domenica 30 giugno 2013

Carinola angioina

Cattedrale di Carinola: lacerto di affresco del periodo angioino sul sacello paleocristiano


Tra le condizioni dell' investitura pontificia a re di Sicilia, Carlo d'Angiò aveva giurato di ridare agli ecclesiastici tutti i privilegi negati loro dagli Svevi; di restituire alle chiese e ai prelati esiliati i beni occupati dagli Svevi; di cessare gli abusi e di ricondurre il Regno al periodo di pace e giustizia di Guglielmo il Buono. Ma non mantenne neanche uno dei suoi propositi. Anzi, approfittando delle ribellioni popolari per la morte di Corradino, si adoperò per sciogliere se stesso e i suoi da ogni vincolo nei confronti del Papa. D'altra parte era venuto in Italia per conquistare e si comportò da vero conquistatore, sfruttando ogni minima cosa a favore suo e dei suoi baroni. 
Le collette generali, che fin dai pempi di Federico Barbarossa erano limitate a soli quattro casi feudali (invasione del Regno o grave ribellione; prigionia del re; armamento generale al seguito del re; nozze della figlia o della sorella del re), furono rese, con la violenza, molto più frequenti e per motivi molto diversi da quelli soliti. Ora i giustizieri delle province raccoglievano collette anche per gli stipendi dei soldati mercenari, per l'armamento delle galee, per il loro mantenimento e quello dei marinai, per la festa alla nomina di cavaliere del figlio del re ecc. La somma di queste collette era esorbitante: nel 1276 si arrivò ad imporre ai residenti regnicoli la somma di 60.170 once d'oro, divise per provincia e non si capisce su quali basi. 
La provincia di Terra di Lavoro e Contado Molise doveva versare la somma più alta: 8089 once d'oro. Furono moltiplicate le gabelle sulle derrate alimentari e di alcuni alimenti il re si riservò lo spaccio per avere più entrate regie. 

L' azione più rapida intrapresa da Carlo d'Angiò subito dopo la conquista del Regno di Sicilia fu la sostituzione del vecchio baronaggio svevo, a lui nemico, con un baronaggio provenzale, per lo più fatto dai baroni che lo avevano aiutato nella conquista. 
Non fu sicuramente una sostituzione indolore perchè le insolenze e le ingiustizie dei nuovi arrivati, ma soprattutto la loro rapacità, indisponeva sia il popolo che i vecchi baroni. Si intuisce facilmente che tutte queste situazioni, soprattutto l'oppressione fiscale, furono la vera causa della Guerra del Vespro del 1282.

Come dice il Greco nella sua Storia di Mondragone parlando di Carlo d'Angiò: “è lunghissimo l'elenco dei premi; è lunghissimo l'elenco delle vendette. Fu splendido oltremisura nel donare; fu spietato, più che belva, nel punire...”. 

La gran parte delle donazioni risale all'incerca al 1269, subito dopo la Battaglia di Benevento del 1266 ed è raccolta in un Quaternus de Principatibus, Comitatibus, Honoribus, Baroniis Feudis ed Burgensaticis.

Cosa avvenne della Contea di Carinola il cui ultimo signore svevo, Corradello, era stato incarcerato insieme alla nonna Siffridina perchè non avevano voluto fare giuramento di fedeltà a Carlo?

La Contea di Carinola e la Rocca Montis Dragonis furono concesse come dono di nozze all' unica figlia di Carlo, Beatrice, la quale sposò Filippo di Courtenay, Re di Tessaglia e figlio ed erede dell'imperatore di Costantinopoli Baldovino

Carinola era una Contea abbastanza ricca oltre che strategicamente importante; infatti, lo scopo di questa donazione fu proprio quello di offrire agli sposi dei proventi degni del loro ruolo, oltre ad affidare a stretti consanguinei il controllo del territorio, come da tradizione.
La ricchezza della Contea derivava sicuramente dalla produzione di prodotti agricoli che veniva esportati a Napoli e poi anche a Firenze, mediante l'esistenza di un porto, collegato alla Rocca di Montis Dragonis, come si può dedurre da un documento del 1270 tratto dal Registro angioino. Carinola era uno dei fornitori agricoli del Regno e, sempre nel 1269, in seguito ad una carestia che si verificò in Terra di Lavoro, il re nominò un calmiere dei prezzi per evitare speculazioni ai danni della popolazione. Il calmiere stabilì i prezzi per Carinola, Mondragone e Sessa e veniamo così a sapere che con un'oncia d'oro si potevano vendere 19 tomole di grano oppure 40 tomole di orzo o 40 di miglio, mentre in altri luoghi e nella stessa Napoli i prezzi erano più elevati. Sempre per un'oncia d'oro a Napoli si potevano vendere 15 tomole di grano o 30 tomole di orzo o miglio. Questo ci dice che i prodotti agricoli provenienti dalla nostra contea erano molto richiesti e portavano ricchezza.
 
A causa della sua ricchezza di rendite, la Contea di Carinola fu usata, per tutto il periodo angioino, come donativo per premiare i baroni dei speciali servigi che rendevano al re.

Dopo Filippo de Courtenay, la Contea di Carinola e la Rocca di Mondragone furono date a Guglielmo d'Alneto, figlio di Gualtiero, Gran Siniscalco del re e viceré della Provenza e dopo ancora fu Francesco Del Balzo ad essere signore di Carinola e Teano. 
Nel 1282 esse andarono invece al milite e nobiluomo Goffredo di Janvilla che, in cambio, restituì alla Corona Castellammare di Stabia, meno fruttuosa. In seguito, esse furono date a Sergio Siginolfo, signore di nobilissima famiglia napoletana.


Per tutto il periodo angioino, Carinola non trovò stabilità sotto il comando e la protezione di un' unico signore. Bisogna aspettare il periodo aragonese e l'arrivo dei Marzano perché la Contea ritrovi stabilità amministrativa e magnificenza.
cdl



Alcuni testi consultati

Amari Michele – La guerra del Vespro Siciliano – Firenze, 1861
Broccoli Angelo – Archivio Storico Campano, vol 2, parte 3 – Caserta, 1893-1894
Clifford R. Backam - The decline and fall of medieval Sicily - Cambridge,1995
Crimaco L. - Sogliani F. (a cura di) - Dieci anni di ricerche archeologiche a Mondragone e nel suo territorio – (1997-2007) - Sparanise (CE), 2007
Favilli Paolo - Riformismo alla prova ieri e oggi. La grande riforma tributaria - Milano, 1990-2009
Greco Biagio – Storia di Mondragone – Napoli, 1927
Malaspina Saba –  Rerum Sicularum Historia (1250-1285), in G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani, II, Cronisti e scrittori sincroni della dominazione normanna nel Regno di Puglia e di Sicilia, Napoli 1868
Sanudo Torsello Marino – Storia di Carlo d'Angiò e della guerra del Vespro Siciliano - Napoli, 1862
Tramontana Salvatore – Gli anni del Vespro – Bari, 1989





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