mercoledì 2 novembre 2011

Calinium o Calenus?

Teatro di Cales

Diversi scrittori antichi, dal medioevo in poi,  hanno fatto non poca confusione tra il sostantivo “calenus” e l’aggettivo “calenus-a-um”, attribuendoli a due città diverse: a Calvi e a Carinola.  A causa di questa confusione, è venuto a crearsi, nei secoli, un pasticcio storico che perdura tuttora. Ancora ci si riferisce a tutto ciò che riguarda Carinola con l’aggettivo “caleno”, oramai accettato da tutti. Il canonico Mattia Zona, storico del XVIII secolo, nativo di Sparanise della Diocesi di Calvi, argomenta invece che l’aggettivo “caleno” è proprio di Cales, ossia Calvi.
Per essere più precisi, quando nei nostri studi e nelle nostre letture, troviamo l’aggettivo “caleno” riferito ad uno  specifico periodo storico, ossia a prima dell’anno 568 d.C., non possiamo dubitare che esso si riferisca a Calvi e non a Carinola. Perché? Semplicemente perché, prima di quella data, Carinola non esisteva ancora, anzi non ne esisteva neanche l’idea, essendo stata fondata dai Longobardi presumibilmente tra il settimo e ottavo secolo. 
Scrittori classici quali Strabone, Cicerone, Plinio, Tito Livio, Orazio, Virgilio e altri, usando  l’aggettivo “caleno” per riferirsi ad una città della Campania Felix dovevano, per forza di cose, intendere una città diversa da Carinola, visto che essa non esisteva ancora. L’unica città della Campania esistente e da cui deriva l’aggettivo calenus-a-um era Cales, la più importante città degli Ausoni e che in periodo romano era al culmine della sua grandezza, grazie anche alla vicinanza  con la via Latina su cui si svolgevano i traffici commerciali.  
Il territorio in cui si trovava l'antica Cales era detto ager Calenus e confinava con il nostro ager Falernus a ovest, l' ager Stellatus a est e l' ager Statanus a sud. Anche la vicinanza di questi antichi campi, di cui non si è mai riuscito a stabilire con precisione i confini, hanno creato qualche confusione. Oggi possiamo avere delle idee più chiare  grazie a studi più recenti e approfonditi.

Ad esempio, Plinio ci fa sapere che nel campo caleno esisteva (ed esiste) un’acqua acidula che rende gli uomini come ubriachi e Vitruvio addirittura le attribuisce la proprietà di distruggere i calcoli. Oggi, noi sappiamo bene che quest’acqua minerale si trova nei pressi di Riardo, in quello che era territorio dell’antica Cales. E quando Orazio menziona i vini caleni offerti al palato degli amici, non già al Falerno si riferiva,  ma ai vini del territorio di Cales.

Poi, verso il VII-VIII secolo d. C., i Longobardi fondarono Carinola e la chiamarono Calinium, talvolta Calinulum o anche Carinulum, latinizzando il suo nome volgare di  Calinio o Calinolo (Pratilli).

Come è nata dunque questa confusione? Molti storici del XVIII e XIX secolo ritengono che siano stati gli scrittori del periodo normanno a creare questo precedente, portando avanti un errore di trascrizione dello storico longobardo Paolo Diacono.
Paolo Diacono, monaco benedettino del monastero cassinese, nel trascrivere da Leone Hostiense (o Marsicano) alcuni atti di donazione fatti al suo monastero nella sua Cronica del 1137, usò la parola caleno, trasformando però quello che era un aggettivo in un sostantivo. Questo fu l’inizio di un errore che non è stato mai sanato perché alcuni autori cominciarono a considerare il neo-formato  sostantivo caleno come città diversa da Cales. L’errore divenne ancora più grande quando molti scrittori normanni ritennero che Caleno fosse riferito a Calinium (Carinola). Ed ecco allora che la nostra Carinola assunse, suo malgrado,  il nome di Caleno l’aggettivo caleno per tutto ciò che la specifica, mentre invece, l’aggettivo corretto sarebbe calinense.
Ma la storia, si sa,  è fatta dagli uomini, che non sono infallibili. A volte basta un’inezia per alterare per sempre delle verità che solo lunghi studi e attente ricerche possono ripristinare.


                                                                            cdl






Alcuni testi consultati:

Alberti Leandro – Descrittione di tutta italia – Venezia, 1551
Atto Vannucci -  Storia d’Italia dall’origine di Roma fino all’invasione de’ longobardi – FI, 1861
De Luca Giuseppe – L’Italia Meridionale o l’Antico Reame delle Due Sicilie – Napoli, 1860
Gravier Giovanni – Raccolta di tutti i più rinomati scrittori… - Napoli, 1772
Mazzella Scipione – Descrittione del regno di Napoli – Napoli, 1601
Minervini Giulio ( a cura di ) - Bullettino archeologico italiano – Napoli, 1862
Nugnes Massimo – Storia del Regno di Napoli – Napoli, 1842
Pellegrino Camillo – Apparato delle antichità di Capua – Napoli, 1771
Pratilli Francesco M. – Della Via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi – Napoli, 1745
Rinaldo Ottavio – Memoriche istoriche della fedelissima città di Capua – Napoli, 1753
Romanelli Domenico – Antica topografia istorica del Regno di Napoli – Napoli, 1819
Starke Mariana - Travels in Europe – London, 1833
Valerio Massimo – De’ fatti e detti degni di memoria….  a cura di R. de Visiani  – Bologna, 1867
Zona Mattia -  Calvi antica e moderna – Napoli, 1820

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