I Vespri Siciliani - quadro di Juan Mario Miano |
La storia è nota: era la sera del lunedì in Albis del 1282 quando a Palermo, un soldato francese, nel controllare che il popolo non detenesse armi illecitamente, frugò sotto gli abiti di una donna che usciva dalla chiesa dello Spirito Santo dopo la funzione del Vespro: "...indiscretamente cercarono non solamente li uomini, ma ancor le donne, delle quali molte vanno coperte al modo saracinesco, perchè il popolo di Palermo acceso di sdegno di questa indegnità sollevossi e cominciò a gridare: 'sian morti, sian morti li tartaglioni', che così chiamavan li francesi per dispregio, sì che quanti allor ne furono incontrati e trovati furono crudelmente morti." scrive Saba Malaspina, cronista del tempo. E continua ancora: “I vendicatori spietati gridavan che spegnerebber tutta la semenza francese in Sicilia; e la promessa orrendamente scioglieano scannando i lattanti sui petti alle madri e le madri da poi, né risparmiaron le incinte; se non che alle siciliane gravide di francesi con atroce supplizio squarciarono il corpo e scerparonne e sfracellaron miseramente ai sassi il frutto di quel mescolamento di sangue d'oppressi e d'oppressori”. Le sue atroci parole visualizzano agli occhi del lettore inorridito una cruda scena di furore xenofobo. Fu davvero così? Come conciliare l'immagine della sollevazione di un popolo generoso, che non voleva stranieri sulla propria terra, con questo agghiacciante racconto del Malaspina?
Gli storici sanno bene che l' interpretazione del
Vespro come spontanea rivolta contro gli Angioini fu una costruzione
romantica dell'ottocento a sostegno degli ideali risorgimentali che, in quel periodo, infiammavano gli animi contro il potere
austro-ungarico. Rivisitata con gli stessi sentimenti, essa diventò leggenda e simbolo di libertà di un popolo
oppresso. In realtà la rivolta del
Vespro fu una vera e propria congiura contro gli Angioini, ordita in
ambiente politico siciliano da cui non era comunque escluso il potere politico
internazionale di allora.
Facciamo il punto della
situazione. Saba Malaspina, un cronista veneziano, fa la cronaca
dell'avvenimento. Come l'aveva saputo e da chi? Era sul posto quando l'avvenimento si verificò? Non lo
sapremo mai, ma questo e altri indizi fanno pensare che lu rebellamentu fosse
stato preparato e sollecitato fuori del Regno.
La rivolta si risolse subito in caccia allo straniero e a chiunque avesse avuto a che
fare con loro: “... nei conventi dei Minori e dei Predicatori irruppero:
tutti i frati che conobbero francesi trucidarono”, scrive
Bartolomeo da Neocastro nella sua Historia Sicula. Sembra quindi certo
che la rivolta sia stata alimentata da varie parti: dai ghibellini
d' Italia, dall'imperatore bizantino che temeva un attacco contro
Costantinopoli da parte degli angioini, da alcuni baroni del Regno
guidati da Giovanni da Procida e dall'ammiraglio Ruggero di Lauria,
fedelissimi agli Svevi e che dopo la morte di Corradino si erano
rifugiati nella parte continentale della penisola. Furono
proprio questi ultimi due personaggi a chiamare in Italia il re d'Aragona
Pietro III il quale, come marito di una figlia di Manfredi, poteva
rivendicare la successione al trono di Sicilia. La rivolta del Vespro
si trasformò dunque in una guerra internazionale a causa degli
interessi politici di alcune parti: dei ghibellini italiani che cercavano
la loro rivincita sui guelfi; dei baroni del Mezzogiorno che volevano
sottrarre al re parte del suo potere politico, delle monarchie europee che celavano un forte desiderio espansionistico.
Pietro d'Aragona non deluse i suoi simpatizzanti e sbarcò a Trapani, ma fu incoronato
re a Palermo. La sua incoronazione provocò lo sfascio del potere
centrale del Regno e diede avvio alla guerra che si concluse poi nel
1302 con la pace di Caltabellotta. Il Regno si divise in due parti: Regno di Napoli, in mano agli Angioini, e il Regno di Sicilia, la
sola isola, in mano agli Aragonesi. La separazione del Regno durò fino al 1442, quando gli Aragonesi riuscirono ad imporsi
in tutto il Regno. Prima di allora, inutilmente il re di Napoli
Roberto il Saggio (1309-1343), considerato capo indiscusso del partito Guelfo,
e sua nipote la regina Giovanna (1343-1382) cercarono di
riconquistare la Sicilia.
Tuttavia, nonostante questa divisione e nonostante
l'impopolarità di Carlo I d'Angiò, la dominazione angioina segnò
l'avvio di un intenso sviluppo edilizio ed urbanistico che ancora oggi arricchisce le città del meridione d'Italia.
cdl
Abulalfia D. - le due Italie - Napoli 1991
Da Neocastro Batolomeo-
Historia Sicula – parte prima- Venezia, 1604
De Rosa Gabriele: Età
medievale – Bergamo, 1990
Malaspina Saba: Storia
delle cose di Sicilia
Mollat M- I poveri del Medioevo - Roma-Bari, 1987
Piccinni Gabriella -I mille anni del Medioevo - Milano 1999
Tramontana S. - Gli anni del Vespro. L'immaginario, la cronaca, la storia - Bari, 1989
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