Uomo di grande equilibrio e giudizio, re Alfonso nella sua maturità si innamorò perdutamente di una bellissima donna, molto più giovane di lui: Lucrezia d' Alagno. La lontananza dalla moglie Maria di Castiglia, rimasta in Spagna a governare la Catalogna e da cui non aveva avuto alcun figlio, era stata molto lunga: trent’anni. Alfonso non mancò di avere le sue storie amorose con altre donne. Due amanti accertate sono la nobile aragonese Margherita Fernandez de Hijar e Gueraldona Carlino che gli diede tre figli illegittimi: Ferdinando, successore al trono; Maria, che sposerà Lionello d’Este; ed Eleonora, che sposerà nel 1444 Marino Marzano, principe di Rossano, duca di Sessa e conte di Carinola.
La tradizione ci lascia una storiella molto piacevole dell’incontro tra il 53enne Alfonso e la 18enne Lucrezia. Durante la vigilia della festa di San Giovanni del 1448, a Napoli, era usanza che le ragazze offrissero ai loro amati una pianticella d’orzo o di grano con lo scopo di raccogliere offerte per la festa. Il re, quella sera, passeggiava a cavallo con alcuni cortigiani che lo accompagnavano. Vedendolo passare, Lucrezia gli si parò davanti e gli offrì la piantina. Alfonso, colpito dalla bellezza della ragazza, le offrì una borsettina di “alfonsine”, monete d’oro in uso a quel tempo. Lucrezia prese una sola monetina e restituì il resto al sovrano dicendo che di Alfonso gliene bastava uno solo. La frase equivaleva ad una dichiarazione d'amore e il re ne rimase molto colpito. Re Alfonso, da buon cavaliere accompagnò la ragazza alla funzione di San Giovanni a Mare dando inizio a una storia d’amore che ebbe fine solo con la morte del sovrano, che avvenne dieci anni dopo, nel 1458.
Chi era in realtà questa giovane donna che colpì il cuore del maturo re?
Lucrezia d’Alagno era la più giovane delle quattro figlie femmine di Nicola d’Alagno, signore di Torre annunziata, e di Covella Toraldo, a sua volta figlia di Angelo, signore di Toraldo, presso Sessa Aurunca.
La giovane Lucrezia sicuramente
era affascinata dal maturo re ma ella, cresciuta nella nobiltà del suo tempo, aveva
anche ben chiaro il concetto che una donna, per diventare ricca e potente e avere peso
nelle decisioni, doveva mettersi sotto la protezione di un uomo potente,
sposandolo o diventandone la concubina.
Chi mai era più potente di un re?
Lucrezia, interiorizzando questa filosofia femminile del tempo, sapeva di avere a disposizione due ottime frecce da scagliare al cuore del re: la bellezza e la giovinezza. E quando se ne presentò l’occasione, le scagliò. Ed esse andare a segno. Alfonso se ne innamorò talmente, che l’ effige di Lucrezia fu l’unica figura femminile che egli fece scolpire nell’arco trionfale di Castelnuovo. Ben presto la giovane Lucrezia venne considerata dal popolo la vera regina del Regno di Napoli. Alfonso desiderava ardentemente sposarla e regolarizzare la loro unione davanti a Dio, ma il suo matrimonio con Maria di Castiglia era un grosso impedimento. Maria, sebbene molto malata, non moriva, impedendo così ad Alfonso di risposarsi di nuovo. Allora Lucrezia mise in atto una sua strategia: nell’autunno del 1457 si recò personalmente a Roma dal papa Callisto III, che era anche un suo cugino acquisito e intimo amico di Alfonso, per chiedergli l’annullamento del matrimonio di Alfonso con Maria di Castiglia. Il papa trattò Lucrezia da vera regina, ma non volle concedere l’annullamento e non volle firmare nessuna bolla. Fu un colpo molto duro per Lucrezia perché sapeva che se Alfonso fosse morto prima di lei, la sua fortuna sarebbe finita.
E fu infatti quello che successe. Alfonso aveva fatto di lei
una donna molto ricca e potente, ma quando egli mori di malaria sei mesi dopo, la sua fortuna
cominciò a scemare. Senza la protezione del re, molti amici e nobili
cominciarono a voltarle le spalle e lo stesso Ferrante, che con lei era sempre
stato gentilissimo, consigliato dalla
gelosa moglie Isabella di Chiaromonte, pretese la restituzione di tutti i feudi assegnatile da
Alfonso in cambio di un vitalizio. Inoltre Ferrante le tolse la Contea di
Caiazzo.
Lucrezia, ormai caduta in disgrazia presso la corte reale di Napoli e per non perdere ulteriori feudi, pensò di unirsi ai baroni ribelli che osteggiavano Ferrante. Ma la vittoria di Ferrante sui baroni la costrinse a mettersi sotto la protezione della Repubblica di Venezia e a fuggire dapprima in Puglia e poi in Dalmazia. Poi si trasferì a Ravenna, dove rimase molti anni, sempre sotto la tutela della Repubblica Veneta. Si trasferì poi a Roma dove morì il 23 settembre del 1479 e dove fu sepolta nella chiesa si S. Maria sopra Minerva.
Lucrezia, ormai caduta in disgrazia presso la corte reale di Napoli e per non perdere ulteriori feudi, pensò di unirsi ai baroni ribelli che osteggiavano Ferrante. Ma la vittoria di Ferrante sui baroni la costrinse a mettersi sotto la protezione della Repubblica di Venezia e a fuggire dapprima in Puglia e poi in Dalmazia. Poi si trasferì a Ravenna, dove rimase molti anni, sempre sotto la tutela della Repubblica Veneta. Si trasferì poi a Roma dove morì il 23 settembre del 1479 e dove fu sepolta nella chiesa si S. Maria sopra Minerva.
Alcuni libri consultati
Giovanni Bausilio: Re e regine di Napoli - Vilcavi (FR), 2018
Vittorio del Tufo: Napoli Magica – Napoli, 2018
Agnese Palumbo: 101 donne che hanno fatto grande Napoli
- Roma, 2015
Bartolommeo Capasso: Catalogo ragionato – Napoli, Giannini,
1879-1916