martedì 3 gennaio 2012

La lunga marcia del popolo Longobardo - parte seconda

Charles Landseer - Assassinio di Alboino



Sebbene l’Italia avesse già subìto le invasioni gotiche e vandaliche, i Longobardi furono la prima vera dominazione straniera della penisola perché furono i primi a non mantenere l’amministrazione romana, ma ad istituirne una propria. Il loro regno durò in Italia  fino al 774, quando furono sconfitti e rimpiazzati dai Franchi di Carlo Magno. Durante i due e più secoli che rimasero alla guida della Nazione, i Longobardi estesero il proprio dominio in quasi tutta Italia, eccetto per pochi territori che rimasero bizantini. Nonostante le difficoltà iniziali causate dall’incontro-scontro di due culture essenzialmente diverse, in questo periodo abbastanza lungo si verificò un lento, ma solido processo di fusione sociale e culturale che fece dei vincitori e vinti un unico popolo. L’elemento che maggiormente aiutò questa fusione fu la religione cristiana.

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La storia del popolo longobardo risale al III-IV secolo, quando ancora si chiamavano Winili. Lo storico longobardo Paolo Diacono, nella sua Historia Langobardorum, scrive che furono costretti a lasciare la Scandinavia, loro paese d'origine, perché non c'era spazio e sostentamento per tutta la popolazione che era diventata troppo grande per una terra così ridotta e fredda. 
Dopo la divisione della popolazione  in tre parti, una parte di essa partì in cerca di nuove terre e si stanziò inizialmente alle  foci del fiume Elba, nell’attuale  Germania, e poi più a sud-est, in Pannonia, all’incirca l’attuale Ungheria. Nel corso dei secoli i Winili persero il loro nome d’origine per acquisire quello di Longobardi, dato loro dalle popolazioni con cui vennero in contatto, forse a causa delle lunghe barbe che non tagliavano mai o delle lunghe aste a corredo dell’equipaggiamento guerriero, chiamate da noi alabarde.
Chiamati in Italia dagli stessi bizantini, con cui erano già stati alleati nel 546 per difendere i confini dell’impero bizantino dai Gepidi, potente tribù germanica,  ora avevano il compito di combattere e cacciare via i Goti (Ostrogoti). Tra il 568 e il 569 arrivarono quindi nel nostro paese, guidati dal loro re Alboino, un guerriero che Paolo Diacono definisce uomo forte e valoroso in tutto, e che in Pannonia aveva combattuto strenuamente contro i Gepidi, uccidendone il re Cunimondo e sposandone la figlia Rosmunda.
Chi pensa che l’arrivo dei Longobardi fu un’invasione di feroci guerrieri barbari, sbaglia di grosso: fu un vero esodo di popolo, la migrazione di intere famiglie, con donne, vecchi e bambini al seguito. Erano circa 300 mila persone ed arrivarono in Italia con tutte le loro masserizie sui carri, ben determinati a stanziarsi definitivamente nella nostra terra. Si stabilirono a Cividale del Friuli e poi, man mano, conquista dopo conquista, occuparono gran parte del nord Italia, creando la cosiddetta Langobardia Maior di cui Pavia fu la capitale e in cui risiedeva il re e i suoi notabili.
Dal canto loro, i bizantini, pressati dal fatto di non poter più impiegare gli eserciti in tante parti difficili dell’impero, dovettero pagare lo scotto di aver chiamato in Italia degli invasori per cacciare altri invasori. Persero man mano tutti i loro  possedimenti e, in un ultimo tentativo di salvezza, intorno al 584, costituirono l’Esarcato d’Italia con capitale Ravenna, composto da tutte le province bizantine che erano: Ravenna e la Romagna, le coste venete, la Pentapoli nelle Marche, la Puglia e la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, i territori di Napoli e di Roma, la Liguria. Ma, ormai, Oriente ed Occidente si allontanavano sempre più, anche a causa dei conflitti tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, la quale rivendicava pari dignità con quella di Roma, ma che non le fu mai riconosciuta.
E cosa ne pensava la Chiesa di Roma dei nuovi invasori? Quando i Longobardi giunsero in Italia erano già cristiani, ma nella forma eretica dell’arianesimo condannata dal Concilio di Nicea (anno 325). Tuttavia, grazie alla regina Teodolinda, moglie di Autari prima e di Agilulfo poi, e al papa Gregorio Magno, i Longobardi si convertirono in massa al cattolicesimo. Sotto i Longobardi, dopo il 569, si ebbe una divisione netta dei poteri tra Bizantini, Longobardi e Papato, ma solo quest’ultimo sarebbe durato a lungo in Occidente.

Quando ci si avvicina ai Longobardi, è opportuno sfatare dei luoghi comuni che li hanno avvolti in un alone negativamente fantastico. I Longobardi non erano i più feroci e più crudeli invasori che l’Italia abbia avuto, come è stato spesso sostenuto: erano, né più e né meno, come gli altri popoli germanici, con la loro cultura, le loro credenze e le loro usanze popolari. L’episodio più famoso, quello di re Alboino che pretese di far bere sua moglie Rosmunda nel cranio del padre Cunimondo, va inquadrato nell’ambito di una cultura guerriera comune a molte civiltà indoeuropee di tradizione nomade.
Come ci fa notare la storica Gabriella Piccinni, tagliare la testa al nemico e bere dal suo cranio era in realtà un atto di “omaggio” verso il vinto, del quale si “beveva” la forza, il coraggio e le virtù. L’offerta fatta a Rosmunda, figlia dell’ucciso e sposa del vincitore, era un’offerta di riconciliazione tra vincitori e vinti. Il rifiuto di Rosmunda fu rifiuto alla riconciliazione e la portò a far assassinare Alboino, suo sposo.
Va sfatata anche la  storiografia romantica che vuole il popolo italico oppresso dal tallone germanico, con Manzoni in testa; in realtà i Longobardi si disinteressarono delle capacità giuridiche dei vinti, purché versassero ai vincitori il tributo dovuto. Il popolo italico non fu mai “servo” dei Longobardi, anzi si assiste a vari tentativi di conciliazione delle due culture da parte dei suoi re, con Autari, Rotari e Liutprando in testa, che contribuirono a dare a  due popoli e due culture una sola identità.
 

c.d.l.
Alcuni testi consultati

De Rosa Gabriele – L’età Medioevale – Minerva Italica- Bergamo, 1990  
Eco Umberto -  Il Medioevo: barbari, cristiani, musulmani -  Milano, 2010
Granata Francesco – Storia civile della fedelissima città di Capua- Napoli, 1752
Muratori Ludovico A – Annali d’Italia -  vol. III - Milano 1744
Muratori Ludovico A.- Dissertazione sopra le antichità italiane – Milano, 1751
Piccinni Gabriella- I mille anni del Medioevo – ed. Mondatori – Milano, 1999
Rinaldo Ottavio – Memorie istoriche della fedelissima città di Capua – Napoli, 1753
Troya Carlo – Della condizione de’ romani vinti da’ Longobardi – Milano, 1844
Zanetti Bernardino – Del regno dei Longobardi in Italia – Venezia 1753



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