sabato 27 luglio 2013

I Vespri Siciliani: rivolta o congiura ?


I Vespri Siciliani - quadro di Juan Mario Miano

La storia è nota: era la sera del lunedì in Albis del 1282 quando a Palermo, un soldato francese, nel controllare che il popolo non detenesse armi illecitamente, frugò sotto gli abiti di una donna che usciva dalla chiesa dello Spirito Santo dopo la funzione del Vespro: "...indiscretamente cercarono non solamente li uomini, ma ancor le donne, delle quali molte vanno coperte al modo saracinesco, perchè il popolo di Palermo acceso di sdegno di questa indegnità  sollevossi e cominciò a gridare: 'sian morti, sian morti li tartaglioni', che così chiamavan li francesi per dispregio, sì che quanti allor ne furono incontrati e trovati furono crudelmente morti." scrive Saba Malaspina, cronista del tempo. E continua ancora: “I vendicatori spietati gridavan che spegnerebber tutta la semenza francese in Sicilia; e la promessa orrendamente scioglieano scannando i lattanti sui petti alle madri e le madri da poi, né risparmiaron le incinte; se non che alle siciliane gravide di francesi con atroce supplizio squarciarono il corpo e scerparonne e sfracellaron miseramente ai sassi il frutto di quel mescolamento di sangue d'oppressi e d'oppressori”.  Le sue atroci parole visualizzano agli occhi del lettore inorridito una cruda scena di furore xenofobo. Fu davvero così? Come conciliare l'immagine della sollevazione di un popolo generoso, che non voleva stranieri sulla propria terra, con questo agghiacciante racconto del Malaspina?


Gli storici sanno bene che l' interpretazione del Vespro come spontanea rivolta contro gli Angioini fu una costruzione romantica dell'ottocento a sostegno degli ideali risorgimentali che, in quel periodo, infiammavano gli animi contro il potere austro-ungarico. Rivisitata con gli stessi sentimenti, essa diventò leggenda e simbolo di libertà di un popolo oppresso. In realtà la rivolta del Vespro fu una vera e propria congiura contro gli Angioini, ordita in ambiente politico siciliano da cui non era comunque escluso il potere politico internazionale di allora.

Facciamo il punto della situazione. Saba Malaspina, un cronista veneziano, fa la cronaca dell'avvenimento. Come l'aveva saputo e da chi? Era sul posto quando l'avvenimento si verificò? Non lo sapremo mai, ma questo e altri indizi fanno pensare che lu rebellamentu fosse stato preparato e sollecitato fuori del Regno. 

La rivolta si risolse subito in caccia allo straniero e a chiunque avesse avuto a che fare con loro: ... nei conventi dei Minori e dei Predicatori irruppero: tutti i frati che conobbero francesi trucidarono, scrive Bartolomeo da Neocastro nella sua Historia Sicula. Sembra quindi certo che la rivolta sia stata alimentata da varie parti: dai ghibellini d' Italia, dall'imperatore bizantino che temeva un attacco contro Costantinopoli da parte degli angioini, da alcuni baroni del Regno guidati da Giovanni da Procida e dall'ammiraglio Ruggero di Lauria, fedelissimi agli Svevi e che dopo la morte di Corradino si erano rifugiati nella parte continentale della penisola. Furono proprio questi ultimi due personaggi a chiamare in Italia il re d'Aragona Pietro III il quale, come marito di una figlia di Manfredi, poteva rivendicare la successione al trono di Sicilia. La rivolta del Vespro si trasformò dunque in una guerra internazionale a causa degli interessi politici di alcune parti: dei ghibellini italiani che  cercavano la loro rivincita sui guelfi; dei baroni del Mezzogiorno che volevano sottrarre al re parte del suo potere politico, delle monarchie europee che celavano un forte desiderio espansionistico.


Pietro d'Aragona non deluse i suoi simpatizzanti e sbarcò a Trapani, ma fu incoronato re a Palermo. La sua incoronazione provocò lo sfascio del potere centrale del Regno e diede avvio alla guerra che si concluse poi nel 1302 con la pace di Caltabellotta. Il Regno si divise in due parti: Regno di Napoli, in mano agli Angioini, e il Regno di Sicilia, la sola isola, in mano agli Aragonesi. La separazione del Regno durò fino al 1442, quando gli Aragonesi riuscirono ad imporsi in tutto il Regno. Prima di allora, inutilmente il re di Napoli Roberto il Saggio (1309-1343), considerato capo indiscusso del partito Guelfo, e sua nipote la regina Giovanna (1343-1382) cercarono di riconquistare la Sicilia. 
Tuttavia, nonostante questa divisione e nonostante l'impopolarità di Carlo I d'Angiò, la dominazione angioina segnò l'avvio di un intenso sviluppo edilizio ed urbanistico che ancora oggi arricchisce le città del meridione d'Italia.



cdl



Alcuni testi cosultati
Abulalfia D. - le due Italie - Napoli 1991
Da Neocastro Batolomeo- Historia Sicula – parte prima- Venezia, 1604
De Rosa Gabriele: Età medievale – Bergamo, 1990
Malaspina Saba: Storia delle cose di Sicilia
Mollat M- I poveri del Medioevo - Roma-Bari, 1987
Piccinni Gabriella -I mille anni del Medioevo - Milano 1999
Tramontana S. - Gli anni del Vespro. L'immaginario, la cronaca, la storia - Bari, 1989