domenica 25 novembre 2012

Federico re e imperatore



Federico II


Nel  1220 Federico e sua moglie Costanza d'Aragona tornarono in Italia dalla Germania, dove erano rimasti otto anni, e a Roma ricevettero la corona del Sacro Romano Impero da papa Onorio III che era succeduto a Innocenzo. 
Durante l’incoronazione, Federico promise solennemente di organizzare al più presto una crociata per la liberazione della Terra Santa che era ricaduta in mano musulmana. Poi rivolse la sua attenzione al Regno di Sicilia afflitto dall’anarchia e dalla prepotenza dei baroni e con una sola legge, chiara e lapidaria, la De Regnantis Privilegis, riuscì a portare ordine nel Regno. Praticamente, con tale legge, tutti i beni donati ai baroni dai sovrani, i privilegi, le conquiste, le acquisizioni e quant’altro avvenuto negli ultimi 30 anni furono dichiarati nulli. 
Bloccò così  l’egemonia feudale che tanto male aveva fatto al Regno. Molti castelli e rocche fortificate divennero proprietà dello Stato e i baroni non furono più considerati in base alle terre possedute, ma in base al servizio che offrivano al re, sia come guerrieri che come funzionari. 

Con astuzia e intelligenza, risolse il problema dei Saraceni che non accettavano di buon grado il governo svevo perché li equiparava a tutti gli altri sudditi. Dopo due anni di lotta con loro, Federico prese una soluzione vincente: trasferì a Lucera, in Puglia, circa 16 mila Saraceni, creando una colonia agricola e militare. 
Essi pagavano il Tarrarium, un canone per l’usufrutto della terra, e il Testaculum, un tributo per la tolleranza religiosa. I Saraceni apprezzarono molto la soluzione e divennero i sudditi più fedeli di Federico che formò una propria guardia del corpo solo di Saraceni. 

Nel 1224, con la Pro Ordinando Studio, Federico fece un’altra scelta vincente: l’istituzione dell’Università a Napoli. La sua fu, più che altro, una mossa politica  molto ben congegnata. 
Le Università, sorte in età comunale in tutta Europa, erano direttamente sotto il controllo della Chiesa, la quale, per garantire l’ortodossia dottrinale, aveva fatto entrare come docenti i maggiori teologi e studiosi monastici. 
In Italia, Bologna era la maggiore Università ed insegnava ai propri studenti Diritto e Scienze Morali secondo i canoni della Chiesa. Federico sentì la necessità di opporre a Bologna un insegnamento più laico: la Scienza e il Diritto liberi dai canoni della religione, ossia il Diritto Romano opposto al Diritto Canonico o, se vogliamo, l’insegnamento ghibellino opposto a quello guelfo.

Nel 1227 Federico si buscò la prima scomunica dal nuovo papa Gregorio IX, niente affatto malleabile,  perché non aveva mantenuto la promessa di indire una nuova crociata. Allora Federico, per fedeltà ai patti, organizzò la crociata e l’anno dopo partì alla volta di Gerusalemme. Ma Federico non aveva alcuna intenzione di combattere contro gli arabi della cui cultura era grande conoscitore ed estimatore, perché cresciuto con essa fin da bambino. Invece di combattere e spargere sangue arabo, concluse un accordo con il sultano d’Egitto, il 10 febbraio del 1229, e ottenne la restituzione alla cristianità di Gerusalemme, Nazareth e Betlemme. Ma al papa l’accordo non piacque per niente: gli sembrò un’infamia scendere a patti con i musulmani e allora invase i territori del Regno di Sicilia. Federico tornò in Italia e, appena sbarcato a Brindisi,  corse ad affrontare l’esercito papalino e lo sconfisse facilmente. L’anno dopo, 1230, con il trattato di San Germano, la scomunica fu revocata e Federico restituì i territori sottratti al Patrimonio di San Pietro

Per ora,  la diatriba tra il Papa e l’Imperatore era stata appianata e Federico poté dedicarsi alla riorganizzazione del regno. Ad essa lavorarono le migliori menti del tempo al servizio di Federico: Pier delle Vigne, Taddeo da Sessa, Enrico di Malta, Michele Scoto, Roffredo di Benevento ed altri, che produssero le Costituzioni Melfitane, emanate a Melfi nel 1231, ritenute il capolavoro legislativo medievale.
Con esse Federico distribuì equamente le tasse tra i sudditi, emanò norme per favorire il commercio e l’attività manifatturiera. In esse  si può leggere il pensiero basilare su cui si fonda l'intera azione legislativa federiciana: 

Noi che teniamo la bilancia della Giustizia sui diritti di ciascuno, non vogliamo distinzione nei giudizi ma uguaglianza. Il convenuto o l’attore, sia esso franco, romano, longobardo, normanno o bizantino, vogliamo che gli sia resa giustizia.

Uomo illuminato e magnanimo, Federico diventava crudele e spietato con i traditori o con quelli ritenuti tali. Lo sperimentò Pier delle Vigne, sospettato di complotto contro di lui, e lo sperimentò persino suo figlio Enrico
A Enrico Federico aveva affidato la Germania e, in cambio, egli ordì un complotto contro il padre. Enrico fu catturato e tenuto prigioniero in Puglia fino alla morte, che avvenne per suicidio nel 1242, sette anni dopo la cattura, mentre la corona tedesca passò a suo fratello Corrado.

Grossi problemi in Italia, Federico li ebbe da due parti in particolare: 
1) dai Comuni dell’Italia settentrionale per le loro rivendicazioni autonomistiche; 
2) dall’ostilità della Chiesa a causa del suo appoggio alla rinascita del Comune di Roma e all’erezione della Sardegna, feudo della Chiesa, a Regno autonomo retto da suo figlio Enzo
Nel 1237 Federico sconfisse le forze comunali a Cortenuova e nel 1239 arrivò la seconda scomunica di Gregorio IX. 

Questa volta Federico non ricorse alla diplomazia, ma alla forza: cacciò dal regno gli ordini mendicanti, confiscò tutti i beni ecclesiastici, tranne quelli di Sicilia, e affidò le sedi vescovili a vescovi di sua fiducia. Vennero a crearsi in Italia due fazioni; quella guelfa, favorevole al Papa, e quella ghibellina, favorevole all’imperatore.  
Contro i vescovi che non gli giuravano fedeltà, preferendo rimanere fedeli al papa, Federico adottò il metodo del chi non è con me, è contro di me mandandoli in esilio o anche alla morte. 
In questo clima di asprezza e contrasto si trovò coinvolto Pietro, vescovo di Carinola, che fu prima imprigionato nella Rocca di Arce e poi esiliato per non aver voluto giurare fedeltà al re. 

Ma questa è un’altra pagina della nostra storia.
c.d.l.



Alcuni Testi consultati
AA VV  de l Csns - Potere, società e popolo tra età normanna e  età sveva – 1189-1210 – Bari, 
Artifoni Enrico – Storia Medievale – Roma, 1998 
Borgia Stefano - Breve istoria del dominio temporale della Sede Apostolica nelle Due Sicilie – Roma, 1788 
Camera Matteo -  Annali delle due Sicilie – vol. primo – Napili, 1841 
Carnevale Gioseppe – Historie e descrittione del Regno di Sicilia – Napoli, 1591
Di Meo Alessandro - Apparato Cronologico agli Annali del Regno di Napoli – Napoli, 1785 
Pagano Filippo - Istoria del regno di Napoli – Palermo, 1835
Riccardo di San Germano - Cronaca - Cassino, 1999
Timoteo da Termine – Breve et universale cronistoria del mondo fino all’anno di salute 1668   Na, 1669
Troyli Placido – Historia generale del reame di Napoli – vol. 4 -Napoli, 1751
Ugone Falcando – Historia -  in G. del Re:  Cronisti e scrittori sincroni- vol. 1 – Napoli, 1845
Vivenzio Nicola – delle antiche province del Regno di Napoli – Napoli, 1808

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