giovedì 24 maggio 2012

L' incastellamento di Carinola e il suo ruolo difensivo


Francesco Cassiano de Silva - Incastellamento di Carinola -1705

Dopo la deviazione su San Bernardo, la diocesi di Carinola,   alcuni suoi vescovi  e l’intervento sulla riapertura al culto dell’episcopio di Ventaroli, ritorno  sul tracciato storico principale per riprendere la narrazione dal punto in cui l’ho lasciata. 
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Quando si parla di "incastellamento" non ci si riferisce solo all’ edificazione di un castello nell’ambito di un territorio urbano, ma ad un fenomeno molto più complesso, che si manifestò soprattutto tra il IX e l' XI secolo. Si tratta più che altro della nascita di centri fortificati intorno ad un castello, che cambiarono notevolmente l’assetto  paesaggistico italiano. 
Con l'incastellamento scompaiono le case isolate dei piccoli proprietari, difese da palizzate di legno e  fossati,  e si fa posto ad un agglomerato urbano, più o meno grande, protetto tutt’intorno da una solida cinta muraria: il castrum.  
La necessità di fortificare gli agglomerati urbani è legata soprattutto a esigenze difensive contro le scorrerie di  bande particolarmente aggressive come gli Ungari e i Saraceni, o contro le lotte tra gli  stessi irrequieti signorotti territoriali, ma anche  al profondo bisogno di sicurezza e di protezione che circolava in un periodo storico molto turbolento e insicuro. 
Il castello diventa il simbolo visibile del potere territoriale del signore che governava sul luogo, dei suoi rapporti politici ed economici con la popolazione, ma diventa anche  il simbolo della protezione che il signore garantiva ai suoi cittadini. 
Sebbene  BizantiniLongobardi avessero già sentito l’esigenza di fortificare le loro proprietà, usando più che altro il legno come materiale, furono i Normanni a concretizzare una vera e propria opera ingegneristica di fortificazione dei centri urbani, che assunse il nome di incastellamento.”

L'incastellamento normanno è prevalentemente di matrice militare-feudale e fa della fortezza il centro di potere del signore territoriale, a cui però vanno affiancati una serie di obblighi e prestazioni militari. E’ chiaro, come già detto più volte, che una realtà estesa e complessa quale era il Regno di Sicilia aveva bisogno dell’apporto di tutti i feudatari per la sua difesa, quindi nessun conte poteva esimersi dall'offrire i propri servizi militari al re. Se al signore feudale normanno veniva concessa una notevole autonomia nella gestione del suo territorio, egli aveva comunque l'obbligo di contribuire alla difesa del Regno. 

Non esistono ancora degli studi esaurienti sul castello di Carinola o sulla Rocca di Mondragone, ma da quello che finora sappiamo, possiamo azzardare delle ipotesi in grado di chiarirci il ruolo difensivo della Contea di Carinola
Le fonti finora consultate, non primarie, dicono che il castello di Carinola fu costruito dal conte Riccardo intorno al 1134.
L’anno sembra compatibile poiché, subito dopo la costituzione del Regno di Sicilia, nel 1130, re Ruggiero diede il via ad una colossale opera di incastellamento di tutti i centri strategici per garantire al suo Regno la difesa necessaria. Da nord a sud del Regno, dalla costa tirrenica a quella adriatica, non un lembo di terra rimase senza difesa. Nel  Principato di Capua, per la sua importanza, l’opera d’incastellamento fu molto minuziosa e ogni centro fu fornito di cinta muraria e di castello. Venafro, Riardo, Castelforte, Sessa, Teano, Carinola, Francolise, Rocca di Mondragone, Castelvolturno, sono solo alcuni dei centri incastellati che, da est a ovest del Principato capuano, formavano una solida ragnatela difensiva lungo il confine settentrionale; ragnatela che si estendeva e si allargava continuamente con altri centri incastellati man mano si scendeva verso sud, quasi a formare un susseguirsi di barriere ad intreccio contro l'avanzata di un nemico molto probabile. Ma il nemico non arrivava solo da terra; poteva arrivare anche dal mare, per cui le coste venivano controllate continuamente dai centri adibiti a quella funzione, tra cui Carinola.

Il castello di Carinola sarebbe sorto su una struttura preesistente sulla quale anche i Longobardi avrebbero messo mano. Si parla di una “torre di Catilina”, una struttura romana che potrebbe essere stata un avamposto di Foro Popilio e dove avrebbe trovato rifugio Catilina nel 63 a. C., alla scoperta della famosa congiura da parte di Cicerone. Ma sebbene la tradizione orale sia spesso annuncio di storia, non possiamo ritenerla storia a pieno titolo senza il sostegno di documenti. Finora non siamo a conoscenza di documenti né di ricerche che possano provare la presenza di un avamposto romano sul luogo,  né la presenza di Catilina in esso. Tutto è da verificare.

In mancanza di documenti, anche l’incastellamento di Carinola produce solo speculazioni sul suo ruolo difensivo all’interno del Regno. Qual era esattamente il ruolo difensivo di Carinola? Ugualmente dobbiamo, per il momento, affidarci un po’all’intuito  e un po’ alle investigazioni del territorio fatte recentemente dai soci degli archeoclub di Carinola e Falciano, visto che non  esistono studi specifici sull’argomento. 

Carinola aveva il ruolo del controllo della vicinissima Appia  e quello del "monitoraggio" della costa. Lo attesta l' esistenza di una struttura normanna, a ovest di Carinola, situata subito fuori l’antica cinta muraria e su di una piccola altura, che oggi i carinolesi chiamano semplicemente “castelluccio”. La struttura altro non era che una torre di avvistamento, allora alta almeno il doppio di quanto lo sia oggi, per il continuo monitoraggio del territorio e della costa. 
Non dimentichiamo che a Minturno c’era una numerosa colonia di Saraceni e che essi vivevano attaccando e depredando chiese, monasteri e città vicine. Le loro incursioni erano tanto frequenti quanto disastrose. 
Qualora  fossero state  avvistate all’orizzonte navi saracene, Carinola aveva il compito di correre in aiuto di Mondragone dove,  sulla Rocca stanziavano permanentemente dei guerrieri.
Non dimentichiamo neanche che Mondragone era possedimento della Contea di Carinola e che quest'ultima, correndo in difesa di Mondragone, difendeva se stessa.
 
                    c.d.l


 Alcuni Testi consultati

AA. VV - Atti del 2° Congresso Nazionale di Archeologia Medievale – Firenze, 2000
Artifoni  Enrico – Storia Medievale – Roma, 1998
Cundari Cesare e Carnevali Laura (a cura di) – Carinola e il suo territorio -  Roma, 2003
Gleijeses Vittorio – Castelli in Campania – Napoli, 1977
Licinio Raffaele – Castelli medievali – Bari, 1994
Maglio Gianfranco – Lezioni di Storia medievale: Dalle origini all’anno mille –  Verona, 2004
Musca  Giosuè –Terra e uomini nel Mezzogiorno normanno-svevo -  Bari, 1987
Pugliese Carratelli Giovanni – Storia e Civiltà della Campania: il Medievo – Napoli, 1996
Ruggiero Romano – Paese Italia:  venti secoli di identità – Roma, 1997
Toubert  Pierre – Dalla terra ai castelli – Torino, 1997


4 commenti:

  1. Dott.ssa DiLorenzo,
    mi sono molto compiaciuta nel leggere l'ultimo
    articolo sull'incastellamento di Carinola. E` stato veramente illuminante e come sempre interessante. Continui a tenerci informati e ad
    educarci sullo storico passato di Carinola.
    Complimenti e grazie di cuore

    Daniela

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  2. Cara Concetta, in primis complimenti per il tuo intervento in occasione della riapertura dell'Episcopio. In merito all'incastellamento, già sai quanto a cuore abbiamo il problema, visto il recente campo di ricerca che come Archeoclub di Falciano e di Carinola abbiam tenuto. I dati raccolti sono in fase di elaborazione, con l'auspicio, condiviso con il dott. Ugo Zannini, di poterli render noti promuovendo, magari, una manifestazione ad hoc. Può essere, comunque, interessante premettere gli ambiti sui quali ci si sta muovendo. Occorre capire, innanzitutto, in che modo si è evoluto l'impianto fortificato di Carinola in relazione alle soluzioni architettoniche certificate per ciascun momento storico del periodo medievale. Francamente oscuro resta il frangente longobardo, contrariamente a quello successivo normanno e che vede Carinola documentata come sede di diocesi (a partire dallo scorcio dell'XI secolo): con i Normanni inizialmente si afferma il binomio motta (impianto fortificato in origine ligneo e costruito su di un'altura) e bassa-corte (la zona sottostante, invece, con più massiccia concentrazione antropica); gli stessi Normanni, comunque, ben presto rimpiazzano la struttura sopraelevata in legno con una più sicura in muratura, chiamata, nella versione italianizzata, dongione; con gli Svevi (e siamo a partire dalla fine del XII secolo) cominciano a diffondersi torri piuttosto slanciate preferibilmente a pianta quadrata o rettangolare, alla più importante delle quali (il vecchio dongione normanno, per intenderci) diamo il nome di mastio; con gli Angioini (subentrati agli Svevi dal 1266 con la celeberrima battaglia di Benevento) le torri possono man mano prevedere una pianta circolare, mentre la loro scansione in alzato, in partenza piuttosto importante, tende ad abbassarsi (ma anche ad ispessirsi) per esser meno vulnerabili alle cannonate: arriviamo, così, a metà Quattrocento, alla fase aragonese che vede Carinola fra i principali cantieri dell'Italia meridionale, avendo Marino Marzano, signore di Sessa ed alle cui dipendenze era Carinola, sposato Eleonora d'Aragona, non certo l'ultima arrivata essendo figlia del re Alfonso.

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  3. Bene, stiam provando a capire in che modo ancorare le strutture fortificate superstiti alle tipologie summenzionate. E' molto probabile che ancora si conservino i resti di una torre normanna, come suggerirebbe sia il tipo di muratura che la connota, sia una feritoia che ancora si apre su di essa; così come potrebbe esser già normanno l'impianto dell'alta torre (il mastio) che svetta imperiosa dalla "discesa del Macello", sebbene la sua muratura, di per sé restaurata, evidenzi piuttosto interventi successivi: nulla vieta che sia essa la "papabile" torre di Catilina. Similmente si sta valutando la possibilità che la piramide seicentesca da te resa nota (e della cui esistenza abbiam trovato conferma nel paesaggio urbano di Carinola che fa da sfondo alla S. Lucia (ri?)dipinta nell'Annunziata nel 1842) fosse ubicata non lontana da predetta torre. Non meno intriganti si stan rivelando altre questioni: numero, quasi certamente tre, e collocazione delle porte di accesso alla città in relazione alla viabilità; loro eventuale rapporto con edifici di particolare rilevanza come il Seggio o Sedile, finalizzato alle riunioni dei delegati del popolo, e la Chiesa dell'Annunziata; articolazione della cinta muraria verso Mondragone, laddove esiste il cosiddetto "Castelluccio", e in direzione della collina di S. Francesco.
    Naturalmente lo studio delle emergenze monumentali avviene parallelamente a quello delle fonti scritte che documentano l'antico impianto urbanistico di Carinola come l'Apprezzo del 1690, pubblicato da C. Valente, e, ovviamente, il resoconto ottocentesco del Menna; stessa modalità d'indagine s'impone per le testimonianze iconografiche legate alla cartografia antica, e di cui qui riporti l'esempio più significativo (la veduta primo-settecentesca del Cassiano de Silva), e per i dipinti murali o su tela come la già ricordata S. Lucia con "panorama" di Carinola.
    Né si può prescindere dai fondamentali contributi degli esperti (in particolare R. Carafa e F. Miraglia) già interessatisi all'impianto fortificato di Carinola e di altri centri di ambito capuano.
    Dulcis in fundo il filmato aereo di Carinola risalente alla Seconda Guerra Mondiale, reso noto dal dott. Ugo Zannini immediatamente attivatosi per averne copia dall'Inghilterra, e che potrebbe aprire spiragli importanti su tutta la questione.
    La carne al fuoco evidentemente non manca…
    Silvio Ricciardone

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    1. Carissimo Silvio è inutile dirti che i tuoi interventi sono sempre molto illuminanti e contribuiscono grandemente ad ampliare le mie pagine storiche. Purtroppo non conosco gli studi fatta dalla prof.ssa Rosa Carafa e mi piacerebbe molto conoscerli. Se mi mandi qualche titolo cercherò di reperirli. Quando la incontrai qualche mese fa, insieme a tutti voi, mi colpì molto per la sua competenza e la sua conoscenza del nostro territorio. Mi piacerebbe tanto rivederla per ampliare ulteriormente l'argomento che, come dici anche tu, riserva ancora molte sorprese. Spero che Ugo si faccia vivo al più presto così possiamo fare il punto delle nostre indagini. Forse aspetta la fine dell'anno scolastico per avere anche te tra noi. E mi sembra più che giusto!
      A presto. Concetta

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