martedì 29 gennaio 2013

Riccardo, conte di Caserta e signore di Carinola, traditore di Manfredi? - parte I


La Battaglia di Benevento - miniatura della Nuova Cronaca di G. Villani
Quando ho trovato le notizie sui nuovi signori di Carinola ed in particolare quelle riportate nel presente articolo, non nego di essermi molto commossa.  Scoprire come il nostro piccolo territorio abbia avuto, tramite i suoi signori, un ruolo così rilevante nella Storia nazionale è stata un’emozione non da poco. A sua volta, vedere come quel ruolo sia stato vanificato da una continua indifferenza ha destato in me un sommovimento di rabbia. Molto meriterebbe questo territorio, ma soprattutto meriterebbe la guida di chi lo sappia davvero rispettare e far rispettare,  rivalutare e valorizzare per ridargli quella dignità  che gli appartiene di diritto.
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Come ho accennato nell’articolo precedente, Tommaso, conte di Caserta e signore di Carinola, lasciò suo figlio Riccardo come ostaggio quando dovette uscire dal Regno di Sicilia perché espulso da Federico II
Riccardo era appena un ragazzo e Federico diede ordine che egli fosse allevato nel rispetto e nella fedeltà all’imperatore allo scopo di trasformare un potenziale nemico in un fedele servitore del re.  
Quando morì suo padre Tommaso, la sua tutela di Riccardo passò alla madre Siffridina e dal 1240 in poi Federico divenne “valletto” del re presso la corte reale di Capua. Grazie alle sue indubbie virtù e capacità divenne ben presto capitano del re e gli vennero affidati compiti di un certo rilievo, come la custodia di importanti prigionieri e il comando di un reparto nell’assedio di Viterbo del 1243. Quello stesso anno fu vicario generale della Tuscia e poi della Marca anconetana e di Spoleto.  Fu lui a svelare a Federico, forse su suggerimento della madre, la congiura che si stava preparando contro di lui. 
Sposò Violante, la figlia di Federico, e da lei ebbe il figlio Corrado, chiamato familiarmente Corradello. L’imperatore si servì di lui per gli incarichi più delicati. Era in Sicilia contro i Saraceni che poi si arresero e furono mandati a Lucera. Nel 1248 fu incaricato di ricevere in Sicilia re Luigi di Francia che andava verso la Terra Santa. 
L’anno dopo, nel 1249, fu incaricato di sondare gli umori del Regno e sicuramente non fu estraneo all’indagine che portò alla condanna di Pier delle Vigne. Infine, Riccardo risulta tra i testimoni che firmarono il testamento dell’ imperatore nel 1250, pochi giorni prima che questi  morisse. Nel testamento, Federico lasciò il Regno al suo secondogenito Corrado e a Manfredi la reggenza di esso  fino all’arrivo di Corrado che era impegnato in Germania a farsi riconoscere imperatore.


Alla morte di Federico, come era prevedibile, scoppiò la rivolta tra i baroni per la successione: chi voleva Corrado figlio primogenito di Federico e chi preferiva Manfredi. La rivolta era fomentata anche da papa Innocenzo IV che nel 1251,  da Lione, inviò una lettera al legato pontificio nel Regno di Sicilia dove lo incitava ad attirare, con promesse varie, nell’orbita  del Papato il conte di Caserta ed altri conti. Non contento, il papa scrisse una lettera personale a Siffridina,  di cui gli era nota l’amore per la Chiesa, dicendole di indurre il figlio a ritornare “alla grazia di Dio e alla fedeltà della Sede Apostolica” (1).   
Riccardo, sebbene rimanesse fedele a Manfredi, da buon cristiano e forse sotto pressante consiglio materno, chiese al Pontefice la conferma della sua contea  e di tutti i beni ricevuti dall’imperatore dopo il 1240. La lettera di conferma papale, datata Genova 17 giugno 1251, è un documento di fondamentale importanza perché chiarisce quali fossero i possedimenti del conte casertano. Esso dice: “… ed è per questo che noi, propensi alle tue suppliche, confermiamo a te e ai tuoi successori, con autorità apostolica, la contea di Caserta, la città di Carinola, a te pertinenti, come asserisci, per diritto ereditario, e il Castello di Scafati e Castellammare, come pure Caiazzo, Montoro, la Rocca di Mondragone, la diocesi Capuana, Napoletana, Salernitana e Carinolese, che al momento proponi di possedere  pacificamente, con tutti i diritti, gli onori e pertinenze delle predette contee, città e castelli, e col presente scritto assicuriamo protezione a chiunque voglia salvaguardare questo diritto” (2).

Alla venuta di Corrado in Italia nel 1251, Napoli e Capua furono le prime città  a ribellarsi. I capuani, aiutati da Riccardo di Caserta e Tommaso d’Aquino conte di Acerra, ambedue cognati di Manfredi e a lui favorevoli, fecero un’ incursione a Sessa, fedele a Corrado, per rapire le donne da usare come merce di scambio, s’impossessarono della città e la misero contro Corrado.  Ma giunto a Sessa, Corrado rimise le cose a posto e, venuto poi a Carinola, i carinolesi lo fecero passare senza opposizione e  obbedirono ai suoi ordini (Cronicon suessanum). In altre parole, Carinola divenne un possesso di Corrado.
 
Corrado, al fianco del suo fratellastro Manfredi,  di cui comunque poco si fidava e a cui ridimensionò molto del suo potere,  scese verso Palermo riducendo all’ obbedienza reale tutte le contee che si erano ribellate, soprattutto le turbolenti contee di Caserta ed Acerra e sottomise  anche Capua e Napoli che per prime gli si erano ribellate. Ma Corrado visse ben poco e nel 1254 morì di malaria lasciando come erede suo figlio Corradino che aveva solo due anni e si trovava in Germania e che, alla morte del padre, fu posto sotto la tutela del papa.   
Manfredi poté continuare la reggenza di Sicilia senza opposizione. 


Quello stesso 1254 morì anche papa Innocenzo e gli successe Alessandro IV
Riccardo non si dimostrò nemico del nuovo papa né della Curia romana e non è da escludere che la sua  simpatia per il Papato fosse una chiara mossa politica per riavere indietro i territori che Corrado gli aveva sottratto, ossia Carinola.  Comunque fosse, rispondendo all’ opportunismo politico  di Riccardo con una mossa altrettanto opportunistica, il nuovo papa favorì Riccardo, sicuramente per attirarlo dalla sua parte. 
Con una lettera datata  Napoli 29 gennaio 1255  invitò l’Università di Carinola a prestare giuramento di fedeltà al conte casertano, esprimendosi in questi termini:  "al nostro diletto figlio, il nobile Riccardo conte Casertano a noi fedele, con il consiglio e il pieno consenso dei nostri fratelli, avremo restituito il possesso della città di Carinola che un tempo apparteneva al fu Corrado, figlio del fu Federico imperatore ei Romani che, si dice, gli avesse tolto  per suo capriccio e che la stessa città fosse appartenuta a lui e ai suoi progenitori, come si sa, e a lui e ai suoi eredi nuovamente avremo concesso per particolare grazia, come è previsto dal privilegio apostolico ottenuto a maggioranza….” (3)


Quando poi Manfredi nel 1255-56 riprese il potere, fu molto magnanimo con le città che si erano ribellate a Corrado e a suo cognato Riccardo “ conte di Caserta e signore di Carinola”, che pur si era messo sotto la protezione del papa, nel 1257 regalò  il castello di Pescofalconara e gli restituì quello di Civitavecchia d’Arpino con la terra d’Arpino che già gli erano appartenute in passato.   
La risposta del papa a questo nuovo cambiamento di situazione non si fece attendere.  Nel 1259, un anno dopo l’incoronazione di Manfredi, il papa lanciò l’interdetto (ossia il divieto di accedere in luoghi sacri e  di celebrare  funzioni religiose) contro le città e i luoghi che accoglievano Manfredi, contro i conti di Caserta, di Acerra e contro Galvano e Federico Lancia, zii di Manfredi, e che lo avevano aiutato contro Corrado a riprendersi il Regno di Sicilia.


Questo altalenante comportamento del Conte di Caserta e signore di Carinola, una volta fedele a Manfredi una volta fedele al Papato, potrebbe far pensare che egli fosse predisposto al tradimento di suo cognato. Non è invece così. Riccardo, uomo del medioevo, adottò un comportamento comune a tutti i baroni del tempo per salvare i suoi possedimenti in un momento di poca chiarezza governativa. 
Molto c’e ancora da sapere su questo nostro signore  a cui la Storia ha  ingiustamente regalato il marchio dell’infamia.

cdl


(   (1)…ad Dei gratiam et fidelitatem Sedis Apostolicae.


 (2) Hinc est quod nos, tuis supplicationibus inclinati, comitatum Caserte, civitatem Caleni, ad te ut asseris jure ereditario pertinentes, ac castrum Skifati et castrum ad Mare, nec non et Cajaciam, Montorum, roccam Montis Dragonis, Capuane, Neapolitane et Calinenses Diocesum, que ad presens te pacifice possidere proponis, cum omnibus juribus, honoribus et pertinentiis predictorum comitatus, civitatum et castrorum, tibi tuisque successoribus actoritate apostolica confirmamum et presentis scripti patrocinio communimus, cujuslibet in eis alterius jure salvo.


 (3)  ... Cum nos dilect filio nobili viro Riccardo comiti Casertano fideli nostro possessionem civitatis Calensis (leggi Calinensis), qua quondam Conradus natus Frederici olim Romanorum imperatoris ipsum pro suo libito destituisse dicitur, de fratrum nostro rum consilio et assensu plenarie restituerimus, ac insuper civitatem eadem sicut eam ipse suique progenitores habuisse noscuntur ei et heredibus ejus de novo concesserimus de gratia speciali, prout in apostolico privilegio super hoc obtento plenius continetur…




Alcuni Testi Consultati  

Bergher E. – Les Registres d’Innocent IV – vol. II –Paris, 1887
Capasso Bartolommeo – Historia diplomatic Regni Siciliae – Battipaglia (SA), 2009 (ristampa)
Colasanti  G. – Il passo di Ceprano sotto gli ultimi Hohenstaufen (1912) – Ceprano, 2003 (ristampa)
Del Giudice Giuseppe  - La famiglia di re Manfredi - Napoli, 1880
Di Cesare Giuseppe – Storia di Manfredi  re di Sicilia e di Puglia – vol.1 – Napoli, 1837
Morghen Raffaello – Il tramonto della potenza sveva in Italia -1250-1266 -  Milano-Roma, 1930
Muratori Ludovica A. – Rerum italica rum scriptores – vol. 16 – Milano, 1730
Pelliccia Alessio Aurelio – Cronicon suessanum in Raccolta di varie cronache ecc. – Tomo I - Napoli, 1780
Salvati Catello  (a cura di) – Le pergamene dell’Archivio Vescovile di Caiazzo – Napoli 1984
Villani Giovanni – Nuova Cronica – Tomo I - Firenze, 1844 (ristampa)




 

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