Baldovino II .ultimo imperatore di Costantinopoli e padre di Filippo de Courtenay |
Dopo l’incarcerazione di Corradello, ultimo signore svevo di Carinola, la nostra città ritornò ad essere regio demanio, ossia direttamente sotto il controllo del re, il quale poteva concedere le terre demaniali a chi voleva, ma queste non potevano essere subaffittate ad altri. Le terre sarebbero ritornate al re alla morte del proprietario che le deteneva.
Il primo signore di Carinola voluto dal re Carlo I d’Angiò, fu Filippo di Courtenay, conosciuto anche come Filippo di Tessaglia, figlio di Baldovino II e di Maria di Brienne, principe d'Acaia e imperatore titolare di Costantinopoli, il quale sposò la figlia dello stesso Carlo, Beatrice.
Filippo, quindi, non era certo uno qualsiasi: discendeva da una delle più nobili famiglie francesi che avevano seguito l’angioino nella conquista del Regno di Sicilia. In linea diretta, discendeva esattamente dal quinto re capetingio di Francia Luigi VI, detto il Grosso, e da Adelaide di Savoia, il cui settimo figlio Pietro aveva sposato Elisabetta di Courtenay, diventando Signore di Courtenay. Da Pietro ed Elisabetta discesero i cinque imperatori di Costantinopoli che furono, di padre in figlio: Pietro II di Cortenay (1217-1219), Roberto di Courtenay, morto a 11 anni nel 1228, Baldovino II dal 1228 al 1261, anno in cui i bizantini riconquistarono Costantinopoli; Filippo di Courtenay titolare senza impero, e Caterina di Courtenay.
Con diploma del 9 febbraio 1269, Carlo
I concesse a Filippo, promesso sposo di sua figlia Beatrice mediante matrimonio appena
combinato a Viterbo, le contee di Alife, Carinola e la Rocca di Mondragone, da
cui provenivano buoni profitti, affinchè potesse abitare nel Regno con la sua
famiglia accanto al re: […] Concesse sunt dom. Philippo primogenito et
eredi imperatoris Costantinopolitani infrascripte terre ad hoc quod ibidem sua
famiglia commoretur et ipse fuerit in comitiva dom. Regis, as valorem unciarum
vide licet: Alifia pro unc. CL; Calenum pro unc. CLXXX; et Rocca Montis Dragonis
pro unc. CCLXX.
Foggia 9 febbraio 1269, XII ind.[1]
La concessione di queste terre a
Filippo veniva confermata anche in un altro diploma redatto nello stesso
giorno:
[…] item sub eadem forma et data
scriptum est Castellano castri Caleni, super castro eodem, redditi bus et
proventibus ipsium, eidem Philippo concessis.
Foggia 9 febbraio 1269, XII ind.[2]
Da questo si arguisce che le
terre concesse a Filippo erano abbastanza importanti, sia da un punto di vista
economico che di controllo territoriale. La Rocca di Mondragone garantiva il
controllo del mare da Pozzuoli a Gaeta e un introito di 270 once, mentre
Carinola, uno dei granai del Regno, garantiva le entrate della vendita, della
macinazione e del trasporto dei cereali pari a 180 once, Alife garantiva invece
150 once. L' importanza economica della nostra città traspare anche in un'altra decisione reale. In seguito ad una carestia avutasi in Terra di Lavoro e per evitare
speculazioni che potessero danneggiare la popolazione, Carlo decise un
calmiere dei prezzi. Il calmiere stabilì che per Carinola, per Mondragone e per
Sessa si potevano vendere per un’oncia 19 tomole di grano oppure 40 di miglio o
40 di orzo, mentre nella stessa Napoli si vendevano a maggior prezzo.
Le nozze tra Filippo di Courtenay
e Beatrice d’Angiò furono celebrate a Foggia il 15 ottobre del 1273. Lo
scopo di tale donazione era proprio quello di concedere alla figlia e al genero
delle entrate consone al loro ruolo e alla loro corte. Ma questa donazione cela anche l’ambizione di Carlo I di volersi
espandere verso la Grecia e l’Oriente, per cui cercava di dare il meglio a suo
genere per averne i suoi favori e appoggi militari.
Nel 1275, due anni dopo le nozze, e dopo aver dato alla luce una bambina, Caterina, nel novembre del 1274, Beatrice morì, forse a causa di quell’unico parto. Caterina ereditò dal padre la titolarità dell’Impero
Romano d’Oriente che, in seguito trasmise a suo marito Carlo III di Valois,
terzogenito del re di Francia Filippo III e di Isabella d’Aragona.
L' idea della riconquista dell' Impero Romano d'Oriente non era però svanita, né in Filippo né in suo suocero Carlo d'Angiò. Il 3
luglio del 1282, Carlo e Filippo trattarono delle alleanze per fare guerra a
Michele Paleologo, stipulando
il cosiddetto Trattato di Orvieto con i serbi, i bulgari, il despota Niceforo
Comneno e i veneziani, ma Filippo morì nel 1283 a Viterbo, prima di vedere attuato tale
trattato. Qualche storico scrive invece che egli morì nel 1285. Filippo è sepolto nella
Basilica Inferiore di S. Francesco, ad Assisi.
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