Stemma della Famiglia D'Alneto |
Come abbiamo visto, alla conquista del Regno di Sicilia, insieme a Carlo I d’ Angiò,
arrivarono molti nobili francesi che poi Carlo ricompensò largamente, dando
loro incarichi importanti, titoli e feudi, dove poterono vivere con le loro
famiglie. Una volta in Italia, i loro cognomi vennero italianizzati e
dell’originale francese ne conservavano tuttavia una buona traccia. Tra i tanti
nobili venuti in Italia insieme a Carlo erano i quattro fratelli D’Aulnay, il
cui cognome divenne poi l'italianizzato D’Alneto:
Gualtiero, Germondo, Nicolò e Giovanni.
La storia di questi quattro nobili fratelli la raccontano
diversi storici del XVI-XVII secolo tra cui: Carlo De Lellis e Ferrante Della Marra.
Il De Lellis è molto largo di particolari,
ma meno attendibile. Come succede a tanti storici del passato, egli traspone in
italiano il termine “caleno”, confondendo Calvi con Carinola. L’errore del De Lellis è palese per ben
tre motivi:
1. Caleno non può riferirsi a Calvi poiché. essendo
un termine del periodo normanno-svevo applicato a Carinola, da cui Carlo I lo
estrae, esso si riferisce ovviamente a Carinola.
2. Nei
diplomi di Carlo I d’Angiò, la città di Calvi è sempre appellata usando la
radice Calv- e non Calen-
3. La Rocca di Mondragone era allora sotto la giurisdizione di
Carinola. Al signore che si concedeva la Rocca di Mondragone, si concedeva
anche la città di Carinola, eccetto in qualche rara eccezione.
Tuttavia, bisogna precisare che, sotto
Carlo I d’Angiò, le donazioni si alternarono e si accavallarono continuamente,
sia per premiare i molti cavalieri francesi che lo avevano accompagnato, sia per la morte dei beneficiati. La Rocca di Mondragone, da
sola, fu soggetta a frequenti donazioni. Nel 1283, essa risulta
nelle mani del milite Goffredo di Janville (Gianvilla), poi in quelle del milite Sergio Siginulfo e nel 1298-99 fu concessa alla famiglia
del Grande Ammiraglio Ruggiero di Lauria (o D’Auria), passato al servizio di Carlo II d’Angiò a causa di conflitti con gli Aragonesi.
Fatte queste dovute precisazioni
storiche, riprendiamo la narrazione rifacendoci al più attendibile Della
Marra.
I quattro fratelli D’Alneto vennero
ricompensati largamente da Carlo d'Angiò, ma ebbero tutti la sfortuna di morire
presto e senza eredi maschi.
Gualtiero, che più ci interessa seguire, era già Gran
Siniscalco e vicerè della Provenza quando giunse in Italia. Carlo lo ricompensò
dei suoi servigi facendolo Signore di Teano, ma non detenne a lungo quella signoria perché poco dopo morì.
Nel 1275 gli successe suo figlio Gugliemo che, nel 1291 troviamo anche come signore
di Carinola e della Rocca di Mondragone, come attesta
il seguente documento:
Landulfus
miseracione dominica Sancti Angeli Diaconus Cardinalis Apostilice Sedis Legatus
discreto viro Guillelmo de Subiaco vicario Guillelmo de Alnetodomine de Caleno
in civitate Calinense et Rocca Montis Dragoni salutem in domin. Cum venerabilis
in Christo pater Robertus Episcopus Calinensis discretos viros Lucam deGuerraymo
et Iacobum dicto pisanum clericos calinenses procuratores seu administratores
constituerit generales discrecionem vestram actente requrimus et rogamus quatimus eisdem procuratori bus pro divina reverencia
vestrique intuitu efficacis defensionis presidia assistente eis cun ad ipsis
requisiti fueritis consilium auxilium vel favorem procuracione seu
administracione huiusmodi impendatis. Ita quod practer humane laudis preconium
retribucionis divine premium exiude possitis acquitrere dignisque a nobis in
domino laudi bus commendari. Datum Neapoli.
Il Della Marra ci narra la sfortuna di
questa nobile famiglia che, a causa della mancanza di eredi maschi, si estinse nel 1360 con la morte dell'ultima erede Caterina d'Aulnay.
Guglielmo aveva in Francia altri due
fratelli, figli di Gualtiero, Filippone e Gualtierone, i quali erano considerati i più belli di
Francia. Purtroppo commisero l’imprudenza di far innamorare di sé due donne
della famiglia reale. Filippone divenne l’amante della Regina, moglie di re Ludovico;
Gualtierone divenne invece amante della cognata del re, moglie di suo fratello
Carlo. Furono colti in flagranza di adulterio con le loro amanti e perciò imprigionati. Ad entrambi furono tagliati i genitali, poi scorticati vivi ed
infine impiccati, per dimostrare che non si offende impunemente la Corona di
Francia.
Guglielmo ebbe un figlio, Roberto, il
quale morì anch'egli giovane, nel 1320, subito dopo aver sposato la nobildonna Isabella Stendarda, vedova di Giacomo di Lagonessa (De La Gonesse, poi Della Leonessa), da cui ebbe una
figlia, Margerita.
Margherita sposerà in seguito, in seconde
nozze, Bertrando del Balzo a cui porterà in dote Teano e
Carinola che, a quel tempo, fruttava 130 once in oro. Da Margherita e Bertrando
nascerà nel 1332 Francesco del Balzo, Duca d’Andria, il quale si ribellò alla
Regina Giovanna I e con lei ebbe un lungo conflitto.
Ma questa è un’altra pagina.
cdl
Testi consultati
Berardo Candida Gonzaga - Memorie delle famiglie nobili – vol. II - Na, 1873
Biagio Greco – Storia di Mondragone – Napoli, 1927
Carlo De Lellis – Discorsi sulle famiglie nobili del Regno
di Napoli – Napoli, 1654
Ferrante Della Marra - Discorsi delle famiglie estinte – Napoli, 1641
Matteo Camera - Annali delle Due Sicilie – vol. II, Napoli,
1860
[1] Pergamene di Montevergine, vol. 80, pergamena n. 13, in Biagio Greco – Storia
di Mondragone – Napoli, 1927, pag. 123
Traduzione: Landolfo Diacono di S. Angelo Cardinale
Legato della Sede Apostolica all’egregio uomo Guglielmo di Subiaco Vicario di
Guglielmo di Alneto, signore di Carinola e della Rocca di Mondragone, salute.
Avendo il venerabile padre Roberto vescovo di Carinola
nominato procuratori e amministratori Luca de Guerraimo e Giacomo detto Pisano,
chierici carino lesi, noi domandiamo alla vostra discrezione e attenzione e vi
preghiamo che qualora dagli stessi sarete richiesti del vostro aiuto e e
assistenza, vogliate loro prestare ogni vostro aiuto e consiglio nell’esercizio
loro di procuratori e amministratori nostri. Di guisa che, oltre al premio che
vi sarà accordato da Dio, possiate ottenere anche le nostre lodi.
Dato a Napoli, 11 luglio – Anno primo del pontificato
di Papa bonifacio VIII (1291).
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