domenica 8 gennaio 2012

La Contea di Carinola

Ventaroli - Episcopio - Parte dell'affresco dell'abside


* Aggiornato il 13 agosto 2016



 
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La mancanza di documenti rende il periodo di fondazione della città di Carinola molto incerto. Le notizie ci vengono fornite dagli storici ed eruditi del passato che, tuttavia, non si sa quanto possano essere attendibili. Molti di loro concordano sul fatto che essa sia stata fondata dai Longobardi, ma l’anno di fondazione e le modalità non sempre coincidono. Solo per citarne un paio:
Luca Menna, notaio carinolese del XIX secolo, opta per una Carinola fondata dai Romani con il nome di Caleno, perpetuando l’antica diatriba sul nome Caleno attribuito sia a Calvi che a Carinola. Secondo il Menna, distrutta la romana Carinola “dalle naturali calamità”, essa fu riedificata dai Goti. Quando poi i Longobardi arrivarono in zona, ampliarono e restaurarono quello che già c’era. Secondo il Menna, il primo conte di Carinola fu Siconolfo, il principe longobardo che si impadronì di Salerno, semplicemente perché Carinola era territorio di Capua e Capua divenne contea di Salerno.
Giovanni Battista Rampoldi, altro storico del XIX secolo, riferisce invece di una città fondata dai Longobardi nel 1058 sui resti della sannitica Carini, chiamata poi Carinola.
In realtà, non si hanno notizie certe e tutto è lasciato alla speculazione personale.
L’attendibilità documentaria su Carinola è possibile trovarla solo intorno all’879, quando la Contea di Capua, di cui il nostro territorio faceva parte, fu divisa tra gli eredi del vescovo-conte Landulfo.  A dire il vero, la morte di Landulfo non fu una buona cosa per la contea, perché l’applicazione dell’usanza ereditaria longobarda ne determinò lo spezzettamento e quindi l’indebolimento.
L’ antica usanza longobarda voleva, infatti, che non fosse favorito solo il primogenito nella successione dei feudi, ma che essi fossero divisi tra tutti gli eredi. Così accadde. E si verificò quello che da sempre viene sottolineato dalla nostra sapienza popolare con un proverbio ad hoc: sparti palazzu e diventa cantone.
Landulfo aveva diversi nipoti maschi, figli dei suoi fratelli, e la Contea di Capua fu divisa tra loro, perché ognuno ne reclamava, giustamente, una parte. 
Il nipote Pandonulfo (o anche Pandolfo) figlio di Pandone, riuscì ad imporsi su tutti gli altri e divenne erede della Contea di Capua; a lui toccarono anche  Teano col suo territorio, i Gastaldati di Aquino e di Venafro e la città di Casamirta  (Casam Hirta, ossia Caserta). 
Al nipote Landone toccò Sessa e Berolassi; quest' ultimo termine sta ad indicare tutti i paesi attorno all’antica Capua. 
All’altro nipote, anch’egli Landone, toccò Carinola e Cajazza
Il nipote  minorenne, Landulfo come suo zio, fu fatto vescovo di Capua, ma fu scacciato quello stesso anno dal conte Pandonulfo, che lo rimpiazzò col proprio fratello Landonulfo, aprendo così le ostilità tra loro cugini. 
Di queste ostilità ne approfittarono molti nemici, tra cui i Saraceni, che non persero occasione per attaccare continuamente il contado capuano, già indebolito dalle ostilità tra le diverse fazioni familiari.

La divisione della contea capuana fu registrata da Erchemperto nella sua Historia Langobardorum Beneventanorum, da cui è possibile trarre le prime notizie attendibili sulla creazione della contea carinolese. Ma esistono anche altre fonti eccellenti: l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono; il Catalogus Baronum, redatto dall’ufficio regio preposto agli affari feudali, creato da Ruggero II il normanno nella seconda metà del XII secolo, con sede a Salerno; le registrazioni delle donazioni delle cronache monasteriali quali il Chronicon monasterii casenese, di cui Pietro Diacono fu un redattore; il Chronicon Vulturnense redatto dal monaco Giovanni; l’importantissimo Chronicon Salernitanum di anonimo, che raccoglie tutte le informazioni sui Principati della Langobardia Minor.

Iniziano, quindi, dal 879 in poi le vicende della contea longobarda  e poi normanna di Carinola che sono strettamente legate a quella di Capua da cui dipendeva, sia per l’amministrazione politica che ecclesiastica. 
Grazie alla sua ubicazione strategica presso la principale via di comunicazione che portava  a Roma e a Napoli,  e grazie alla fertilità del suo suolo, l'antico Ager Falernus,  Carinola  godette di una continua ascesa che si protrasse fino a tutto il periodo aragonese. 
Per la sua posizione e la sua fertilità, il contado carinolese fu anche causa di aspre contese tra i diversi baroni, che volevano impadronirsene.
c.d.l.
BIBLIOGRAFIA 

Accademia Pontiana – Atti della Società Pontiana di Napoli – vol I – Napoli, 1825
Alfano Francesco Maria – Istorica descrizione del regno di Napoli – Napoli, 1798
Caweey Charles – Foundation for medieval genealogy on line
Chronicon salernitanum – Collana Salerno – 1988
Cuozzo Errico e altri  - Catalogus baronum – commentario - Istituto storico italiano per il Medio Evo -1972
Del Re Giuseppe – Cronisti e scrittori sincroni della dominazione normanna – Napoli, 1845
Erchemperto – Historia Langobardorum Beneventanorum google books

Giannone Pietro – Storia civile del Regno di Napoli – vol I - Milano, 1844
Gloria Andrea – Compendio delle lezioni teorico pratiche di paleografia e diplomatica – Verona e Padova, 1870
Menna Luca – Saggio Istorica della città di Carinola – a cura di Adele Marini Ceraldi - 1992
Orlandi Cesare – Delle città d’Italia e sue isole adiacenti – Perugia, 1778
Rampolli G. Battista – Corografia dell’Italia – Vol I – Milano, 1832
Rinaldo Ottavio – Memorie istoriche della fedelissima città di Capua - Napoli, 1753




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