Papa Innocenzo III alias Lotario de' Conti di Segni |
Papa Innocenzo III è ritenuto dagli studiosi un gigante del medioevo, un uomo di
forte personalità e di incisivo
ascetismo. Con lui la Chiesa raggiunse il culmine del potere temporale perché la
sua concezione ierocratica (potere politico al clero), cosparsa del suo
ascetismo, si affermò ben presto in tutta l’Europa cristiana.
Per le società medievali, la
sua visione del mondo, basata sul trionfo
dello spirito e sul disprezzo di una vita contaminata dal peso corruttore della
corporeità, era una verità indiscutibile,
soprattutto perché Innocenzo viveva ciò che diceva e non si asteneva dal frustare gli stessi prelati che “nocte
Venerem amplexantur, mane vero Virginem venerantur” (di notte
abbracciano Venere, di giorno venerano la Vergine).
Di fronte al grande dilemma medievale, Impero o Chiesa? Innocenzo non ebbe dubbi: Chiesa.
Nella famosa lettera Sicut universitas conditor,
datata 30 ottobre 1198, Innocenzo sviluppa il suo pensiero sui rapporti
clero-impero e lo fa con lucidità e
convinzione appassionante.
Secondo la sua concezione ierocratica, o teocratica
se vogliamo, il papa è il rappresentante di Cristo in terra e quindi il potere
spirituale è superiore a quello temporale, così come l’anima è superiore al
corpo, il sole alla luna. Come la luna
riceve la luce dal sole, così l’imperatore riceve la sua autorità dal
papa. Le spade del potere spirituale e temporale spettano entrambe al papa, il
quale può concedere l’uso della seconda all’imperatore, che diventa così advocatus ecclesiae, l’avvocato della
Chiesa.
Il suo pontificato fu tutto orientato in questa direzione e si concluse,
un anno prima della sua morte, con il IV Concilio Lateranense del 1215, in cui
le sue idee furono accolte trionfalmente da un’assemblea di 1200 fra prelati e
rappresentanti di Stati cristiani ed in cui fu confermata l’autorità papale su
tutta la cristianità.
Oltre a essere
tutore di Federico II, Innocenzo ricevette anche l’omaggio
dei re d’ Inghilterra, Giovanni Senzaterra, di Bulgaria, di Portogallo e
d’Aragona che ammiravano in lui la grande forza spirituale e l' indiscussa
diplomazia politica.
Ma la sua azione pontificale fu diretta soprattutto alla
lotta alle eresie Catare e Valdesi che si erano diffuse nella Francia
meridionale e nell’Italia settentrionale
e che erano il vero pericolo della Chiesa medievale.
L’eresia catara si
diffondeva a macchia d’olio tra il popolo minuto e ignorante, tanto che lo
stesso Innocenzo scriveva che nel mezzogiorno della Francia c’erano più
discepoli di Mani (fondatore del manicheismo) che di Cristo, più di Simon Mago
che di Simon Pietro.
I Catari non
credevano né all’Antico né al Nuovo Testamento, disprezzavano i sacramenti
ecclesiastici e deridevano il culto cattolico. Negavano la resurrezione di
Cristo e perciò non ammettevano le opere pie per i defunti, le preghiere nelle
chiese, il battesimo e l’eucarestia. Riconoscevano invece la metempsicosi e la reincarnazione nei corpi
degli animali e professavano un dualismo
manicheo, secondo il quale la creazione della materia era dovuta al diavolo. Si
erano organizzati gerarchicamente in tre diocesi molto agguerrite: Albi (da cui gli albigesi) Tolosa
e Carcassonne.
La posizione dei Valdesi (seguaci di Pietro Valdo) era diversa e questo li rendeva meno
pericolosi dei Catari, ma non per questo potevano essere giustificati. Per loro la chiesa doveva essere povera come lo era
stato Cristo e respingevano qualsiasi attività che potesse accomunarsi al
guadagno. Erano però contro la gerarchia della Chiesa che ritenevano corrotta. Innocenzo li
considerò molto diversamente dai Catari, ma non poté fare a meno di condannarli
come eretici.
Innocenzo basò una prima fase della lotta alle eresie su un
grande sforzo di predicazione, aiutato anche dalle capacità oratorie di Domenico di
Guzman, e sull’aiuto di mezzi coercitivi quali la confisca dei beni, la
scomunica e l’interdetto (il divieto di entrare in chiesa e partecipare alle sacre funzioni) per cercare di riportare gli eretici nel gregge della
Chiesa.
Visti vani questi tentativi, l’ascetico Innocenzo si trasformò in lupo e, nel 1209, ricorse
all’arma della crociata che affidò a Simon de Monfort e ai tribunali speciali
dell’Inquisizione, l’istituzione ecclesiastica fondata da Papa Lucio III e
Federico Barbarosa nel 1184 e fino ad allora ben poco usata.
Ma la guerra santa sfuggì dalle mani del pontefice e cadde nelle mani di feudatari affamati di vendetta e bottino. Una moltitudine di guerrieri si riversò in Linguadoca, saccheggiando, uccidendo, massacrando. L’eresia catara fu estirpata, ma l'intera regione della Linguadoca fu completamente devastata.
Ma la guerra santa sfuggì dalle mani del pontefice e cadde nelle mani di feudatari affamati di vendetta e bottino. Una moltitudine di guerrieri si riversò in Linguadoca, saccheggiando, uccidendo, massacrando. L’eresia catara fu estirpata, ma l'intera regione della Linguadoca fu completamente devastata.
In questo clima repressivo di moti ereticali, Innocenzo riconobbe
il carisma e la forza di due movimenti
pauperistici e ne aiutò la nascita e la crescita: i domenicani e il
francescanesimo di cui si parlerà in seguito.
Dopo una vita
impegnata alla ricostruzione della Chiesa, Innocenzo morì a Perugia il 16 luglio del 1216. Aveva 56 anni ed era
stato pontefice per diciotto anni.
c.d.l.
Alcuni testi di riferimento
Cantarella –
Guidorizzi – La cultura della storia – Milano, 1998
Cardini
Franco – La Società Medievale – Jaca books, 2012
De Rosa
Gabriele - Età Medievale – Bergamo, 1990
Hurter
Federico – Storia di papa Innocenzo III e de’ suoi contemporanei – Milano, 1857
Ilarino da Milano - Le eresie medievali - in Grande Antologia Filosofica - vol. IV - Milano, 1953
Maccarone M. - Chiesa e Stato nel pensiero di Innocenzo III - Roma, 1940
Montanelli
Indro – Storia d’Italia – vol. I -
Milano, 2003
Piccinni
Gabriella – I mille anni del Medievo – Milano, 1999
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