domenica 18 marzo 2012

Carinola nel Catalogus Baronum

Cavalieri Normanni - dall' arazzo di Bayeux
Articolo aggiornato il 20 marzo 2012

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Nel 1150, quando fu iniziata la compilazione del Catologus Baronum, era Conte di Carinola Gionata, il secondo, figlio di Riccardo, a sua volta Conte di Carinola e Duca di Gaeta
Essendo un consanguineo di re Ruggiero, Gionata mantenne la Contea che già era stata del padre e non fu sostituito. La bisnonna di Gionata era infatti un' Altavilla,  sorella di Roberto il Guiscardo.
La Contea di Carinola era un feudo quaternato in capite de domino rege, ossia che dipendeva direttamente dal re e a cui annualmente doveva fornire ben 15 cavalieri: Comes Jonathas sicut ipse dixit tenet de Principatu Capue Calenum quod est feudum XV militum (E. Jamison – Catalogus Baronum. pag 150). Gionata, oltre a Carinola, aveva altri feudi: Ayrola, in quel di Benevento, feudo di 5 cavalieri; San Martino (in Valle Caudina) altro feudo di 5 cavalieri. Dai suoi feudi, Gionata poteva fornire XXIII (23) cavalieri con un aumento di XXVII (27) e arrivava complessivamente, in caso di magna expeditio, a 50 cavalieri.

Essere un feudo di 15 cavalieri, voleva dire essere non solo abbastanza grande, ma anche abbastanza ricco. Se poi si pensa che in occasione di una magna expeditio i cavalieri raddoppiavano, si può capire l’importanza della contea di Carinola. La vicina Sessa, territorialmente più grande, non arrivava a tanto: essa era suddivisa in 15 poveri feudi che fornivano si o no un solo cavaliere ciascuno, senza alcun aumento. 

L' importanza di Carinola la si può capire meglio, esaminando il sistema di catalogazione dei feudi normanni.
I feudi registrati nel Catalogus  si distinguono in feudi tenuti in demanio o in capite ed in feudi tenuti semplicemente in servitium.


I feudi in demanio o in capite erano quelli che si possedevano personalmente e dipendevano direttamente dal re o dalla Curia, o da qualche altro feudatario, o da ambedue. Se dipendevano da un altro feudatario avevano bisogno comunque del regio assenso. Più tardi si dissero quaternati perché registrati nei quaderni della Curia o della Dogana dei baroni.


I feudi in servitium erano quelli che il feudatario sub-concedeva ad un altro feudatario minore, il quale aveva l’obbligo di fornire un servizio al feudatario concedente. Anche queste sub-concessioni avevano bisogno dell’assenso regio, quante volte venivano concessi. Questi feudi erano popolarmente detti suffeudi, ma nel linguaggio tecnico del tempo erano detti quaternati secundum quid per distinguiri da quelli concessi dal re che erano detti quaternati sempliciter.


I feudi consistevano in città, castelli, villaggi, terre abitate o disabitate, case, terreni, vigne, selve, mulini, villani, affidati, raccomandati e  chiese; insomma qualsiasi  cosa facesse parte delle regalie del re concesse a titolo di vassallaggio e per le quali si facesse il giuramento di fedeltà.
I feudi potevano essere ottenuti non solo per concessione del re o della Curia, ma anche per successione ed a titolo di dote, per compra-vendita o per effetto di permuta fatta con altri feudatari o con la Curia stessa.
Ma la catalogazione più importante ai fini delle prestazioni militari era quella che divideva i feudi in  integra e non integra, ossia interi e non interi.


Il feudo integra era quello che rendeva tanto da poter dare il servizio militare di un cavaliere, ossia una rendita annuale di 20 once d’oro che era il valore richiesto per la fornitura di un milite. Anche la presenza di un certo numero di villani nel feudo (da 36 a 40 villani o altre volte da 24 a 26) costituivano feudo di un milite. Quando il feudo non rendeva tanto per poter dare un milite, il suo valore veniva calcolato in base a quanto mancava al reddito richiesto. Nel Catalogus è possibile trovare il feudo di mezzo milite, di un quarto, di un terzo, di due terzi di milite e anche di una quinta e settima parte.


I feudi registrati nel Catalogus Baronum sono 3453, per un totale di 8.620 milites e 11.090 servientes e i conseguenti obblighi di servitium. Sei di questi feudi hanno un valore di 20 cavalieri e più. Quattro da 5 a 12 cavalieri, diciassette da 10 a 14, ottanta da 4 a 9 cavalieri. Tutti i rimanenti feudi sono compresi tra quelli che hanno un valore da 4 cavalieri in giù. Ci sono inoltre 47 feudi poverissimi il cui valore non bastava a fornire l’impegno militare.
Nel Catalogus, 21 feudatari hanno più feudi, ad uno dei quali è annesso il titolo di conte, la più alta dignità dello stato. Carinola è tra queste.


Facendo un po’ di conti, in base alle notizie forniteci dallo studioso del XIX secolo Bartolommeo Capasso, possiamo dedurre che Carinola, potendo fornire annualmente XV cavalieri, aveva una rendita annua di 300 e più once d’oro. Il che non era affatto poco per i tempi. Tenendo anche presente che i feudatari non sempre dichiaravano il vero, ci sentiamo autorizzati a ragionare un po' per eccesso.
Lo studioso e ricercatore del CNR Angelo Ferrari ci fornisce invece un’altra interessante chiave di lettura del Catalogus. In un suo studio sui feudi pre-normanni dei Borrello, il Ferrari dice che normalmente veniva fornito al re un cavaliere ogni 24 famiglie chiamate fuochi e per ogni fuoco si potevano contare mediamente  dalle 4 alle 6 anime.


Basandoci su queste premesse, calcoliamo che nel 1150 la Contea di Carinola aveva all’incirca 360 famiglie con una popolazione di circa 1860 anime. Chiaramente i numeri possono mutare in base a tante altre variabili, ma non di molto.
Il quadro che il Catalogus ci fornisce di Carinola è molto interessante perché ci scopre una Contea tra le più benestanti del Regno di Sicilia. Inoltre, essendo affidata ai figli dei principi di Capua poteva usufruire di tanti privilegi e vantaggi. Quello che però il Catalogus non ci dice, sono le continue ribellioni dei baroni meridionali a cui Carinola non fu esente, neppure nel periodo normanno, a cominciare dallo stesso Gionata che nel 1162 volontariamente lasciò la Contea per ribellione contro re Guglielmo.

 c.d.l.
Testi consultati
Jamison Evelyn - Catalogus Baronum - Istituto Storico Italiano – Roma, 1972
Cuozzo Errico – Catalogus Baronum – Commentario – Roma. 1984
Cuozzo Errico - La cavalleria nel regno normanno di Sicila - Avellino, Salerno, 2002
Ferrari Angelo - Feudi prenormanni dei Borrello tra Abruzzo e Molise – Trento, 2007
Capasso Bartolommeo – Sul catalogo dei feudi e dei feudatarii – Napoli, 1870
Del Re Giuseppe – Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti – Napoli, 1845

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