venerdì 9 novembre 2012

Papa Innocenzo III



Papa Innocenzo III alias Lotario de'  Conti di Segni



Papa Innocenzo III è ritenuto dagli studiosi un gigante del medioevo, un uomo  di forte personalità e di incisivo ascetismo. Con lui la Chiesa raggiunse il culmine del potere temporale perché la sua concezione ierocratica (potere politico al clero), cosparsa del suo ascetismo, si affermò ben presto in tutta l’Europa cristiana.  
Per le società medievali, la  sua visione del mondo, basata sul trionfo dello spirito e sul disprezzo di una vita contaminata dal peso corruttore della corporeità, era una verità indiscutibile,  soprattutto perché Innocenzo viveva ciò che diceva e non si  asteneva dal frustare gli stessi prelati che “nocte Venerem amplexantur, mane vero Virginem venerantur (di notte abbracciano Venere, di giorno venerano la Vergine). 

Di fronte al grande dilemma medievale, Impero o Chiesa? Innocenzo non ebbe dubbi: Chiesa. 
Nella  famosa lettera Sicut universitas conditor, datata 30 ottobre 1198, Innocenzo sviluppa il suo pensiero sui rapporti clero-impero  e lo fa con lucidità e convinzione appassionante. 

Secondo la sua concezione ierocratica, o teocratica se vogliamo, il papa è il rappresentante di Cristo in terra e quindi il potere spirituale è superiore a quello temporale, così come l’anima è superiore al corpo, il sole alla luna. Come la luna  riceve la luce dal sole, così l’imperatore riceve la sua autorità dal papa. Le spade del potere spirituale e temporale spettano entrambe al papa, il quale può concedere l’uso della seconda all’imperatore, che diventa così advocatus ecclesiae, l’avvocato della Chiesa. 
Il suo pontificato fu tutto orientato in questa direzione e si concluse, un anno prima della sua morte,  con il IV Concilio Lateranense del 1215, in cui le sue idee furono accolte trionfalmente da un’assemblea di 1200 fra prelati e rappresentanti di Stati cristiani ed in cui fu confermata l’autorità papale su tutta la cristianità.  

Oltre a essere tutore di Federico II, Innocenzo ricevette anche l’omaggio dei re d’ Inghilterra, Giovanni Senzaterra, di Bulgaria, di Portogallo e d’Aragona che  ammiravano in lui la grande forza spirituale e l' indiscussa diplomazia politica.

Ma la sua azione pontificale fu diretta soprattutto alla lotta alle eresie Catare e Valdesi che si erano diffuse nella Francia meridionale e nell’Italia settentrionale  e che erano il vero pericolo della Chiesa medievale. 
L’eresia catara si diffondeva a macchia d’olio tra il popolo minuto e ignorante, tanto che lo stesso Innocenzo scriveva che nel mezzogiorno della Francia c’erano più discepoli di Mani (fondatore del manicheismo) che di Cristo, più di Simon Mago che di Simon Pietro.   

I Catari non credevano né all’Antico né al Nuovo Testamento, disprezzavano i sacramenti ecclesiastici e deridevano il culto cattolico. Negavano la resurrezione di Cristo e perciò non ammettevano le opere pie per i defunti, le preghiere nelle chiese, il battesimo e l’eucarestia. Riconoscevano invece  la metempsicosi e la reincarnazione nei corpi degli animali e professavano un dualismo manicheo, secondo il quale la creazione della materia era dovuta al diavolo. Si erano organizzati gerarchicamente in tre diocesi molto agguerrite: Albi (da cui gli albigesi) Tolosa e Carcassonne.

La posizione dei Valdesi (seguaci di Pietro Valdo) era diversa e questo li rendeva meno pericolosi dei Catari, ma non per questo potevano essere giustificati. Per loro la chiesa doveva essere povera come lo era stato Cristo e respingevano qualsiasi attività che potesse accomunarsi al guadagno. Erano però contro la gerarchia della Chiesa  che ritenevano corrotta. Innocenzo li considerò molto diversamente dai Catari, ma non poté fare a meno di condannarli come eretici.
 
Innocenzo basò una prima fase della lotta alle eresie su un grande sforzo di predicazione, aiutato anche  dalle capacità oratorie di  Domenico di Guzman, e sull’aiuto di mezzi coercitivi quali la confisca dei beni, la scomunica e l’interdetto (il divieto  di entrare in  chiesa e partecipare alle sacre funzioni) per cercare di riportare gli eretici nel gregge della Chiesa. 
Visti vani questi tentativi, l’ascetico Innocenzo si  trasformò in lupo  e, nel 1209, ricorse all’arma della crociata che affidò a Simon de Monfort e ai tribunali speciali dell’Inquisizione, l’istituzione ecclesiastica fondata da Papa Lucio III e Federico Barbarosa nel 1184 e fino ad allora ben poco usata. 
Ma la guerra santa sfuggì dalle mani del pontefice e cadde nelle mani di feudatari affamati di vendetta e bottino. Una moltitudine di guerrieri si riversò in Linguadoca, saccheggiando, uccidendo, massacrando. L’eresia  catara fu estirpata, ma l'intera regione della Linguadoca fu completamente devastata.

In questo clima repressivo di moti ereticali, Innocenzo riconobbe il carisma e la forza  di due movimenti pauperistici e ne aiutò la nascita e la crescita: i domenicani e il francescanesimo di cui si parlerà in seguito.
Dopo una  vita impegnata alla ricostruzione della Chiesa, Innocenzo morì a Perugia il  16 luglio del 1216. Aveva 56 anni ed era stato pontefice per diciotto anni.
c.d.l.




Alcuni testi di riferimento
Cantarella – Guidorizzi – La cultura della storia – Milano, 1998
Cardini Franco – La Società Medievale – Jaca books, 2012
De Rosa Gabriele -  Età Medievale – Bergamo, 1990
Hurter Federico – Storia di papa Innocenzo III e de’ suoi contemporanei – Milano, 1857
Ilarino da Milano - Le eresie medievali - in Grande Antologia Filosofica - vol. IV - Milano, 1953 
Maccarone M. - Chiesa e Stato nel pensiero di Innocenzo III - Roma, 1940
Montanelli Indro – Storia d’Italia – vol. I -  Milano, 2003
Piccinni Gabriella – I mille anni del Medievo – Milano, 1999


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