">Porta dei Cappuccini.</span></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span><span style="font-size: large;">Mori a Sessa nell'estate del 1453 e fu sepolto nell'allora <b><span style="color: red;">Chiesa di S. Francesco</span></b>. Oggi il suo sepolcro si trova nel <b><span style="color: red;">Museo Diocesano di Sessa Aurunca</span></b>.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: medium;">cdl</span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;">Vedi anche:</span></div>
<a href="http://carinolastoria.blogspot.it/2016/11/alfonso-i-daragona-la-tattica-militare.html">Alfonso I d'Aragona. La tattica militare di G.A. Marzano per l'aragonese</a><br />
<div style="background-color: white; color: #636163; padding: 0px;">
<div style="font-size: 14px;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; font-family: inherit; text-align: left;"> </span></div>
</div>
<div align="justify">
<br />
<b>Alcuni testi consultati:
</b><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #333333; line-height: 12pt;"><b>Bartolomeo Facio: Fatti d'Alfonso d'Aragona, primo ne di Napoli di questo mome, Venezia, 1580</b></span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Gioviano Pontano; Il Principe eroe- Napoli, 1786<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Enrico de Rosa: <span class="fn">Alfonso I D’Aragona, l’uomo che ha fatto il Rinascimento a Napoli, 2007</span></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333; font-size: small; line-height: 12pt;">Pietro Giannone: Istoria civile del Regno di Napoli , Milano, 1833</span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span class="sc" style="font-size: small; line-height: 12pt;">G.A. Summonte</span><span style="font-size: small; line-height: 12pt;">,</span><span class="apple-converted-space" style="font-size: small; line-height: 12pt;"> </span><em style="font-size: medium; line-height: 12pt;">Historia della città e Regno di Napoli</em><span style="font-size: small; line-height: 12pt;">, in Napoli 1601-1602.</span><span style="color: #333333; font-size: small; line-height: 12pt;">Filippo Maria Pagano: Saggio Istorico sul Regno di Napoli, Napoli 1824</span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333; font-size: small; line-height: 12pt;">Angelo Di Costanzo: Historia del regno di Napoli, Nell’Aquila, 1582</span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: start;">
<b><span style="background: white;">Carlo de Lellis Discorsi sulle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1654<o:p></o:p></span></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm; text-align: start;">
<span style="font-size: small;">B. Croce,<span class="apple-converted-space"> </span><em>Storia del Regno di Napoli</em>, a cura di G. Galasso, Milano 1992.<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: start;">
<b>Ferrante Della Marra - Discorsi delle famiglie estinte – Napoli, 1641<o:p></o:p></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Attilia Tommasino: Sessa Aurunca nel periodo aragonese – Ferrara, Roma, 1997<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Tommaso De Masi: Memorie Istoriche degli Aurunci, Napoli, 1761<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Incerto autore: Istoria del regno di Napoli in<span class="fn"> Giovanni Gravier-</span> Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno ... Napoli, 1769<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">N.F. Faraglia: Storia della lotta tra Alfonso V d’Aragona e Renato d’Angiò, Lanciano, 1908<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Mario del Treppo: Storiografia del Mezzogiorno – Napoli, 2006<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 10.5pt; text-align: start;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Giuseppe Reccho: Notizie di Famiglie Nobili e illustri della città e Regno di Napoli - Napoli, 1717</span></span></h1>
</div>
<div align="justify">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #333333; font-family: inherit;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><b>Giovanni
Fiore</b></span></span></span><span style="color: #333333; font-family: inherit;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><b>
- Della Calabria illustrata, Volume 3 –</b></span></span></span><span style="font-family: inherit;">
<b>Catanzaro, 2001</b></span></span><br />
<span style="color: #333333; font-family: inherit;"><b>Gregorio Grimaldi</b></span><b style="color: #333333; font-family: inherit;"> -
Istoria delle leggi e magistrati del regno di Napoli, Volume 3 –
</b><span style="color: #333333; font-family: inherit;"><b>Napoli, 1736</b></span><br />
<span style="color: #333333; font-family: inherit;"><b>Giovanni Pititto</b></span><b style="color: #333333; font-family: inherit;"> -Archivio Storico della Calabria - Nuova
Serie - Numero 4</b></div>
<br />
<div style="margin-left: 0.05cm;">
<span style="line-height: 24.189px;"><b>http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie%20e%20Persone/34</b></span>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-20529533339852165592018-01-09T22:55:00.003-08:002019-09-08T07:02:30.596-07:00L’ ascesa della famiglia Marzano.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3bvQtcDW14wLiGzCW_Oc4lA4ebGiM__BLv8o72G2JGN5hzvYXQgjSxjI_0PCJLNcqhltf-5FUlimOXAwjVKGXUve5LlmyYw03hsL82AU09nWhDGNRhmWFS93FD-elijsu8foRdDmMAQvk/s1600/Stemma+Marzano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="552" data-original-width="427" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3bvQtcDW14wLiGzCW_Oc4lA4ebGiM__BLv8o72G2JGN5hzvYXQgjSxjI_0PCJLNcqhltf-5FUlimOXAwjVKGXUve5LlmyYw03hsL82AU09nWhDGNRhmWFS93FD-elijsu8foRdDmMAQvk/s640/Stemma+Marzano.jpg" width="492" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> Stemma della Famiglia Marzano</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b><st1:personname productid="la Contea" w:st="on"><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">a Contea</span></st1:personname><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"> di Carinola, dall'</span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">879, anno della sua fondazione, ebbe molti signori che la governarono, chi con
giustizia chi semplicemente per opportunismo, ma una rilevante crescita
economica ed artistica del territorio si ebbe sotto la famiglia Marzano, che la
impreziosì di stupendi palazzi. </span></b></i><br />
<i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">Insieme al Ducato di Sessa, Carinola visse un
periodo di grande importanza storica ed artistica, fino a quando uno stesso
Marzano, </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><span style="color: red;">Marino</span></span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">, non contribuì ad affossare l’intera famiglia.</span></b></i><br />
<i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">La famiglia Marzano costruì la propria grandezza attraverso tre secoli, </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">grazie</span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"> </span></b></i><i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">soprattutto </span></b></i><i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">al valore militare dei suoi uomini, </span></b></i><i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">alla loro sagacia e alla loro scaltrezza </span></b></i><i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">che li portò ad occupare le posizioni più ambite del Regno e a diventare potentissimi baroni del Regno di Napoli. Qualcuno di loro incappò in qualche "caduta", come successe a Jacopo, ma ebbe sempre la prontezza di rialzarsi con dignità.</span></b></i><br />
<i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"><br /></span></b></i>
<br />
<div style="text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">******</span></b></i></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"><b>L</b></span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">e prime tracce della famiglia
Marzano le troviamo nel 1239, nel<b> </b><i><span style="color: red;">Libro
dell’Inquisitione de’ Feudatarii </span></i>della Regia Camera,
con <span style="color: red;">Guglielmo Marzano</span>, signore di diversi feudi quali Marzano, Selvitella e
Cagiano. Non conosciamo il cognome originale della famiglia; Guglielmo era
molto probabilmente un longobardo o un normanno
venuto in Italia al seguito dei fratelli Drengot o degli Altavilla, e prese il
nome dal feudo Marzano a lui affidato. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Ebbe quattro figli:<b> <span style="color: red;">Riccardo</span></b>, <span style="color: red;"><b>Giovanni</b></span>,
<span style="color: red;"><b>Roberto</b></span> e <span style="color: red;"><b>Guglielmo</b></span> che insieme, secondo l’uso dei longobardi, gli successero
nella conduzione degli stati paterni. Ai primi due fratelli, Riccardo e
Giovanni, il re e imperatore <b><span style="color: red;">Federico II</span></b> affidò alcuni prigionieri guelfi poi
non si trova più nulla di loro, che probabilmente morirono. Gli altri due
fratelli minori, Roberto e Guglielmo, parteciparono alla <span style="color: red;"><b>Congiura di Capaccio</b></span>
del 1246 contro Federico II, voluta da <b><span style="color: red;">Papa Innocenzo IV</span></b>, il quale aveva progettato
l’eliminazione fisica del ribelle Federico che non voleva piegarsi all’ autorità
papale. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I due Marzano furono costretti all’esilio per sfuggire alla vendetta
del re. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Roberto morì in esilio senza aver generato figli, mentre Guglielmo ebbe
due figli, <b><span style="color: red;">Roberto</span></b> e <b><span style="color: red;">Riccardo</span></b>, che dal re <b><span style="color: red;">Carlo I d’Angiò</span></b> furono riammessi al
possesso del feudo di Marzano e a lui giurarono fedeltà. E proprio sotto gli
angioini iniziò l’ascesa della famiglia Marzano, grazie a una politica
matrimoniale molto oculata e al valore militare di cui i Marzano non
mancavano. A quest’ultimo Riccardo (e alla
sua discendenza), i re angioini <b><span style="color: red;">Carlo I </span></b>e
<b><span style="color: red;">Carlo II</span></b> affidarono molti incarichi importanti, eseguiti con prontezza e grande
senso del dovere. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Da Roberto ebbe inizio la casata </span><span style="color: red; font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Cagiano</b></span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> tramite il matrimonio di suo figlio </span><b style="font-family: times, 'times new roman', serif; font-size: x-large;"><span style="color: red;">Raimondo</span></b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> con la
figlia del Signore di Cagiano, mentre Riccardo portò avanti la casata </span><b style="font-family: times, 'times new roman', serif; font-size: x-large;"><span style="color: red;">Marzano</span></b><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Riccardo sposò <b><span style="color: red;">Rogasia di Dragone</span></b>
(Dragoni) e da lei ebbe ben sei figli,
due maschi, <b><span style="color: red;">Gugliemo</span></b> e <b><span style="color: red;">Tommaso</span></b>, e quattro donne: <span style="color: red;"><b>Costanza</b></span>, <b><span style="color: red;">Fiordeligi</span></b>, <b><span style="color: red;">Maria</span></b> e
<b><span style="color: red;">Berlingiera</span></b>, tutte maritate in ottime famiglie del Regno. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Raimondo di Cagiano e
Riccardo di Marzano erano baroni molto potenti non solo in Terra di Lavoro, ma
anche in Terra d’Otranto. Nel 1268 costrinsero i leccesi, che avevano innalzato
le bandiere degli Svevi, a innalzare le bandiere angioine, poi raggiunsero re
Carlo I d’Angiò e combatterono al suo fianco
nella battaglia di <b><span style="color: red;">Tagliacozzo</span></b> in cui fu vinto <b><span style="color: red;">Corradino di Svevia</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Guglielmo e Tommaso</span></b>, secondo le
leggi dei longobardi, possedevano entrambi il feudo di Marzano, ma Guglielmo,
essendo il primogenito, possedeva anche tanti altri feudi, come voleva l’usanza
francese. Sfortunatamente Guglielmo uscì fuori di testa a causa di una qualche
malattia e, nel 1300 alla morte della moglie, una<span style="background-color: white;"> <span style="color: red;"><b>Della Marra</b></span></span>, che se ne
prendeva cura, il re Carlo II impose
a Tommaso di prendersi cura di suo
fratello, dandogli anche l’autorità di porlo ai ceppi qualora la sua malattia
lo richiedesse. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Guglielmo si riprese dalla sua malattia e si sposò una seconda
volta con <b><span style="color: red;">Isabella di Gesualdo</span></b>, ma anche da costei non ebbe figli e allora tutte
le sue ricchezze e i titoli di casa Marzano passarono a Tommaso, che si trovò ad essere ricco e potente e cominciò a
comprare altri feudi.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Nel 1309 Tommaso fu fatto Maresciallo del Regno e del
Consiglio da re <b><span style="color: red;">Roberto d’Angiò</span></b> e nel 1313, sempre da re Roberto, fu nominato I
Conte di Squillace e Grande Ammiraglio del Regno, incarico che poi passò di padre in figlio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Tommaso ebbe dalla sua prima moglie,
<b><span style="color: red;">Giovanna di Capua</span></b>, due maschi, <b><span style="color: red;">Riccardo</span></b> e <b><span style="color: red;">Goffredo</span></b> che ulteriormente
ingrandirono e resero illustre la casata. Poi sposò in seconde nozze con <b><span style="color: red;">Simona Orsino
</span></b>da cui non ebbe figli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Riccardo</span></b> sposò <b><span style="color: red;">Margherita
d’Aquino</span></b>, figlia del conte d’Ascoli, da cui ebbe un’unica figlia, <b><span style="color: red;">Maria</span></b>, e per successione ereditaria della moglie si
trovò ad essere anche Conte di Ascoli.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="color: red;"><b style="color: red;">Goffredo, </b></span>valoroso cavaliere, fu
ciambellano di re Roberto e Grande Ammiraglio. Sposò <b><span style="color: red;">Giovanna Ruffo</span></b>, figlia del conte di Catanzaro
che gli porto in dote Policastro e i suoi casali. Ebbero quattro figli, due
maschi e due donne: <b><span style="color: red;">Roberto, Tommaso, Rogasia</span></b>, maritata al conte di <b><span style="color: red;">S</span></b><span style="color: red;"><b>. Agata
Carlo d‘Artus</b></span>, e <b><span style="color: red;">Caterina</span></b>, marita invece a <b><span style="color: red;">Giovanni Visconti conte di
Mirabella</span></b>. Una terza donna, Maria, maritata ad un di Transo, non è sicura sia
figlia di Goffredo. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Nel 1325, re Roberto, non
soddisfatto dei suoi capitani che non riuscivano ad avanzare di un passo nella
conquista della Sicilia in mano agli Aragonesi, anzi perdevano molte terre,
mandò il Grande Ammiraglio <b><span style="color: red;">Goffredo
Marzano</span></b>, con 25 galee, a distruggere una Squadra navale aragonese
comandata da <b style="color: red;">Giovanni di Chiaromonte </b>e<b style="color: red;"> Orlando d’Aragona</b>, fratello del re <span style="color: red;"><b>Pietro
II d’Aragona</b></span>. Goffredo non solo distrusse molte galee nemiche, ma si impadronì
di tutte le altre portando a Napoli molti prigionieri, tra cui i due ammiragli
Giovanni di Chiaramente e Orlando d’Aragona. Goffredo visse un brutto momento
nel <st1:metricconverter productid="1348, a" w:st="on">1348, a</st1:metricconverter>
causa della tragica morte di Andrea, marito ungherese della <b><span style="color: red;">Regina Giovanna I</span></b>. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Luigi d’Ungheria</span></b>, fratello di Andrea, molto arrabbiato,
scese in Italia deciso a vendicare la morte del fratello. Giovanna,
appena seppe del suo arrivo a Benevento, lasciò Napoli e s’imbarcò per <st1:personname productid="la Provenza" w:st="on">la Provenza</st1:personname> e Luigi entrò
facilmente in Napoli. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Questi non tardò a palesare le sue vere intenzioni e fece
imprigionare e giustiziare molte baroni solo per semplice sospetto, tra cui
anche <b><span style="color: red;">Goffredo</span></b> che però riuscì a fuggire. Ritornato a Napoli poco tempo dopo,
Goffredo sollevò il popolo contro gli ungheresi e a questa sua iniziativa ben
presto si unirono tanti altri baroni, i quali spedirono messi ad Avignone per far
si che <st1:personname productid="la Regina Giovanna" w:st="on"><st1:personname productid="la Regina" w:st="on">la Regina</st1:personname> Giovanna</st1:personname>
ritornasse. Ritornata a Napoli, Giovanna concordò una tregua con gli ungheresi
e mandò <b><span style="color: red;">Goffredo Marzano</span></b> e <span style="color: red;"><b>Tommaso Sanseverino </b></span>a firmarla.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Con <b style="color: red;">Roberto </b>e<b style="color: red;"> Tommaso</b>, figli di
Goffredo, inizia il ramo sessano e carinolese della famiglia Marzano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Roberto, primogenito, fu terzo
conte di Squillace e grande ammiraglio del regno. Tommaso fu invece uomo di
guerra, molto caro ai reali angioini.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Nel 1362 la regina <span style="color: red;"><b>Giovanna I</b></span>, per rifarsi delle spese
di guerra contro il ribelle Duca D’Andria <b><span style="color: red;">Francesco del Balzo</span></b>, vendette la
città di Teano e di Carinola a Goffredo Marzano per tredicimila ducati e la
città di Sessa al figlio di questi,
<b><span style="color: red;">Tommaso Marzano</span></b>, per venticinquemila ducati e gli conferì anche il titolo di
duca. Tommaso Marzano fu dunque prima duca di Sessa<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/CONCETTA/La%20famiglia%20Marzano.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[1]</span><!--[endif]--></span></a>. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Dopo la morte della Regina
Giovanna I, Tommaso divenne Ciambellano di re <b><span style="color: red;">Carlo III</span></b> e per lui combatté contro Luigi d’Angiò, che pretendeva per sé il trono di Napoli, e per i suoi
servizi al re fu nominato governatore d’Abruzzo e I conte d’Alife. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Sposò <span style="color: red;"><b>Rogasia d’Evolo</b></span> ma
poiché non ebbe figli, alla sua morte, i suoi possedimenti passarono a suo fratello primogenito Roberto, insieme a quelli del padre
Goffredo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Roberto aveva invece tre figli:
<b><span style="color: red;">Jacopo (Giacomo)</span></b>, che fu II Duca di Sessa, Grande ammiraglio del Regno e IV
conte di Squillace; <b><span style="color: red;">Goffredo</span></b>, che fu II conte d’Alife e Gran Camerlengo del
Regno; la terza, <b><span style="color: red;">Giovanna</span></b>, andò sposa al marchese <b><span style="color: red;">Alberto d’Obizzo d’Este</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Jacopo Marzano</span></b> fu II Duca di
Sessa, IV Conte di Squillace e Grande Ammiraglio in un periodo molto
movimentato per il Regno. Morto infatti re <b><span style="color: red;">Carlo III di Durazzo</span></b> in Ungheria, si
trovò ad essere re di Napoli suo figlio <b><span style="color: red;">Ladislao</span></b>, che però aveva solo 10 anni.
Molti potenti baroni, tra cui i <b><span style="color: red;">Sanseverino</span></b>, non volevano riconoscerlo come re, ritenendo
che il trono spettasse invece a <b><span style="color: red;">Luigi II d’Angiò</span></b>. La regina Margherita con il
piccolo Ladislao fu costretta a riparare a Gaeta e Luigi d’Angiò si impossessò
del Regno di Napoli con l’aiuto dei baroni che lo avevano sostenuto. Lo tenne una decina d’anni fino a quando Ladislao, ormai 23enne, si impegnò nella riconquista del trono.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I Marzano, che erano sempre stati
al fianco di re Ladislao, occupandosi delle incombenze più importanti e
diplomatiche, caddero nella trappola indetta dai Sanseverino a favore di Luigi
II. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Ugo Sanseverino</b></span> aveva infatti proposto a re Luigi che l’unico modo per
vanificare l’azione dei potenti Marzano sarebbe stato farli passare dalla loro
parte mediante il matrimonio di esso Luigi con la figlia di Jacopo, <b><span style="color: red;">Maria</span></b>. E
così, lusingato dalla richiesta di matrimonio che avrebbe fatto di sua figlia
la regina di Napoli e incitato dalla moglie Caterina che era di casa
Sanseverino, Jacopo accettò la proposta di matrimonio di Luigi d’Angiò per sua figlia Maria.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">La reazione di Ladislao fu
immediata: fece occupare <st1:personname productid="la Rocca" w:st="on">la
Rocca</st1:personname> di Mondragone e saccheggiare i casali di Sessa, di Carinola e tutti i possedimenti del duca in maniera così violenta che Jacopo
subito si pentì del suo voltafaccia. Solo diversi interventi di papa <b><span style="color: red;">Bonifacio
IX</span></b> riportarono la pace tra Ladislao e i due fratelli Marzano, Jacopo e
Goffredo, i quali giurarono per la seconda volta fedeltà al re. A questo punto,
anche i Sanseverino abbandonarono il duca Luigi d’Angiò e giurarono fedeltà a
Ladislao. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Ma Ladislao non era uomo che si appagava
facilmente e meditava aspra vendetta verso tutti quei baroni che erano stati
suoi avversari nella sua lotta con Luigi. Fece catturare e giustiziare i colpevoli Sanseverino e, morto anche papa Bonifacio IX nel 1404, si sentì libero dal
giuramento che aveva fatto al pontefice di non toccare Jacopo, duca di Sessa, e Goffredo, conte d’Alife. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Era intanto morto anche Jacopo,
duca di Sessa, ed essendo suo figlio <b><span style="color: red;">Giovannantonio</span></b> un bambino, la direzione
degli stati di Jacopo cadde nelle mani di suo fratello Goffredo, il quale non
fidandosi di Ladislao, fece ben munire Sessa, Teano, Mondragone e Carinola. Ma
Ladislao agì d’astuzia. Chiese in moglie l’unica figlia di Goffredo per suo
figlio di otto anni, principe di Capua. Goffredo si trovò stretto tra due
fuochi. Sapendo che negare poteva essere peggio che acconsentire, diede il suo
beneplacito ed accettò. Ladislao invitò tutti i Marzano a Capua, alla festa di
fidanzamento dei due rampolli. Nel bel mezzo della festa fece imprigionare
tutti i Marzano, li fece tradurre nelle prigioni di Castelnuovo e si impadronì
dei loro stati. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Solo l’avvenenza di <b><span style="color: red;">Margherita</span></b>,
una delle quattro figlie di Jacopo, che divenne l’amante del re, fece smuovere
il cuore di Ladislao. Ladislao restituì a tutti i Marzano la libertà e tutti i loro stati.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"><b>cdl</b></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Alcuni testi consultati:</b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0pt;">
<span style="font-size: x-small; font-weight: normal; line-height: 15.7pt;">Angelo di Costanzo: Storia del regno di Napoli – Cosenza, 1839</span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Archivio Storico Napoletano – tomo 13 – Firenze 1861</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Attilia Tommasino: Sessa Aurunca nel periodo aragonese – Roma, 1997</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Francesco Capecelatro: Storia del regno di Napoli – Napoli, 1840</span><br />
<b><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt; line-height: 12pt;">G.B: Crollalanza (a cura di) - Giornale araldico, genealogico, diplomatico italiano – Fermo, 1874</span><span style="font-size: x-small;"></span></b><br />
<div>
<b><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt; line-height: 12pt;">Carlo de Lellis - Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli... parte III , Napoli 1671</span><span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt;"></span></b><br />
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt;"><b>
</b></span>
<br />
<div>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt; line-height: 12pt;"><b>Ferrante della Marra - Discorsi delle famiglie estinte, forastiere o non comprese ne'Seggi, Napoli, 164</b>1</span><br />
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt;"><span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt;">
</span></span></div>
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7pt;">
</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Filippo M. Pagano; Saggio istorico sul Regno di Napoli - Napoli, 1824</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">G.B. Crollalanza (diretto da): Giornale araldico genealogico diplomatico – Vol. 1-2, Fermo, 1873-4</span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni Antonio Summonte; Dell’historia della città e regno di Napoli- vol. 4 – Napoli, 1675</span></span></h1>
<div>
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7.0pt;"><br /></span></div>
<div>
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 7.0pt;"><br /></span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0pt;">
<span style="background-color: transparent;"><br /></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0pt;">
<span style="background-color: transparent;"><span style="font-size: small;">vedi anche:</span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://carinolastoria.blogspot.it/2016/09/gli-ultimi-sovrani-angioini-ladislao.html">http://carinolastoria.blogspot.it/2016/09/gli-ultimi-sovrani-angioini-ladislao.html</a></div>
<a href="http://carinolastoria.blogspot.it/2016/09/gli-ultimi-sovrani-angioini-giovanna-i.html">http://carinolastoria.blogspot.it/2016/09/gli-ultimi-sovrani-angioini-giovanna-i.html</a><br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Attilio/Desktop/CONCETTA/La%20famiglia%20Marzano.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Altri studiosi, tra cui
Attilia Tommasino, considerano Tommaso come il II Duca di Sessa, poiché prima dei
Marzano era signore di Sessa Francesco del Balzo, già nominato Duca dalla
regina Giovanna. Ma il Del Balzo era stato nominato Duca di Andria e non di
Sessa.</div>
</div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-26086159896171847342016-12-10T02:28:00.000-08:002017-09-19T01:11:40.899-07:00La Congiura dei Baroni del 1485-1487. La morte dei Petrucci, signori di Carinola<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyUiIlr8pHk96TRXqjOH6oxet2KE1p2svSjPGjr_3xg1mXVTCg6ZKvwVDsehHRRtQpt-HyNap-FpWITAvz4SMMXDlFEYivNaS_p14NM526NUzD7fKgbs_nmu-Rz6jAH-8NMqsEZRdtJ1Br/s1600/Ferdinando-I-equestre.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="520" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyUiIlr8pHk96TRXqjOH6oxet2KE1p2svSjPGjr_3xg1mXVTCg6ZKvwVDsehHRRtQpt-HyNap-FpWITAvz4SMMXDlFEYivNaS_p14NM526NUzD7fKgbs_nmu-Rz6jAH-8NMqsEZRdtJ1Br/s640/Ferdinando-I-equestre.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Miniatura: Ferdinando I equestre<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: small;"><i><b>La bella iniziativa culturale che si terrà a Carinola domani, 11 Dicembre 2016, sul processo che determinò la condanna e la morte di Francesco Petrucci, conte di Carinola, e dei suoi familiari, dopo la congiura dei baroni, mi ha spinto ad anticipare un po' la marcia sulla mia tabella, ma è solo una piccola deviazione per permettere ai lettori di capire cosa si cela dietro ciò che vedranno domani. Chiaramente l'argomento sarà ripreso a suo tempo ed ampliato. </b></i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: small;"><i><b>*********</b></i></span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">L</span></b><span style="font-size: large;">a storia è nota: durante </span><st1:personname productid="La Seconda Congiura" style="font-size: x-large;" w:st="on"><st1:personname productid="La Seconda" w:st="on">la seconda</st1:personname> <span style="color: red;"><b>Congiura</b></span></st1:personname><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b> dei Baroni</b></span> del
1485-1487, la più cruenta, contro il re Ferrante d’Aragona, i </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Petrucci</span></b><span style="font-size: large;">, signori
di Carinola, furono accusati di alto tradimento verso </span><st1:personname productid="la Corona" style="font-size: x-large;" w:st="on">la Corona</st1:personname><span style="font-size: large;"> e giustiziati senza
pietà. Quello che è meno noto sono le motivazioni che si celano dietro questo
episodio così spietato, che ancora oggi lascia il lettore con molti dubbi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo questa seconda congiura,
Ferrante è stato classificato da molti storici dei secoli successivi come un
sovrano crudele e spietato perchè la storiografia dei secoli successivi si
basò, più che altro, sul libro di <b><span style="color: red;">Camillo Porzio</span></b>. Ma quello del Porzio non è
l’unico testo da cui attingere le informazioni sulla vicenda; esistono altri
documenti di prima mano da cui attingere informazioni e che possono aiutare gli
studiosi a ricostruire con molta precisione l’avvenimento e le condizioni in
cui esso nacque, crebbe e si sviluppò. Sono le fonti diplomatiche, ossia le
relazioni che gli ambasciatori di altri stati italiani presso il Regno di
Napoli inviavano ai loro signori, informandoli passo per passo di tutto ciò che
accadeva nel Regno, con date e ricchezze di particolari. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Gli ambasciatori residenti a
Napoli erano tre: <b><span style="color: red;">Giovanni Lanfredini, </span></b>ambasciatore fiorentino che relazionava a
<span style="color: red;">Lorenzo il Magnifico</span> e ai <span style="color: red;">Dieci di Balia</span>, poi sostituito da <b><span style="color: red;">Bernardo Rucellai</span></b>; <span style="color: red;"><b>Battista
Bendedei</b></span>, ambasciatore ferrarese che relazionava a <span style="color: red;">Borso d’Este;</span><span style="color: red;"> </span><b><span style="color: red;">Branda Castiglioni</span></b>, ambasciatore milanese
che relazionava a <span style="color: red;">Ludovico Sforza</span>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Che Ferrante non amasse i baroni
regnicoli era risaputo. Erano diventati troppo potenti, qualcuno più dello
stesso re, ed ostacolavano qualsiasi tentativo di riforma per l’ammodernamento
del regno in favore delle nuove classi imprenditoriali: mercanti, banchieri,
artigiani che avrebbero portato nuova linfa, sia sociale che economica, in un
regno troppo stanco e provato. Il Regno di Napoli ne aveva molto bisogno perché
dal 1478 al 1484 aveva affrontato ben quattro conflitti che avevano prosciugato
tutte le risorse regie e quelle dei cittadini: il conflitto contro <span style="color: red;"><b>Firenze</b></span>
(1478-1480) quello contro i Turchi per la liberazione di <b><span style="color: red;">Otranto </span></b>(1480-81),
quello contro <st1:personname productid="la Serenissima" w:st="on">la Serenissima</st1:personname>
che aveva attaccato <b><span style="color: red;">Ferrara</span></b> ed il cui duca era genero di Ferrante (1482-1484)
ed infine quello di nuovo contro Venezia che aveva invaso la costa pugliese ed
attaccato <b><span style="color: red;">Gallipoli</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Le riforme fiscali si rivelavano
necessarie ma si rivelava necessario anche un netto ridimensionamento delle
proprietà feudali a favore della Corona, rendendole demaniali. Erano finiti i tempi
delle elargizioni di feudi e terreni a questo e a quello, ora bisogna riportare
tutto sotto l’egida della Corona. Ferrante era ben
determinato a portare avanti questo progetto e più di lui lo era suo figlio
<b><span style="color: red;">Alfonso</span></b>, Duca di Calabria, che aveva un odio sviscerato per i baroni, da cui si
sentiva defraudato di potere, di beni e feudi. </span><br />
<span style="font-size: large;">Dal 1484 iniziarono le prime confische. I primi
ad essere colpiti furono i condottieri d’altri stati che avevano possedimenti
nel Regno e che non avevano servito il sovrano nei modi richiesti. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Nel 1485
molto scalpore fece l’arresto dei figli e della sorella del defunto <span style="color: red;"><b>Orso
Orsini</b></span>, duca di Ascoli, a cui seguì la confisca dei beni. L’accusa era quella
che in realtà i figli dell’Orsini non erano suoi figli e non avevano diritto
all’eredità. Poi fu la volta del conte di Montorio, più volte convocato da
Alfonso a presentarsi e mai presentatosi. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Questi provvedimenti reali
allarmarono grandemente i baroni che, nel timore di perdere i loro stati,
corsero ai ripari. I maggiori baroni del Regno maturarono l’idea di deporre
Ferrante e impedire la successione al trono del figlio primogenito Alfonso,
ritenuto più pericoloso del padre. I ribelli si assicurarono la collaborazione
dei più influenti personaggi di corte: <span style="color: red;"><b>Antonello Petrucci</b></span>, segretario regio, e
i suoi due figli <b><span style="color: red;">Francesco</span></b>, <b><span style="color: red;">conte di Carinola</span></b>, e <b><span style="color: red;">Giovanni Antonio</span></b>, conte di
Policastro; <span style="color: red;"><b>Francesco Coppola</b></span>, conte di Sarno e banchiere, maggior finanziatore
della Corona; <b><span style="color: red;">Giovanni Pou</span></b>, uomo di fiducia di Ferrante, e, in misura minore,
<b><span style="color: red;">Aniello Ariamone</span></b> consigliere e ambasciatore regio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Furono proprio Antonello
Petrucci e Francesco Coppola le anime della congiura e durante i processi
emerse come i due alimentassero le paure dei baroni e li sobillassero contro
Ferrante. Ma la congiura non si rivelò subito tale; all'inizio ebbe piuttosto carattere di
cospirazione, con incontri notturni in luoghi diversi, perché i congiurati non ebbero subito chiaro
la strategia da seguire per liberarsi di Ferrante. Solo più tardi e dopo diversi incontri si intravidero le vie da percorrere. Le vie da seguire erano
diverse: appellarsi al papa chiedendogli la difesa della loro sicurezza o alla
Serenissima; far scendere in Italia <span style="color: red;"><b>Renato d’Angiò</b></span> quale pretendente al trono
oppure conservare la dinastia aragonese, offrendo però la corona al secondogenito di Ferrante,
<b><span style="color: red;">Federico d’Aragona</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ferrante sottovalutò le voci di una cospirazione nei suoi
confronti finché non si rese conto che i baroni avevano trovato appoggi esterni
al Regno, in primis presso <b><span style="color: red;">Papa Innocenzo VIII</span></b>, i quali potevano creargli non
pochi problemi. Cercò un accordo con i baroni, dialogando con loro e
giungendo persino a spostare la sua corte a Foggia, quando i baroni decisero di
incontrarsi a Miglionico, terra del principe di Bisignano, per stare loro più
vicino e per tenerli sotto controllo. In queste prove di dialogo gli emissari
regi erano proprio i più tenaci congiurati ossia Antonello Petrucci, Giovanni
Pou e Francesco Coppola, i quali furono costretti dalle circostanze ad un
pericoloso doppio gioco. Il Petrucci, i suoi figli e il Coppola si incontravano
frequentemente con i congiurati anche a casa del Petrucci stesso a Napoli, in una "camera terragna". </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Per ben tre
volte, gli ambasciatori scrissero ai loro governi che l’accordo tra Ferrante e
i baroni era stato raggiunto, ma per tre volte dovettero smentire. Nessun
accordo fu raggiunto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La ribellione fu resa palese
quando molti baroni innalzarono la bandiera della chiesa nei loro feudi e il 24
ottobre 1485 il papa pubblicò una bolla con i nomi dei signori che si erano
appellati a lui per essere difesi dalle ambizioni egemoniche del re. Allo
stesso tempo, truppe pontificie si stanziarono ai confini del regno e altre
erano già al suo interno.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La strategia che Ferrante adottò
nei confronti dei baroni fu quella di “romperli o contaminarne qualcuno”, come
scrisse il Lanfredini ai Dieci di Balia, e perciò quando ricevette per ben due volte
l’invito del conte di Carinola e del gran Siniscalco a recarsi a Sarno per un
incontro chiarificatore, il re accettò. Ma preferì non andare oltre Nola, come
probabilmente gli era stato suggerito da un informatore segreto, e questo gli
permise di sfuggire a un doppio tentativo di agguato alla sua persona. I ribelli avevano
intenzione di far giungere il re a Sarno e poi catturarlo “come lo bracco alla
quaglia”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Non è chiaro chi fosse stato l’ideatore di questo piano; dalla deposizione
dei figli del Petrucci si rileva che il loro padre non ne sapesse nulla, ma che
una volta appresa la notizia, tacitamente l’approvasse. <b><span style="color: red;">Paolo Ferillo</span></b>,
fiduciario del principe di Bisignano, attribuisce invece l’idea della cattura
proprio ad Antonello Petrucci e a Francesco Coppola. Da altre testimonianze al
processo, emerge che i baroni avevano animo di catturare anche Alfonso il 29
maggio 1485, durante il battesimo del figlio di <b><span style="color: red;">Roberto Sanseverino</span></b>, principe
di Salerno, ma Alfonso vi sfuggì perché al suo posto presenziò il fratello
Giovanni, cardinale. I baroni riuscirono invece a prendere l’altro figlio di
Ferrante, Federico d’Aragona, il 19 novembre di quello stesso anno, sempre a
Salerno, quando, durante una celebrazione, i baroni alzarono gli stendardi della
Chiesa. Federico fu catturato insieme ad Antonello Petrucci e al Pou (!) e
tenuto prigioniero. Riuscì a fuggire da Salerno solo qualche settimana più
tardi, aiutato, pare, da un connestabile della città.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">L’episodio della cattura del
figlio Federico fece rompere ogni indugio a Ferrante, che aveva sempre resistito
alle incitazioni del figlio Alfonso di colpire i baroni, ed iniziò la sua guerra aperta contro di loro. Ferrante affidò
le proprie squadre al comando dei figli Alfonso, Federico e Francesco e al
nipote Ferdinando Vincenzo e più tardi poté contare anche sugli aiuti che
giunsero da Firenze, Milano e dai parenti di Spagna e Ungheria.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A questo punto il lavoro
diplomatico si intensificò e si cominciò a parlare di pace tra le due parti, ma i punti critici
non furono superati, ossia la sicurezza dei baroni e il pagamento del censo
annuo che Ferrante avrebbe dovuto pagare alla Chiesa. Ferrante non volle pagare
il censo e i crimini commessi dai baroni verso la sua persona non potevano
garantire la loro sicurezza.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I baroni, per meglio rafforzare le loro
alleanze contro Ferrante, ricorsero a uno strumento molto in voga a quei tempi:
l’alleanza matrimoniale. Furono fatti decine di matrimoni tra le famiglie più
potenti per vincolarsi tra loro e insieme combattere il re. Ma Ferrante non
stette a guardare. Anche lui organizzò un matrimonio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il 13 agosto 1486 si doveva
celebrare il matrimonio di <b><span style="color: red;">Maria Piccolomini</span></b>, nipote di Ferrante, con <b><span style="color: red;">Marco
Coppola</span></b>, figlio di Francesco, per porre così fine alla dura lotta tra il sovrano e i baroni. O almeno così pensavano i più. Ma non conoscevano l'animo vendicativo e determinato di Ferrante. </span><br />
<span style="font-size: large;">Gran parte della feudalità del regno era radunata
nella sala grande di Castelnuovo per assistere a questo matrimonio, ma invece
della sposa Ferrante fece entrare le sue guardie. Erano presenti anche i tre ambasciatori che ebbero due notizie di prima mano: la prima fu che da tre giorni era stata firmata la pace con il
papa per mano di <span style="color: red;"><b>Giovanni Pontano</b></span> e <span style="color: red; font-weight: bold;">Gian Giacomo Trivulzio</span><span style="color: red;">,</span> emissari del re; la
seconda era l’arresto, in atto, di alcuni cospiratori presenti. Ferrante stesso
diede i loro nomi: <span style="color: red;"><b>Antonello Petrucci</b></span> e sua moglie <b><span style="color: red;">Elisabetta Vassallo</span></b>, il figlio
<span style="color: red;"><b>Giovanni Antonio </b></span><b><span style="color: red;">Petrucci</span></b>, <b><span style="color: red;">Francesco Coppola</span></b> conte di Sarno con rispettivi
figli, fratelli e donne. </span><br />
<span style="font-size: large;">Francesco Petrucci non era presente e si trovava nei
suoi possedimenti di Carinola, dove fu raggiunto, arrestato senza resistenza e
portato a Napoli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Accusati tutti di lesa maestà e
crimini contro la persona del re, i Petrucci furono spogliati dei loro beni e
titoli. Il processo nei loro confronti iniziò quasi subito, il 20 agosto. Al
termine dell’istruttoria, il notaio <span style="color: red; font-weight: bold;">Giovanni del Galluzzo</span><span style="color: red;">,</span> procuratore fiscale,
lesse le loro rispettive confessioni e diede a ciascuno dieci giorni di tempo
per organizzare la difesa, ma le prove raccolte e accumulate a loro carico
erano talmente tante che una qualsiasi difesa sembrava molto difficile. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il verdetto fu chiaro: doveva
“essere levata ad ogne uno de lloro la testa, che in ogne modo, la loro anima
sia separata dal corpo”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I primi ad essere giustiziati
furono i figli del Petrucci. Giovanni Antonio fu decapitato, mentre Francesco,
“lo pegio de tutti”, fu sgozzato e poi squartato. Francesco era stato coadiutore del padre nella
cancelleria regia e questo incarico gli dava accesso a documenti e informazioni che egli metteva a disposizione dei
congiurati e che fecero di lui l’elemento forse più importante della congiura. Accusarlo di alto tradimento fu l'amara conseguenza. </span><br />
<span style="font-size: large;">In realtà tra i due non correva da tempo buon sangue e le cause della loro animosità vanno ricercate nel freno che Ferrante metteva alle richieste Francesco che voleva ingrandire la sua posizione economica e sociale. In particolare, Francesco aveva anche il dente avvelenato con Ferrante perché il re non gli aveva dato il permesso di deviare un corso d'acqua a Carinola per le sue necessità, adducendo come motivazione che questo avrebbe compromesso la caccia. A </span><span style="font-size: large;">Ferrante, dal canto suo, dava molto fastidio l'intraprendenza del giovane conte carinolese che, per dispetto o per spregio, voleva aprire a Carinola una cavallerizza, mettendosi in concorrenza con quella del re già presente sul territorio carinolese. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La descrizione della sua esecuzione ce la fornisce il <b><span style="color: red;">Bendedei</span></b>, ambasciatore
ferrarese, che lo scrisse al suo signore in un dispaccio dello stesso giorno. La descrizione del Bendedei è riportata da Elisabetta Scarton nel suo studio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">"Dopo quattro mesi di carcere, il trentenne conte di Carinola fu condotto
sul luogo dell’esecuzione. Disteso su una carretta trascinata da una coppia di
buoi, attraversò tutti i Sedili di Napoli per approdare alla piazza del
mercato. Qui, inginocchiato su un palco, dopo essersi confessato ed essersi
doluto della sua sorte con gli astanti, il ministro della giustizia gli tagliò
la gola. Per enfatizzare ulteriormente la colpa, il suo corpo fu squartato e
posto fuori città, nei crocevia delle quattro arterie principali. Il fratello
Giovanni Antonio, conte di Policastro, raggiunse a piedi la piazza e attese
l’esecuzione senza mai proferire parola". </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Antonello Petrucci e Francesco
Coppola continuarono a languire nelle carceri di Castelnuovo, fino alla
decapitazione pubblica che avvenne l’11 maggio del 1487.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p> <b>cdl</b></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p><b><br /></b></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p><b><br /></b></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><b>Testi Consultati</b></o:p><br />
<div class="MsoNormal">
Jerry H. Bentley : Politica e
Cultura nella Napoli Rinascimentale - Napoli, 1995</div>
<div class="MsoNormal">
Caminllo Porzio: La congiura de’
baroni del regno di Napoli – Napoli, 1821</div>
<o:p>
</o:p><br />
<div class="MsoNormal">
Elisabetta Scarton: Poteri,
relazioni, guerra nel regno di Ferrante d’Aragona – accademia. edu</div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-72907498556723422622016-11-20T22:56:00.000-08:002018-02-02T09:51:35.893-08:00Alfonso I d'Aragona. La tattica militare di G. A. Marzano per la causa aragonese<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbYbboXea4l7tQZq6ZDfRDv4YqpamSP9s5W565DOKMYhh5yNKWUY8n-uWb9Fs-ayiwVCl7S-M_2JikmDxUJGY3csmnA3NPNU6aLcxjLR1ffSkSXJhfZdg_sBXKH06lv32py8KchZkHV4oB/s1600/Alfonso-V-el-Magnanimo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbYbboXea4l7tQZq6ZDfRDv4YqpamSP9s5W565DOKMYhh5yNKWUY8n-uWb9Fs-ayiwVCl7S-M_2JikmDxUJGY3csmnA3NPNU6aLcxjLR1ffSkSXJhfZdg_sBXKH06lv32py8KchZkHV4oB/s640/Alfonso-V-el-Magnanimo.jpg" width="514" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Alfonso I d'Aragona</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>I napoletani, ormai fedeli agli
Angioini, non amarono il cambiamento né i nuovi dominatori aragonesi,
ritenendoli responsabili delle loro sfortune, ma dovettero ben presto
ricredersi su <span style="color: red;">Alfonso</span>, tanto che si meritò l’appellativo di Magnanimo. Alfonso aveva
27 anni ed era già il quinto re d’Aragona, quando divenne il primo re aragonese
di Napoli. Il nuovo re fece il suo ingresso in città il 26 Febbraio 1443 dal
Carmine e per permettere il passaggio del corteo reale fu necessario abbattere
circa <st1:metricconverter productid="18 metri" w:st="on">18 metri</st1:metricconverter>
di mura. Accanto a lui erano i baroni che avevano sostenuto la sua causa, tra
cui <span style="color: red;">Giovan Antonio Marzano</span>, duca di Sessa e conte di Carinola.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Alfonso si rese subito conto che
lo aspettava un’impresa ciclopica, ma non si demoralizzò. Le condizioni del
Regno erano pessime, sia in campo politico che in campo economico. I baroni non
obbedivano più all’autorità centrale da cui si erano sempre più distaccati,
acquisendo una propria autonomia. Essi eludevano gli obblighi del vassallaggio,
non pagando i dovuti censi e non
mandando i propri soldati al servizio dell’esercito reale, per cui il sovrano doveva
ricorrere sempre più a mercenari, con notevole spreco di denaro. Molti baroni
erano apertamente ribelli al re da cui
avevano dichiarato l’autonomia. Da un punto di vista economico la situazione
non era migliore. Le finanze dello stato erano inesistenti grazie alle continue
guerre intraprese dai sovrani durazzeschi e l’intero regno era ridotto in
miseria perché le guerre avevano provocato il declino del commercio, il
ristagno dell’artigianato e l’abbandono dell’agricoltura. La stessa città di
Napoli, capitale del regno, era un cumulo di macerie e la popolazione,
nonostante le ripetute pestilenze, aumentava sempre più; la cinta muraria non
era sufficiente a contenerla tutta ed andava assolutamente ampliata.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<i><b>Alfonso spese
somme enormi per dare un aspetto più decoroso alla città e al regno,
intervenendo sulla maggior parte dei palazzi pubblici e sulle strade. Chi
credeva che fosse un rozzo catalano, dovette ben presto ricredersi: Alfonso era
un uomo colto ed erudito e fu un vero
mecenate; si circondò di poeti e letterati dando al Regno un’impronta nuova che
attirò numerose personalità artistiche e letterarie. Di lui si dice, e non a
torto, che fu il sovrano che diede inizio al Rinascimento napoletano. Di lui
avremo modo di parlare ancora nei pezzi successivi e conoscere meglio la sua
notevole personalità.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b>************</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>Q</b></span><span style="font-size: large;">uando gli
<b><span style="color: red;">Angioini</span></b> lasciarono il passo agli <b><span style="color: red;">Aragonesi</span></b>, i <b><span style="color: red;">Marzano</span></b> erano già signori di
Sessa dal 1362. Facendo il punto della situazione, ricordiamo che il Ducato di
Sessa ebbe inizio con <b><span style="color: red;">Tommaso Marzano</span></b> che comprò Sessa dalla regina <b><span style="color: red;">Giovanna I
</span></b>per 25.000 fiorini. Inoltre, la regina
fregiò Tommaso del titolo di <b><span style="color: red;">Duca di Sessa</span></b>, facendolo il secondo Duca di sangue non reale, dopo
<b><span style="color: red;">Francesco del Balzo</span></b> che era stato il primo. </span><br />
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Goffredo Marzano</span></b>, fratello di
Tommaso, comprò invece <span style="color: red;"><b>Teano e Carinola</b></span> per 13.000 fiorini e i Marzano, originari di <b><span style="color: red;">Capua</span></b>, si
stanziarono nelle nostre zone.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><st1:personname productid="La Tommasino" w:st="on">La <b><span style="color: red;">Tommasino</span></b></st1:personname>, nel suo
interessantissimo studio <b><span style="color: red;"><i>“Sessa Aurunca nel periodo aragonese”</i></span></b>, fa risalire
l’inizio del ducato di Sessa al 1360 con Francesco del Balzo che ne era allora
proprietario, ma volendo essere pignoli, è opportuno chiarire che Francesco del
Balzo era stato insignito del titolo di <b><span style="color: red;">Duca d’Andria</span></b> e non di Sessa. Poi,
scontrandosi con la regina, Giovanna gli confiscò le terre e le vendette per
far fronte alle spese militari, tra cui Sessa e Teano ai due Marzano. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Alla morte di<b><span style="color: red;">
Giacomo Marzano</span></b>, <span style="color: red;"><b>Ladislao</b></span> confermò al figlio, il piccolo Giovan Antonio
Marzano, il ducato di Sessa, ma non gli restuì tutte le terre, che gli furono poi restituite dalla regina <b><span style="color: red;">Giovanna II</span></b> nel 1416.
Al fratello di Giacomo, <span style="color: red;"><b>Goffredo</b></span>, già conte di Alife, Ladislao restituì le
contee di Teano e Carinola. <b><span style="color: red;">Goffredo</span></b> ebbe da sua moglie <span style="color: red;"><b>Ceccarella di Gianvilla
</b></span>un’unica figlia, anche lei di nome <b><span style="color: red;">Maria</span></b>, che andò sposa a <b><span style="color: red;">Rinaldo</span></b>, figlio naturale di
Ladislao e principe di Capua, ma questo matrimonio fu sciolto quando Ladislao
si accorse del voltafaccia dei Marzano. Alla morte di costei, tutte le
proprietà ereditate dal padre, tra cui Carinola, passarono al giovane cugino
Giovannantonio (1423?).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Da questo
momento, le sorti della Contea di Carinola sono strettamente legate a quelle
del Ducato di Sessa e alla potente famiglia Marzano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La grandezza e
il potere di una famiglia è sempre direttamente proporzionale all’adesione alla
causa del sovrano di turno. Questo i baroni lo sapevano bene e sceglievano oculatamente da che parte stare.
Non era certo l’amore per questo o per quel sovrano a determinare le azioni del
baronaggio, ma la convenienza che poteva venirne per la famiglia. Le scelte
oculate della <b><span style="color: red;">famiglia Marzano</span></b> ne
determinarono il grande potere decisionale nell’ambito del Regno: fu infatti
l’adesione alla causa angioino-durazzesca prima e alla causa aragonese dopo, a
permettere alla famiglia Marzano di ingrandirsi sempre più, fino al tracollo
definitivo del 1465 causato dall’ azzardato
comportamento di <b><span style="color: red;">Marino Marzano</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Giovan Antonio Marzano</span></b>, nella lotta tra la Regina <b><span style="color: red;">Giovanna II</span></b> e <b><span style="color: red;">Alfonso d’Aragona</span></b> per la
conquista del Regno di Napoli, scelse di stare dalla parte dell’aragonese,
abbandonando l’appoggio bisecolare della sua famiglia agli angioini. Il Marzano
valutò sicuramente le forze e gli appoggi militari dei due e la grande quantità
di denaro da profondere nella causa e che favoriva
l’aragonese, già re d’Aragona e di molti altri regni. Nella valutazione del
Marzano, la causa durezzesca era ormai persa e per Napoli si apriva
una nuova era, quella aragonese.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per questo
motivo <b><span style="color: red;">Giovanni Antonio</span></b>, <span style="color: red; font-weight: bold;">Grande Ammiraglio del Regno</span>, fu da subito dalla parte
dell’aragonese, e quando <b><span style="color: red;">Alfonso</span></b> gli mandò i cavalieri <b><span style="color: red;">Caraffello Carrafa</span></b> e
<b><span style="color: red;">Raimondo Bojl </span></b>per chiedergli notizie sugli umori degli altri baroni e consigli
su come muoversi prima di combattere Giovanna II, Giovan Antonio mandò a
dire all’aragonese che molti baroni erano rimasti indignati dal testamento
della Regina Giovanna ed erano pronti ad
appoggiarlo, qualora decideva di muoversi. Giovan Antonio stesso aveva un piano per
favorire Alfonso. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo intese con
altri baroni, <b><span style="color: red;">Cristoforo Gaetani</span></b> conte di Fondi, <b><span style="color: red;">Bernardino e Ruggero Gaetani</span></b>
conti di Traetto, <b><span style="color: red;">Francesco e Rinaldo</span></b> <b><span style="color: red;">D’Aquino</span></b> conti di Loreto, il Marzano iniziò il suo piano a favore di Alfonso, ossia l’occupazione di Capua.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Giovan Antonio
Marzano</span></b> riuscì a prendere Capua senza colpo ferire perché, da buon barone, usò
l’arma del suo potere combinata a un po’
di corruzione. Castellano di Capua era un suo vassallo, <b><span style="color: red;">Giovanni Caramanico</span></b>, il
quale promise al duca che lo avrebbe aiutato ad occupare Capua, ma c’era una
difficoltà: bisognava passare il fiume <b><span style="color: red;">Volturno</span></b> per entrare in Capua. Se il
duca e i suoi soldati avessero cercato di passare dall’altra parte del fiume,
sarebbero stati subito fermati dalle truppe angioine
che alloggiavano a <b><span style="color: red;">Santa Maria di Capua</span></b> e nelle zone circostanti. C’era dunque
bisogno di guadagnarsi il favore di chi
stava a guardia delle torri di controllo. Il Caramanico, molto audacemente,
chiese a un suo amico di cedere le torri agli uomini del Duca di Sessa, quando toccava a lui fare la guardia,
promettendogli grande ricompensa. L'uomo accettò e i due, insieme, architettarono un astuto piano per
far occupare le torri dagli uomini del Marzano. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Una notte che costui era di
guardia, calò una fune dalla torre in cui si trovava e fece salire tre dei più
valenti cavalieri del duca, poi chiamando ad una ad una le guardie delle altre torri,
le fece salire sopra con una scusa e le imprigionò nella stanza più alta della
torre, controllate dai tre cavalieri del duca perché non gridassero. Poi suonando il
corno, diede il segnale al Caramanico che le torri erano state occupate. Ma il
piano non era ancora completo: ora bisognava neutralizzare il capitano
<b><span style="color: red;">Cittadino</span></b> (di nome), al servizio del conte di Nola, che con quattrocento cavalieri aveva la
responsabilità della guardia della città ed era inoltre capitano di giustizia. Ora, il
capitano, essendo venuto in contesa con due importanti capuani in lite tra loro,
li aveva mandati entrambi in carcere nelle torri.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La guardia corrotta mandò
dunque a chiamare il capitano facendogli
dire che i due capuani volevano infine riappacificarsi e che era bene egli
venisse subito. Il capitano andò alle torri e fu fatto salire da solo, escludendo
gli altri cavalieri venuti con lui. Appena salito, fu messo in prigione anche
lui insieme agli altri. A questo punto il <b><span style="color: red;">Caramanico</span></b> mandò a chiamare il <b><span style="color: red;">Duca
di Sessa</span></b> che con suoi soldati e fuoriusciti capuani entrò in Capua e la occupò.
I soldati a guardia di Capua, rimasti senza il loro capitano, uscirono
dall’altra porta e raggiunsero il campo angioino.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Presa Capua, il
Marzano mandò subito Rinaldo d’Aquino a <span style="color: red;"><b>Messina</b></span> da re Alfonso, facendogli dire di venire subito perché Capua era presa, ma bisognava mantenerla. Se egli, il Marzano, era stato in grado di prenderla con le sue
forze private, non era certo in grado di mantenerla, perché il <b><span style="color: red;">Caldora</span></b> e gli
altri capitani della regina l’avrebbero sicuramente assediata con un nutrito
esercito. Alfonso non se lo fece dire due volte e partì subito da Messina con
sette galere, lasciando a suo fratello <b><span style="color: red;">Pietro</span></b> l’incombenza di raggiungerlo con
il resto dell’esercito. E perché la regina non sapesse della sua venuta,
Alfonso non andò a <b><span style="color: red;">Napoli </span></b>con le sue navi, ma fece rotta verso <b><span style="color: red;">Ponza</span></b> dove si
fermò. Mandò il solito <span style="color: red;"><b>Carafello Caraffa</b></span> dal duca a comunicargli la sua venuta
e a dirgli che, poiché era stata presa Capua, gli sembrava opportuno prendere
anche<b><span style="color: red;"> Gaeta </span></b>per avere più opportunità e spazio per le sue forze marittime. Ma il Marzano
non fu d’accordo; vedendo gli animi dei capuani, egli dedusse che questi
avrebbero aperto le porte al Caldora per non avere problemi e gli Aragonesi avrebbero
perso anche Capua senza prendere Gaeta. Poi mandò a dire al re di decidere un
luogo in cui i baroni potevano andare ad omaggiarlo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Alfonso capì
perfettamente il punto di vista del Marzano e lo condivise. Allora sbarcò sulla
marina di Sessa e si diresse personalmente verso la città per farsi omaggiare, dimorando nel
castello di Sessa quale ospite del
Marzano. La prese di Gaeta era stata però solo rimandata.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: medium;"><b>cdl</b></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<o:p><b>Alcuni testi consultati</b></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 435.0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #333333; line-height: 12pt;"><b>Bartolomeo
Facio: Fatti d'Alfonso d'Aragona, primo ne di Napoli di questo mome, Venezia, 1580</b></span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Gioviano
Pontano; Il Principe eroe- Napoli, 1786<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Enrico de Rosa: <span class="fn">Alfonso I
D’Aragona, l’uomo che ha fatto il Rinascimento a Napoli, 2007</span></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333; font-size: small; line-height: 12pt;">Pietro Giannone: Istoria civile del
Regno di Napoli , Milano, 1833</span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span class="sc" style="font-size: small; line-height: 12pt;">G.A. Summonte</span><span style="font-size: small; line-height: 12pt;">,</span><span class="apple-converted-space" style="font-size: small; line-height: 12pt;"> </span><em style="font-size: medium; line-height: 12pt;">Historia
della città e Regno di Napoli</em><span style="font-size: small; line-height: 12pt;">, in Napoli 1601-1602.</span><span style="color: #333333; font-size: small; line-height: 12pt;">Filippo Maria Pagano:
Saggio Istorico sul Regno di Napoli, Napoli 1824</span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Angelo Di
Costanzo: Historia del regno di Napoli,
Nell’Aquila, 1582<o:p></o:p></span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="background: white;">Carlo de
Lellis Discorsi sulle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1654<o:p></o:p></span></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="font-size: small;">B. Croce,<span class="apple-converted-space"> </span><em>Storia del Regno di Napoli</em>, a
cura di G. Galasso, Milano 1992.<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<b>Ferrante Della Marra - Discorsi delle
famiglie estinte – Napoli, 1641<o:p></o:p></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Attilia
Tommasino: Sessa Aurunca nel periodo aragonese – Ferrara, Roma, 1997<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Tommaso
De Masi: Memorie Istoriche degli Aurunci, Napoli, 1761<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Incerto autore: Istoria del regno di
Napolmi in<span class="fn"> Giovanni Gravier-</span> Raccolta di tutti i più
rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno ... Napoli, 1769<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">N.F. Faraglia: Storia della lotta tra
Alfonso V d’Aragona e Renato d’Angiò, Lanciano, 1908<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-size: small;">Mario del Treppo: Storiografia del
Mezzogiorno – Napoli, 2006<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-bottom: 10.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; tab-stops: 324.0pt;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Giuseppe Reccho:
Notizie di Famiglie Nobili e illustri della città e Regno di Napoli - Napoli, 1717</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></span></h1>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-39280902281109956502016-10-13T22:32:00.002-07:002018-05-08T02:54:32.867-07:00Gli ultimi sovrani angioini: Giovanna II<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlW-xyv38irvQRyX8rMO3iMD5xDYGMLfQDIPWHcYXVgcqq9ck2KbKVMp3kIB2vD4peyU6eFn9s1frJemeV0R3YbrnZn2JDg8zmIweytlsSkI-gn5SY5TCF-2h0TEZT_5clAFusdIAs4Kss/s1600/regina_giovannaII.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlW-xyv38irvQRyX8rMO3iMD5xDYGMLfQDIPWHcYXVgcqq9ck2KbKVMp3kIB2vD4peyU6eFn9s1frJemeV0R3YbrnZn2JDg8zmIweytlsSkI-gn5SY5TCF-2h0TEZT_5clAFusdIAs4Kss/s640/regina_giovannaII.jpg" width="484" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Giovanna II d'Angiò</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<!--[if gte mso 9]><xml>
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<![endif]-->
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;">G</span>iovanna II</b></span> è conosciuta più per
la sua vita licenziosa che per i suoi meriti di sovrana. Di lei si è scritto di
tutto e di più: che era una mangiatrice di uomini insaziabile, una ninfomane
che mandava a cercare i più bei ragazzi nelle strade per poi ucciderli dopo
l’uso, facendoli precipitare da una botola della sua stanza. Non possiamo
veramente sapere dove finisce la storia e dove inizia la voce popolare, ma
sicuramente di amanti Giovanna ne ebbe
tanti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quando <span style="color: red;"><b>Ladislao</b></span> morì
improvvisamente, Giovanna aveva i suoi 41 anni, essendo nata il 1373 (qualche
storico dice 1371), ed era già vedeva del duca <span style="color: red;"><b>Guglielmo d’Austria.</b></span> Ladislao
non aveva avuto figli legittimi dalle sue tre mogli ed allora la corona di Napoli le cadde
letteralmente sulla testa, trovandola alquanto impreparata. Era vissuta, sì,
all’ombra del fratello a corte, ma senza mai interessarsi di politica; sembra
fosse solo interessata a soddisfare, in quell’ambiente vizioso, i suoi appetiti
sessuali che le diedero fama di donna lussuriosa e libertina, tramandata fino
ai nostri giorni. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il Regno di Napoli era un grande
regno e faceva gola a molti nemici. In quel mondo di prepotenza maschilista
Giovanna non era certo avvantaggiata, anzi ebbe il suo bel da fare a difendersi
dagli attacchi che le venivano da ogni parte. Ladislao aveva lasciato in
sospeso diverse situazioni che ora andavano risolte: la guerra con i vari <span style="color: red;"><b>Luigi
D’Angiò</b></span> (l’uno moriva e il figlio lo sostituiva), il contrasto con il papa e
quello con Sigismondo d’Ungheria, per non parlare dei continui scontri con i
baroni del Regno. Non avendo l’abilità politica del fratello né le sue doti di
grande condottiero di eserciti, Giovanna si senti fin da subito non all’altezza
della situazione e cambiò quindi politica, cercando di fare la pace con tutti.
Ma gli altri, consci della sua debolezza politica, non vollero fare la pace con
lei e così perse i domini napoletani che Ladislao aveva conquistato nell’Umbria
e nello Stato della Chiesa. Inoltre sulla regina avevano troppa influenza le persone
sbagliate: amanti, famigli e baroni interessati solo ad acquistare sempre
maggior potere, e questo non le era certo di aiuto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Lo capì subito <span style="color: red;"><b>Muzio Attendolo
Sforza</b></span>, famoso condottiero e capitano di ventura già al soldo di Ladislao, il
quale ritornò a Napoli chiamato anche da Giovanna, che lo elevò alla carica di
Gran Connestabile. Lo Sforza non ci mise molto a cadere in rotta con
<span style="color: red;"><b>Pandolfello Alopo</b></span>, amante di vecchia data della regina, perché costui aveva
troppa influenza su di lei. Praticamente, non era lei a regnare, ma il suo
amante venuto dal nulla. Quanto fosse potente Pandolfello presso la regina lo
dimostrò il fatto che questi arrivò al punto da far imprigionare lo Sforza con
false accuse. I baroni si risentirono e per limitare i poteri dell’Alopo fecero
pressione sulla regina affinché si trovasse un marito. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo varie considerazioni
e ponderazioni, la scelta cadde su <span style="color: red;"><b>Giacomo di Borbone</b></span>, giovane e ambizioso francese,
principe della Marca. Con il matrimonio, celebrato nell’agosto del 1415, Giacomo
non ottenne il titolo di re, come aveva sperato, ma solo quello di <span style="color: red;"><b>Duca di
Calabria</b></span>, <span style="color: red;"><b>Principe di Taranto</b></span> e <span style="color: red;"><b>Vicario Generale del regno</b></span>. Con questa carica,
Giacomo ebbe la possibilità di fare arrestare Pandolfello nella stessa camera
della regina e farlo giustiziare. Giovanna era atterrita dalla crudeltà e
dall’ambizione di quel suo marito francese, il quale non si era accontentato dei
titoli concessigli, ma si era assicurato
il governo del Regno, mettendo nei posti chiave uomini di sua fiducia. Fattosi
associare al trono con la forza dalla spaventata Giovanna, la relegò poi a Castelnuovo e la tenne prigioniera a lungo.
Furono di nuovo i baroni a salvare la regina, portandola al sicuro
nell’Arcivescovato durante una cerimonia a cui ella presenziò e assediando il principe
in Castelnuovo. Giovanna riebbe il suo
trono e Giacomo fu allontanato da corte finché, nel 1419, se ne tornò in
Francia. Dopo varie vicissitudini, Giacomo si pentì dei suoi peccati e si fece
frate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il nuovo amante della regina fu
<span style="color: red;"><b>Giovanni Caracciolo</b></span>, meglio conosciuto come <span style="color: red;"><b>Sergianni</b></span>, che ella nominò
Gran Siniscalco. Ma anche con Sergianni si ripeté quello che era accaduto con
Pandolfello. Sergianni cominciò ad avere troppa influenza sulla debole regina e
il suo potere cresceva sempre più. L’ inevitabile rivalità tra Sergianni e lo
Sforza si tradusse in un aperto conflitto tra le milizie di quest’ultimo e
quelle regie. La regina, dalla parte di Sergianni, privò Attendolo Sforza dalla
carica di Gran Connestabile e lo dichiarò fuorilegge, privandosi così dell’unico
uomo che davvero poteva aiutarla. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ci pensarono i <span style="color: red;"><b>Venti</b></span> a rimettere a posto le
cose. I <span style="color: red;"><b>Venti</b></span> era una deputazione di nobili e popolani, equamente distribuita
in 10 e 10, con il compito di sostenere il potere reale. Essi riuscirono a sanare
il dissidio tra i due, ottenendo la reintegrazione della carica di Gran
Connestabile per lo Sforza e l’allontanamento di Sergianni, che riparò a Roma per
circa sei mesi, dove non rimase con le mani in mano, ma negoziò l’incoronazione
di Giovanna con il nuovo e finalmente unico papa <span style="color: red;"><b>Martino V.</b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma dopo un mese
dall’incoronazione, che avvenne nell’agosto del 1419, Martino scomunicò
Giovanna perché la regina, in difficoltà
finanziarie, non aveva pagato il censo alla Chiesa e si era
rifiutata di dare altri possedimenti al fratello del papa che già aveva
avuto il <b><span style="color: red;">Ducato di Amalfi</span></b>, il <span style="color: red;"><b>Ducato di Venosa</b></span> e il <b><span style="color: red;">Principato di Salerno</span></b>. Lo
scontro tra il papa e Giovanna fu inevitabile e Martino decretò che erede
della corona fosse <span style="color: red;"><b>Luigi III d’Angiò</b></span>
oppure, in caso di morte prematura di
costui, il fratello minore <span style="color: red;"><b>Renato</b></span>, sostenuti anche dallo Sforza. </span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il papa aveva dalla sua anche un
altro valido condottiero, <span style="color: red;"><b>Braccio da Montone</b></span>, e, inoltre, tutti i baroni del Regno parteggiavano per gli
angioini. Giovanna si trovò ad affrontare una situazione molto critica e
rischiava di perdere il regno. In un simile frangente, nel 1420 Giovanna decise
di chiedere aiuto al re di Sicilia <span style="color: red;"><b>Alfonso V d’Aragona</b></span>, a cui promise
l’adozione e la successione al trono, innescando quell’altalena di adozioni e annullamenti tra l’angioino e l’aragonese, con
relativi scontri tra i due, che costarono ai francesi la definitiva perdita del
regno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Alfonso</b></span> non si fece scappare
l’occasione di riunire di nuovo le due parti del regno sotto di lui e corse in
aiuto di Giovanna. Sconfisse gli
angioini e grazie a una cospicua somma di denaro fece passare dalla parte della
regina Braccio da Montone. Prese poi dimora a Castelnuovo (la corte di Giovanna dimorava allora a Castelcapuano), cominciando a
comportarsi già come un re e facendo imprigionare il favorito della regina,
Sergianni, che gli dava fastidio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Giovanna riebbe il suo favorito solo grazie
ad uno scambio di prigionieri con l’aragonese, ma ormai era una sessantenne
stanca e disillusa. Nel 1424 aveva perso anche l’aiuto di <b><span style="color: red;">Attendolo Sforza</span></b>,
morto annegato mentre guadava il fiume <span style="color: red;"><b>Aterno</b></span> per portare aiuto alla città
dell’<span style="color: red;"><b>Aquila</b></span>, assediata dall’aragonese che ora era in rotta con lei perché
aveva annullato l’adozione a favore dell’angioino. E nello stesso assedio era
morto anche <b><span style="color: red;">Braccio da Montone</span></b> che invece era passato al soldo
dell’aragonese. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Forte della sua influenza
sulla regina, Sergianni chiedeva invece sempre di più per la sua famiglia e
quando arrivò ad insultare Giovanna, che non volle concedergli il Principato di
Salerno per il suo unico figlio maschio, <span style="color: red;"><b>Troiano</b></span>, firmò la sua condanna a morte.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A convincere la regina a far
arrestare Sergianni fu sua cugina <span style="color: red;"><b>Covella Ruffo</b></span>, una donna che conosceremo
meglio più avanti perché madre di <span style="color: red;"><b>Marino Marzano</b></span>, la quale odiava a morte
Sergianni proprio per il potere che questi aveva sulla regina a discapito del
suo. Covella raccontò alla regina che Sergianni stava progettando di
spodestarla e formare un triumvirato insieme al condottiero <span style="color: red;"><b>Giacomo Caldora</b></span> e al
<span style="color: red;"><b>Principe di Taranto</b></span>, con cui spartirsi poi il regno. A sostegno di ciò che
diceva, Covella portò ad esempio le imminente nozze del figlio di Sergianni con
la figlia di Caldora, che avrebbero sancito il patto tra i due.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Convinta delle ragioni che le
portava la cugina, la regina firmò l’ordine di arresto di <span style="color: red;"><b>Sergianni</b></span>. Ma i
congiurati, conoscendo la pericolosità del Caracciolo, non si accontentarono dell’arresto: ne vollero
la morte. </span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ritiratosi nelle sue stanze di
Castelcapuano dopo una serata mondana, <span style="color: red;"><b>Sergianni</b></span> fu svegliato all’improvviso da
grida concitate fuori della sua porta che gli dicevano che la regina si era
sentita male e chiedeva la sua presenza. Appena aprì la porta, l’ignaro fu
trafitto a morte dai congiurati. Alla regina fu invece detto che Sergianni
aveva opposto resistenza armata all’arresto ed era rimasto ucciso nello
scontro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Due anni dopo la morte di
Sergianni, il 2 febbraio del 1435, anche Giovanna morì, lasciando come erede e
successore, nel suo testamento, <span style="color: red;"><b>Renato d’Angiò</b></span>, fratello minore di <span style="color: red;"><b>Luigi III,</b></span>
morto pochi mesi prima. </span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Alfonso non accettò le ultime
volontà della regina e cominciò una dura lotta con l’angioino, lotta che durò sette
anni. Infine, il 2 giugno del 1442 gli aragonesi riuscirono a prendere la città
di Napoli e a sconfiggere gli angioini. Dieci giorni dopo, <span style="color: red;"><b>Renato d’Angiò</b></span> e la
sua guarnigione francese lasciarono per sempre Napoli, mettendo la parola fine
alla dominazione angioina. Cominciava per il Regno di Napoli un nuovo periodo, quello
aragonese.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"> <span style="font-size: small;"><b>cdl</b></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<b>Testi consultati</b></div>
<div style="text-align: center;">
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Archivio storico italiano, Volume
1;Volume 13</div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<h1 style="background: white none repeat scroll 0% 0%; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-weight: normal;">Agnese
Palumbo - Maurizio Ponticelli: Il giro di Napoli in 501 luoghi - Roma, 2014</span></span></h1>
<h1 style="background: white none repeat scroll 0% 0%; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Angelo di
Costanzo: Storia del regno di Napoli –
Cosenza, 1839</span></span></h1>
<h1 style="background: white none repeat scroll 0% 0%; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Archivio
Storico Napoletano – tomo 13 – Firenze 1861</span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Francesco Capecelatro: Storia del regno di Napoli – Napoli,
1840</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Filippo M. Pagano; Saggio istorico sul Regno di Napoli - Napoli, 1824</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">G.B. Crollalanza (diretto da): Giornale araldico genealogico diplomatico –
Vol. 1-2, Fermo, 1873-4</span></div>
<h1 style="background: white none repeat scroll 0% 0%; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni Antonio Summonte; Dell’historia della città e regno di Napoli-
vol. 4 – Napoli, 1675</span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Giovanni Bausilio: Storie antiche di una Napoli antica –
Frosinone, 2016</span></div>
<h1 style="background: white none repeat scroll 0% 0%; line-height: 15.7pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni Gravier: Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria
generale del Regno- Napoli, 1769</span></span></h1>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-72118805887747028482016-09-22T11:55:00.002-07:002016-11-18T01:20:38.245-08:00Gli ultimi sovrani angioini: Ladislao. Scontro con i Marzano.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2wQoGGymImIYpoea_1ZvtmsePpwZcGIOKsHMRZ9mwNguE_SdVmqCJbsgZpyUNTIOw_hAgeGKap1we5Ci4MpGvOdqL-bPXzPXmWOPPcQqOZoqCIqsOQpnqvMNJQnGPWCQzTp6vRvhEY-yP/s1600/Ladislao.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2wQoGGymImIYpoea_1ZvtmsePpwZcGIOKsHMRZ9mwNguE_SdVmqCJbsgZpyUNTIOw_hAgeGKap1we5Ci4MpGvOdqL-bPXzPXmWOPPcQqOZoqCIqsOQpnqvMNJQnGPWCQzTp6vRvhEY-yP/s640/Ladislao.jpg" width="549" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ladislao di Durazzo</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>L</b></span><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">adislao</span></b> aveva solo 14 anni
quando nel 1390 a Gaeta, dove era fuggito con la madre Margherita, fu incoronato ufficialmente re di Napoli per
mano del neo eletto <b><span style="color: red;">papa</span></b> <b><span style="color: red;">Bonifacio IX</span></b>, che lo aveva riconosciuto erede di
diritto al trono. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">In quel periodo, la
situazione del Regno di Napoli non era per niente facile. Era in atto lo
Scisma d’Occidente e si ripeteva quello che era già accaduto con suo padre
Carlo: due papi, due re di Napoli. Come se non bastasse, molti potenti baroni
del regno, quali il Gran Connestabile <b><span style="color: red;">Ramondello Orsino</span></b>, i <b><span style="color: red;">Sanseverino</span></b>, i <b><span style="color: red;">Della Ratta</span></b>, conti
di Caserta e Conversano, i <span style="color: red; font-weight: bold;">Marzano, </span>Duchi di Sessa e conti d'Alife<span style="font-weight: bold;">,</span> e tanti altri di parte angioina, si erano
rifiutati di prestare obbedienza a Ladislao. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Essi avevano occupato Napoli e costretto la regina alla fuga, proclamando
re <b><span style="color: red;">Luigi II d’Angiò</span></b>. Nell’attesa che
Luigi giungesse a Napoli, i baroni costituirono un consiglio di otto magistrati
che reggesse le sorti del regno in quella fase. A Napoli, Luigi giunse nel 1389 dove,
quello stesso anno, fu incoronato re da
un Legato dell’ <b><span style="color: red;">antipapa Clemente VII</span></b>, e prese subito possesso del regno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La lotta per riappropriarsi del
Regno di Napoli si rivelava molto aspra e Ladislao era ancora troppo giovane
per affrontarla, ma la madre fu molto previdente. Nel 1392 fece unire in
matrimonio Ladislao con la ricchissima <b><span style="color: red;">Costanza Chiaromonte</span></b> per fornire al
figlio i mezzi economici per combattere Luigi. Anche il papa Bonifacio fece la
sua parte a favore di Ladislao: mandò denaro a Ramondello Orsino perché
rifornisse l’esercito e prendesse le parti di Ladislao. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La giovane moglie di Ladislao
rimase al fianco del marito solo tre anni, fino alla morte del padre che lasciò
sua figlia senza mezzi e quindi inutile alla causa napoletana. Ladislao chiese
allora l’annullamento del matrimonio al papa, il quale lo concesse. Ma Ladislao
non si risposò subito, come era prevedibile; solo dieci anni dopo, nel 1402,
si risposò con <b style="color: red;">Maria di Lusignano</b>,<b style="color: red;"> </b>figlia del re
<b><span style="color: red;">Giacomo I di Cipro</span></b>. Anche questa secondo moglie stette poco tempo con il
marito perché dopo due anni, nel 1404, morì senza avergli dato un erede. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Prima di poter rientrare a Napoli, </span><span style="font-size: large;">Ladislao dovette
aspettare ben 10 anni, fino al 1399, anno in cui Luigi
perse l’appoggio della Francia e soprattutto quella dell’antipapa Clemente VII, che nel frattempo era morto. Cinse d'assedio Napoli, costrinse alla fuga Luigi e rovesciò il governo degli otto. Poi iniziò la sua vendetta contro i baroni a lui ribelli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ladislao passò la sua breve vita
a guerreggiare contro tutto e tutti; contro Luigi che gli aveva usurpato il
Regno; contro il papa perché aveva deciso di annettere lo <b><span style="color: red;">Stato Pontificio</span></b> al
Regno di Napoli; contro <b><span style="color: red;">Firenze </span></b>che fece lega con </span>Siena<span style="font-size: large;"> per combattere i sogni
di annessione di Ladislao; contro gli
ungheresi, finché non gli riconobbero il titolo di re d’Ungheria che gli
spettava di diritto. Ma l’azione più energica dovette affrontarla nel suo Regno
per rafforzare il suo potere contro i terribili baroni che lo
osteggiavano, e dove non arrivava con la forza, arrivava con l’astuzia e con
l’inganno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Molti baroni li fece uccidere, altri imprigionare. Riuscì a far imprigionare ben 11 membri della famiglia
<b><span style="color: red;">Sanseverino</span></b> e, dopo un sommario giudizio, li fece tutti strangolare a Castel
Nuovo. In quest’azione di pulizia erano compresi anche i <b><span style="color: red;">Marzano</span></b>, Duchi di Sessa
e signori di <b><span style="color: red;">Carinola</span></b>, che però non furono toccati subito perché protetti da
papa Bonifacio, a cui Ladislao aveva promesso di non toccarli. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Solo alla morte
di Bonifacio (1404), Ladislao realizzò la sua vendetta contro i Marzano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A quel tempo, era duca di Sessa <b><span style="color: red;">Giacomo
Marzano</span></b>, al quale re <b><span style="color: red;">Luigi d’Angiò</span></b> aveva chiesto la mano della figlia <b><span style="color: red;">Maria</span></b>
semplicemente per avere dalla sua parte il potente duca di Sessa e indebolire
così i partito di Ladislao. Ma Ladislao aveva capito perfettamente quali erano
i piani di Luigi ed allora fece occupare la <b><span style="color: red;">Rocca di Mondragone</span></b> ed egli stesso
devastava continuamente i casali di Sessa, Carinola e la pianura di
Mondragone. Giacomo fu costretto a chiedere aiuto al futuro genero, che
gli inviò mille cavalieri sotto il comando di <span style="color: red;"><b style="color: red;">Bernabò Sanseverino</b>,</span> per fermare
le scorrerie di Ladislao. Inutilmente. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A sua volta Ladislao mandò 110 lancieri
alla Rocca di Mondragone perché ogni giorno ci si scontrava con gli angioini di
re Luigi e servivano sempre forze fresche. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il Duca Giacomo non era certo contento di avere la guerra in casa e
soprattutto di vedere i suoi sudditi così tartassati e vessati dalle truppe di
Ladislao. Essi perdevano tutto, case e raccolti e si impoverivano sempre più. Giacomo cominciò a pentirsi del suo appoggio a Luigi e allora subito ne
approfittò papa Bonifacio, sostenitore di Ladislao, il quale gli mandò suo
fratello <b><span style="color: red;">Giovanni Tomacelli</span></b> per trattare la pace tra i Marzano e Ladislao. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il
duca tentennava e ci vollero ben tre visite del Tomacelli per cercare di
convincerlo, ma la pace stentava ad arrivare. Allora Ladislao perse la pazienza e nel
1399 cavalcò contro il Duca, gli tolse alcuni territori e per cinque lunghi
mesi assediò Sessa. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La pace fu allora conclusa a condizione che il sovrano
perdonasse il Duca di Sessa e che gli restituisse i territori tolti. A pace
fatta, sia <b><span style="color: red;">Giacomo</span></b> che suo fratello <b><span style="color: red;">Goffredo</span></b> fecero giuramento di
fedeltà a Ladislao e le nozze di Maria con re Luigi d’Angiò furono annullate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ladislao si rivelò molto
magnanimo con i due Marzano. Confermò Giacomo nei suoi possedimenti e nella
carica di <span style="color: red;"><b>Grande Ammiraglio </b></span>e la figlia
Maria, promessa a re Luigi, la diede in moglie a <span style="color: red; font-weight: bold;">Nicolò de Berardi</span>, conte di Celano, che nominò
<b><span style="color: red;">Gran Giustiziere</span></b>. A Goffredo, già <b><span style="color: red;">Gran Camerlano del Regno </span></b>e conte di Alife,
donò invece le città di<b><span style="color: red;"> Teano</span></b> e di <b><span style="color: red;">Carinola</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1402 morì Giacomo Marzano
lasciando la moglie <b><span style="color: red;">Caterina Sanseverino
</span></b>e cinque figli: la già citata <b><span style="color: red;">Maria</span></b>, <b><span style="color: red;">Angiola</span></b>, <b><span style="color: red;">Margherita</span></b>, <span style="color: red;"><b>Isabella</b></span> e il piccolo
<b><span style="color: red;">Giovanni Antonio</span></b> di cui fu tutore lo zio Goffredo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Goffredo non era uno
sprovveduto e conosceva l’animo vendicativo di Ladislao: nonostante le sue elargizioni, non si fidava
di lui. Memore della strage dei
Sanseverino che Ladislao aveva fatto compiere, cominciò a far fortificare Sessa,
Mondragone e Teano per non farsi trovare impreparato ad un eventuale attacco.
Ma Ladislao decise di giocare d’astuzia e chiese per un suo figlio naturale di
otto anni, <span style="color: red;"><b style="color: red;">Rinaldo</b>,<b style="color: red;"> </b></span>principe di Capua, la mano dell’unica figlioletta di
Goffredo, anche lei di nome <b><span style="color: red;">Maria</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A Goffredo la manovra subodorò d’inganno, ma
non poteva far altro che accettare. Ladislao, per allontanare qualsiasi dubbio,
inviò suo figlio Rinaldo ad Alife affinché Goffredo lo crescesse in amore
insieme a sua figlia. Come se non bastasse nel febbraio del 1404 riconfermò al
piccolo <b><span style="color: red;">Giovannantonio Marzano</span></b> il Ducato di Sessa e lo investi del privilegio
del <i><b><span style="color: red;">“mero e misto imperio”</span></b></i>. Di fronte a queste prove, Goffredo Marzano non
potette più dubitare e quando Ladislao invitò tutti i Marzano di Sessa e
d’Alife a Capua per festeggiare con onore i due minorenni promessi sposi
Rinaldo e Maria, si fidò e accettò volentieri l’invito. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E fece male. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ladislao
non era uomo di pace, ma di vendetta: tutti i Marzano intervenuti furono
arrestati e portati in prigione a Castel Nuovo e Ladislao si impadronì dei loro
territori. Il matrimonio di <span style="color: red;"><b>Rinaldo</b></span> e <b><span style="color: red;">Maria Marzano</span></b>, figlia di Goffredo, fu sciolto. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A questo punto furono i Marzano a giocare d’astuzia, colpendo
Ladislao nel suo punto più debole: il fascino femminile. La bella<b><span style="color: red;"> Margherita
Marzano </span></b>riuscì a sedurre il re e a diventare la sua amante. Grazie alle armi di
seduzione di Margherita, Ladislao liberò tutti i Marzano e piazzò le sorelle di
lei ottimamente: </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Maria</span></b><span style="font-size: large;"> che aveva già sposato il Conte di Celano, alla morte di
questi si risposò con </span><span style="color: red; font-size: large;"><b>Muzio (Giacomuzzo) Attendolo </b></span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Sforza</span></b><span style="font-size: large;"> da cui ebbe i due figli </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Bartolomeo</span></b><span style="font-size: large;">, che poi sarà conte di Celano, e </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Carlo</span></b><span style="font-size: large;">, che poi diventerà arcivescovo di Milano; in terze nozze si riposò con </span><b style="color: red; font-size: x-large;">Nicolò Orsino</b><span style="font-size: large;">,</span><b style="color: red; font-size: x-large;"> </b><span style="font-size: large;">conte di
Manoppelo. </span><span style="color: red; font-size: large;"><b>Angiola</b></span><span style="font-size: large;"> fu marita ad
</span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Antonello della Ratta</span></b><span style="font-size: large;">, conte di Caserta, e </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Isabella</span></b><span style="font-size: large;"> al conte di Tagliacozzo </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Giacomo Orsini</span></b><span style="font-size: large;">. Il piccolo <b><span style="color: red;">Giovannantonio</span></b> fu
affidato alla mamma <span style="color: red;"><b>Caterina Sanseverino</b></span>. Tuttavia, Ladislao restituì solo una parte delle terre confiscate ai Marzano; il resto fu poi restituito dalla regina <b><span style="color: red;">Giovanna II</span></b> nel 1416.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1407, con una mossa
d’astuzia, Ladislao si sposò per la terza volta con <b><span style="color: red;">Maria d’Enghien</span></b>, vedova di <b><span style="color: red;">Raimondo Orsini
del Balzo</span></b>, principe di Taranto e conte di Lecce. Non riuscendo ad espugnare il
castello della principessa e a sottometterla, Ladislao cambiò tattica e decise di
chiederla in moglie. La sposò a Taranto nel 1407. Assunse personalmente il
titolo di principe di Taranto, togliendolo al figlio di Maria e Raimondo, <b><span style="color: red;">Giovanni
Antonio</span></b>, ed incorporò i suoi beni alla Corona, ossia a se stesso.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La guerra con Luigi d’Angiò, che non si dava per vinto, continuò tra alti e bassi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1413, Ladislao era impegnato nell’occupazione di
Roma, dove doveva giungere <b><span style="color: red;">Sigismondo d’Ungheria </span></b>per essere incoronato Re dei
Romani dal papa, che in quel periodo era <span style="color: red;"><b style="color: red;">Giovanni XXIII</b><span style="color: red;">,</span><b style="color: red;"> </b>il secondo e ultimo papa eletto dal <b style="color: red;"><span style="color: red;">Concilio di Pisa</span></b><span style="color: red;"> </span>dopo la morte del primo<span style="color: red;">,</span><span style="color: red;"> </span><b style="color: red;"><span style="color: red;">Alessandro V</span></b></span>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per paura che
Sigismondo potesse avere delle pretese sul Regno di Napoli, Ladislao si mosse
preventivamente alla volta di Roma e la occupò, costringendo il papa alla fuga
a Bologna. Ma mentre era impegnato nell’occupazione cominciò a sentirsi male.
Fu portato subito a Napoli dove, dopo quattro giorni di sofferenze, morì. Aveva
38 anni. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Si pensò subito che fosse stato avvelenato, secondo l’uso del tempo di
eliminare i nemici in quel modo, ma non fu il veleno ad ucciderlo bensì la sifilide. L' aveva contratta a causa di una vita sessuale molto intensa e promiscua.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Al momento della morte, Ladislao
era soggetto a scomunica papale e il suo corpo fu portato a lumi spenti e senza
clamore nella chiesa di <b><span style="color: red;">S. Giovanni a Carbonara</span></b>, dove sua sorella <span style="color: red;"><b>Giovanna II</b></span>
fece poi erigere un maestoso monumento funebre.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: medium;"><b>cdl</b></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTgMC4s5kJRw1UCwFBjjHeBAbG26RKtM9VKWOEnwHOpGbf3pJ66iTi7iDjEerxNleENa7IbcywWsInFE4nOhI_U-PiuGn-E-EFMmSXAGGoxM2Qva6gMC6ffC8l0rIq8PaP-nMNOs4Is97E/s1600/ladislao.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTgMC4s5kJRw1UCwFBjjHeBAbG26RKtM9VKWOEnwHOpGbf3pJ66iTi7iDjEerxNleENa7IbcywWsInFE4nOhI_U-PiuGn-E-EFMmSXAGGoxM2Qva6gMC6ffC8l0rIq8PaP-nMNOs4Is97E/s640/ladislao.jpg" width="499" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monumento funebre di Ladislao - Chiesa di S.Giovanni a Carbonara</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Alcuni testi consultati<o:p></o:p></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-weight: normal;">Agnese
Palumbo - Maurizio Ponticelli: Il giro di Napoli in 501 luoghi - Roma, 2014</span><span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Angelo di
Costanzo: Storia del regno di Napoli –
Cosenza, 1839<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Archivio
Storico Napoletano – tomo 13 – Firenze 1861</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Attilia Tommasino: Sessa Aurunca nel periodo aragonese –
Roma, 1997 </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Francesco Capecelatro: Storia del regno di Napoli – Napoli,
1840</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Filippo M. Pagano; Saggio istorico sul Regno di Napoli - Napoli, 1824</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">G.B. Crollalanza (diretto da): Giornale araldico genealogico diplomatico –
Vol. 1-2, Fermo, 1873-4</span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni Antonio Summonte; Dell’historia della città e regno di Napoli-
vol. 4 – Napoli, 1675<o:p></o:p></span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Giovanni Bausilio: Storie antiche di una Napoli antica –
Frosinone, 2016</span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni Gravier: Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria
generale del Regno- Napoli, 1769<o:p></o:p></span></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-38101673011085246532016-09-22T11:50:00.001-07:002017-08-24T03:12:37.919-07:00Il Grande Scisma d'Occidente<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD8aJykawdnjQYs6VzcIB2htXfdM6hJJNQACAz-Hu02DFG0N7v1S-go3ve22OJT00-5K23Dm5fOaSTC4FIN7v39BP9xKzYcRYLy_47EIvR9iNoZ5hxGTVVlewSpyiY46K2Q89F7Rqsk-D_/s1600/Grande+Scisma.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="601" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD8aJykawdnjQYs6VzcIB2htXfdM6hJJNQACAz-Hu02DFG0N7v1S-go3ve22OJT00-5K23Dm5fOaSTC4FIN7v39BP9xKzYcRYLy_47EIvR9iNoZ5hxGTVVlewSpyiY46K2Q89F7Rqsk-D_/s640/Grande+Scisma.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Miniatura del XV secolo raffigurante due "obbedienze papali"</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>D</b></span><span style="font-size: large;">opo circa settant’anni di
stazionamento ad <b><span style="color: red;">Avignone</span></b>, la sede papale ritornò a Roma. Non fu <b><span style="color: red;">Caterina da
Siena</span></b> l’artefice di questo ritorno, come comunemente si crede, ma l’ incresciosa
consapevolezza che se la sede papale non
tornava a Roma, il patrimonio della Chiesa se ne andava a farsi friggere, rastrellato
abilmente dalle tante nuove famiglie emergenti bramose di ingrandirsi sempre
più. Sicuramente Caterina ebbe la sua bella parte di ossessionante
rompiscatole, ma i motivi reali di questo ritorno furono molto più pratici.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Lo stato di caos in cui versava l’Italia in questo
particolare periodo favoriva le numerose Signorie che erano spuntate come
funghi nell’Italia centrale, le quali, indisturbate, facevano man bassa dei territori
pontifici per ingrandire i propri e accrescere il loro potere. I vari <b><span style="color: red;">Montefeltro</span></b>, <b><span style="color: red;">Malatesta</span></b>, <b><span style="color: red;">Ordelaffi</span></b> e compagnia bella
stavano letteralmente mangiando gli stati pontifici e se non si ricorreva ai
ripari, sarebbero scomparsi del tutto incamerati nelle proprietà di famiglia. Il primo papa a fare qualcosa fu <b><span style="color: red;">Clemente VI</span></b>,
il quale inviò a Roma il suo Legato e Vicario, il cardinale <b><span style="color: red;">Egidio Alvarez de
Albornoz</span></b>, coadiuvato da <b><span style="color: red;">Cola di Rienzo</span></b>, con lo scopo di bloccare quel processo
famelico. Cola di Rienzo riuscì solo a farsi ammazzare (1354)
e Albornoz, con fatica e sangue, riportò molte città sotto l’egida di Roma. Il
papa si rese conto che la situazione di effimera pace riportata dal suo Legato non sarebbe durata a
lungo e che la sua presenza a Roma era più che mai necessaria.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1367 fu <b><span style="color: red;">Urbano V</span></b> ad arrivare
a Roma e fu accolto gioiosamente da un popolo che da ben sessantaquattro anni
non vedeva un papa e che aveva dormito per tre giorni sulla spiaggia di <b><span style="color: red;">Corneto
</span></b>(Tarquinia) pur di non perdersi lo storico avvenimento. Una volta a Roma, Urbano, guardandosi intorno, si rese conto dell’enorme sconfesso in cui versavano le
chiese e la città, da anni completamente abbandonate a se stesse. Si diede da
fare per sistemare un po’ le cose e resistette fino al 1370, poi sentendosi
prossimo alla fine volle tornare ad Avignone dove morì. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Gli successe <b><span style="color: red;">Gregorio XI</span></b>, più
letterato che ecclesiastico, il quale stava proprio bene ad Avignone e non
voleva affatto ripetere l’esperienza del suo predecessore. Per ben sette anni
resistette agli appelli del <b><span style="color: red;">Petrarca</span></b> e alle solfe di <b><span style="color: red;">S. Caterina</span></b>, ma quello che
lo fece muovere da Avignone fu l’insurrezione di tutte le città pontificie in
Italia, che si ribellarono perché il Legato pontificio di Perugia aveva
perseguitato con tale insistenza una donna che costei, per sfuggire al suo
pressante “stalking”, si gettò dal
balcone e morì. Le città pontificie presero la palla al balzo e si ribellarono
tutte, con <b><span style="color: red;">Firenze</span></b> in testa. Era il 1375 e solo la città di Roma rimase fedele
al papa delle sessantaquattro che avevano precedentemente riconosciuto la
sovranità papale. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Gregorio scomunicò Firenze e fece
sequestrare gli ingenti patrimoni dei banchieri e dei mercanti fiorentini in
<b><span style="color: red;">Francia</span></b> e in <b><span style="color: red;">Inghilterra</span></b>. A sua volta Firenze confiscò tutti i beni della Chiesa
sul suo territorio e cercò di tirare nella rivolta anche Roma. Solo allora
Gregorio si scosse e mandò a dire ai romani che, se rifiutavano l’invito, egli
sarebbe tornato definitivamente a Roma. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Roma rifiutò l’invito di Firenze
e Gregorio dovette mantenere la sua promessa. Tornò a Roma nel 1377, ma morì
pochi mesi dopo, forse di malinconia per aver lasciato la sua amata Avignone.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Appena si indisse il <b><span style="color: red;">Conclave</span></b> per
l’elezione del nuovo papa, i romani si affrettarono ad asserragliare il
<b><span style="color: red;">Laterano</span></b>, dove si teneva l’elezione, per
timore che venisse eletto papa un altro francese. E avevano ben motivo di
temerlo. Su 134 cardinali, ben 113 erano francesi. I romani cominciarono a
minacciare di morte i cardinali che non sceglievano un papa romano o almeno
italiano. E così in questa atmosfera minacciosa fu eletto l’arcivescovo di
Bari, <b><span style="color: red;">Bartolomeo Prignano</span></b>, che prese il nome di <b><span style="color: red;">Urbano VI</span></b>, il cui caratterino
non era niente male e che annunciò grandi cambiamenti. Come i romani, anche
Urbano corse subito ai ripari per scongiurare una nuova possibile elezione
francese e nominò una marea di nuovi cardinali in modo da assicurare agli
italiani sempre la maggioranza. Tutti gli altri, suoi nemici, li fece
ammazzare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I francesi videro compromesso il
loro primato e corsero ai ripari. Si riunirono ad <b><span style="color: red;">Anagni</span></b> e dichiararono nulla
l’ elezione di Urbano perché strappata con le minacce dalla popolazione. Il 20
settembre 1378 elessero ad Avignone il loro papa, <b><span style="color: red;">Roberto di Ginevra</span></b>, che
assunse il nome di <b><span style="color: red;">Clemente VII.</span></b> L’Occidente fu spaccato in due ed ebbe inizio
il Grande Scisma che durò circa quarant’anni, fino al 1417. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Clemente VII fu subito
riconosciuto dalla <b><span style="color: red;">Francia</span></b>, che forse aveva delle speranze sugli stati
pontifici e aveva fatto la sua parte sottobanco, dagli <b><span style="color: red;">Angioini di Napoli</span></b>, dalla <b><span style="color: red;">Spagna</span></b> e dalla <b><span style="color: red;">Scozia</span></b>. Gli
altri stati europei rimasero fedeli ad Urbano. Le due obbedienze papali
crearono conflitti e confusioni da ogni parte; per Napoli ora c’erano due
canditati al Regno, uno incoronato dal papa di Avignone e l’altro da quello di
Roma. Nell’ ambito dello stesso stato
c’erano Signorie fedeli ad Avignone e Signorie fedeli a Roma così come c’erano due vescovi
per la stessa diocesi, uno nominato da Avignone l’altro da Roma, con conseguenze
che si possono facilmente immaginare, di favoritismo oppure di ritorsione e
isolamento. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La <b><span style="color: red;">Contea di Carinola</span></b> non fu esonerata
da questa situazione di confusione. Non li conosciamo tutti i vescovi di quel
periodo; lo storico <b><span style="color: red;">Giuseppe Cappelletti</span></b> ne cita solo alcuni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Giuliano,</span></b> detto Giubino, fu fatto
vescovo di Carinola nel 1363 dove rimase fino al 1388, anno della sua morte. Al
momento dello scisma, rimase sotto l’obbedienza romana di Urbano VI e questo comportò una doppia nomina vescovile
per Carinola. Nel 1384, mentre era ancora vivo Giuliano, Clemente VII nominò
vescovo di Carinola <b><span style="color: red;">Matteo di Melfi</span></b> e ordinò all’Arcivescovo di Corfù e al
vescovo di Cosenza di deporre Giuliano, cosa che non avvenne perché Giuliano
non lasciò la sua sede. Nello stesso 1388, alla morte di Giuliano, </span><span style="font-size: large;">anche </span><span style="font-size: large;">papa Urbano nominò il suo vescovo per Carinola, un <b><span style="color: red;">Giovanni</span></b>. Probabilmente fu
quest’ultimo a prendere possesso della sede di Carinola perché, come fa notare
don <b><span style="color: red;">Amato Brodella</span></b>, pagò le sue tasse e quelle dei suoi predecessori.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo Giovanni, nel 1401 fu
designato vescovo calinense <b><span style="color: red;">Marzio o Marco</span></b>, fedele all’obbedienza romana perché
nominato vescovo da <b><span style="color: red;">Bonifacio IX</span></b>, successore di Urbano. Infine, un <span style="color: red; font-weight: bold;">Antonio</span>,
vescovo di Carinola, figura negli atti del <b><span style="color: red;">Concilio di Pisa</span></b> del 1409 a cui
intervenne e vi si sottoscrisse.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Questa situazione andò avanti per
un bel po’ di anni e i papi che si succedettero, dall’una e dall’altra parte,
sembravano ben felici di rimanere in carica. A nessuno di loro veniva la voglia
di dimettersi a favore dell’altro per normalizzare la situazione, anzi
sembravano sguazzarci dentro egregiamente. A molti cardinali però quella situazione di sterile contrapposizione non
andava giù e allora vollero correre ai ripari. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il 25 marzo 1409 indissero a
<b style="color: red;">Pisa </b>un<b style="color: red;"> Concilio</b> ecumenico che avrebbe dovuto risolvere finalmente la situazione.
Rivendicando il diritto di ogni potere, il Concilio cardinalizio rivolse ai due
papi in carica, <b><span style="color: red;">Benedetto XIII</span></b> e <b><span style="color: red;">Gregorio XII</span></b>, l’appello a presentarsi. Nessuno
dei due lo fece e furono entrambi deposti perché riconosciuti scismatici ed
eretici. Al loro posto fu eletto papa l’arcivescovo di Milano col nome di
<span style="color: red;"><b style="color: red;">Alessandro V</b><span style="color: red;">,</span><b style="color: red;"> </b>s</span><span style="color: red;">eguito alla sua morte da<b style="color: red;"> Giovanni XXIII</b><span style="color: red;">,</span><b style="color: red;"> </b></span>e </span><span style="font-size: large;"> la
situazione peggiorò perché ora di papi in carica ce n’erano tre! La cosa era
diventata alquanto ridicola. A questo punto intervenne <b><span style="color: red;">Sigismondo di Boemia</span></b> che,
forte del prestigioso titolo di imperatore dei romani, indisse nel 1414 un <b><span style="color: red;">Concilio
a Costanza</span></b> e li fece dimettere tutti e tre! Ci vollero però tre anni di minacce.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; text-align: justify;">Finalmente l’11 novembre del 1417 fu eletto papa il Cardinale </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Oddone Colonna</span></b><span style="font-size: large; text-align: justify;"> che assunse il nome di </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Martino V</span></b><span style="font-size: large; text-align: justify;">. Lo scisma era superato… ma aveva gettato i semi per un scisma ancora più grande che di lì ad un secolo sarebbe sopraggiunto.</span></div>
<div style="text-align: right;">
<div style="text-align: right;">
<b>cdl</b></div>
</div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<b><br /></b>
<b>Alcuni testi consultati</b><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Amato Brodella: Storia della
Diocesi di Carinola – Marina di Minturno, 2005</div>
<div class="MsoNormal">
Ferdinando Ughelli: Italia Sacra – gbooks</div>
<div class="MsoNormal">
Filippo A. Becchetti: Istoria degli ultimi quattro secoli
della Chiesa – vol.1 – Roma, 1788</div>
<div class="MsoNormal">
Gabriele De Rosa: Età Medievale – Bergamo, 1990</div>
<div class="MsoNormal">
Giuseppe Cappelletti: Le chiese d’Italia dalla loro origine
sino ai nostri giorni – vol. 20 - Venezia, 1866</div>
<div class="MsoNormal">
Hubert Jedin: Storia della Ciesa- L’epoca dei Concili – vol.
2 – Milano 2007</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Indro Montanelli: Storia d’Italia
– vol 2 – Milano, 2003</div>
<div class="MsoNormal">
Lorenzo Dattrino (a cura di): Storia della Chiesa – Roma,
1986</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-20770114790991599902016-09-02T23:35:00.000-07:002018-01-04T03:00:21.409-08:00Gli ultimi sovrani angioini: Giovanna I<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdaraYBA0LHWNgpF31fuOORcBrf2oyxn742pwuXZJDYvS4rgE-XSihSYs1tJ5H-u7bYiIMndM19eQQ0WhcVz683b6_b2KEQwOfX1Utb-ykCuQKGCPBoCgSwLEwnYZtPOIp6bZbR50EIzcZ/s1600/Giovanna.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdaraYBA0LHWNgpF31fuOORcBrf2oyxn742pwuXZJDYvS4rgE-XSihSYs1tJ5H-u7bYiIMndM19eQQ0WhcVz683b6_b2KEQwOfX1Utb-ykCuQKGCPBoCgSwLEwnYZtPOIp6bZbR50EIzcZ/s640/Giovanna.JPG" width="544" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giovanna I d'Angiò regina di Napoli<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<i><b><span style="color: red;">* </span></b>aggiornato il 18 settembre 2016</i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b><span style="color: red; font-size: x-large;">R</span>oberto d’Angiò, con ponderatezza
e prudenza aveva fatto grande il Regno di Napoli; i suoi discendenti e nipoti, GiovannaI, Ladislao e Giovanna II, con leggerezza ed incoscienza contribuirono a perderlo. Lo storico Filippo
Maria Pagano traccia un breve, ma efficace ritratto degli ultimi tre reali
angioini.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Giovanna I, giovane ed inesperta,
passò il suo tempo a difendersi dall’attacco e dalla tirannia dei magistrati e
dei baroni, dal cognato Luigi d’Ungheria a cui aveva uccidere il fratello
Andrea, suo marito e persino dal suo erede e nipote Carlo di Durazzzo. Il suo
regno fu caratterizzato dalle guerre civili e dall’anarchia. Non fidandosi dei
prepotenti baroni che pur dovevano militi e servizio militare alla Corona,
Giovanna fu la prima ad assoldare nel Regno i capitani di ventura con le loro
compagini di soldati mercenari, aggravando il Regno di ulteriori spese. E fu per
far fronte a queste nuove spese che la Corona iniziò a vendere feudi che, prima,
venivano regalati a militi meritevoli.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Ladislao, vendicativo e divorato
da cieca ambizione, mosse guerra a tutto e tutti pur di ottenere quello che
voleva e per ottenerlo cominciò a
vendere città e terre demaniali tolte ai ribelli ed anche agli amici.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Giovanna II, pur cercando di
governare il suo Regno con leggi abbastanza giuste, si lasciava dominare
facilmente dai suoi favoriti e se da una parte aiutava, dall’altra opprimeva. E
fu proprio la sua
debolezza a lasciarsi condizionare dagli altri che mise il punto alla dinastia
angioina.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Ma il gene che accomunava questi
tre sovrani era senza dubbio quello della libidine. I loro appetiti sessuali
erano insaziabili e per essi sacrificarono mariti, mogli ed amanti.</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b>Eppure il popolo napoletano,
sempre tollerante, amava questi tre
infelici viziosi e, come un padre, li rimproverava e biasimava, ma li
proteggeva a spada tratta. </b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
*******<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><b><span style="color: red; font-size: x-large;">Q</span></b><span style="font-size: large;">ualche giustificazione al suo
scriteriato modo di fare Giovanna I ce
l’ha. Diventata regina a 16 anni, alla morte del nonno </span><span style="color: red; font-size: large;"><b>Roberto </b></span><span style="font-size: large;">avvenuta nel
1343, era decisamente troppo giovane ed inesperta per governare un regno grande
e complesso come quello di Napoli. Inoltre era una delle primissime donne a regnare per diritto ereditario in un mondo di
maschi e questo non lavorava certo a suo favore.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nonno Roberto tutto questo lo sapeva
perciò era stato previdente ed aveva pensato a tutto. O almeno ci aveva provato. Aveva
cercato di proteggerla, inutilmente devo dire, da tutti i lati, organizzando
per lei il matrimonio col parente <b><span style="color: red;">Andrea d’Ungheria</span></b>, fratello di Luigi, re
d’Ungheria a cui aveva promesso l’altra nipote, <b><span style="color: red;">Maria</span></b>, sorella di Giovanna, matrimonio
che però non avvenne mai. </span><br />
<span style="font-size: large;">Con il matrimonio di Giovanna ed Andrea, Roberto
aveva voluto proteggere la nipote da possibili e legittime rivendicazioni al Regno di Napoli
da parte dei parenti ungheresi, estromessi a suo tempo proprio a causa della
sua elezione a re, e aveva voluto
affiancarle un uomo che sapesse difendere lei e </span><span style="font-size: large;">il regno </span><span style="font-size: large;">dagli attacchi e dalle ben note prepotenze e manipolazioni dei baroni. Tuttavia, per meglio difendere la nipote
dalle mire espansionistiche dei parenti ungheresi, Roberto mise una clausola al
suo testamento: che il regno sarebbe stato di Giovanna e non di suo marito, il
quale aveva diritto solo al titolo di principe consorte. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ma la politica è una
cosa e l’amore un’altra e non sempre è possibile conciliarle. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Andrea non era certo il bel principe delle favole e Giovanna, bella, colta e signorile, non
poteva innamorarsi di un uomo rozzo, ignorante e tracagnotto
quale era Andrea, il quale se ne andava sempre in giro con una torma di
ungheresi simili a lui. Giacere nello stesso letto con un uomo così non doveva essere per niente piacevole per Giovanna e il loro matrimonio fu abbastanza
infelice, nonostante la nascita del figlio Carlo. In realtà Giovanna era da
sempre innamorata di <b><span style="color: red;">Luigi di Taranto</span></b>, un altro cugino con cui aveva invece molto
in comune. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Di questa infelice unione reale cercarono di approfittarne molti uomini che volevano guadagnare un regno e
molte mamme di palazzo, intriganti e pettegole, che non aspettavano altro che
vedere sul capo dei loro figli la corona di re e loro stesse salire uno scalino
della scala reale. </span><br />
<span style="font-size: large;">Luigi di Taranto, consapevole delle simpatie che la regina
aveva per lui, con l’aiuto della mamma <b><span style="color: red;">Caterina di Valois Courtenay</span></b> riuscì a
ficcarsi nel letto della regina e a rimanerci, diventando suo amante e poi
marito. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">L’altro furbone fu <b><span style="color: red;">Carlo d’
Angiò Durazzo</span></b>, il quale seguì anche lui un piano strategico architettato dalla
sua intrigantissima madre, <b><span style="color: red;">Agnese di Perigord</span></b>, e da <b><span style="color: red;">Filippa la Catanese</span></b>,
governante di Giovanna, e su loro consiglio, rapì e sposò clandestinamente Maria, sorella di
Giovanna. Infatti, secondo il volere di nonno Roberto, se Giovanna fosse morta
senza eredi, Maria sarebbe diventata regina e il marito principe consorte. Probabilmente Carlo
voleva fare in modo che le cose andassero proprio in quel verso. </span><br />
<span style="font-size: large;">Questo
rapimento non suscitò nessuno reazione da parte di <b><span style="color: red;">Luigi d’Ungheria</span></b>, promesso
sposo di Maria, semplicemente perché
egli stesso, contravvenendo ai patti, si era sposato con <b><span style="color: red;">Margherita di Boemia</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ad Andrea d’Ungheria, però, non
andava giù il fatto di dover essere semplicemente principe consorte: la sua
ambizione era di diventare re. Si diede tanto da fare presso la corte
pontificia che ottenne dal papa <b><span style="color: red;">Urbano VI </span></b>l’invio di un suo Legato a Napoli perché lo incoronasse re. Con questa mossa Andrea firmò la sua condanna. Giovanna non poteva permettere l’usurpazione del regno da parte degli insolenti
ungheresi, così come non potevano permetterlo tutti quelli che speravano di prendere il posto di Andrea accanto alla regina. E fu congiura.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Con la scusa di una battuta di
caccia, la corte si portò ad Aversa dove Andrea, durante la notte, fu tirato
fuori dal letto con una scusa e strangolato, il suo corpo gettato da una finestra. Era il 18 Settembre del 1345.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nonostante si dichiarasse
innocente di questo delitto, Giovanna non fu creduta da nessuno e lei, per
togliersi dai guai o per vera innocenza, ordinò al Gran Giustiziere, che allora
era<span style="background-color: white;"> <b><span style="color: red;">Bertrando del Balzo</span></b></span>, di catturare i colpevoli e punirli duramente. I colpevoli furono subito individuati nella
famiglia della Catanese, governante di Giovanna, una ex lavandaia che una serie di fortunate congiunture e abili maneggi avevano portato in alto. Furono subito imprigionati la stessa Filippa; suo
figlio <b><span style="color: red;">Roberto Cabano</span></b>, che era riuscito a diventare gran siniscalco grazie alla
scaltrezza di sua madre; la nipote
<span style="color: red; font-weight: bold;">Sancha Cabano</span><span style="color: red; font-weight: bold;">, molto intima di Giovanna </span><span style="color: red; font-weight: bold;">e</span><span style="color: red; font-weight: bold;"> </span>che della defunta regina Sancha aveva il nome. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Secondo lo storico <b><span style="color: red;">Francesco Ceva Grimaldi</span></b>, la congiura fu infatti
ordita dalla Catanese alle spalle della regina per la segreta speranza che ella
sposasse proprio suo figlio Roberto. Ma non tutti gli storici consultati sono concordi
sull’innocenza della regina e sulla sua estraneità al fatto; alcuni la reputano parte rilevante di questa congiura.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo l'arresto dei suoi amici, Giovanna, memore dei
tanti momenti belli vissuti con loro, fece chiedere al Gran
Giustiziere di non giustiziarli ed egli le fece rispondere di aver fiducia in
lui. Ma Bertrando del Balzo non mantenne la promessa ed eseguì alla lettera gli
ordini della regina, facendo atrocemente giustiziare i prigionieri, con grande soddisfazione della corte e del popolo che si liberava definitivamente di una
famiglia molto scomoda. </span><br />
<span style="font-size: large;">Per questa disobbedienza, che era costata la vita ai suoi amici, la regina ebbe sempre rancore verso </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Bertrando del Balzo</span></b><span style="font-size: large;"> e la
sua famiglia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Due anni dopo, il 20 agosto 1347, Giovanna sposò
Luigi di Taranto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il terribile episodio dell'uccisione di Andrea non piacque
a nessuno: né al popolo, né al Papa, né a Luigi d’Ungheria. Il popolo cominciò
a disprezzare la sua regina, il Papa la dichiarò innocente solo dopo processo e la
cessione di Avignone al Papato e Luigi d’Ungheria, molto arrabbiato, calò in
Italia per vendicare la morte di suo fratello. Il popolo del Regno, sdegnato
verso la regina, gli aprì le porte come un liberatore. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Entrato in Aversa, Luigi
scaricò la sua rabbia su <b><span style="color: red;">Carlo di Durazzo</span></b> perché non aveva saputo impedire
l’omicidio e lo fece uccidere, facendolo gettare dalla stessa finestra da cui era stato gettato il corpo del
fratello. Ma Luigi non si rivelò affatto un liberatore come aveva pensato il popolo napoletano: cominciò a far processi
su processi, fece incarcerare e ammazzare moltissimi baroni, mandò in Ungheria il
figlioletto di suo fratello e di lui non si seppe più nulla. E chissà cosa altro
avrebbe combinato se non fosse sopraggiunta un’epidemia di peste che lo
costrinse ad andarsene. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Giovanna non
riprese più l’amore e il rispetto del popolo e la sua vita fu
caratterizzata da scelte sempre sbagliate. Per non affrontare da sola le spinte
che le venivano da ogni lato, ebbe il tempo di sposarsi altre due volte, nel 1363 col
giovane <b><span style="color: red;">Giacomo IV d’Aragona</span></b> e nel 1373 con <span style="color: red;"><b>Ottone di Brunswick</b></span>, ma nessuno di loro divenne
mai re. Nello scisma d’occidente Giovanna parteggiò per il papa sbagliato, l'antipapa francese <b><span style="color: red;">Clemente VII</span></b>;
allora il papa legittimo, <span style="color: red;"><b>Urbano VI</b></span>, nel 1381 le tolse il regno, dichiarandola eretica e scismatica, e lo diede a <b><span style="color: red;">Carlo di Durazzo</span></b>, con il quale Giovanna aveva avuto già dei violenti conflitti e che comunque lei aveva nominato suo erede perché cugino e marito di
sua nipote <b><span style="color: red;">Margherita</span></b>, figlia di sua sorella Maria.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Proclamato re di Napoli con il nome di <b><span style="color: red;">Carlo III di Durazzo</span></b>, il nuovo re fece
imprigionare Giovanna nel castello di <b><span style="color: red;">Muro Lucano</span></b> e la fece ammazzare il 12 maggio del
1382, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E così fini, dopo quarant'anni, il regno della grande Giovanna, prima regina di Napoli.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Ma l’antico detto biblico “occhio per occhio, dente per
dente” aspettava Carlo al varco.</span></div>
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b style="color: red;">Carlo III di Durazzo</b>, infatti, non fu re di
Napoli per molto tempo. Solo quattro anni, dal 1382 al 1386. Furono però quattro
anni di intensi conflitti. Prima, con il suo cugino e rivale <b><span style="color: red;">Luigi d’Angiò</span></b>, anch’egli
incoronato re di Napoli ad Avignone dall'antipapa <b><span style="color: red;">Clemente VII</span></b>; poi con lo stesso papa <b><span style="color: red;">Urbano
VI</span></b> che invece, a Roma, aveva incoronato lui e che gli si rivoltò contro perché non aveva ricevuto i compensi
stabiliti per il suo appoggio alla causa durazzesca. </span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">La sorte volle che nello
stesso 1382 morì Luigi d’Angiò e Carlo rimase re assoluto di Napoli. Ma Luigi
aveva lasciato il trono d’Ungheria alla figlia <span style="color: red;"><b>Maria</b></span>. Allora Carlo, risolta la
questione con il papa, si recò in Ungheria per reclamare il trono come unico
erede maschio del ramo principale angioino. A <b><span style="color: red;">Buda </span></b>sicuramente non lo
attendevano a braccia aperte e la regina madre <b><span style="color: red;">Elisabetta</span></b>, moglie del defunto Luigi,
lo fece catturare e rinchiudere in prigione a <b><span style="color: red;">Visegrad</span></b>, dove morì avvelenato il
24 Febbraio del 1386.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: medium;"><b>cdl</b></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<b>Testi consultati.<o:p></o:p></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;">
<span style="font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Archivio
Storico Napoletano – tomo 13 – Firenze 1861<o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;">
<span style="font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Agnese
Palumbo - Maurizio Ponticelli: Il giro di Napoli in 501 luoghi - Roma, 2014</span><span style="color: #333333; font-family: "arial"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Angelo di Costanzo: Istoria del regno di Napoli – Tomo
terzo- Napoli, 1769</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Carlo Pecchia: Storia civile e politica del Regno di Napoli
– Napoli, 1783</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Domenico Crivelli: Della prima e della seconda Giovanna,
Padova 1832</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Filippo Maria Pagano: Istoria del Regno di Napoli – Palermo,
1835</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Giovanni Antonio Summonte: Historia della città e del Regno
di Napoli – tomo terzo- Napoli, 1748</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Niccolò Morelli: Vite de’ re di Napoli, Napoli 1849</div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;">
<span style="color: #333333; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Pietro Giannone : Istoria civile del regno di Napoli -Volume 6 – Milano,
1823<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Sara Prossomariti: I signori di Napoli – Roma, 2014</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Tommaso Costo: L’apologia storica del Regno di Napoli…,
Napoli 1613</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Giovanni Bausilio: Storie antiche di una Napoli antica –
Frosinone, 2016</div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;">
<span style="color: #333333; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Storia del Regno di Napoli e suo governo dalla decadenza dell'imperio
romano ...<o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;">
<span style="color: #333333; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Francesco Capecelatro: Storia di Napoli : Periodo angioino, Regno ...,
Volume 3<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p> cdl</o:p></div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-9019022931071966772016-05-28T06:32:00.000-07:002018-01-04T03:10:27.229-08:00Francesco del Balzo, signore di Carinola, beffato dalla badessa di Teano<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2mrGzbpbxwQ7KWDW0C50a_XI2sPpLiy9zLd0VAzWkTXoCTQ23-wVEcbyUF5EutcOab76-tBiiQfHlW5tEW18XjxtYZaW1iZRxAKPhvCqoR-Dg_cGXNZyhQnjulQta6VLJX4Tci3hwKWVK/s1600/Eloisa-Abelardo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2mrGzbpbxwQ7KWDW0C50a_XI2sPpLiy9zLd0VAzWkTXoCTQ23-wVEcbyUF5EutcOab76-tBiiQfHlW5tEW18XjxtYZaW1iZRxAKPhvCqoR-Dg_cGXNZyhQnjulQta6VLJX4Tci3hwKWVK/s640/Eloisa-Abelardo.jpg" width="484" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>A</b></span><span style="font-size: large;">nche la famiglia <b><span style="color: red;">De Baux,</span></b> italianizzata<b> <span style="color: red;">Del Balzo</span></b>, arrivò in
Italia con <b><span style="color: red;">Carlo I d’Angiò</span></b> per la conquista del Regno di Sicilia. A seguire
Carlo fu <b><span style="color: red;">Bertrando De Beaux</span></b>, nobilissimo
signore di Berre, in Provenza, insieme ai suoi due figli <b><span style="color: red;">Ugone</span></b> e <b style="color: red;">Bertrando II</b>, da cui ebbe inizio il ramo più importante della casata.<b style="color: red;"> </b></span><span style="font-size: large;">A Bertrando De Beaux, Carlo concesse, senza titolo di conte: </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Avellino</span></b><span style="font-size: small;">, </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Calvi</span></b><span style="font-size: small;">,
</span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Riardo</span></b><span style="font-size: small;">, </span><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b style="color: red;">Torre di Francolisi </b>(sic)</span></span><span style="font-size: small;"> e </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Padulo in Principato Citra</span></b><span style="font-size: small;">. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;">Tutti i rami della famiglia del
Balzo ebbero molto successo e molto onore, occupando i ruoli più importanti
nell’ambito del Regno di Sicilia, ma il ramo più famoso fu senz’altro quello di
</span><span style="color: red; font-size: large;"><b>Andria</b></span><span style="font-size: large;">.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Bertrando III</span></b>, figlio di
Bertrando II, sposò in prime nozze la
figlia di re Carlo II, <b><span style="color: red;">Beatrice D’Angiò</span></b>, già vedeva del marchese di Ferrara,
che gli portò in dote il feudo reale di
Andria, e da Beatrice ebbe la figlia <b><span style="color: red;">Maria</span></b>. Morta Beatrice, in seconde nozze
sposò invece <b><span style="color: red;">Margherita D’Aulney</span></b> (d’Alneto) da cui ebbe cinque figli: <b><span style="color: red;">Francesco</span></b>,
<b><span style="color: red;">Guglielmo</span></b>, <span style="color: red;"><b>Isabella</b></span>, <b><span style="color: red;">Caterina</span></b> e <b><span style="color: red;">Sveva</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La contea di Andria spettava per
successione materna a Maria, la quale era stata data in sposa da suo zio re
Roberto a <b><span style="color: red;">Umberto</span></b>, <b><span style="color: red;">Delfino di Vienna</span></b>, ma lei e il marito, non potendo
occuparsene a causa della lontananza, la
vendettero per tremila fiorini al Conte Bertrando loro padre e suocero.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ad ingrandire ulteriormente il
ramo d’Andria fu Francesco, primogenito di Bertrando e Margherita d’Alneto, che con un'abile politica matrimoniale seppe accrescere il suo potere e l'onore della famiglia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Gli storici del tempo raccontano
che Francesco fosse uno degli uomini più belli e piacenti, tanto da
far innamorare di sé molte donne, tra cui la regina <b><span style="color: red;">Giovanna I</span></b> e la cognata di
costei, <span style="color: red;"><b>Margherita</b></span>, sorella di re <span style="color: red; font-weight: bold;">Luigi di Taranto</span>, la cui
madre era quella <b><span style="color: red;">Caterina II de Courtenay</span></b> che deteneva il titolo di imperatrice
titolare di Costantinopoli lasciatole in eredità dalla madre <span style="color: red;"><b>Caterina I de
Courtenay</b></span>, a sua volta figlia di <b><span style="color: red;">Filippo
de Courtenay di Tessaglia. </span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sapendo di poter scegliere, Francesco,
molto oculatamente, nel 1337 s’imparentò con la potente casata dei <b><span style="color: red;">Sanseverino</span></b>,
la prima delle sette casate più importanti del Regno di Napoli, sposando in prime nozze <b><span style="color: red;">Luisa Sanseverino</span></b>,
figlia di Tommaso III di Sanseverino conte del Marsico, da cui non ebbe figli.
Morta la prima moglie, Francesco fece un ulteriore balzo in avanti, sposando nel
1347, in seconde nozze, proprio Margherita, sorella di re Luigi di Taranto, che
gli portò in dote anche le signorie di <b><span style="color: red;">Carinola</span></b> e <b><span style="color: red;">Teano</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Questo secondo matrimonio però non piacque né
a re Luigi, a causa del grande potere raggiunto da Francesco del Balzo, né alla
gelosa regina Giovanna, la quale per dissimulare il suo malcontento e dare
invece segno di soddisfazione, concesse all’acquisito parente il titolo di <b><span style="color: red;">Duca
di Andria</span></b>. Francesco Del Balzo fu così il primo di sangue non reale ad ottenere
il titolo di Duca, un titolo che veniva concesso solo a persone di sangue reale. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Molte storie sono
legate alla persona di Francesco Del Balzo, ma quella più divertente è avvenuta a proprio a Teano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">Matteo Villani</span></b> ci racconta che, nel 1352, molti
ambasciatori del Comune di Firenze presenziarono all’incoronazione a re di Luigi di Taranto. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo
l’incoronazione, gli ambasciatori fiorentini chiesero al re e alla regina se potevano
avere una reliquia del Corpo di <b><span style="color: red;">Santa Reparata</span></b>, che si custodiva nel monastero femminile di Teano, per
poterla onorare nella loro Chiesa Cattedrale del Comune di Firenze dedicata proprio a S. Reparata.
La loro richiesta fu accolta dai reali, ma essendo Teano signoria di Francesco
del Balzo, la richiesta dei fiorentini fu girata a lui. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A motivo della grande
amicizia che suo padre aveva con i fiorentini, Francesco liberamente
concesse agli ambasciatori il braccio di <b><span style="color: red;">Santa Reparata</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Non potendosi
ribellare alla volontà del re, della regina e di Francesco, signore di Teano,
la badessa del monastero e le altre monache iniziarono un pianto disperato per il dolore di
doversi separare dall’amata reliquia. Chiesero solo di tenerla ancora qualche
giorno per poterla venerare in maniera consona prima del distacco definitivo. Dopo qualche giorno,
la badessa e le monache consegnarono, con grande pianto e sofferenza, la santa reliquia agli
ambasciatori fiorentini. Il braccio di Santa Reparata fu dunque portato a Firenze e, </span><span style="font-size: large;">con molta venerazione e molta pompa, </span><span style="font-size: large;">collocato nella
<span style="color: red;"><b>Chiesa Cattedrale</b></span> di Santa Reparata il 22 giugno di quello stesso anno e
custodito con grande venerazione dai fiorentini. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo quattro anni, volendo il Comune ornare il braccio della Santa con oro e argento, si scoprì che il braccio
custodito a Firenze era di gesso! L’astuzia della badessa di Teano aveva conservato
ai teanesi la vera reliquia e aveva fatto in modo che i fiorentini per quattro
anni venerassero un pezzo di gesso! I fiorentini rimasero delusi e smaccati, non tanto per la reliquia stessa rivelatasi un falso, quanto perché a menarli per il naso era stata un' astuta donna! </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco del Balzo non ebbe il tempo di
arrabbiarsi con la badessa di Teano perché in quello stesso 1352, la regina
Giovanna lo fece imprigionare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Le ragioni di quest’azione della regina verso
Francesco del Balzo non sono chiare: alcuni storici pensano che Giovanna non
riuscisse più a contenere lo sdegno per il matrimonio di Francesco con Margherita,
altri, come <span style="background-color: white;"><b><span style="color: red;">Lorenzo Bonincontro</span></b>,</span> che fu una vendetta della regina contro il
padre di Francesco, Bertrando, che rivestendo il ruolo di Gran Giustiziere, fece giustiziare <span style="color: red;"><b>Sancia Cabani</b></span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Francesco%20del%20Balzo%20%20beffato%20dalla%20badessa%20di%20Teano.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[1]</span><!--[endif]--></span></a> e tutti
quelli ritenuti i complici dell’assassinio
di <b><span style="color: red;">re Andrea d'Ungheria</span></b>, primo marito di Giovanna. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco rimase prigioniero della regina per 18
anni. I pettegolezzi del tempo dicevano che Giovanna l’aveva fatto imprigionare
per averlo a disposizione ogni volta che lo desiderava; che le sue visite al
castello dove Francesco era tenuto prigioniero erano molto frequenti; che prima di
concedergli la libertà, Giovanna gli concesse più volte se stessa. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sebbene i
pettegolezzi e i dettagli piccanti possano
rendere la storia più accattivante, non fu l’amore frustrato della regina il motivo dell’incarcerazione di Francesco del Balzo. Il vero motivo va
ricercato in tutt’altra direzione: nel sempre maggiore potere che Francesco del
Balzo andava acquisendo nel Regno e che i reali vollero frenare. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco del Balzo aveva generato con la moglie Margherita due figli, <b><span style="color: red;">Jacopo</span></b> e
<span style="color: red;"><b>Antonia, </b></span>la quale divenne poi regina di Sicilia sposando Federico d’Aragona. Per la
morte senza eredi di <span style="color: red;"><b>Filippo di Taranto</b></span>, altro suo cognato, Francesco pretese per suo
figlio Jacopo, minore, sia le terre del
Principato di Taranto, sia le terre greche e il titolo di imperatore di
Costantinopoli. Ma la regina Giovanna, ritenendo invece opportuno diminuire la forza della famiglia Del Balzo, decise di esercitare il dominio diretto sui possedimenti greci e spogliare Francesco di
molte delle sue terre regnicole. Francesco si ribellò alle decisioni della regina e questo
provocò una guerra intestina tra la Corona e la famiglia Del Balzo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Lo scontro
e il dissidio con la regina fu aspro e lungo e costò a Francesco la condanna regia di
lesa maestà. Nel 1373, assediato dentro Teano, suo possedimento, Francesco
riuscì a fuggire ad Avignone da <b><span style="color: red;">Papa Gregorio XI</span></b>, suo parente, e con l’ aiuto del
papa e i proventi delle sue terre mise insieme un esercito di 15.000
soldati per far guerra al Regno di Napoli. Riuscì a riprendersi Teano e a conquistare
<b><span style="color: red;">Capua</span></b> ed <b><span style="color: red;">Aversa</span></b>, ma suo cugino <b><span style="color: red;">Raimondo del Balzo</span></b>, Gran Camerlengo del Regno, lo
convinse a fermarsi nella sua assurda impresa e a non avanzare verso Napoli. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1380 morì sua moglie
Margherita, ancora in stato di prigioniera nelle mani della regina che, intanto, fu dichiarata eretica
dal papa <b><span style="color: red;">Urbano VI</span></b> e deposta dal trono di Napoli perché appoggiava l’antipapa <b><span style="color: red;">Clemente
VII</span></b>. </span><span style="font-size: large;">Francesco rimase ad Avignone fino
al 1381, quando </span><span style="font-size: large;">Napoli fu conquistata da </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Carlo di Durazzo</span></b><span style="font-size: large;">,
cugino di Giovanna, che nel 1382 salì sul trono col nome di Carlo III.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco del Balzo sicuramente
non fu estraneo alla conquista di Napoli da parte di Carlo; dopo, riebbe buona parte
delle sue terre ed ebbe il tempo di sposarsi una terza volta con <span style="color: red;"><b style="color: red;">Sveva Orsini</b>,<b style="color: red;"> </b></span>da cui ebbe altri tre figli. Poi si perdono le tracce di quest’uomo avido e
battagliero, che probabilmente morì da qualche parte, in tarda età.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p> <b>cdl</b></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Testi consultati</b><strong><span style="font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></strong></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Matteo Villani: Storie di
Giovanni, Matteo e Filippo Villani, vol. II - pg 171-2<b><span style="background: #fff4c4; color: #400000; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ferrante della Marra: Discorsi
delle famiglie estinte – Napoli, 1641</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lorenzo Bonincontri: De ortu regum
Neapolitanorum</div>
<span style="font-size: 12pt;">http://roderic.uv.es/browse?value=Buonincontro,%20Lorenzo,%201410-1500&type=au</span>
<br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Francesco%20del%20Balzo%20%20beffato%20dalla%20badessa%20di%20Teano.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""></a><span style="font-size: x-small;">1. Sancia Cabani, intima di Giovanna I, figlia di
Carlo Cabani, fu fatta tanagliare, morire e poi bruciata, insieme a suoi
parenti, da Bertrando del Balzo Gran Giustiziere del Regno, perché creduta
colpevole nell’omicidio di re Andrea
d’Ungheria, primo marito di Giovanna I.</span></div>
</div>
</div>
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-25976072861530273812016-05-03T00:05:00.001-07:002016-09-04T05:07:43.860-07:00Guglielmo D’Alneto (D’Aulnay)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1IZFUDY3iEdfPJNpLdRYraQHsxdAnDa4G72l2F7AV1if2slILyo71GdGdJoHTaDK3x0ZHzucFxvaALbKLG40Vi-eklPiTdfjvx2B6drIlRFoehp_gdmyaTCOzrcnKsRQ8vkqEWzF2-w1Y/s1600/STEMMA-FAMIGLIA-ALNETO-%2528D%2527%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1IZFUDY3iEdfPJNpLdRYraQHsxdAnDa4G72l2F7AV1if2slILyo71GdGdJoHTaDK3x0ZHzucFxvaALbKLG40Vi-eklPiTdfjvx2B6drIlRFoehp_gdmyaTCOzrcnKsRQ8vkqEWzF2-w1Y/s640/STEMMA-FAMIGLIA-ALNETO-%2528D%2527%2529.jpg" width="474" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stemma della Famiglia D'Alneto</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red; font-size: 24.0pt;">C</span></b><span style="font-size: 18pt;">ome abbiamo visto, alla conquista del Regno di Sicilia, insieme a<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Carlo I d’ Angiò</span></b><span style="font-size: 18pt;">,
arrivarono molti nobili francesi che poi Carlo ricompensò largamente, dando
loro incarichi importanti, titoli e feudi, dove poterono vivere con le loro
famiglie. Una volta in Italia, i loro cognomi vennero italianizzati e
dell’originale francese ne conservavano tuttavia una buona traccia. Tra i tanti
nobili venuti in Italia insieme a Carlo erano i quattro fratelli<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">D’Aulnay</span></b><span style="font-size: 18pt;">, il
cui cognome divenne poi</span><span style="color: red; font-weight: bold;"> </span><span style="font-size: 18pt;">l'italianizzato </span><span style="color: red; font-weight: bold;">D’Alneto</span><span style="font-size: 18pt;">:</span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Gualtiero</span></b><span style="font-size: 18pt;">,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Germondo</span></b><span style="font-size: 18pt;">,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Nicolò</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">e<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Giovanni</span></b><span style="font-size: 18pt;">. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">La storia di questi quattro nobili fratelli la raccontano
diversi storici del XVI-XVII secolo tra cui:<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Carlo De Lellis</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">e<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Ferrante Della Marra.</span></b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Il De Lellis è molto largo di particolari,
ma meno attendibile. Come succede a tanti storici del passato, egli traspone in
italiano il termine </span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">“caleno”</span></b><span style="font-size: 18pt;">, confondendo<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Calvi</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">con<span class="apple-converted-space"> </span></span><span style="color: red; font-weight: bold;">Carinola</span><span style="font-size: 18pt;">.</span><span style="color: red; font-weight: bold;"> </span><span style="font-size: 18pt;">L’errore del De Lellis è palese per ben
tre motivi:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-size: large;"><span style="font-size: 13.5pt;">1. </span><b><i><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Caleno</span></i></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">non può riferirsi a Calvi poiché. essendo
un termine del periodo normanno-svevo applicato a Carinola, da cui Carlo I lo
estrae, esso si riferisce ovviamente a Carinola.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-size: large;"><span style="font-size: 13.5pt;">2.<span style="font-stretch: normal;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">Nei
diplomi di Carlo I d’Angiò, la città di Calvi è sempre </span><span style="font-size: 18pt;">appellata usando la
radice<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><i><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Calv-</span></i></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">e non<span class="apple-converted-space"><b><i> </i></b></span></span><b><i><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Calen-</span></i></b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-size: large;"><span style="font-size: 13.5pt;">3. </span><span style="font-size: 18pt;">La</span><span class="apple-converted-space"><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;"> </span></b></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Rocca di Mondragone</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">era allora sotto la giurisdizione di
Carinola. Al signore che si concedeva la Rocca di Mondragone, si concedeva
anche la città di Carinola, eccetto in qualche rara eccezione. </span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Tuttavia, bisogna precisare che, sotto
Carlo I d’Angiò, le donazioni si alternarono e si accavallarono continuamente,
sia per premiare i molti cavalieri francesi che lo avevano accompagnato, sia per la morte dei beneficiati. La Rocca di Mondragone, da
sola, fu soggetta a frequenti donazioni. Nel 1283, essa risulta
nelle mani del milite<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Goffredo di Janville</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">(Gianvilla), poi in quelle del milite<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Sergio Siginulfo</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">e nel 1298-99 fu concessa alla famiglia
del Grande Ammiraglio<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Ruggiero di Lauria</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">(o <b><span style="color: red;">D’Auria</span></b>), passato al servizio di<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Carlo II d’Angiò<span class="apple-converted-space"> </span></span></b><span style="font-size: 18pt;">a causa di conflitti con gli Aragonesi.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 18pt;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Fatte queste dovute precisazioni
storiche, riprendiamo la narrazione rifacendoci al più attendibile Della
Marra. </span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">I quattro fratelli D’Alneto vennero
ricompensati largamente da Carlo d'Angiò, ma ebbero tutti la sfortuna di morire
presto e senza eredi maschi.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Gualtiero</span></b><span style="font-size: 18pt;">, che più ci interessa seguire, era già Gran
Siniscalco e vicerè della Provenza quando giunse in Italia. Carlo lo ricompensò
dei suoi servigi facendolo Signore di<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Teano</span></b><span style="font-size: 18pt;">, ma non detenne a lungo quella signoria perché poco dopo morì.
Nel 1275 gli successe suo figlio<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Gugliemo</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">che, nel 1291 troviamo anche come signore
di </span><span style="font-size: 18pt;"><b style="color: red;">Carinola </b>e</span><span style="font-size: 18pt;"> della<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Rocca di Mondragone</span></b><span style="font-size: 18pt;">, </span><span style="font-size: 18pt;">come attesta
il seguente documento:</span></span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<i><b><span style="color: red; font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Landulfus
miseracione dominica Sancti Angeli Diaconus Cardinalis Apostilice Sedis Legatus
discreto viro Guillelmo de Subiaco vicario Guillelmo de Alnetodomine de Caleno
in civitate Calinense et Rocca Montis Dragoni salutem in domin. Cum venerabilis
in Christo pater Robertus Episcopus Calinensis discretos viros Lucam deGuerraymo
et Iacobum dicto pisanum clericos calinenses procuratores seu administratores
constituerit generales discrecionem vestram actente requrimus et rogamus quatimus eisdem procuratori bus pro divina reverencia
vestrique intuitu efficacis defensionis presidia assistente eis cun ad ipsis
requisiti fueritis consilium auxilium vel favorem procuracione seu
administracione huiusmodi impendatis. Ita quod practer humane laudis preconium
retribucionis divine premium exiude possitis acquitrere dignisque a nobis in
domino laudi bus commendari. Datum Neapoli.</span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">IIII Idus
Iulii.Pontificatus domini Bonifacii pape VIII anno primo (1291)</span></b>.</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/La%20famiglia%20D'Alneto.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-size: 12pt;"><span style="color: blue; font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">[1]</span></span></b></span><!--[endif]--></span></a><o:p></o:p></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: medium;">I</span><span style="font-size: medium;">l Della Marra ci narra la sfortuna di
questa nobile famiglia che, a causa della mancanza di eredi maschi, si estinse nel 1360 con la morte dell'ultima erede <b><span style="color: red;">Caterina d'Aulnay</span></b>. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Guglielmo aveva in Francia altri due
fratelli, figli di Gualtiero,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Filippone</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">e<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Gualtierone</span></b><span style="font-size: 18pt;">, i quali erano considerati i più belli di
Francia. Purtroppo commisero l’imprudenza di far innamorare di sé due donne
della famiglia reale. Filippone divenne l’amante della Regina, moglie di<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">re Ludovico</span></b><span style="font-size: 18pt;">;
Gualtierone divenne invece amante della cognata del re, moglie di suo fratello
Carlo. Furono colti in flagranza di adulterio con le loro amanti e perciò imprigionati. Ad entrambi furono tagliati i genitali, poi scorticati vivi ed
infine impiccati, per dimostrare che non si offende impunemente la Corona di
Francia.</span></span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Guglielmo ebbe un figlio,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Roberto</span></b><span style="font-size: 18pt;">, il
quale morì anch'egli giovane, nel 1320, subito dopo aver sposato la nobildonna<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Isabella Stendarda</span></b><span style="font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">,</span><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-size: 18pt;">vedova di<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Giacomo di Lagonessa</span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 18pt;"> (De La Gonesse, poi Della Leonessa), </span></span><span style="font-size: 18pt;">da cui ebbe una
figlia,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Margerita</span></b><span style="font-size: 18pt;">. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: 18pt;">Margherita sposerà in seguito, in seconde
nozze,<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Bertrando del Balzo</span></b><span style="font-size: 18pt;"> a cui porterà in dote Teano e
Carinola che, a quel tempo, fruttava 130 once in oro. Da Margherita e Bertrando
nascerà nel 1332<span class="apple-converted-space"> </span></span><b><span style="color: red; font-size: 18.0pt;">Francesco del Balzo</span></b><span style="font-size: 18pt;">, Duca d’Andria, il quale si ribellò alla
Regina Giovanna I e con lei ebbe un lungo conflitto. </span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ma questa è un’altra pagina</span><span style="font-size: large;">.</span></span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: 18pt;"><b>cdl</b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Testi consultati</b></div>
<div class="MsoNormal">
Berardo Candida Gonzaga - Memorie delle famiglie nobili – vol. II - Na, 1873</div>
<div class="MsoNormal">
Biagio Greco – Storia di Mondragone – Napoli, 1927</div>
<div class="MsoNormal">
Carlo De Lellis – Discorsi sulle famiglie nobili del Regno
di Napoli – Napoli, 1654</div>
<div class="MsoNormal">
Ferrante Della Marra - Discorsi delle famiglie estinte – Napoli, 1641</div>
<div class="MsoNormal">
Matteo Camera - Annali delle Due Sicilie – vol. II, Napoli,
1860</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/La%20famiglia%20D'Alneto.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Pergamene di Montevergine, vol. 80, pergamena n. 13, in Biagio Greco – Storia
di Mondragone – Napoli, 1927, pag. 123</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
Traduzione: <i><b>Landolfo Diacono di S. Angelo Cardinale
Legato della Sede Apostolica all’egregio uomo Guglielmo di Subiaco Vicario di
Guglielmo di Alneto, signore di Carinola e della Rocca di Mondragone, salute.</b></i></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<i><b>Avendo il venerabile padre Roberto vescovo di Carinola
nominato procuratori e amministratori Luca de Guerraimo e Giacomo detto Pisano,
chierici carino lesi, noi domandiamo alla vostra discrezione e attenzione e vi
preghiamo che qualora dagli stessi sarete richiesti del vostro aiuto e e
assistenza, vogliate loro prestare ogni vostro aiuto e consiglio nell’esercizio
loro di procuratori e amministratori nostri. Di guisa che, oltre al premio che
vi sarà accordato da Dio, possiate ottenere anche le nostre lodi.</b></i></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<i><b>Dato a Napoli, 11 luglio – Anno primo del pontificato
di Papa bonifacio VIII (1291).</b></i></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Alcuni testi consultati</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-27736067508507217452016-04-25T08:19:00.001-07:002016-04-28T00:20:45.292-07:00I Signori di Carinola sotto gli Angioini: Filippo di Courtenay.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgivze6m9H5FKdTgTK2WNwPtbBKxgAuEXftYFBuBLFzhNc9GutMGGCA5kPDQqXYp55nZsVghwP9aOnHDw8AD_EqgGaDAigWD5nPGu16blL4LwByXnAng93Fc6YdFWL0g7Alv6AROsxvB_Nf/s1600/Baldwin_of_Bourcq.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgivze6m9H5FKdTgTK2WNwPtbBKxgAuEXftYFBuBLFzhNc9GutMGGCA5kPDQqXYp55nZsVghwP9aOnHDw8AD_EqgGaDAigWD5nPGu16blL4LwByXnAng93Fc6YdFWL0g7Alv6AROsxvB_Nf/s640/Baldwin_of_Bourcq.jpg" width="442" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Baldovino II .ultimo imperatore di Costantinopoli e padre di Filippo de Courtenay</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-large;">D</span></b><span style="font-size: large;">opo l’incarcerazione di <b><span style="color: red;">Corradello</span></b>, ultimo signore svevo di <b><span style="color: red;">Carinola</span></b>, la nostra città ritornò ad essere regio demanio, ossia direttamente sotto il controllo del re, il quale poteva concedere le terre demaniali a chi voleva, ma queste non potevano essere subaffittate ad altri. Le terre sarebbero ritornate al re alla morte del proprietario che le deteneva. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il primo signore di Carinola voluto dal re <b><span style="color: red;">Carlo I d’Angiò</span></b>, fu <b><span style="color: red;">Filippo di Courtenay</span></b>, conosciuto anche come Filippo di <b><span style="color: red;">Tessaglia</span></b></span><span style="font-size: large;">, figlio di </span><span style="color: red; font-size: large; font-weight: bold;">Baldovino II </span><span style="font-size: large;">e di</span><span style="color: red; font-size: large; font-weight: bold;"> Maria di Brienne</span><span style="font-size: large;">, principe d'Acaia e imperatore titolare di Costantinopoli, il quale sposò la figlia dello stesso Carlo, </span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">Beatrice</span></b><span style="font-size: large;">. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Filippo, quindi, non era certo uno qualsiasi: discendeva da una delle più nobili famiglie francesi che avevano seguito l’angioino nella conquista del Regno di Sicilia. In linea diretta, discendeva esattamente dal quinto re capetingio di Francia <span style="color: red; font-weight: bold;">Luigi VI</span>,<span style="color: red; font-weight: bold;"> </span>detto <b><span style="color: red;">il Grosso</span></b>, e da <span style="color: red;"><b>Adelaide di Savoia</b></span>, il cui settimo figlio <b><span style="color: red;">Pietro</span></b> aveva sposato <b><span style="color: red;">Elisabetta di Courtenay</span></b>, diventando Signore di Courtenay. Da Pietro ed Elisabetta discesero i cinque imperatori di Costantinopoli che furono, di padre in figlio: <b><span style="color: red;">Pietro II di Cortenay </span></b>(1217-1219), <b><span style="color: red;">Roberto di Courtenay</span></b>, morto a 11 anni nel 1228, <span style="color: red;"><b>Baldovino II</b> </span>dal 1228 al 1261, anno in cui i bizantini riconquistarono Costantinopoli; <b><span style="color: red;">Filippo di</span></b> <b><span style="color: red;">Courtenay</span></b> titolare senza impero, e <b><span style="color: red;">Caterina di Courtenay</span></b>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Con diploma del 9 febbraio 1269, Carlo
I concesse a Filippo, promesso sposo di sua figlia Beatrice mediante matrimonio appena
combinato a <b><span style="color: red;">Viterbo</span></b>, le contee di <span style="color: red;"><b>Alife</b></span>, <span style="color: red;"><b>Carinola</b></span> e la <span style="color: red;"><b>Rocca di Mondragone</b></span>, da
cui provenivano buoni profitti, affinchè potesse abitare nel Regno con la sua
famiglia accanto al re: […] <b><i><span style="color: red;">Concesse sunt dom. Philippo primogenito et
eredi imperatoris Costantinopolitani infrascripte terre ad hoc quod ibidem sua
famiglia commoretur et ipse fuerit in comitiva dom. Regis, as valorem unciarum
vide licet: Alifia pro unc. CL; Calenum pro unc. CLXXX; et Rocca Montis Dragonis
pro unc. CCLXX. <o:p></o:p></span></i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><i><span style="color: red;">Foggia 9 febbraio 1269, XII ind</span><span style="color: blue;">.</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/I%20Signori%20di%20Carinola%20sotto%20gli%20Angioini.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="color: blue;">[1]</span></b></span><!--[endif]--></span></a></i></b> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La concessione di queste terre a
Filippo veniva confermata anche in un altro diploma redatto nello stesso
giorno:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: large;">[…] <b><i>item sub eadem forma et data
scriptum est Castellano castri Caleni, super castro eodem, redditi bus et
proventibus ipsium, eidem Philippo concessis. <o:p></o:p></i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><i><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">Foggia 9 febbraio 1269, XII ind</span>.</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/I%20Signori%20di%20Carinola%20sotto%20gli%20Angioini.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="color: blue; font-size: large;">[2]</span></b></span><!--[endif]--></span></a></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Da questo si arguisce che le
terre concesse a Filippo erano abbastanza importanti, sia da un punto di vista
economico che di controllo territoriale. La <b><span style="color: red;">Rocca di Mondragone</span></b> garantiva il
controllo del mare da <b><span style="color: red;">Pozzuoli</span></b> a <b><span style="color: red;">Gaeta</span></b> e un introito di 270 once, mentre
<b><span style="color: red;">Carinola</span></b>, uno dei granai del Regno, garantiva le entrate della vendita, della
macinazione e del trasporto dei cereali pari a 180 once, <b><span style="color: red;">Alife </span></b>garantiva invece
150 once. L' importanza economica della nostra città traspare anche in un'altra decisione reale. In seguito ad una carestia avutasi in <b><span style="color: red;">Terra di Lavoro</span></b> e per evitare
speculazioni che potessero danneggiare la popolazione, Carlo decise un
calmiere dei prezzi. Il calmiere stabilì che per Carinola, per Mondragone e per
<b><span style="color: red;">Sessa</span></b> si potevano vendere per un’oncia 19 tomole di grano oppure 40 di miglio o
40 di orzo, mentre nella stessa Napoli si vendevano a maggior prezzo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Le nozze tra <b><span style="color: red;">Filippo di Courtenay</span></b>
e <span style="color: red;"><b>Beatrice d’Angiò </b></span>furono celebrate a Foggia il 15 ottobre del 1273. Lo
scopo di tale donazione era proprio quello di concedere alla figlia e al genero
delle entrate consone al loro ruolo e alla loro corte. Ma questa donazione cela anche l’ambizione di Carlo I di volersi
espandere verso la<b><span style="color: red;"> Grecia</span></b> e l’<b><span style="color: red;">Oriente</span></b>, per cui cercava di dare il meglio a suo
genere per averne i suoi favori e appoggi militari. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1275, due anni dopo le nozze, e dopo aver dato alla luce una bambina, </span><span style="color: red; font-size: large;">Caterina</span><span style="font-size: large;">,</span><b style="color: red; font-size: x-large;"> </b><span style="font-size: large;">nel n</span><span style="font-size: large;">ovembre del 1274</span><span style="font-size: large;">, Beatrice morì, forse a causa di quell’unico parto. Caterina ereditò dal </span><span style="font-size: large;">padre la titolarità dell’Impero
Romano d’Oriente che, in seguito trasmise a suo marito <b><span style="color: red;">Carlo III di Valois</span></b>,
terzogenito del re di <b><span style="color: red;">Francia Filippo III </span></b>e di <span style="color: red;"><b>Isabella d’Aragona</b></span>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">L' idea della riconquista dell' Impero Romano d'Oriente non era però svanita, né in Filippo né in suo suocero Carlo d'Angiò. Il 3
luglio del 1282, Carlo e Filippo trattarono delle alleanze per fare guerra a
<b><span style="color: red;">Michele Paleologo</span></b>, stipulando
il cosiddetto <b><span style="color: red;">Trattato di Orvieto</span></b> con i serbi, i bulgari, il despota <b><span style="color: red;">Niceforo
Comneno</span></b> e i veneziani, ma Filippo morì nel 1283 a <b><span style="color: red;">Viterbo</span></b>, prima di vedere attuato tale
trattato. Qualche storico scrive invece che egli morì nel 1285. Filippo è sepolto nella
<span style="color: red;"><b style="color: red;">Basilica Inferiore di S. Francesco</b>,<b style="color: red;"> ad Assisi.</b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p> cdl</o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLpsTP1lidkq8qLubYw9L92w6w1cLJJdC-sPnwaKiuwXgIVJ27el14rqqWEg1LM0TpsxMsADC8D-6nAjrGRXPJOm5FwDd6Uf4QlBaLXiFSAabvMeNBXkAJoIBm-n3Qw5hJkcsowoa5Wlox/s1600/tombaAssisi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLpsTP1lidkq8qLubYw9L92w6w1cLJJdC-sPnwaKiuwXgIVJ27el14rqqWEg1LM0TpsxMsADC8D-6nAjrGRXPJOm5FwDd6Uf4QlBaLXiFSAabvMeNBXkAJoIBm-n3Qw5hJkcsowoa5Wlox/s640/tombaAssisi.jpg" width="308" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tomba di Filippo di Courtenay ad Assisi.</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Alcuni testi consultati</b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial"; line-height: 15.7pt;"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">A.L. D’Harmonville: Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed
uomini storici - Vol. 3, Venezia, 1845</span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">Anonimo:De stirpe et
origine domus de Courtenay quae coepit a Ludovico Grasso VI - Paris, 1607<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: x-small; font-weight: normal;"><span style="color: #333333; font-family: "arial";">Archeologia dei
castelli nell'Europa angioina (secoli XIII-XV)<o:p></o:p></span><span style="color: #333333; font-family: "arial"; line-height: 15.7pt;"> </span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">Federico Sanapo: Le Pietre della Memoria – Lecce, 2014<o:p></o:p></span></span></h1>
<h3 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit; font-size: small;">G.
Tescione- Caserta Medievale e i suoi Conti e Signori – Caserta, 1990</span><span style="font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></span></h3>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">Giuseppe del Giudice: Codice diplomatico del regno di Carlo I. e
II. d'Angiò, dal 1265 al 1309, vol. 2 – Napoli, 1869<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">Matteo Camera: Annali delle due Sicilie – vol. 2, Napoli, 1860<o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">R. Filangieri: Registri
Angioini I, II <o:p></o:p></span></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-family: "arial";"><span style="font-size: xx-small;"><span style="font-size: x-small; font-weight: normal;">Steven Runciman: I Vespri Siciliani – Bari, 1986<o:p></o:p></span></span></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/I%20Signori%20di%20Carinola%20sotto%20gli%20Angioini.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Reg. Ang. II (1265-1281)
pag. 239 n.12 e Reg. Ang. I (1265 – 1269) pag 199, n.8</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/I%20Signori%20di%20Carinola%20sotto%20gli%20Angioini.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></a> Re. Ang. II (1265.1281),
pag.14, n. 41.</div>
</div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-27178027918893840492016-03-10T23:09:00.004-08:002016-09-04T05:12:06.292-07:00Sant'Anna de aquis vivis<div>
<br /></div>
<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXF4M7Yu6L6Ql87Pj2JNFF5UD1Z3qiyepWw8THkXNot6GTvr5K2bKg0Zq9ppTwmrMZAW6XWh__LqpV_wZZ-cac9G-QYY-bGZK2c53Rqqq-P0u0ZIz1ESiqACBIgpXopThnd0-Et5B0cg04/s1600/_DSC4695.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXF4M7Yu6L6Ql87Pj2JNFF5UD1Z3qiyepWw8THkXNot6GTvr5K2bKg0Zq9ppTwmrMZAW6XWh__LqpV_wZZ-cac9G-QYY-bGZK2c53Rqqq-P0u0ZIz1ESiqACBIgpXopThnd0-Et5B0cg04/s640/_DSC4695.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mondragone- interno di S. Anna de Aquis Vivis</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La struttura più specificamente
angioina nella nostra antica <span style="font-family: inherit;"><i><b><span style="color: red;">diocesi di Carinola</span></b> </i></span>è senza dubbio il cenobio di <b><i><span style="color: red;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">Sant’Anna
de Aquis Vivis</span>,</span></i></b> stupenda e solida chiesa oggi conosciuta come <i><b><span style="color: red;">S. Anna a Monte</span></b></i>,
edificata sul monte ai cui piedi si estende Mondragone. Su questo colle, verso il 1300, si erano
stabiliti degli eremiti che avevano edificato alcune celle per loro uso e una
piccola chiesa dedicata a S. Anna. Lì vivevano in povertà, elemosinando in
paese ciò di cui avevano bisogno per il loro sostentamento. Padrona di quelle
terre era la <span style="color: red;"><b>regina Sancia</b></span>, moglie di <b><span style="color: red;">re Roberto d’Angiò</span></b>, che le aveva avute in
dono dal marito nel 1308 con la promessa di non concederle mai in feudo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY-xpBfUpDxnfUnfjPtKuiAJrgoKO0J1Cq9bRjGXa0aXSXUnjmBuzFtD8dLiVQSCjt67AucvZKYrt1W1xPsPcZ58T2FFUx72O_QKyBstqE-Usra5v85x3a7rjw_yBQeVFUSK4RHXCVBRM3/s1600/Aquae+vivae.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY-xpBfUpDxnfUnfjPtKuiAJrgoKO0J1Cq9bRjGXa0aXSXUnjmBuzFtD8dLiVQSCjt67AucvZKYrt1W1xPsPcZ58T2FFUx72O_QKyBstqE-Usra5v85x3a7rjw_yBQeVFUSK4RHXCVBRM3/s640/Aquae+vivae.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le acque vive, la cui sorgente è sotto la torre colombaia</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Conoscendo la grande religiosità
della regina Sancia e la sua disponibilità ad aiutare i religiosi, il capo di
questa piccola comunità eremitica, <i><b><span style="color: red;">Benvenuto da Sarzana</span></b></i>, nel 1325 si rivolse a
Sancia per avere un po’ di terreno da coltivare per i bisogni della comunità. E
Sancia, dopo aver accertato le condizioni di effettiva povertà degli eremiti mediante
il suo vicario sessano <b><span style="color: red;">Roberto de Matricio</span></b>, concesse loro dodici moggia di
terreno sterile ed incolto, come scrive<b><span style="color: red;"> Erasmo Gattola</span></b> nella sua <i><b><span style="color: red;">Historia
Abbatia Casinensis</span></b></i>: <span style="color: red; font-style: italic; font-weight: bold;">Sulla cima di un amenissimo monte, in un luogo prossimo alla Rocca di
Mondragone, chiamato S. Anna dalle acque
vive, per le acque che vi sgorgano perenni, per concessione della regina Sancia
l’eremita sarzanese aveva costruito una chiesa dedicata a S. Anna e alcune celle per i confratelli</span><b style="font-style: italic;">.</b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Sant'Anna%20de%20aquis%20vivis.doc#_ftn1" title=""><b>[1]</b></a></span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Sant'Anna%20de%20aquis%20vivis.doc#_ftn1" style="font-style: italic; font-weight: bold;" title=""><!--[endif]--></a></span><b style="font-style: italic;"><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><i><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La donazione di Sancia permise agli
eremiti di ingrandire il loro eremo e di
coltivare quanto necessitavano per vivere, senza aver bisogno di andare
elemosinando ogni giorno. Diciassette anni dopo, alla morte di Benvenuto da
Sarzana, a Sant’Anna rimasero numerosi eremiti che avvertivano il bisogno di
darsi una regola e di costruire altre strutture per accogliere tutti coloro che venivano a condividere la loro esperienza eremitica. Il loro
possibile superiore, <b><span style="color: red;">fra' Giovanni da Trupparellis </span></b>di Sessa, donò il monastero al
<b><span style="color: red;">Sacro Speco di Subiaco </span></b>e gli eremiti si posero sotto la Regola benedettina. Questo gesto,
come dice la <b><span style="color: red;">Torriero</span></b>, potrebbe essere stato un desiderio più volte espresso
dal defunto Benvenuto o anche una decisione autonoma, fatto sta che gli eremiti
di S. Anna preferirono mettersi sotto la protezione e la sorveglianza del
lontano Sacro Speco piuttosto che del più vicino<b><span style="color: red;"> Monastero di Montecassino</span></b>. Non se ne conosce esattamente il motivo, forse per non mettersi in competizione col
vicino monastero di <b><span style="color: red;">S. Mauro all’Oliveto</span></b>, poco lontano da quello di S. Anna, e
garantirsi una maggior autonomia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La domanda per edificare nuove
strutture fu presentata al vescovo di Carinola <b><span style="color: red;">Bonagiunta di Perugia</span></b> nel 1342 da
due monaci inviati sul posto da Subiaco: <b><span style="color: red;">fra’ Pietro da Velletri</span></b>, che divenne poi il priore del nuovo monastero, e <b><span style="color: red;">fra’ Giacomo di Sicilia</span></b>. Il vescovo di
Carinola diede il permesso e rilasciò l’autorizzazione a costruire il nuovo
monastero in cambio di un censo annuo di un tareno d’oro e dieci di grana, più
la quarta parte dei beni immobili dei donatori, in occasione della loro morte:
<i><b><span style="color: red;">“Nel nome del Signore Dio Eterno. Amen. Nell’anno 1342, sotto il regno del
serenissimo nostro re Roberto…Noi, Bono per grazia di Dio e della sede
Apostolica Vescovo Calinense…viste le [richieste] di Frate Pietro da Velletri e di Frate Giacomo
di Sicilia Monaci di Subiaco da parte del vostro Abate
fra’ Bartolomeo di costruire il monastero nel luogo detto di S. Anna de
Aquaviva, sito nel territorio di Rocca Monte Dragone della nostra Diocesi
Calinense offerto al monastero Subiacense dal Fratel Giovanni de Trupparellis
di Sessa allora Eremita, ora invece vostro monaco, a condizione dell’assenso
diocesano… Diamo l’assenso a condizione che Frate Pietro, Priore, e i suoi successori a noi e ai nostri
successori della nostra Chiesa maggiore sopradetta, nella festa di tutti i
Santi del mese di Novembre secondo il diritto del Concilio del sinodo,
offrirete a titolo di censo un tareno d’oro e dieci di grana. La quarta parte
dei beni mobili ed immobili dei fedeli, da lasciare, in occasione della loro
morte, per la costruzione del vostro monastero, come avviene per tutte le
parrocchie di detta Rocca suddite della nostra diocesi…”</span></b></i>.</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Sant'Anna%20de%20aquis%20vivis.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: large;"><b>[2]</b></span></span><!--[endif]--></span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctfOje4GcjMRCtj6IpF6w1M3rvN-m95lgL3SDx5gZupLikM-m2ajpiYmlhJKc-GgxxwWrFMNs31vTAIo5qyb_ro0KTtngvqoDZE5ldI4hHLP_tZjogr7OYVFN9X5RoMhAsRTdtb3-agjc/s1600/S.Anna+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctfOje4GcjMRCtj6IpF6w1M3rvN-m95lgL3SDx5gZupLikM-m2ajpiYmlhJKc-GgxxwWrFMNs31vTAIo5qyb_ro0KTtngvqoDZE5ldI4hHLP_tZjogr7OYVFN9X5RoMhAsRTdtb3-agjc/s640/S.Anna+1.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mondragone - Ruderi del Monastero di S. Anna</td></tr>
</tbody></table>
</o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Al nuovo monastero cominciarono
ad affluire molte donazioni che ci permettono di seguirne la crescita. Le
donazioni erano principalmente fatte da privati cittadini che lasciavano offerte o
proprietà immobiliari in cambio di messe per i loro defunti o per la salvezza della
loro anima. Ma anche i reali angioini ebbero a cuore le sorti del monastero
mondragonese. La <b><span style="color: red;">regina Giovanna I</span></b> decretò che il Monastero di S. Anna de Aquis
Vivis avesse annualmente la somma di 12 once d’oro, che più tardi diventarono
14, somma confermata anche dal re <span style="color: red; font-weight: bold;">Carlo III d’Angiò-Durazzo</span><span style="color: red;">,</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="color: red;">successore di Giovanna I</span><span style="color: red;">,</span> e da <b><span style="color: red;">Giovanna II</span></b> nel 1415, sulle rendite fiscali di <b><span style="color: red;">Fondi</span></b> e quelle della <span style="color: red;"><b>Dogana di Gaeta</b></span>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1386 la regina<b><span style="color: red;"> Margherita di
Durazzo</span></b>, moglie di Carlo III d’Angiò, concesse ai monaci di S. Anna de
Aquis Vivis la costruzione di un mulino per loro uso e per la gente del luogo che però ne doveva pagare l’uso, dando ai monaci la possibilità di avere delle
entrate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 431.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I monaci di S.
Anna rimasero sotto la giurisdizione del monastero benedettino di Subiaco fino al 1467, anno in cui il cardinale <b><span style="color: red;">Giovanni de Torquemada</span></b>, commendatario del monastero, nella
sua azione di riorganizzazione, staccò S. Anna da Subiaco e l’affidò a
Montecassino. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Da quel momento, per il
monastero di S. Anna cominciò un lento regresso. Tra abbandoni e ritorni,
restauri e ristrutturazioni, si arrivò fino ai primi del 1700, quando gli abati<span style="color: red;"><b>
Gregorio Galisio</b></span> (1704-1717) e <b><span style="color: red;">Nicola da
Salerno</span></b> (1717-1722) giocarono l’ultima carta per salvare il monastero dall’abbandono
e lo arricchirono di nuove decorazioni, ma ormai l’interesse dei fedeli era rivolto altrove, verso le chiese della pianura più vicine e comode da
raggiungere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A quel che ci riferisce <b><span style="color: red;">Luca
Menna</span></b> nel suo libro <i><b><span style="color: red;">Saggio Istorico della Città di Carinola</span></b></i>, pubblicato nel 1848, l’intera collina fu comprata dal ricco signorotto <span style="color: red;"><b>don Alfonso Gambati</b></span> che ne fece edificare nuove strutture e ne fece piantare vigneti. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il monastero di S. Anna è rimasto
in mano ai privati fino agli anni '80 del secolo scorso, poi fu donato alla <b><span style="color: red;">Diocesi di Sessa Aurunca
</span></b>che ne ha curato il restauro.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<o:p>cdl</o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDae2e4HMI2EmafqFWxrt3KUPNvjy4KYgbQTAkESWO4fEkyBohAe60E9PwK967XztQ-yo1sO4KpknWyxKedFoxnhYZV3jeCNsK36XUdY1T1Qr7RyK6gnuGeCtt3Z5acpH6I7-IgaHtQwQl/s1600/S.Anna+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDae2e4HMI2EmafqFWxrt3KUPNvjy4KYgbQTAkESWO4fEkyBohAe60E9PwK967XztQ-yo1sO4KpknWyxKedFoxnhYZV3jeCNsK36XUdY1T1Qr7RyK6gnuGeCtt3Z5acpH6I7-IgaHtQwQl/s640/S.Anna+2.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Golfo di Gaeta visto da S. Anna de Aquis Vivis</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Testi consultati</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">AA: Terra di Lavoro – Napoli, 2003<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="font-size: 11.0pt;">Amato Brodella: Il monastero di S. Anna
– Sessa Aurunca, 2002<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="font-size: 11.0pt;">Corrado Valente: Mondragone Sacra –
Marina di Minnturno, 2005<o:p></o:p></span></b></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">Erasmo Gattola: Ad Historiam Abbatiae
Cassinensis accessiones – Venezia, 1733<o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">Giuseppina Torriero; L’ Architettura
Religiosa, in G. Cuadagno (a cura di): Storia economica ed archittettura
nell’Ager Falernus – Minturno, 1987<o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">Il monastero di Sant’Anna de Aquis Vivis
in Terra Laboris vol. 18 . Minturno, 2014<o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">L. Menna: Saggio Istorico della città di
Carinola, a cura di A. Marini Ceraldi - Scauri, 1980<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;">Mario Pagano: Il Patrimonio disperso in Rivista Pompeiana II – Roma, 1988</span></div>
<h1 style="background: white; line-height: 15.7pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #333333; font-size: 11.0pt;">Paul Guillaume: Description historique
et artistique du Mont - Cassino, 1874<o:p></o:p></span></h1>
<h3 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 18.0pt 180.0pt;">
<span style="font-size: 11pt;">Tommaso
Leccisotti: Montecassino: I regesti dell’archivio: Aula II,capsule XXVIII-XLI.
1972 </span><span style="font-size: 11pt;"><a href="https://books.google.com/books?id=uVEtAAAAMAAJ&q=s.+anna+de+aquis+vivis&dq=s.+anna+de+aquis+vivis&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiXud_W57rLAhXFcRQKHazODUgQ6AEIPzAG"></a> <o:p></o:p></span></h3>
<h3 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: 180.0pt;">
<span style="color: #222222; font-size: 10.0pt;"> </span></h3>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Sant'Anna%20de%20aquis%20vivis.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> In amoenissimi montis
vertice prope Roccam Mondragonis loco,
ob scaturientes perennes aquas dicto S.Anna de aquis vivis, concessione Sanciae
Reginae construxerat heremita Sarzanensis ecclesiam S. Annae sacram, quaedamque
cubicula pro sociis.</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/standard/Desktop/Sant'Anna%20de%20aquis%20vivis.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></a> Corrado Valente:
Mondragone Sacra, ppgg 48-49</div>
</div>
</div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-44767761584779278902015-12-26T00:34:00.000-08:002016-04-15T10:11:30.889-07:00San Maurizio nell’Annunziata di Carinola: un dilemma storico<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI6yF-jQgcNzuN_Dij8e6E5mLo3vMm21_aMGpGma9Jr0kmJ0bRZHdctsVgHna5J8boq6kEdrOrQ2Zh-9jpUqgZCiJnG_pSAGgiuIHeaQaR_-GN4moGO3CmX-X2W3WL1NwBZwgAPqlr2eIm/s1600/Copia+di+San+Maurizio.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI6yF-jQgcNzuN_Dij8e6E5mLo3vMm21_aMGpGma9Jr0kmJ0bRZHdctsVgHna5J8boq6kEdrOrQ2Zh-9jpUqgZCiJnG_pSAGgiuIHeaQaR_-GN4moGO3CmX-X2W3WL1NwBZwgAPqlr2eIm/s640/Copia+di+San+Maurizio.JPG" width="324" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A.G.P. di Carinola - San Maurizio</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><b><span style="color: red; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">C</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;">ome si sa, gli affreschi sono testimonianze storiche molto importanti per gli studiosi; in essi è possibile trovare una quantità rilevante di informazioni che aiutano a ricostruire determinati periodi storici. Questo vale anche per l’<span style="color: red;">Annunziata</span> di Carinola dove gli affreschi, a saperli leggere, danno moltissime informazioni. Un affresco in particolare suscita, in chi lo guarda, curiosità e, in chi lo studia, una buona dose di perplessità che fa nascere tante domande. </span></b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>Si tratta di un affresco raffigurante un soldato con la spada sguainata verso l’alto e due teste umane nella mano sinistra.</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>La mia sensazione, la prima volta che vidi l’affresco, fu proprio di perplessità: non riuscivo a capire chi potesse essere quel personaggio strano, con due teste in mano. Un santo sicuramente, ma chi? Avendo la spada tra le mani ne dedussi che poteva essere un santo soldato. Fu il prof. Silvio Ricciardone, che mi accompagnava, a dare l’input, dicendo che forse poteva essere<span style="color: red;"> San Maurizio</span>, ma era una rappresentazione del santo fuori dai canoni iconografici comunemente usati.</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>Due furono le domande che mi assillarono per un bel po’ di tempo:</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>1) Che ci faceva San Maurizio a Carinola? Non è infatti un santo venerato dalle nostre parti, ma nelle aree di lingua francese, dove subì il martirio o anche in alcune zone del nord Italia.</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>2) Chi erano i due personaggi le cui teste teneva nella mano sinistra?</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><i><b>Tranne le due teste mozzate che possono rappresentare <span style="color: red;">Essuperio</span> e <span style="color: red;">Candido</span>, ufficiali della <span style="color: red;">Legione Tebea</span> decapitati con Maurizio, qualsiasi illazione poteva essere sbagliata. L’unico modo per venire a conoscenza delle cose era una seria ricerca documentaria. E così spulciando testi su testi, antichi e più moderni, navigando nei siti degli archivi di stato, qualcosa ho trovato. </b></i></span><b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma quello che mi ha permesso di
poter fare una ricostruzione storica abbastanza corretta è senza dubbio la
ricca documentazione che sono riuscita ad avere dall’<span style="color: red;">Archivio di Stato di
Torino.</span></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"> ******</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dalle Rationes Decimarun degli
anni 1308-1310 sappiamo che a Carinola esisteva un lebbrosario intitolato a<b><span style="color: red;"> S.
Maria Mater Domini</span><span style="color: red;">,</span></b> che esso dava una rendita di 20 oncia d’oro e ne pagava
due di decime. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il lebbrosario fu forse istituito dai sovrani svevi e affidato
ai frati dell’<b><span style="color: red;">Ordine Militare Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme</span></b>, il cui
<span style="color: red;"><b>Priorato</b></span> generale italiano si trovava nella <b><span style="color: red;">Casa dei Lebbrosi e
Ospedale</span></b> di <b><span style="color: red;">Capua</span></b>. Ai frati ospedalieri i reali francesi concessero protezione e cospicue
donazioni, mentre i pontefici romani concessero loro molti privilegi, soprattutto nel XIII
secolo, per cui l’ordine divenne molto
ricco. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tra i più importanti privilegi ricordiamo quelli concessi da <b><span style="color: red;">Papa
Gregorio IX (</span></b>1227-1241) che, con la Bolla del 4 Agosto 1227, esentò i beni
dell’ordine da ogni tassa e con un’altra Bolla del 26 Novembre dello stesso
anno concesse 20 giorni di indulgenza a chiunque facesse elemosina all’ordine.
<b><span style="color: red;">Papa Alessandro IV</span></b> (1254-1261), oltre a confermare i privilegi dei pontefici
suoi predecessori, confermò ai Cavalieri di San Lazzaro la <b><span style="color: red;">Regola di
Sant’Agostino</span></b> che gli stessi già seguivano spontaneamente.</span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span style="color: red;">Papa Clemente IV</span></b>
(1265-1268) concesse diversi privilegi tramite tre Bolle Pontificie, due del
1265 e una 1266. Egli stabilì che:</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<ol>
<li><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">I Cavalieri di San Lazzaro venissero sepolti
gratuitamente</span></li>
<li><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nei cimiteri dell’Ordine potevano essere
sepolti tutti, eccetto usurai e scomunicati.</span></li>
<li><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">I Cavalieri di San Lazzaro avessero la facoltà
di raccogliere, una volta all’anno, la colletta in tutte le Chiese, senza
che i parroci potessero impedirlo.</span></li>
<li><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">I beni, gli alimenti e gli animali dei
Cavalieri fossero esenti dalle decime.</span></li>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Inoltre, la Bolla Pontificia di
</span><b style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: red;">Papa Bonifacio VIII </span></b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">del 22 Novembre 1297, stabilì che i Cavalieri che versavano
all’Ordine un’elemosina di 200 marchi d’argento erano esonerati dai voti,
tranne l’obbligo di recarsi a Gerusalemme. </span></span></li>
</ol>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tra i tanti privilegi, i papi
concessero che le proprietà appartenute ai lebbrosi, dentro e fuori gli
ospedali, a morte di questi passassero agli stessi ospedali che li avevano
ospitati. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il 20 Aprile del 1311, re<b><span style="color: red;"> Roberto d’Angiò</span></b> inviò una lettera a tutti
gli ufficiali del Regno di Napoli avvisandoli che i frati dell’Ordine
ospedaliero di San Lazzaro avevano l’autorità, concessa loro dai pontefici, di
costringere le persone infette dalla lebbra a isolarsi negli ospedali, prendendole anche con la forza, per allontanarle dalle
persone sane. E poiché molti infetti si rifiutavano di andare negli ospedali
per non far perdere alla famiglia i loro beni alla loro morte, re Roberto ordinò ai suoi
ufficiali di prestare ogni possibile aiuto ai frati affinché questi potessero adempiere al loro dovere. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nei secoli seguenti, per recuperare i beni dei lebbrosi morti, spesso si usavano maniere poco ortodosse
per cui i frati di San Lazzaro persero molta stima tra il popolo. A
questa perdita di stima va aggiunta anche la difficile situazione del Priorato di Capua, in cui
molti baroni e signorotti, attratti dalle ricchezze dell’Ordine, si
contendevano il titolo di Maestro e precettore della Milizia di San Lazzaro, senza esserne cavalieri. Nonostante la protezione di re e pontefici, l' Ordine italiano perse la sua antica dignità e non riceveva più molte donazioni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">I Papi del XV e XVI secolo
cercarono di far sì che l’Ordine recuperasse l’antico splendore. <b><span style="color: red;">Papa Pio IV</span></b>
nominò Gran Maestro dell’Ordine suo nipote <b><span style="color: red;">Giannotto</span></b> <b><span style="color: red;">Castiglioni </span></b>con la
speranza che riuscisse a risollevare le sorti dell’Ordine, ma il Castiglioni si
rese ben presto conto, per una serie di situazioni economiche, che l’Ordine non
era in grado di reggersi autonomamente e nel 1571 si dimise in favore del <span style="color: red; font-weight: bold;">Duca
Emanuele Filiberto di Savoia</span><span style="color: red;">, </span><span style="color: red;">già Maestro dell'ordine mauriziano sabaudo.</span></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il Pontefice <b><span style="color: red;">Gregorio XIII</span></b> (1572-1585) prese la
palla al balzo e con Bolla del 13 Novembre 1572 decretò l’unione canonica
dell’Ordine di San Lazzaro con quello sabaudo di San Maurizio e Emanuele
Filiberto di Savoia fu confermato Gran Maestro dell’Ordine per sé e per i suoi
successori reali. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tutte le proprietà dell’ Ordine
di San Lazzaro furono unificate a quelle di San Maurizio e date in commenda ai
Cavalieri dell’Ordine stesso.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Non conosciamo ancora quali
furono i primi commendatari della commenda militare <b><span style="color: red;">S. Maria Mater Domini di
Carinola</span></b> del nuovo unificato Ordine dei SS Maurizio e Lazzaro; bisogna
arrivare al 1733 per avere notizie certe. In tale anno, la commenda di
Carinola fu affidata all’abate di Santena (Torino) <b><span style="color: red;">canonico Giovanni Amedeo
Benzo, dei conti di Santena </span></b>e cavaliere dell’Ordine, che la
detenne per 20 anni. In quel periodo la
commenda di Carinola produceva circa 60 scudi di reddito. Ma a causa della
lontananza, il conte non poteva
controllare le sue proprietà carinolesi e gli affittuari ne approfittarono
per usurparne le terre ed impossessarsene.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nel 1750, il cavaliere cosentino<b><span style="color: red;">
Gaetano Spadafora </span></b>fu informato dal Vescovo di Carinola, probabilmente mons. <b><span style="color: red;">Francesco del
Plato,</span></b> che alla commenda di
Carinola erano state usurpate parecchie terre, circa 13 moggia. Lo Spadafora
allora fece domanda al Gran Maestro generale per ottenere la commenda, impegnandosi nel recupero dei
terreni usurpati e passando al legittimo commendatario, l’abate Benzo, i 60 scudi
annui di rendita. La proposta fu accordata e lo Spadafora iniziò il recupero
dei terreni, venendo personalmente a Carinola e cercando negli archivi i
presunti affittuari dei terreni che si erano appropriati delle proprietà. Il
primo affittuario costretto a lasciare i terreni fu un Domenico
Pergameno, a cui seguirono tutti gli altri. Per il 1753, grazie allo
Spadafora, la commenda di Carinola
rientrò in possesso di tutti i terreni usurpati che erano i seguenti:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">1.Terra campestre detta <span style="color: red;"><b>Mater Domini</b></span> confinante ai due
lati con la strada pubblica, da un lato con i beni di Lucrezia Marchesa Di
Lorenzo, di moggia 15, passi 5, passatelli 112 e mezzo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">2.Due territori detti la<b><span style="color: red;"> Nocella</span></b> e <b><span style="color: red;">Alberone</span></b> in tutto di
moggia 5, passi 127, passatelli 127 e 8/3.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">3.Terra campestre detta alli <b><span style="color: red;">Crispi </span></b>di moggia 55, passi
128, passatelli 123.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">4.Due territori detti a <b><span style="color: red;">Capotignano</span></b> e e l’<span style="color: red;"><b>Arboscello</b></span> di
moggia 4, passi 6, passatelli 13.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">5.Terra campestre detta <b><span style="color: red;">Viallunghi</span></b> di moggia 5, passi
120, passatelli 3 e mezzo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">6.Terra con cerque e castagne detta <b><span style="color: red;">Viallunghi</span></b> di moggia
6, passi 15, passatelli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-list: l1 level1 lfo2; tab-stops: list 18.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">7.Terra campestre detta la <b><span style="color: red;">Starza,</span></b> confinante con il lago
di Carinola, di moggia 127, passi 4, passatelli 127.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaGfop0mZWKvmV6o8D3R2iVT2rs3B-mI3jpZU5Rn6yhV4ooRbRLnqnOkxtLd4EKL4yTbvUFHJqY0z8iec8nItRxiEun3PaI2bzL5OzivZGIXS5lIpPsiuB70m04fr5H5uFCQ99FtXDSEFS/s1600/Terreni+Commenda+Carinola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaGfop0mZWKvmV6o8D3R2iVT2rs3B-mI3jpZU5Rn6yhV4ooRbRLnqnOkxtLd4EKL4yTbvUFHJqY0z8iec8nItRxiEun3PaI2bzL5OzivZGIXS5lIpPsiuB70m04fr5H5uFCQ99FtXDSEFS/s640/Terreni+Commenda+Carinola.jpg" width="444" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nel frattempo che lo Spadafora
recuperava tutti i terreni, morì il legittimo commendatario, il canonico Benzo,
e lo Spadafora poté diventare legittimo commendatario della commenda di Carinola. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Essendo egli nativo del Regno di Sicilia, anche se residente a Roma, non ebbe
difficoltà ad ottenere dal re di Napoli l’<b><span style="color: red;">exequatur</span></b>, ossia il beneplacito reale
per prendere possesso dei beni siti nel Regno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nel 1753 il cavalier Spadafora
prese possesso della commenda militare di Carinola facendo l’atto di prassi
dovuto: camminando su ciascun terreno
insieme a due testimoni, estirpando qualche erbaccia e se nessuno dei lavoranti
aveva nulla da dire, egli veniva riconosciuto ufficialmente come legittimo
proprietario del terreno. A questo simbolico atto di possesso doveva seguire la
registrazione della collazione alla <b><span style="color: red;">Real Camera di S. Chiara </span></b>e di tutti i
nominativi dei lavoranti delle terre, specificando le prestazioni dovute.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Grazie al recupero dei terreni e ai miglioramenti che operò lo Spadafora, la commenda militare di Carinola raggiunse la rendita di 300 scudi annui.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Lo Spadafora detenne la commenda
fino al 1780, anno della sua morte, che poi passò al piemontese cavalier<b><span style="color: red;">
Ortensio Ceva Bussi</span></b>, marchese. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il cavalier Bussi ebbe invece dei
grossi problemi ad entrare in possesso della commenda. Prima perché non era
originario o residente nel Regno di Napoli e Sicilia, e poi per via di alcune infelici
espressioni usate nella Bolla di conferimento della commenda, che diedero molto fastidio ai
reali di Napoli. Il Bussi dovette ricorrere prima alla <b><span style="color: red;">Real Camera di Santa
Chiara</span></b> e poi, in appello, alla <b><span style="color: red;">Gran Corte della Vicaria</span><span style="color: red;">.</span></b> Solo nel 1783, dopo 3 lunghi
anni di beghe legali, riuscì ad entrare in possesso della commenda militare di
Carinola.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Fin qui le informazioni, poi si
perdono le tracce della commenda di Carinola, ma le ricerche sono chiaramente
ancora aperte.</span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;">c.d.l.</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Alcuni testi consultati</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Amato Brodella: Storia della Diocesi di Carinola – Marina di
Minturno, 2005</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Archivio di Stato di Torino – Documenti relativi alla
Commenda militare di Carinola, S. Maria Mater Domini, anni 1753 e 1783 - mazzo 3 e mazzo 5. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Cadetti delle truppe pontificie: Atti del martirio di S.
Maurizio e compagni – Ravenna, 1845</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Giovanni Maria Chiericato: Le spighe raccolte – Venezia,
1716</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La civiltà Cattolica: Un superstite della legione Tebea –
Vol. 9; vol. 15; Roma, 1894</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sianda Giovanni: Breviario Istorico – Lugano, 1765</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="text-align: center;">Trevor</span><span style="text-align: center;"> </span><span style="text-align: center;">Ravencroft: La
lancia del destino – Roma 1972</span><span style="text-align: right;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-56552943883373813032015-12-13T00:52:00.000-08:002016-08-11T00:01:15.756-07:00Annunziata di Carinola: la memoria ritrovata<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-8LVEW96In4mhLv6pWBKLlBjM0SlGRF5yw0ySH8f6iyTj3w1T-XTvdyh8OXleeFEQll8O4IwGpwRYlZbJlatOd0UP8FJItZe8C45dBYSiDf7XRslO4ce5YugCyk9egJ1Bh7R8KtvGN88w/s1600/DSC_1358.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-8LVEW96In4mhLv6pWBKLlBjM0SlGRF5yw0ySH8f6iyTj3w1T-XTvdyh8OXleeFEQll8O4IwGpwRYlZbJlatOd0UP8FJItZe8C45dBYSiDf7XRslO4ce5YugCyk9egJ1Bh7R8KtvGN88w/s640/DSC_1358.JPG" width="635" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ave Gratia Plena di Carinola - monaco francescano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="background-color: white; font-family: ABeeZee; line-height: 18px; margin-bottom: 20px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">E’ quella per la </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Chiesa dell’Annunziata di
Carinola</span></strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;"> </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">che era andata perduta per colpa dell’incuria. Una Chiesa
poco conosciuta di cui molti ignorano addirittura l’esistenza, poco studiata
anche dagli esperti. Eppure una Chiesa bellissima, importante per la storia
dell’arte, suggestiva ed affascinante per l’intreccio tra fede e
storia che la caratterizza.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Premettiamo che la breve
ricostruzione storica che segue, è frutto di nostre personali ricerche, di
acquisizioni di evidenze dalle principali fonti aragonesi e francescane nonché
di logiche deduzioni storiche perché la conoscenza dei beni artistici non
può prescindere da esse.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Mettiamo subito un
punto fermo sulla fondazione della Chiesa che è certa. Essa fu fatta costruire
dalla dinastia Angioina fra il 1315 e il 1340 per volere della regina </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Sancia di Maiorca</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> e del re </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Roberto I d’Angiò</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> detto <em>il Saggio</em>.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Sancia di Maiorca è
fondamentale per la bella Chiesa dell’Annunziata di Carinola come bella è la
sua storia personale. Sancia era stata formata dai francescani, era fortemente
devota a S. Francesco e a S. Chiara, aveva una sola aspirazione, quella
di entrare in convento nell’ordine delle Clarisse. Non le fu possibile,
dovette infatti anche su pressioni del Papa, sposare nel 1304 il re Roberto
I d’Angio’ e adattarsi a fare la regina di Napoli. Sancia non diede alcun
erede a Roberto d’Angio’ probabilmente per un voto di castità che aveva fatto
prima di sposarlo. La devozione a S. Francesco e a S. Chiara era
tale per cui Sancia convinse il re Roberto a realizzare tante
chiese e tanti monasteri da affidare ai Frati Minori e alla Clarisse. A Napoli,
fra i tanti edifici di culto, diedero vita al famoso monastero di S. Chiara.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Sancia e Roberto d’
Angio’ erano persuasi che la fede senza le opere concrete servisse a
poco, per cui a fianco delle chiese, facevano costruire strutture con finalità
sociali che potevano essere un brefotrofio come avvenne per l’Annunziata
di Napoli o molto spesso un ospedale. In tale contesto storico, furono
quindi edificate nella prima metà del trecento in tutto il Regno di
Napoli per volontà di Sancia e Roberto molte Chiese dell’Annunziata
o dell’</span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Ave Gratia Plena</span></strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Nel mese di giugno del
1313 Roberto d’Angiò fa delle donazioni alla pia moglie Sancia tra cui anche il
nostro territorio.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">A Carinola Sancia
resta affascinata dal </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Convento di S. Francesco di Casanova</span></strong><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> </span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">per cui vuole che la
erigenda Chiesa dell’Annunziata sia quanto più possibile simile a quella del
Convento di Casanova e questo spiega perché le due Chiese sono molto simili stilisticamente
ed architettonicamente. La Chiesa dell’Annunziata di Carinola nasce dunque come
una chiesa francescana, perché devoti all’ordine francescano erano i suoi
committenti.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Rispetto ad altre chiese
dell’Ave Gratia Plena che in quel periodo vengono erette nel Regno, quella di
Carinola, assume la dimensione di una vera e propria cittadella monastica
che ingloba il vicino ospizio- convento della Maddalena dov’erano
destinate le giovani donne che avevano avuto dei problemi molte delle quali poi
si ravvedevano e prendevano i voti. Poco distante, separate dal ruscello, </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">la Chiesa e l’Ospedale</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">, di cui rimangono
solo le antiche mura diroccate, e l’ingresso posto alla base del
campanile, dov’è ancora visibile l’affresco, che secondo </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Luca Menna </span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> ritrarrebbe </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">San Bernardino da Siena</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> che assieme
a </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">San Giacomo della Marca</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> si ferma più volte qui a Carinola nella
Chiesa dell’ Annunziata nel periodo in cui entrambi fondarono il </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Santuario della Madonna
dei Lattani a Roccamonfina</span></strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">.</span><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> </span></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">La presenza di questi
due Santi Francescani conferma la natura spirituale prettamente francescana
della Chiesa attestata anche dal<em>“cingolo
francescano”</em> dipinto al fianco dei vari soggetti degli
affreschi in particolare nella Madonne con Bambino.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">La presenza poi
dell’Ospedale spiega anche la nascita della nostra </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Confraternita</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">, che è tra le più
antiche della Diocesi in quanto costituita tra la fine del 1300 inizio 1400 con
la finalità di prestare, in uno spirito di cristiana carità, assistenza
agli ammalati.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">La Chiesa
dell’Annunziata di Carinola assume rilievo nella storia dell’arte, perché era
stata fatta completamente affrescare lungo tutte le pareti e nelle 4 cappelle
laterali chiuse. Gli Angioini privilegiavano l’elemento pittorico rispetto a
quello architettonico per cui fecero confluire a Napoli i migliori pittori
dell’epoca, fra i quali </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Pietro Cavallini</span></strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">,<strong>Simone Martini</strong></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> e
soprattutto </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Giotto</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> che crearono delle botteghe e fecero scuola. E la
bellezza dei frammenti e degli affreschi ancora esistenti nell’Annunziata di
Carinola, dimostra che a Carinola operarono le migliori maestranze pittoriche
dell’epoca.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Siamo convinti che
al di là del significato delle iscrizioni e delle epigrafi che rimandano
al mistero dell’Annunciazione, in due degli affreschi ancora esistenti
celati nella parte concava della cappella della Annunciazione, siano
probabilmente raffigurati proprio i committenti della Chiesa vale a dire Sancia
di Maiorca e Roberto I d’Angiò. Dopo la morte di Roberto d’Angiò Sancia
di Maiorca prende i voti e con il nome di <em>Suor Chiara della Croce</em> entra nel Convento della
Clarisse di S. Croce a Napoli dove muore. Sarà successivamente tumulata nel
famoso monastero di S. Chiara.Nella nostra ricostruzione storica della Chiesa,
dobbiamo ora fare un passo in avanti di un secolo. Dopo gli Angioini
arrivano gli </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Aragonesi</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> e con essi Carinola, nella seconda metà
del 1400 conosce il suo massimo splendore e la sua massima importanza compresa
la nostra Chiesa dell’Annunziata teatro di un evento straordinario. A
Carinola </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Alfonso I il Magnanimo</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> fa costruire il palazzo per la sua amata
figlia </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Eleonora d’Aragona</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> che il 3 maggio del 1444 sposa </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Marino Marzano</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">. A Carinola il re
Alfonso passa quindi molto del suo tempo per l’affetto che nutriva per la
figlia. Ad Alfonso il Magnanimo nella guida del Regno subentra il figlio </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Ferrante d’Aragona</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">. Ferrante è legato da
un rapporto di odio amore per la sorellastra Eleonora, deve tenere a bada il
cognato Marino Marzano che congiura contro di lui, deve rapportarsi con il suo
segretario tesoriere </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Antonello Petrucci </span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">per cui pure Ferrante è
spesso a Carinola nel Castello di cui purtroppo oggi rimangono solo
i resti. E a Carinola Ferrante d’Aragona si trova appunto
verso la metà del mese di novembre del 1475. Nel corso di una battuta di caccia
contrae un’infezione che gli procura una febbre violenta che nel giro di pochi
giorni lo debilita progressivamente. A nulla valgono le erbe medicamentose del
suo medico personale. La situazione si aggrava giorno dopo giorno. Il re
Ferrante d’ Aragona, l’uomo più potente del Regno e forse d’ Italia versa in
fin di vita qui a Carinola nel suo castello. Vengono allertati tutti i
dignitari di Corte e l’erede al trono Alfonso I che si precipitano qui a
Carinola. La situazione è talmente grave che si decide di chiamare San Giacomo
della Marca che in carrozzella da Napoli viene portato a Carinola dove
alcuni anni prima era già stato con San Bernardino. Il re Ferrante è
morente nel Castello di Carinola e i dignitari di Corte implorano San Giacomo
della Marca di ottenerne la guarigione.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">San Giacomo della
Marca <em>«come arriva in città i passi
subito porta al tempio vicino ed innalza le sue preghiere in favore del
re».</em></span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">E’ proprio questo ultimo
passaggio che, in base alle nostre ricerche, ci consente oggi di chiarire il
miracolo storico compiuto qui a Carinola da San Giacomo della Marca<em>. </em>Egli dunque si porta tempestivo
nel “tempio vicino” al Palazzo del re e poiché il palazzo del Re dove si
trovava tutta la Corte non può che essere il Castello di Carinola, ne
consegue che il tempio vicino non può che essere la nostra Chiesa
della Annunziata dove San Giacomo della Marca con San Bernardino aveva del
resto più volte sostato e pregato.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">E’ dunque nella Chiesa
dell’ Annunziata come attestato da Giovanni Battista Petrucci, che San Giacomo
della Marca verso la fine del mese di novembre del 1475 inizia a
pregare per salvare il re Ferrante.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">La situazione di
Ferrante volge inesorabilmente al peggio, il re è quasi morto, i dignitari di
Corte ritornano da San Giacomo della Marca immerso nelle sue preghiere e
con le lacrime al volto lo supplicano di strappare Ferrante d’Aragona alla
morte. San Giacomo della Marca sorride ed esorta ad avere
fede, consegna ai dignitari di Corte il suo rosario di “pietruzze”
invitandoli ad appoggiarlo sul corpo del re Ferrante. Detto fatto e a
questo punto Ferrante d’Aragona si alza improvvisamente e chiede di
mangiare. </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">Il miracolo è compiuto</span></strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;"> e tutte le campane di Carinola suonano a
festa in segno di giubilo per l’ottenuta salvezza del re Ferrante d’
Aragona. Subito dopo San Giacomo ha un colloquio nel Castello di Carinola
con il re Ferrante nel corso del quale, conoscendo il suo animo bellicoso, lo
esorta alla pace.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Dopo alcuni giorni,
verso la metà del mese di dicembre del 1475 rimesso e rinfrancato
Ferrante lascia Carinola per tornare a Napoli. Il periodo degli eventi
descritti – novembre metà dicembre – lascia ipotizzare che San Giacomo
della Marca abbia ottenuto il miracolo nella nostra Chiesa dell’Annunziata
proprio nel periodo in cui alcuni secoli dopo verrà istituita la S. Novena alla
Immacolata.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">A distanza di un anno
dal suo miracolo, il 28 novembre del 1476 S. Giacomo della Marca morirà a
Napoli.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Ferrante avendo già
dimenticato l’esortazione alla pace di San Giacomo affila invece le sue armi e
si appresta a massacrare i suoi baroni coinvolti nella famosa “congiura dei
baroni” tra i quali Antonello Petrucci e i suoi figli, tranne Giovanni Battista
Petrucci che è un religioso devoto di San Giacomo e grazie al quale abbiamo
potuto ricostruire il miracolo di cui abbiamo parlato.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">La Chiesa
dell’Annunziata pur perdendo nel corso dei secoli Università e l’Ospedale,
conserverà una potestà laica fino ai giorni nostri ed il Rettore con ben 6
sacerdoti che si alternano nelle messe quotidiane fino alla prima metà del
secolo scorso. Uno degli ultimi Rettori è stato un bravo sacerdote di Falciano
del Massico </span><strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">don Michele Santoro</span></strong><span style="color: red; font-family: "arial"; font-size: 18.0pt;">,<span class="apple-converted-space"> </span></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">morto nel 1935 all’età
di soli 25 anni lasciando un ricordo indelebile nella memoria dei nostri nonni.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 18pt;">Questa per il
momento la ricostruzione storica di questa straordinaria Chiesa dove da
secoli i Carinolesi onorano la loro Regina Celeste, l’Immacolata
Concezione, con una Novena impregnata di misticismo, la Messa dell’aurora
dell’8 dicembre seguita dalla processione della bellissima statua dell’Immacolata,
sicuramente fatta costruire nei secoli scorsi dai migliori artigiani di Napoli,
adornata dell’“oro della Madonna” vale a dire dei preziosi <em>ex voto</em> offerti alla Madonna nel
corso dei secoli per le tante grazie ricevute che da quest’ anno sarà possibile
rivedere.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt;">
<strong><span style="font-family: "abeezee"; font-size: 13.5pt;">Antonio Corribolo</span></strong><span style="font-family: "abeezee"; font-size: 13.5pt;">, <em>Vice Priore Confraternita dell’Immacolata</em><o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt;">
<br /></div>
<div style="background: white; margin-bottom: 13.1pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 11.8pt;">
</div>
<div style="background-color: white; line-height: 18px; margin-bottom: 20px; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-63365131582044022542015-09-20T00:03:00.001-07:002015-10-01T00:15:56.107-07:00I reali Roberto d’Angiò e Sancha di Majorca.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0svOnCGKLziXm82qVf0wQgGOxheeSX_nfVoPF1WBYuWFHKeGkeZQDju9bHPJBU6IdDQlTsGzmscEQIMPw9javzWUSNp8y6teQ9NwHpM6mr7ez5z7ozQFtXdQ77q1PWksx9gy_8zWK4Iii/s1600/Roberto+e+Sancia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0svOnCGKLziXm82qVf0wQgGOxheeSX_nfVoPF1WBYuWFHKeGkeZQDju9bHPJBU6IdDQlTsGzmscEQIMPw9javzWUSNp8y6teQ9NwHpM6mr7ez5z7ozQFtXdQ77q1PWksx9gy_8zWK4Iii/s640/Roberto+e+Sancia.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Roberto d'Angiò e Sancia di Majorca- miniatura dalla Bibbia Angioina 1340 ca. - Leuven, Belgio, Biblioteca Universitaria</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tra i sovrani angioini che hanno
fatto grande il Regno e la città di Napoli il posto d’onore va
sicuramente a <span style="color: red;"><b>Roberto D’Angiò</b></span> e sua moglie<span style="color: red;"> <b>Sancha di Maiorca</b>, </span>che hanno lasciato
stupende testimonianze architettoniche e spirituali.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Roberto d’Angiò fu il terzo
sovrano angioino di Napoli, dopo suo nonno <span style="color: red;"><b>Carlo I</b></span> e suo padre <span style="color: red;"><b>Carlo II</b></span>. In
realtà il trono non spettava a lui, figlio quartogenito e terzogenito maschio
di Carlo II e Maria d’Ungheria, ma a suo fratello primogenito <span style="color: red;"><b>Carlo Martello</b></span>,
che però morì nel 1295. Alla morte di
Carlo Martello il trono spettava al secondogenito <b><span style="color: red;">Ludovico</span></b>, il quale rinunciò
ai suoi diritti al trono, preferendo farsi frate minore. In seguito a queste
morti e rinunce, il trono sarebbe dovuto toccare a <b><span style="color: red;">Carlo Roberto</span></b>, figlio
primogenito di Carlo Martello il quale, però, nel 1310, divenne re d’Ungheria e
lasciò Napoli per prendere possesso del suo regno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Roberto aveva vent’anni e il
titolo di duca di Calabria quando nel 1297, per ragion di Stato, sposò <span style="color: red;"><b>Violante
o Jolanda d’Aragona</b></span>, figlia di <span style="color: red;"><b>Pietro III d’Aragona</b></span> e di <span style="color: red;"><b>Costanza Hohestaufen</b></span>,
a sua volta figlia di quel <b><span style="color: red;">Manfredi </span></b>che suo nonno aveva sconfitto a Benevento nel 1266. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Roberto e Violante ebbero due
figli: <b><span style="color: red;">Carlo e Luigi</span></b>. </span><br />
<span style="font-size: large;">Lo scopo di questo matrimonio era chiaramente quello di
favorire un’interruzione delle ostilità tra le due casate sulla rivendicazione
della Sicilia ma, nel 1303, poco dopo la
pace di <span style="color: red;"><b>Caltabellotta</b></span> firmata il 31 agosto del 1302, Violante morì di malaria
mentre era al seguito del marito al comando delle truppe angioine che avevano
invaso la Sicilia. Con la pace di Caltabellotta a conclusione della <b><span style="color: red;">Guerra del
Vespro</span></b>, gli Angioini persero definitivamente la Sicilia e il Regno fu diviso in
due unità: <b><span style="color: red;">Regno di Sicilia al di qua del faro</span></b> (Regno di Napoli) in mano agli Angioini, e <span style="color: red;"><b>Regno di
Sicilia al di là del faro (</b></span>Regno di Trinacria) in mano agli Aragonesi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Alla morte di Violante, la ragion di Stato impose a
Roberto di sposarsi di nuovo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Continuando la politica di Carlo II d’Angiò, il
quale intendeva isolare i suoi nemici aragonesi di Sicilia, togliendo loro
l’appoggio degli aragonesi di Spagna, la
scelta cadde sulla giovane <span style="color: red;"><b>Sancha</b>,</span>
figlia di re <b><span style="color: red;">Giacomo II di Maiorca</span></b> e cugina di Violante. </span><br />
<span style="font-size: large;">Allo stesso tempo, <span style="color: red;"><b>Maria</b></span>,
sorella di Roberto, sposò <span style="color: red;"><b>Sancho d’Aragona</b></span>, fratello di Sancha, Con questo
doppio matrimonio tra fratelli, la casa angioina rafforzò i rapporti tra la corte angioina di Napoli e i sovrani
d’Aragona e di Maiorca, isolando ancora di più gli aragonesi di Sicilia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cresciuta ed educata nello stretto spirito francescano, Sancha
avrebbe preferito per sé una vita claustrale e non era molto contenta di questo
matrimonio. Tuttavia, per ubbidienza al padre, acconsentì a sposare Roberto,
anche perché il suo futuro marito era egli stesso un convinto sostenitore del movimento mendicante. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sancha aveva già incontrato Roberto
nell’autunno del 1295, nel Castello di Siurana de Prades, presso Barcellona,
dove egli era prigioniero degli aragonesi, insieme ai suoi fratelli Raimondo e
Ludovico, ma le nozze giunsero inaspettate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1305 Sancha e Roberto si
sposarono e nel 1309, ad <b><span style="color: red;">Avignone</span></b>, per mano del <span style="color: red; font-weight: bold;">papa Clemente V</span>, furono
incoronati <span style="color: red;"><b>Re e Regina di Sicilia e di Gerusalemme</b></span>. Dal loro matrimonio non
nacquero figli. Non se ne conosce il motivo: forse per una sterilità della
regina o forse per la scelta della stessa di mantenersi casta per lo Sposo
Celeste. Questa seconda ipotesi è la più accettata dagli storici. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Si conosce infatti che, su concessione
del papa Clemente V, già dal 1311 Sancha teneva con sé, nei suoi appartamenti,
due clarisse scelte dal ministro generale dell’ordine e questo fa capire quale
aspirazione serbasse in cuore una donna che si era votata totalmente alla spiritualità.
Inoltre, risultano abbastanza significative due lettere del <b><span style="color: red;">p</span></b></span><b style="color: red; font-size: x-large;">apa Giovanni XXII</b><span style="font-size: large;">,</span><span style="color: red; font-size: large;"> </span><span style="font-size: large;">indirizzate a Sancha, in cui il pontefice esorta la sovrana a tenere fede
ai suoi doveri coniugali. </span><br />
<span style="font-size: large;">Le due lettere, l’una del settembre del 1316 e
l’altra dell’aprile del 1317, hanno più o meno lo stesso contenuto, ma si
conosce integralmente solo la seconda. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">In questa lettera il papa si rivolge a
Sancha, sottolineandole come <span style="color: red;"><b><i>“il nemico del genere umano sovente inganni gli
incauti sottoforma di bene...”</i></b></span> e le dice ancora che, pur sapendo come ella
disprezzasse le cose mondane e nutrisse un desiderio enorme di unirsi all’Agnello immacolato, tuttavia non poteva offendere lo sposo terreno ai cui
voleri ella era soggetta. D’altra parte, avvenuta la consumazione del
matrimonio, un voto di castità va ritenuto inaccettabile senza il consenso del
marito. Il pontefice ricorda a Sancha il senso e il valore del matrimonio
cristiano: la moglie deve assistere ed aiutare spiritualmente e materialmente
il coniuge e deve generargli figli, evitandogli così di incorrere nel vizio
dell’incontinenza. Il pontefice conclude augurandosi che, vista la giovane età
di entrambi, essi possano conseguire grazie da Dio e prole.(1)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La missiva del papa è stata
considerata da molti studiosi come la risposta ad una richiesta di divorzio
avanzata da Sancha. Le motivazioni per una simile richiesta, ancora una volta,
sono state individuate o in una impossibilità fisica della sovrana a generare o
nella convinta adesione alla castità francescana o anche come la reazione ai
continui tradimenti di Roberto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nella stessa lettera, il pontefice esorta anche
Roberto ad abbandonare le cattive compagnie, ma il fatto che il pontefice
allusivamente ritenesse il libertinaggio di Roberto come conseguenza del
comportamento di Sancha, la dice lunga su quale poteva essere il comportamento
della regina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Se la moglie gli si negava, altre
donne gli si concedevano con piacere e Roberto, da buon re, sapeva cogliere l’occasione. Oltre ai due figli legittimi avuti dalla prima moglie Violante, ebbe almeno due figli naturali
dalle sue amanti: 1) la <span style="color: red;">Fiammetta </span>(Maria D’Aquino), di cui si innamorò il
<span style="color: red;">Boccaccio</span> nel 1336 in San Lorenzo a Napoli, avuta nel 1314 probabilmente da
<span style="color: red;">Sibilletta di Sabran</span>, moglie di <span style="color: red;">Tommaso d’Aquino</span>, conte di Acerra; 2) <span style="color: red;">Carlo
d’Artus</span>, conte di Santagata, morto nel 1370, avuto da <span style="color: red;">Guglielma di Cantelmo</span>,
moglie di <span style="color: red;">Bertrando d’Artus</span>, e familiare nonché cameriera di Sancha. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il richiamo del papa ottenne
l’effetto voluto: Sancha abbandonò i propri propositi ascetici e si dedicò a
servire Dio in modo molto più concreto e tangibile, mediante la costruzione di chiese e
monasteri.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Se tra i due sovrani non si
sviluppò passione amorosa, si sviluppò tuttavia una reciproca stima che li portò ad essere l'una aiuto dell'altro. Roberto trovò in Sancha un'ottima collaboratrice e a lei personalmente affidò il controllo e la supervisione delle costruende chiese, nonché la possibilità di muovere i capitali necessari. La comune
inclinazione verso il francescanesimo li rese i protettori dell’Ordine, a cui
sarebbero state accordate larghe sovvenzioni e speciali incarichi.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Molto probabilmente Sancha aveva
progettato fin da subito di stabilire a Napoli un cenacolo francescano e questo
le fu possibile grazie alla compiacenza del re suo marito, che non le rifiutava
mai nulla e che le assegnò moltissimi beni, con rispettive rendite. Con tali rendite a disposizione,
la regina Sancha diede subito concretezza al suo sogno di costruire un
monastero francescano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1310 fu iniziata la costruzione
di una chiesa dedicata all’<span style="color: red;"><b>Ostia Santa</b></span> a cui sarebbero stati annessi due
monasteri, uno per le clarisse e l’altro per i frati. Il complesso monumentale,
dopo le denominazioni di <span style="color: red;"><b>Ostia Santa e Corpo di Cristo</b></span>, fini per chiamarsi
semplicemente <b><span style="color: red;">S. Chiara</span></b>, nome con cui è conosciuto ancora oggi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per finanziare la costruzione del
monastero dell’Ostia Santa da affidare alle clarisse, il 6 giugno del 1313 re
Roberto assegnò alla moglie la rendita di duemila once d’oro annue provenienti dalle rendite di città, terre e
feudi di regio demanio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tra i beni assegnati alla regina
in Terra di Lavoro e Contea del Molise figurano: la città di <span style="color: red;"><b>Sessa</b></span> con 100 once
l’anno; il castello di Palma con la rendita di 100 once l’anno; la <span style="color: red;"><b>Rocca di
Mondragone</b></span>, appartenuta al milite Bartolomeo Siginulfo di Napoli, con 100 once
l’anno; il feudo di Telese, dello stesso Siginulfo, con il casale di Pugliano,
con rendita di 140 once l’anno; il
casale di Teverola con 40 once l’anno; beni appartenuti al defunto Giovanni
Torsivacca in Aversa, con rendita di 33 once l’anno; i beni appartenuti a
Guglielmo Camerlengo nello stesso territorio, con rendita di 40 once l’anno, e
tanti altri beni ancora. Tra il
1313 e
il 1330 l’appannaggio della Regina fu portato a ben 5000 once d’oro
annue. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sancha usò il suo appannaggio non solo per la
costruzione di chiese e monasteri maschili e femminili, ma anche per la costruzione di case di recupero per
giovani donne di malaffare e il mantenimento di comunità religiose in
difficoltà. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Non è escluso che il Monastero della <b><span style="color: red;">Maddalena di Carinola</span></b>, ora
molto fatiscente, sia stato edificato nell’ambito di questo piano di
costruzione di chiese e recupero di anime, così come era avvenuto per Napoli
dove, nel 1324, Sancha fondò un ospizio dedicato a Maria Maddalena, il
Malpasso, per donne di facili costumi che si fossero ravvedute. Dopo pochi anni
l’ospizio diventò un vero e proprio monastero femminile a cui, alla morte del marito Roberto e prima di ritirarsi
definitivamente nel monastero della Santa Croce nel 1344, Sancia lasciò, con
atto rogato dal notaio Giovanni Carroccello di Napoli, moltissime proprietà.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma il risultato più eclatante per
l’impegno dei due sovrani venne raggiunto senz’altro con il riscatto dei <b><span style="color: red;">Luoghi
Santi</span></b> e l’edificazione di un convento francescano presso il <span style="color: red;"><b>Santo Sepolcro</b></span>,
riscatto riconosciuto pubblicamente dal papa <b><span style="color: red;">Clemente VI</span> </b>nella sua bolla <b><i><span style="color: red;">Gratias
agimus</span>,</i></b> datata Avignone 21 Novembre 1342, <b><i> </i></b>diretta al<i> </i> ministro generale
dell’ordine dei minori e a quello di Terra di Lavoro, contenente in sostanza,
l’atto di costituzione della <b><span style="color: red;">Custodia di Terra Santa</span></b>. Inoltre, il papa elargì un
ulteriore diploma pontificio <i>ad perpetuam
rei memoriam</i> con la stessa data, che riconosce ai sovrani e ai loro
successori una specie di patronato con facoltà di scegliere tre laici che <i>serviant et necessaria administrent </i>ai
dodici frati minori deputati al servizio divino della Chiesa del Santo Sepolcro
di Gerusalemme.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I negoziati per il riscatto
vennero condotti al Cairo, a partire dal 1332-33, dal frate minore aquitano
<b style="color: red;">Roger Guerin</b>, che trattò personalmente con il sultano mamelucco d’Egitto
<span style="color: red;"><b>An-Nasir Muhammad</b></span>, sotto il diretto patrocinio di Roberto e Sancia, i quali fornirono cospicue elargizioni di denaro al sultano stesso. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I luoghi concessi
dal sultano furono il<span style="color: red;"><b> Monte Sion</b></span>, <span style="color: red;"><b>Betlehem</b></span>, il <span style="color: red;"><b>Santo Sepolcro</b></span> di Cristo e la
chiesa della <b><span style="color: red;">Vergine Maria</span></b> nella valle di Iosafat. Secondo L’<span style="color: red;"><b>Anonimo
Francescano Tedesco</b></span> che visionò la documentazione originale nel 1427, l’operazione
sarebbe costata ai sovrani 20.000 ducati d’oro, mentre invece il domenicano tedesco
<b><span style="color: red;">Fabri</span></b> nel 1483 parla di 32.000 ducati d’oro. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1842, padre <span style="color: red;"><b>Cherubino da Cori</b></span>, Custode di <b><span style="color: red;">Gerusalemme</span></b>, scopri documentazione relativa ad un deposito
di 5 milioni di scudi effettuato da Sancha e da Roberto presso i banchi
napoletani per i bisogni di Terra Santa.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Roberto morì il 16 gennaio 1343, dopo 34 anni di Regno. Sancha lo segui due anni dopo, il 28 luglio del 1345. Le loro tombe si trovano nella Chiesa di Santa Chiara, a Napoli.</span><br />
<span style="font-size: large;"> </span><b>cdl</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
(1). <i> “<b>(….) scimus te mundana pia magnanimi tate
contenere et ad immacolati Agni nuptias totibus viribus anhelare, (….) sed nec
ignoramus te charissimi in Christo filii nostri Roberti regis Siciliae viri tui
sic pro lege matrimonii subijci potestate quod nec vovendo nec alis aliquid
faciendo quod isi matrimonio deroger habes tui corporis potestatem…(….) et
licet coelesti sponso placere desideres, oculos tamen terreni sponsi non debes
offendere: quin potius servata pudicitia coniugali te sibi placidam et
irreprensibilem exhibere. Nec tibi suadeat aliquis quin omnia hujusmodi vota
post matrimonium carnali copula consummatum emissa sine consensu viri sint
penitus reproba gravibus plena pericoli et ipsius conjugij istitutori
molesta….”</b></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p> </o:p><b>Alcuni testi consultati</b></div>
<div class="MsoNormal">
A. Palumbo – M. Ponticello - Il giro di Napoli in 501 luoghi
– Napoli, 2014</div>
<div class="MsoNormal">
Adriana Valerio (a cura di) – Archivio per la Storia delle
donne – vol. 1, Napoli, 2004</div>
<div class="MsoNormal">
Bruno d’Errico – Tra i Santi e la Maddalena – pubblicazione
su Internet</div>
<div class="MsoNormal">
C. Caterino – Una Beatrice francescana della Corte Angioina
– Napoli, 1927</div>
<div class="MsoNormal">
C. De Lellis – Discorsi delle famiglie nobili del Regno di
Napoli – Napoli, 1671</div>
<div class="MsoNormal">
Enrico Artifoni – Storia
medioevale – Roma, 1998 <br />
Francesco Abbate - Storia dell'arte nell'Italia meridionale: Il Sud
angioino e aragonese – Roma, 1998</div>
<div class="MsoNormal">
G. Battista Siragusa – L’ingegno, il sapere e gli
intendimenti di Roberto d’Angiò – Palermo, 1891</div>
<div class="MsoNormal">
M. Camera - Annali
delle due Sicilie – vol. 2 – Napoli, 1857</div>
<div class="MsoNormal">
Nicoletta Grisanti – Francescanesimo e cultura nella
provincia di Catania – Palermo, 2008</div>
<div class="MsoNormal">
Romolo Caggese – Roberto d’Angiò
e i suoi tempi – vol. I – Firenze, 1930</div>
<span lang="EN-GB">Samantha Kelly – The new Salomon: Robert of Naples
– Leiden, Netherland</span>Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-90393863708495172242014-07-18T03:40:00.000-07:002020-01-02T02:56:11.326-08:00Le donne penitenti e il monastero della Maddalena di Carinola<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm-ty4Tssg2JSZY6Th0-gsz5N-JWy4IkEyQoyBUH9gYpXpbrtREABaFCKqSGZu6HGrViMKxFiWU79QlSug9LfoN84N3aCsDAf46ziB-oB2aRzA5wY_ydpRGW_HWN_YhjlWxBTUUPxqGTdl/s1600/monache+agostiniane.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm-ty4Tssg2JSZY6Th0-gsz5N-JWy4IkEyQoyBUH9gYpXpbrtREABaFCKqSGZu6HGrViMKxFiWU79QlSug9LfoN84N3aCsDAf46ziB-oB2aRzA5wY_ydpRGW_HWN_YhjlWxBTUUPxqGTdl/s1600/monache+agostiniane.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><br /></i>
<i>* aggiornato il 29 dicembre 2014</i><br />
<i>* aggiornato il 13 dicembre 2015</i><br />
<i>* aggiornato il 2 gennaio 2020</i><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b> </b></span><span style="text-align: center;"> </span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="color: red; font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-large;"><b>A</b></span><span style="font-size: large;"> Carinola esiste un rudere che pochi
conoscono e quelli che lo conoscono non si rendono conto della sua importanza
storica. Parlo dell’antico <span style="color: red;"><b>Monastero della Maddalena</b></span>, situato nei pressi della
chiesa dell’Annunziata. La sua
importanza storica è notevole, direi pregevole; esso è una concreta testimonianza
della presenza delle donne penitenti nel Comune di Carinola. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Non esistono, al momento, documenti circa
l’esatto periodo in cui le donne penitenti sono apparse nell’antica <b><span style="color: red;">Contea di
Carinola</span></b>, ma poìchè le Rationes Decimarum del 1308-10 già ci riferiscono di
decime pagate in carlini gigliati da una badessa, si presume che fossero
presenti in loco fin dal XIII secolo. Si presume anche che la loro vita
penitenziale sia iniziata ad opera di donne locali che, permeate della forte
spiritualità eremitica medioevale, hanno voluto iniziarne una nuova fatta di
lavoro e penitenza, trovando la loro sussistenza nell’assistenza ai malati.
Inizialmente non erano un ordine religioso ufficialmente costituito, ma il
fatto che pagassero le decime sta ad indicare che la Chiesa le riconosceva come
tale e il vescovo di Carinola diede loro da seguire la <b><i><span style="color: red;">Regola di S. Agostino</span></i></b>, che era l’unica in circolazione per le donne (<span style="color: red;">Regularis
Informatio o Regula ad sanctimoniales</span>) e non ancora approvata ufficialmente da
un papa (fu approvata solo nel XV secolo). Essa non era altro che l’adattamento al femminile della regola maschile e
costituisce la seconda parte della Lettera 211 (numeri 5-16) alle monache di
Ippona, che si erano ribellate alla loro superiora. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Le donne penitenti di Carinola
divennero quindi agostiniane a motivo delle regola che fu loro assegnata dal vescovo
dietro i dettami papali.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Per capire appieno chi erano le agostiniane è necessario
concentrarsi un attimo sulla figura di <span style="color: red;"><b>S. Agostino</b></span>, forense, filosofo, intellettuale,
manicheo, cristiano, vescovo d’ Ippona, predicatore, teologo e poi dottore
della Chiesa, nato a <b><span style="color: red;">Tagaste</span></b> nel 354 e morto ad <span style="color: red;"><b>Ippona</b></span> nel 430. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Agostino è un uomo di grande attualità,
avendo vissuto intensamente le problematiche esistenziali comuni anche all’uomo
moderno e che si traducono in un’ intima inquietudine per la continua ricerca
della verità, che egli trovò, infine,
nel Cristo. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Uomo a cavallo di due mondi,
quello pagano che andava scomparendo e quello cristiano che andava sempre più affermandosi,
Agostino non apparteneva più all’ uno e non apparteneva ancora all’altro. La
ricerca continua di una collocazione umana e spirituale che non riusciva a trovare,
crearono in lui dissidi e contrasti, ma formarono anche un grandissimo
pensatore.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">La vita giovanile di S. Agostino,
prima di approdare al cristianesimo, toccò fasi diverse, tutte molto
travagliate. Ebbe una lunga relazione con una donna che nei suoi scritti non
nomina mai e da cui nacque un figlio naturale, Adeodato. La sua conversione,
sebbene influenzata fin dall’infanzia dalla madre Monica, che lo seguì anche in Italia, non fu fulminea
come quella di Paolo di Tarso e non richiese un palese intervento divino; fu
piuttosto lunga e meditata, ma raggiunse
la stessa totalità, consegnando alla Storia quel grande santo e dottore della
chiesa che tutti conosciamo. Il colpo di grazie glielo diede S. Ambrogio,
vescovo di Milano. Nel 383, Agostino, pieno di dubbi e ancora impregnato di
manicheismo, giunse in Italia e, qualche tempo dopo, incontrò Ambrogio. In un
primo momento voleva contrastarlo, ma rimase affascinato dalla sua parola e non
perse nessuno delle sue prediche. Tre anni dopo quell’ incontro, nel 388,
Agostino ricevette il battesimo proprio per mano di Ambrogio.<span style="font-family: Arial, sans-serif;"> </span>Aveva 34 anni.<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;"><b style="color: red;"><i>Tardi
ti ho amato,- </i></b>scrisse nelle sue
Confessioni<b><i><span style="color: red;"> - Bellezza così antica e tanto
nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori: lì ti
cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature. Eri con
me, ma io non ero con te….</span><a href="file:///G:/CARTELLE%20PERSONALI/CONCETTA/Il%20monastero%20della%20Maddalena%20-7-14.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-family: "Times New Roman", serif;"><span style="color: red;">[1]</span></span></b></span><!--[endif]--></span></a><o:p></o:p></i></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Dopo la
conversione, vendette tutti i suoi beni dando il ricavato ai poveri. Avrebbe
preferito una vita contemplativa, dedicandosi solo alla preghiera e alla conoscenza
di Dio, ma Dio aveva altri progetti per lui.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Tornò
in Africa dopo la morte della madre <span style="color: red;"><b>Monica </b></span>e, suo malgrado, divenne sacerdote e
poi vescovo d’Ippona. La sua straordinaria predicazione attirava folle di fedeli. Combatté le eresie,
tra cui il manicheismo a cui aveva
aderito in gioventù e continuò a farlo con successo fino alla morte, che avvenne
ad Ippona il 28 agosto del 430 all’età di 76 anni. I suoi resti riposano a
<span style="color: red;">Pavia nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro.</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Questa molto brevemente la vita
di Agostino. Ma la sua opera pastorale produsse grandi frutti. Intorno a lui
cominciarono a fiorire comunità di uomini e donne desiderosi di dedicarsi
interamente alla spiritualità eremitica, secondo la tradizione orientale che si
andava sempre più diffondendo anche in occidente. Furono proprio queste
primitive comunità che costituirono il nucleo fondamentale da cui poi trassero
origine le attuali forme di monachesimo agostiniano femminile. Agostino fondò
una comunità femminile ad Ippona in cui fu superiora sua sorella, vedova
consacrata a Dio, e in cui si ritirarono anche alcune sue nipoti. E forse la
prima “regola” Agostino la scrisse proprio per queste monache. A questa comunità femminile, Agostino inviò
una lettera (la 211) nella quale elogiava le donne perché "in mezzo ai
molti scandali di cui è pieno il mondo, godo invece e trovo consolazione
pensando al vostro grande numero, alla vostra unione, al casto affetto, ai
santi costumi e alla grazia speciale che vi ha dato il Signore per la quale non
pensate a nozze terrene, ma a vivere in perfetta pace e concordia, con un'anima
sola e un sol cuore in Dio". </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">L’esperienza femminile agostiniana si diffuse
grandemente in nord Africa e lo conferma uno scritto di Possidio, vescovo di
Calama in Numidia (attuale Marocco) e amico di Agostino per ben 40 anni, dove è
scritto che Agostino:<span style="color: #3a5686; font-family: Verdana, sans-serif;"> </span>"<span style="color: red;"><b><i>lasciò alla Chiesa un clero più che
sufficiente, con monasteri di uomini e di donne, pieni di persone continenti,
consacrate a Dio e sotto l'ubbidienza dei loro superiori"</i></b> </span>(Vita
Augustini, 28)<a href="file:///G:/CARTELLE%20PERSONALI/CONCETTA/Il%20monastero%20della%20Maddalena%20-7-14.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman", serif;"><span style="color: red;">[2]</span></span></span><!--[endif]--></span></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Dopo la
morte di Agostino, queste comunità maschili, e soprattutto femminili, subirono dure
persecuzioni da parte dei Vandali prima e degli Arabi dopo (700) e i superstiti
si trasferirono dal nord Africa nella più sicura Europa dove sorsero numerose
comunità di eremiti agostiniani. Mancano tuttavia sicure testimonianze di
monasteri agostiniani femminili per tutto l’alto medioevo né si fa cenno ad
essi o a monache agostiniane nelle numerose bolle che i papi Innocenzo IV e
Alessandro IV indirizzarono agli agostiniani dal 1243 al 1261, semplicemente
perché <st1:personname productid="la Chiesa" w:st="on">la Chiesa</st1:personname>
non aveva ancora organizzato per loro una normativa. Tuttavia, molti codici
anteriori al 1400 che contengono la regola agostiniana adattata alle monache
comprovano che monasteri femminili esistevano anche in Europa. Nel 1256 le
diverse famiglie agostiniane maschili sparse in Europa furono unificate in un
unico ordine e annoverate tra i Mendicanti, al terzo posto dopo i francescani e
i predicatori domenicani. Solo nel 1401
Bonifacio IX concesse a<span style="background: #FAFAF9;">gli Eremitani di
S. Agostino la facoltà di istituire comunità di monache con l'abito, la regola,
i privilegi del loro ordine, come era già stato concesso ai Frati<span style="color: #4f4f4f;"> </span>minori e ai predicatori.<span class="apple-converted-space"><span style="color: #4f4f4f;"> <o:p></o:p></span></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span class="apple-converted-space"><span style="background: #FAFAF9; color: #4f4f4f;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Riassumendo, già alla fine del XIII secolo esisteva a Carinola una comunità di
monache penitenti riconosciute dalla Chiesa prima del 1401 visto
che pagavano le decime. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span class="apple-converted-space"><span style="background: #FAFAF9; color: #4f4f4f;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Come
fa notare don Amato Brodella, già un
secolo dopo la morte di San Bernardo sorse a Carinola questo grande complesso
che accoglieva donne penitenti. Altre testimonianze carinolesi, la stessa
denominazione del monastero a S. Maria Maddalena, l’affresco dell’ Annunziata
che rappresenta <st1:personname productid="la Maddalena" w:st="on">la Maddalena</st1:personname>
davanti a Gesù risorto, la stessa costruzione dell’Annunziata voluta molto
probabilmente accanto ad un altro edificio sacro, ci indicano che la presenza della monache
della Maddalena, come vengono chiamate, a Carinola era molto antica.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span class="apple-converted-space"><span style="background: #FAFAF9; color: #4f4f4f;">Le monache
penitenti rimasero nel monastero della Maddalena fino alla metà del 1400 poi la
struttura fu acquistata dagli agostiniani di San Giovanni a Carbonara di Napoli.
Un secolo dopo il monastero era ancora ben attivo. In un contratto del 15
novembre del 1546 si legge:</span></span> </span><b><i><span style="color: red;">Giovan Francesco De Palma, organaio
napoletano, promette di costruire un organo alla chiesa di S. Maria Maddalena
di Carinola di qualità, suono e
perfezione simile a quello di S. Maria dei Pignatelli, a giudizio dell’abate
Capece di Napoli, per ducati 50 di carlini</span></i></b><i>.</i></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Il monastero passò poi ai monaci
agostiniani che nel 1652 lo cederanno,
con tutte le rendite, alla Diocesi di Carinola a favore del seminario.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: large;">Con la costruzione del nuovo
seminario e la soppressione della Diocesi di Carinola, il monastero fu
definitivamente abbandonato. Oggi è un rudere molto fatiscente, ma ancora
conserva tracce e fascino della grande storia che impregnano le sue mura.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span class="apple-converted-space"><span style="background: #FAFAF9; color: #4f4f4f;">*************<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div>
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<div id="ftn1">
<div class="MsoNormal">
<a href="file:///G:/CARTELLE%20PERSONALI/CONCETTA/Il%20monastero%20della%20Maddalena%20-7-14.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> S.
Agostino -<b><i> </i></b><i>Confessioni X, 27-38 </i><a href="http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm">http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm</a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoNormal">
<a href="file:///G:/CARTELLE%20PERSONALI/CONCETTA/Il%20monastero%20della%20Maddalena%20-7-14.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></a>
Possidio vescovo – Vita di S. Agostino - <a href="http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm">http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm</a>
</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span class="apple-converted-space"><span style="background: #fafaf9; color: #4f4f4f;"><o:p><span style="font-size: large;"> </span></o:p></span></span><span style="background-color: #fafaf9; color: #4f4f4f; font-size: large;"> </span><b style="background-color: #fafaf9; color: #4f4f4f;">cdl</b><span style="background-color: #fafaf9; color: #4f4f4f; font-size: large;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="background-color: #fafaf9; color: #4f4f4f; font-size: large;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span class="apple-converted-space"><span style="background: #fafaf9; color: #4f4f4f;"><o:p><span style="font-size: large;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil0K1H6K2OZvSn0_wQYMH5TFhVBgIPHhP74DViIPCRDhEhHs44IXz2rNSgV9gvCntrcLmKwO0ejEyUtn5rN_Csj9JnS996puA0kgBv1WjV6hsBVtKFdkeLTkExMTPb8kWvu8oUw7kEWt5U/s1600/Ritocco+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil0K1H6K2OZvSn0_wQYMH5TFhVBgIPHhP74DViIPCRDhEhHs44IXz2rNSgV9gvCntrcLmKwO0ejEyUtn5rN_Csj9JnS996puA0kgBv1WjV6hsBVtKFdkeLTkExMTPb8kWvu8oUw7kEWt5U/s1600/Ritocco+1.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monastero della Maddalena - Carinola - Cristo Risorto (affresco)</td></tr>
</tbody></table>
</span></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Alcuni testi e siti consultati</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Archivio storico delle province
napoletane – vol. 12 – Napoli, 1887</div>
<div class="MsoNormal">
Berisi A. – Napoli Nobilissima –
vol. 9. Napoli, 1900</div>
<div class="MsoNormal">
Brodella don Amato – Storia della
Diocesi di Carinola – Marina di Minturno, 2005</div>
<div class="MsoNormal">
Canino Antonio – Guida d’Italia
del Touring Club – Campania – Milano, 1996</div>
<div class="MsoNormal">
Filangieri Gaetano A. G. – Le
arti e le industrie delle province napoletane- vol. 6, Napoli 1891</div>
<div class="MsoNormal">
Le Goff Jacques – Un lungo medioevo
– Bari, 2006</div>
<div class="MsoNormal">
Moroni Gaetano – Dizionario di
erudizione storico-ecclesiastica – vol. LXIII, Venezia, 1853</div>
<div class="MsoNormal">
Piatti Pierantonio – Il Movimento
femminile agostiniano nel medioevo -
Roma, 2007</div>
<div class="MsoNormal">
Torelli Luigi -
Secoli Agostiniani ovvero Historia generale del sacro ordine eremitano –
Bologna, 1678</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Siti internet: </div>
<div class="MsoNormal">
Possidio vescovo – Vita di S.
Agostino - <a href="http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm">http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm</a>
</div>
<div class="MsoNormal">
Sant’Agostino – Le Confessioni - <a href="http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm">http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm</a></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/conventi/monasteri/italia.html">http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/conventi/monasteri/italia.html</a>
<a href="http://www.ghirardacci.it/dip-1%5Cdip-1.htm">http://www.ghirardacci.it/dip-1%5Cdip-1.htm</a></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://archive.org/details/MN5017ucmf_0">https://archive.org/details/MN5017ucmf_0</a></div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-77758662121448760492014-01-19T08:01:00.000-08:002015-05-10T00:03:07.289-07:00I vescovi carinolesi del periodo avignonese<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhmOD46HcJq_NeFr2__DwlKc_Yt7zovkJEaVEF2eIwj0c301NrQCylx8xHoctsIdJtsnxzYBrRJbapl_DFX3Zjlae1gEuxGfCn4yWEZXiRVu8U-Mc6e-l468kRfKql1Y7ZH22q4yvhMsgR/s1600/schiaffo+di+Anagni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhmOD46HcJq_NeFr2__DwlKc_Yt7zovkJEaVEF2eIwj0c301NrQCylx8xHoctsIdJtsnxzYBrRJbapl_DFX3Zjlae1gEuxGfCn4yWEZXiRVu8U-Mc6e-l468kRfKql1Y7ZH22q4yvhMsgR/s1600/schiaffo+di+Anagni.jpg" width="440" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Alphonse de Neuville- Sciarra Colonna schiaffeggia Papa Bonifacio VIII</td></tr>
</tbody></table>
</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;">Q</span></b></span>uanto fosse stato vantaggioso
per il Papato l’aver chiamato in causa gli Angioini contro gli Svevi è
difficile dirlo. Sul piano politico, la vittoria sugli Svevi aveva permesso al
Papato di riavere un ruolo predominante
in Italia, ma quella stessa vittoria era
stata pagata a caro prezzo. L’alleanza della Chiesa con la monarchia angioina e
con la borghesia guelfa italiana aveva portato ad una sempre maggior ingerenza
dei francesi sulla Santa Sede e sull’ intrigante vita politica delle città,
nella quale i francesi intervenivano sempre più
largamente. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
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</xml><![endif]--><span style="font-size: large;">L’asservimento della Curia romana agli Angioini fu operato tramite
un susseguirsi di papi francesi sul trono di Pietro e la stessa monarchia
francese non nascose la propria intenzione, simile e forse più pericolosa di
quella degli Svevi, di aspirare al totale dominio sull’Italia e nel
Mediterraneo. La Francia riuscì a raggiungere una posizione prominente con
<span style="color: red;"><b>Filippo IV il Bello</b></span>, il quale, costretto dalle ristrettezze finanziarie a causa
della guerra con l’Inghilterra, nel 1296 violò le immunità tributarie del clero,
costringendolo a pagare tributi alla monarchia francese. <span style="font-family: "Times New Roman","serif";">E’ il caso di dire che la Chiesa, sconfitti gli Svevi e
alleatasi con gli Angioini, cadde dalla padella nella brace!</span></span></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Bonifacio VIII</b></span>, il
papa dei <span style="color: red;"><b>Vespri</b></span>, reagì con una bolla, la <span style="color: red;"><b><i>Clericis laicos</i></b></span>, nella
quale vietava ai poteri laici di esigere tributi dal clero senza autorizzazione
della Santa Sede e al clero stesso di
pagarli. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">A questa prima bolla papale ne seguirono altre due: la <i><span style="color: red;"><b>Ausculta Fili</b></span></i><span style="color: red;"><span style="color: black;">,</span></span> in cui Papa Bonifacio ammoniva il re, e una terza, la famosa <span style="color: red;"><b><i>Unam Sanctam</i></b></span>, un concentrato di teologia agostiniana, in cui egli affermava
che solo alla Chiesa spettano le due spade del potere spirituale e temporale. A
questa bolla, il Papa fece seguire la scomunica del re e lo scioglimento dei
sudditi dal giuramento di fedeltà alla sua persona.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Filippo il Bello</b></span> non rimase certo
a guardare. Il re e gli Stati Generali da lui convocati dichiararono illegittimo <span style="color: red;"><b>Papa Bonifacio </b></span>e deliberarono un
<span style="color: red;"><b>Concilio</b></span> a <span style="color: red;"><b>Lione</b></span> di fronte al quale egli doveva presentarsi. Come se non
bastasse, molte potenti famiglie dell’Italia centro-meridionale, tra cui i <span style="color: red;"><b>Colonna</b></span>,
furono sobillate contro il Papa. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nel 1303, milizie guidate da <span style="color: red;"><b>Giacomo Sciarra
Colonna</b></span> e da <b><span style="color: red;">Guglielmo di Nogaret</span></b> fecero irruzione nel palazzo papale di <span style="color: red;"><b>Anagni</b></span>
per arrestare il Papa, il quale si prese il famoso schiaffo dal <span style="color: red;"><b>Colonna</b></span> senza
batter ciglio. Il Papa fu liberato pochi giorni dopo dal popolo di Anagni
insorto contro i miliziani, ma lo stress e l’umiliazione furono fatali a <span style="color: red;"><b>Bonifacio</b></span>: egli morì qualche
giorno dopo. L’episodio di Anagni e la
morte di Bonifacio ebbero come conseguenza immediata la sottomissione del papato al controllo della monarchia francese, la quale determinò, negli anni seguenti, la scelta di sette
pontefici francesi e fece trasferire la sede papale ad <span style="color: red;"><b>Avignone</b></span>, dove i papi
dimorarono per circa settant’anni, dal
1305 al 1377.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Mentre ai piani alti ci si
azzuffava a colpi di bolle, di schiaffi, di papi ed anti-papi per
l’affermazione della propria autorità, che cosa succedeva ai piani bassi, in una
piccola diocesi come <span style="color: red;"><b>Carinola</b></span>? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ci si arrangiava come si poteva. Trascurate come erano dai poteri alti, ogni diocesi era
praticamente lasciata a se stessa. I papi, più che ai doveri pastorali, si dedicavano alla politica. Prima di Avignone erano impegnati a
fronteggiare la monarchia francese; dopo Avignone erano troppo lontani per intervenire
in tempo in quello che succedeva in Italia. La vita delle piccole diocesi era senz'altro difficile e i vescovi venivano usati come soldataglia per l'affermazione di un papa su un anti-papa e viceversa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quando la Sede papale fu
trasferita in <span style="color: red;"><b>Francia</b></span> nel 1305, vescovo di Carinola </span><span style="font-size: large;">era </span><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Giovanni</b></span>. Fu
nominato vescovo di Castro nel 1321 da <span style="color: red;"><b>Papa Giovanni XXII</b></span>, ma Giovanni, già
molto anziano, rifiutò di trasferirsi, disobbedendo al volere papale. Giovanni
mori infatti poco tempo dopo e la sede vescovile di Carinola rimase vuota. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Da
Avignone, la nomina del nuovo vescovo non arrivava e allora il <span style="color: red;"><b>Capitolo della
Cattedrale di Carinola</b></span> si elesse un nuovo vescovo nella persona di <span style="color: red;"><b>Pietro
Borbelli</b></span>, francescano. Si aspettava la conferma del papa su questa decisione
del Capitolo e invece arrivò un trasferimento. Dopo solo quattro anni, il
Pontefice operò un intrigante scambio, non si sa
per quale motivo: il vescovo di Carinola fu trasferito alla Diocesi di
Valva-Sulmona, dove rimase fino al 1333 anno della sua morte, mentre il Vescovo
di Valva-Sulmona, <span style="color: red;"><b>Nicolò</b></span>, fu mandato a Carinola. </span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>Nicolò</b></span> tornò però a Valva nel
1333, alla morte di Pietro. Quello stesso anno fu nominato vescovo di Carinola
il monaco agostiniano <span style="color: red;"><b>Bonagiunta</b></span>, forse su suggerimento degli agostiniani che
vivevano a Carinola, come afferma don Amato Brodella, </span>(pag. 74)<span style="font-size: large;"> per evitare gli
inconvenienti causati da un vescovo vivente fuori sede. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Bonagiunta fu il
vescovo che diede l’assenso alla costruzione del monastero di <span style="color: red;"><b>S. Anna de Aquis
Vivis </b></span>a Mondragone, stipulando con i monaci benedettini un’ interessante
convenzione.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Diversi altri furono i vescovi di
Carinola del periodo avignonese e tutti subirono
gli umori dei papi e della loro politica, che concedeva loro serenità o agitazione
in base alla loro adesione alla politica papale. Come il vescovo <span style="color: red;"><b>Marino</b></span> che, a
causa della sua adesione all’obbedienza dell’anti-papa <span style="color: red;"><b>Clemente VII</b></span>, fu spostato, senza tregua, da una sede all’altra
finché morì a Taranto nel 1384.</span><br />
<span style="font-size: large;">Ultimo vescovo del periodo
avignonese fu <b style="color: red;">Giuliano</b>,<b style="color: red;"> </b> vescovo </span><span style="font-size: large;"> di Stefania (o Stefaniaco) <span style="color: red; font-style: italic; font-weight: bold;">in partibus infedelium</span>, titolo onorifico di una diocesi non più esistente perché si trovava in territorio non più cattolico. Egli fu </span><span style="font-size: large;">trasferito a Carinola nel 1365</span><span style="font-size: large;">. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Giuliano, che aderiva all’obbedienza dell’antipapa
Clemente VII, passò poi all’obbedienza del Papa legittimo <span style="color: red;"><b>Urbano VI</b></span>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La
reazione di papa Clemente fu immediata: nominò come <i>suo</i> vescovo di Carinola <span style="color: red;"><b>Matteo di Melfi</b></span>, con Giuliano ancora in vita, e ordinò al vescovo di Cosenza e all’arcivescovo di Corfù di
deporre Giuliano. Ma i due non vi riuscirono e solo alla morte di Giuliano, nel
1388, Matteo prese possesso della sede episcopale calinense.</span>
</div>
<span style="font-size: large;"></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Alcuni testi consultati</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Brodella don Amato – Storia della Diocesi di Carinola –
Marina di Minturno, 2005</div>
<div class="MsoNormal">
Cappelletti Giuseppe – Le chiese d’Italia dalla loro origine
sino ai nostri giorni – vol. 20 - Venezia, 1866</div>
<div class="MsoNormal">
De Rosa Gabriele – Età Medievale – Bergamo, 1990</div>
<div class="MsoNormal">
Ughelli Ferdinando – Italia Sacra - vol. VI- Venezia, 1720</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-88314487784138675802013-12-24T04:20:00.000-08:002014-12-11T05:01:21.071-08:00Natale 2013<div class="MsoNormal">
<span style="color: white; font-family: French Script MT; font-size: large;">Natale. Guardo il
presepe scolpito,<br />
dove sono i pastori appena giunti<br />
alla povera stalla di <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9-iUi72xF0kB6oRolZKh38VyVCFjTtjJXOwd_LtUEKOoxh_I07H2dv4vaNMHpprqQFpn1EY3R-ZYYPSzHaksg8S-iScmbdx7qJt9kvWSal2OcB4qirh1I4vkXg76nKkM731YV9lw6LYr4/s1600/Na+ta1le.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9-iUi72xF0kB6oRolZKh38VyVCFjTtjJXOwd_LtUEKOoxh_I07H2dv4vaNMHpprqQFpn1EY3R-ZYYPSzHaksg8S-iScmbdx7qJt9kvWSal2OcB4qirh1I4vkXg76nKkM731YV9lw6LYr4/s640/Na+ta1le.jpg" height="640" width="512" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: white;">Ii</span> <span style="color: white;">I</span>Immagine di Marisa Galiani</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr>
</tbody></table>
</span><span style="color: white; font-family: French Script MT; font-size: large;"></span><span style="color: white; font-family: French Script MT; font-size: large;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: white; font-family: French Script MT; font-size: large;">Natale. Guardo il
presepe scolpi</span><br />
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><i><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">N</span></span>atale. Guardo il presepe scolpito,<br />
dove sono i pastori appena giunti<br />
alla povera stalla di Betlemme.<br />
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti <br />
salutano il potente Re del mondo.<br />
Pace nella finzione e nel silenzio<br />
delle figure di legno: ecco i vecchi<br />
del villaggio e la stella che risplende,<br />
e l'asinello di colore azzurro.<br />
Pace nel cuore di Cristo in eterno;<br />
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.<br />
Anche con Cristo e sono venti secoli<br />
il fratello si scaglia sul fratello.<br />
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino<br />
che morirà poi in croce fra due ladri?</span></i></span></div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
</div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><i><span style="font-size: large;"> <span style="font-size: small;">(Salvatore Quasimodo)</span></span></i></span><br />
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
</div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
</div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
</div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><i><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">BUON NATALE DI PACE E GIUSTIZIA</span></span> </span></span></i></span></div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; margin-left: 10px; text-align: center;">
</div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-37619892376417870352013-11-14T06:23:00.003-08:002015-05-09T01:37:31.760-07:00Un carinolese pellegrino in Terra Santa <!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBiUpe124SgUGwNOAZjYgecTnQHbmSW84mmKuiPDnS5kKB73dVHfyiHFSzx-mpX2ZJohOCQm4KSIc-cVuY6BqjENOz55ELB7oEbD-3arPrSFyQChyphenhyphentZd6hCSJ9Mhk7jpcR7EkPNTd8BIvj/s1600/Nicola+De+Martoni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBiUpe124SgUGwNOAZjYgecTnQHbmSW84mmKuiPDnS5kKB73dVHfyiHFSzx-mpX2ZJohOCQm4KSIc-cVuY6BqjENOz55ELB7oEbD-3arPrSFyQChyphenhyphentZd6hCSJ9Mhk7jpcR7EkPNTd8BIvj/s640/Nicola+De+Martoni.jpg" width="491" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Copertina del volume di Padre Michele Piccirillo</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">“<span style="color: red;"><b>H</b></span>o incontrato il <b><span style="color: red;"><i>Notaio Nicola</i></span></b> –
scrive <span style="color: red;"><b>Padre Michele Piccirillo</b></span> – leggendo i documenti riguardanti la storia
della missione dei Francescani in Terra Santa, iniziata nel 1217 con l'arrivo
in Oriente dei primi frati, seguiti nel 1219 dal fondatore dell'Ordine,
Francesco d'Assisi. </span><br />
<span style="font-size: large;">Nel volume V della <b><i><span style="color: red;">Biblioteca
Bio-Bibliografica della Terra Santa</span>, </i></b>dedicato agli anni 1346-1400, lo
storico francescano <b><span style="color: red;">Padre Girolamo Golubovich</span></b> riporta tutti i passi del diario del Martoni nei quali
il Notaio ricorda le Case e le Chiese dei Frati Minori incontrate durante il
suo pellegrinaggio: a <span style="color: red;"><b>Gerusalemme</b></span> nella Basilica del Santo Sepolcro sul Monte
Sion, a <span style="color: red;"><b>Betlemme</b></span> nella Basilica della Natività, nei porti di <span style="color: red;"><b>Beirut</b></span>, di <span style="color: red;"><b>Rodi</b></span>,
di <span style="color: red;"><b>Famagosta</b></span>, a <span style="color: red;"><b>Nicosia</b></span>, a <span style="color: red;"><b>Negroponte</b></span>, a <span style="color: red;"><b>Patrasso</b></span>. L'itinerario del Martoni –
scrive Padre Girolamo - è senza dubbio
uno dei più preziosi documenti del XIV secolo; e per la storia dell'Oriente
francescano contiene non pochi dati interessanti.”</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Conoscendo Padre Michele, posso
immaginare la sua emozione nel trovarsi di fronte ad un suo concittadino del Medioevo pellegrino in Terra Santa, ma posso</span><span style="font-size: large;"><span style="font-size: large;"> anche</span> immaginare la sua arguta,
nonché brillante ironia.</span><!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Padre Michele, non perse tempo e
si mise alla ricerca del diario del Martoni. Grazie ai riferimenti dello studioso Lèon Le Grande, trovò una copia
del diario nella <span style="color: red;"><b>Biblioteca Nazionale di Parigi</b></span>, dove era custodita.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E così accanto ai più famosi
diari di pellegrinaggio medioevale lasciatici dal <span style="color: red;"><b>Pellegrino di Burdigala
</b></span>(Bordeaux) nel 333 d.C., dalla <span style="color: red;"><b>Pellegrina Egeria</b></span>, nel 381-384 o 400 d.C., e da
<span style="color: red;"><b>Pietro l’Ibero</b></span>, 477 d. C., possiamo aggiungere anche il diario </span><span style="font-size: large;">(1394-1395) </span><span style="font-size: large;">del nostro
concittadino, il notaio </span><span style="color: red; font-size: large; font-weight: bold;">Nicola De Martoni</span><span style="font-size: large;">, il quale fornisce agli storici e
agli studiosi tantissime informazioni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma chi era questo nostro
concittadino del medioevo? Lo dice lui stesso nel suo diario. Era un notaio di
Carinola della famiglia de’ Martoni. Aveva una moglie, Costanza, da cui aveva
avuto dei figli, prematuramente scomparsi. Suo fratello era
arcidiacono della Cattedrale di Carinola in cui
i de’ Martoni avevano una cappella dedicata a S. Caterina d’Alessandria,
patrona della famiglia, e la tomba di famiglia. Il notaio aveva voluto fare questo
pellegrinaggio per pregare sul Santo Sepolcro e visitare i luoghi in cui si era svolta la vita di
S. Caterina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il diario del notaio Martoni,
oltre ad essere un brillante esempio del passaggio della lingua latina al
volgare, è un documento storico interessantissimo anche per noi carinolesi perché
confronta i luoghi che visita con luoghi
del carinolese, ancora esistenti e non
più esistenti, lasciandoci delle testimonianze molto precise.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quando visita la chiesa della Santa
Croce a Gerusalemme, la paragona alla cattedrale di Carinola, dicendo:<span style="color: red;"><i> <b>“Quella
chiesa è larga e lunga quasi come quella di Carinola”</b></i></span>. A Betlemme i mosaici dell’abside
della Basilica della Natività, raffigurante <b> <span style="color: red;"><i>“la Vergine con il suo Figlio diletto il quale si trova al centro”</i></span></b>, gli
ricordano quelli della Chiesa di San Bernardo a Carinola, la cui abside era
evidentemente mosaicata. A Rodi, invece, descrive la Chiesa di Sant’Antonio e vede <b><span style="color: red;"><i>“lungo il perimetro, 51 sepolture ad
arco con cupole come quelle di San Matteo di Carinola”</i></span></b>. Oggi la chiesa di San Matteo
a Carinola non esiste più, ma grazie a questa descrizione, sappiamo che fungeva
anche da luogo di sepoltura ed in essa probabilmente le famiglie più in vista
avevano le loro tombe.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Paragona più volte le montagne
che vede nel suo viaggio al Monte Massico. Nei pressi di Trapani scrive: <b><span style="color: red;"><i>“io
Notaio Nicola osservai bene perché si vedeva una grande montagna, come il Monte
Massico della città di Carinola”</i></span></b>. Anche in Turchia i monti che vede dal mare
gli ricordano il Massico per cui scrive <i><span style="color: red;"><b>"monti alti come il monte Massico”</b></span></i>.
Nei pressi di Corfù invece, vedendo una torre sulla montagna, scrive <i><span style="color: red;"><b>“come se
fosse tre volte la torre del castello di Carinola”</b></span></i>. A Cos, che è <i><span style="color: red;"><b>“grande, stimo,
come Carinola o quasi” </b></span></i> la laguna che
vede è <i><b><span style="color: red;">“grande forse un terzo del lago di Carinola”</span></b></i>. Ad Alessandria d’Egitto invece scrive: <span style="color: red;"><i><b>“</b></i><b><i>ci sono due monti eretti
artificialmente con letame e immondizia delle strade e delle case, monti che
distano due miglia l’uno dall’altro. Su uno di essi, che è più alto della collina
di S. Arcangelo di Carinola, c’è sulla sommità una torre, e siccome il monte
cresce in altezza per il letame e i rifiuti, così cresce la torre che viene progressivamente
ricostruita. E ciò si fa di proposito, così che i naviganti possano individuare
e riconoscere la città da lontano, perché essa sta in un luogo basso e piano”</i>. </b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il
nostro concittadino del medioevo risulta essere un tipo abbastanza simpatico,
pieno di ironia e vivacità. Le sue descrizioni degli avvenimenti risultano
molto divertenti, anche quando le circostanze sono abbastanza drammatiche. Egli
non cita solo i luoghi del carinolese, ma anche Sessa, Teano, Rocchetta, Capua
e, come dice padre Michele, intraprende questo pellegrinaggio con il cuore rivolto
a casa. E la sorte vuole che, dopo un anno di viaggio, Nicola non trovi più sua
moglie ad aspettarlo, perché morta circa un mese prima. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ci fa un po’ tenerezza
quest’uomo che per fede intraprende questo pellegrinaggio e, ritornando,
trova la casa vuota degli affetti familiari. Ma noi carinolesi del terzo
millennio non possiamo che essergli grati per la testimonianza che ci ha lasciato.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="font-size: small;">cdl</span></b> </span></div>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;"></span> <br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR6vL2o-kxtSvYP_CEVyK3tmBYctTNlwlkwnipkj_K_GhvbTBpukJQhfIYcEWZ5oMlQfGlnY3kGPfH1bH8EXf9M2qD4M4oQoI_AIeZFNrQVkEbqymj-GKYxsueD2jEjXWsaImbvoXJNsiD/s1600/Diario+De+Martoni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR6vL2o-kxtSvYP_CEVyK3tmBYctTNlwlkwnipkj_K_GhvbTBpukJQhfIYcEWZ5oMlQfGlnY3kGPfH1bH8EXf9M2qD4M4oQoI_AIeZFNrQVkEbqymj-GKYxsueD2jEjXWsaImbvoXJNsiD/s640/Diario+De+Martoni.jpg" width="472" /></a></span></div>
<br />
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: red; font-size: small;"> <b><span style="color: black;">Dal libro di p. Michele Piccirillo - <i>Io notaio Nicola De Martoni </i>- Custodia di Terra Santa, 2003</span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-45310265674039929092013-11-13T13:14:00.003-08:002017-05-13T01:33:49.303-07:00I pellegrinaggi medievali e la sosta di Foro Claudio<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsYANUKBvbj5h1Bzbn9AU68f9qo-ozegA4BrOfMOB99VD4z2S7UAMPb9fRn6-xA1DaJccdqyFZvISV4WekdBv6Ju6Aemp4dY6KsIE1N5tgjXOP7fhmqlWlnNWPI8QTteM5Z9uFXWd6YZz_/s1600/pellegrini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="378" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsYANUKBvbj5h1Bzbn9AU68f9qo-ozegA4BrOfMOB99VD4z2S7UAMPb9fRn6-xA1DaJccdqyFZvISV4WekdBv6Ju6Aemp4dY6KsIE1N5tgjXOP7fhmqlWlnNWPI8QTteM5Z9uFXWd6YZz_/s640/pellegrini.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;">I</span></b></span>l pellegrinaggio cristiano
conobbe il suo periodo d’oro nel Medioevo, periodo in cui si avvertiva
fortemente il rapporto con il soprannaturale ed il mondo terreno era considerato
il riflesso di quello spirituale. Intraprendere un pellegrinaggio rappresentava
un modo per avvicinarsi alla divinità, caricando di senso spirituale la propria
esistenza per raggiungere la salvezza dello spirito.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La storia del pellegrinaggio
cristiano vede tre mete fondamentali: <span style="color: red;"><b>Gerusalemme</b></span>, meta sacra per eccellenza,
dove <span style="color: red;"><b>Gesù Cristo</b></span> aveva compiuto la sua missione di salvezza dell’uomo; <span style="color: red;"><b>Roma</b></span>, città del martirio degli apostoli
<span style="color: red;"><b>Pietro </b><span style="color: black;">e</span><b> Paolo</b></span>; <span style="color: red;"><b>Santiago di Compostela</b></span>, che ospita la tomba dell’apostolo <span style="color: red;"><b>San
Giacomo il Maggiore</b></span>. Qualcuno aggiunge anche una quarta meta, <span style="color: red;"><b>Costantinopoli</b></span>,
dove erano custoditi i segni della Passione e morte di Cristo, ma erano le
prime tre ad avere la supremazia su tutte le altre. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Gerusalemme e Roma conobbero
epoche di sviluppo a partire dal IV secolo d.C. mentre Santiago di Compostela
si sviluppò solo verso il X secolo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I pellegrinaggi verso la terra di
Gesù iniziarono molto presto, probabilmente subito dopo l’editto costantiniano
del 313. I primi documenti a nostra disposizione, interessanti diari di viaggio di due pellegrini, risalgono l'uno al 333 d.C., il diario del <b><span style="color: red;">Pellegrino di Bordeaux</span></b>, e l'altro al 384 circa, il diario della <b><span style="color: red;">Pellegrina Egeria</span></b>. Conobbero poi un certo rallentamento tra il VII e il X secolo a causa
delle incursioni barbariche che interessarono l’intera Europa, ma neanche allora si
fermarono del tutto. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Inizialmente, il
cammino verso <span style="color: red;"><b>Gerusalemme</b></span> era affrontato da uomini di grande spiritualità,
animati da fervore religioso e forte sentimento ascetico. Solo persone di tale
caratura, infatti, potevano affrontare un viaggio difficilissimo, per fatica e pericolosità, attraverso
luoghi non ancora addomesticati dall’uomo. Essi lasciavano la vita familiare e
i loro beni per andare in <span style="color: red;"><b>Palestina</b></span> e seguire la via indicata dal Cristo, unendosi a comunità cenobitiche che si erano formate
già dal III secolo. Più tardi, uomini di ogni classe sociale cominciarono a
dirigersi verso Gerusalemme, per voto, per chiedere una grazia o
semplicemente per un proprio bisogno spirituale. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dopo aver ricevuto
solennemente dal sacerdote la benedizione, il bastone, la bisaccia e le insegne
del pellegrinaggio (conchiglia, croce e palma, segni di penitenza), si
incamminavano verso la loro meta, che raggiungevano via terra o via mare. In
Italia, <span style="color: red;"><b>Brindisi</b></span> era il porto da cui molti pellegrini si imbarcavano per la <span style="color: red;"><b>Terra
Santa</b><span style="color: black;">,</span><b><span style="color: black;"> </span></b><span style="color: black;">dopo </span></span>la tappa di <span style="color: red;"><b>Monte S. Angelo</b></span>. Non mancavano le donne. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Esse ebbero un ruolo fondamentale durante i
pellegrinaggi medioevali verso la Terra Santa, a cominciare dalla
madre dell’imperatore <span style="color: red;"><b>Costantino</b></span>, <span style="color: red;"><b>Elena</b></span>, la quale recuperò molte reliquie
cristiane e ricostruì un itinerario
religioso per chi avesse voluto ripercorrere i luoghi della nascita, morte,
sepoltura, resurrezione e ascensione di <b><span style="color: red;">Gesù Cristo</span></b>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La storia dei pellegrinaggi è
strettamente collegata al popolamento di zone in cui passavano le strade
battute dai pellegrini e, come scrive la studiosa Gabriella Piccinni, <span style="color: red;"><i><b>“ogni
centro di culto e preghiera, a sua volta, diventava sede di un mercato o di una
fiera, di locande e taverne. Nacquero in questo modo interi villaggi”</b></i></span>. La
verità di questa affermazione l’abbiamo sotto i nostri occhi, a Ventaroli, o per meglio dire <span style="color: red;"><b>Valledoro</b></span>, l'antica Forum Claudii, luogo in cui sorge la Basilica di <span style="color: red;"><b>Santa Maria De
Episcopio</b></span>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La Basilica fu costruita proprio nelle vicinanze di una strada medievale percorsa da
pellegrini, che si dirigevano verso Brindisi per imbarcarsi, e la scelta di
costruirla in quel luogo non fu sicuramente casuale. Probabilmente fu costruita
proprio per essere inserita in un sistema di soste da offrirsi ai pellegrini
lungo l’itinerario dei pellegrinaggi. <b><span style="color: red;">Forum Claudii</span></b> divenne quindi tappa di
sosta per moltissimi pellegrini i quali, oltre a rinfrancare lo spirito nella
basilica, potevano usufruire di un mercato giornaliero per le loro spese e di
un <span style="color: red;"><b><i>hospitalium
</i></b></span>che si trovava a <span style="color: red;"><b>Carinola</b></span>, presso l’Annunziata, a circa due miglia. Il
nome stesso di <b><i><span style="color: red;">“Forum” </span></i></b>non è altro che la latinizzazione del nome volgare "mercatu",
e nei documenti medievali il luogo viene indicato come <span style="color: red;">“ad illu mercatu”</span>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quello che oggi noi carinolesi consideriamo come importanti testimonianze
storiche, senza tuttavia avere una corretta visione d’insieme della funzione del
loro ruolo, erano invece parte di un sistema economico e sociale che aveva la sua
origine nei pellegrinaggi medievali. </span><br />
<span style="font-size: large;">Prima ancora che Carinola fosse fondata e
divenisse una contea, Forum Claudii era inserita egregiamente nel sistema socio-economico del tempo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"> <b><span style="font-size: small;">cdl</span></b> </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<b>Testi consulti
</b><br />
<div class="MsoNormal">
AA. VV – Il Pellegrinaggio – Milano, 1997</div>
<div class="MsoNormal">
Cardini Franco – Il Pellegrinaggio- Vecchiarelli, 1996</div>
<div class="MsoNormal">
De Rosa Gabriele – Età Medioevale - Bergamo, 1994</div>
<div class="MsoNormal">
Oursel Raymond – Pellegrini del Medioevo. Gli uomini, le
strade, i santuari – Milano, 1978</div>
<div class="MsoNormal">
Piccini Gabriella – I mille anni del medioevo – Milano, 1999</div>
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Piccirillo
Michele – Alliata Eugenio - Mount Nebo - Jerusalem, 1998</span>Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7912001264698654069.post-30177511855905072272013-08-02T12:08:00.004-07:002013-08-02T12:08:56.643-07:00L' Episcopio Segreto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPmnU3QqBk4U6m4HkGOPlGdHhr1XbdhaWIEGVufrLqRdn33-nME9fpnBnu71sm5G4h8PK5-a9xMWvotNmLZT1mTpssJwmrdVtLEzx9rgFU7S9ArScFlf8uq8XdAeD8nm2UpHEmGM6u2aZ6/s1600/Manifesto+definitivo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPmnU3QqBk4U6m4HkGOPlGdHhr1XbdhaWIEGVufrLqRdn33-nME9fpnBnu71sm5G4h8PK5-a9xMWvotNmLZT1mTpssJwmrdVtLEzx9rgFU7S9ArScFlf8uq8XdAeD8nm2UpHEmGM6u2aZ6/s640/Manifesto+definitivo.jpg" width="449" /></a></div>
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<i><span style="color: red; font-size: x-large;"><b>L'</b></span> </i><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;"><i>Archeoclub di Carinola</i></span></b> inizia la sua attività di tutela e salvaguardia del patrimonio storico-artistico carinolese con questa bellissima iniziativa a cui non si può assolutamente mancare. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Invito tutti i cittadini, i giovani e gli amici interessati a godersi, <b><i>senza fretta,</i></b> questa speciale serata che ci permetterà di riscoprire le bellezze del nostro territorio, delle quali siamo chiamati ad essere i custodi.</span></div>
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<span style="font-size: large;"> </span><b>c.d.l</b>.</div>
Concetta Di Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/17146898676434424906noreply@blogger.com0