Cavalieri Normanni . Arazzo di Bayeax |
Dopo un periodo di vagabondaggio, si erano stanziati nella regione nord-ovest della Francia, presso la foce della Senna, che da loro fu chiamata poi Normandia.
Come napoletani medievali, i Normanni erano un popolo pieno di iniziativa e intraprendenza. La loro legge ereditaria basata sul maggiorascato, ossia la trasmissione dell' eredità paterna di primogenito in primogenito, aveva stimolato in loro l'arte di arrangiarsi, perché i figli non primogeniti comunque c'erano e dovevano pur vivere. A causa di questa legge, felice o infelice che fosse, i Normanni avevano saputo riciclarsi in vari modi e l' arte di arrangiarsi si era radicata così profondamente nel loro DNA, dando loro arguzia, vivace intelligenza, prontezza e capacità guerriera, che aveva fatto di loro un popolo veramente moderno, molto avanti coi tempi.
Se li guardiamo con gli occhi di oggi, possiamo affermare, senza timore di sbagliare, che furono i primi ad inventare la scorta a pagamento. Scortavano, infatti, i pellegrini per difenderli dagli assalti di pericolosi predoni, nei loro pellegrinaggi verso Gerusalemme e verso i Santuari europei più famosi, tra cui quello di San Michele Arcangelo al Gargano. Proprio in questo loro andare e venire, i Normanni si resero conto che l' Italia era un ottimo campo di lavoro. Le infinite guerricciole che movimentavano la penisola e i continui attacchi dei Saraceni alle città costiere offrivano loro la possibilità di arruolarsi come mercenari al servizio di molti signorotti.
I primi a sfruttare l'occasione furono i cinque fratelli Drengot de Quarrel, figli cadetti di un nobile normanno di Carreaux: Giselberto, Rainulfo, Asclettino, Osmondo e Rodolfo che, avendo un grande senso della famiglia, arrivarono tutti insieme, nel 1016, accompagnati da altri 250 fuoriusciti che, come loro, cercavano un futuro, il che voleva dire soprattutto: terre.
Grazie alle loro capacità guerriere o grazie anche alla particolare situazione di frammentazione in cui si trovava l’Italia, i fratelli Drengot il futuro se lo assicurarono molto presto, creandosi fama di ottimi guerrieri che li rendeva richiestissimi come mercenari.
Grazie alle loro capacità guerriere o grazie anche alla particolare situazione di frammentazione in cui si trovava l’Italia, i fratelli Drengot il futuro se lo assicurarono molto presto, creandosi fama di ottimi guerrieri che li rendeva richiestissimi come mercenari.
La parte continentale della penisola era infatti frammentata in quattro; c’era un’Italia longobarda; un’Italia bizantina, un’Italia pontificia e un’Italia ottoniana, discendenti dei carolingi. Se poi teniamo anche conto della dominazione musulmana in Sicilia, iniziata nel IX secolo, aggiungiamo un altro pezzo al mosaico all' Italia dell’anno 1000. Tutte queste realtà politiche si scontravano continuamente tra di loro, l’una cercando di scacciare l’altra, creando vantaggiose occasioni per dei guerrieri mercenari in cerca di fortuna.
I fratelli Drengot offrirono i loro servigi ai signori del Principato di Benevento e di Salerno e specificamente a Guaimario III di Salerno, Pandolfo IV di Capua e al condottiero longobardo Melo di Bari, che guidava un’ insurrezione antibizantina in Puglia. In quest’ ultimo impegno, dopo alcune vittorie iniziali, i normanni furono sconfitti a Canne nel 1018 dal basilio Boioanne (o Bogiano) mandato dagli imperatori bizantini.
Nella battaglia, il “clan” Drengot subì una botta notevole, perché morirono Giselberto, loro capo, e Osmondo, ma il clan non fu annientato. Anzi andò avanti molto bene sotto la guida di Rainulfo.
I fratelli Drengot offrirono i loro servigi ai signori del Principato di Benevento e di Salerno e specificamente a Guaimario III di Salerno, Pandolfo IV di Capua e al condottiero longobardo Melo di Bari, che guidava un’ insurrezione antibizantina in Puglia. In quest’ ultimo impegno, dopo alcune vittorie iniziali, i normanni furono sconfitti a Canne nel 1018 dal basilio Boioanne (o Bogiano) mandato dagli imperatori bizantini.
Nella battaglia, il “clan” Drengot subì una botta notevole, perché morirono Giselberto, loro capo, e Osmondo, ma il clan non fu annientato. Anzi andò avanti molto bene sotto la guida di Rainulfo.
La carriera più ragguardevole fu proprio quella di Rainulfo, a cui il duca di Napoli Sergio IV chiese aiuto per riconquistare il suo ducato caduto nelle mani di Pandolfo IV di Capua. Rainulfo fece così bene il suo lavoro, scacciando Pandolfo da Napoli, che Sergio saldò il debito con lui dandogli in moglie sua sorella e affidandogli, nel 1030, la poverissima Contea di Aversa, che divenne così il primo possedimento normanno della regione.
Mai avrebbe pensato Sergio che, donando quel povero e abbandonato territorio aversano a Rainulfo, avrebbe contribuito alla nascita di un Regno durato quasi mille anni. Più tardi, nel 1038, la contea normanna di Aversa fu riconosciuta anche dall’imperatore ottoniano del Sacro Romano Impero, Corrado II.
Rainulfo continuò a guardarsi intorno per conquistare altri territori da affidare ai suoi, ma ben presto dovette scontrarsi con un nuovo “clan” di suoi compatrioti molto agguerriti che calarono in Italia anche loro dalla Normandia: gli Altavilla.
c.d.l.
Alcuni testi consultati
Alfano Francesco Maria – Istorica descrizione del regno di Napoli – Napoli, 1798
Cawley Charles - Foundation for medieval genealogy on line
Cuozzo Errico e altri - Catalogus baronum – Istituto storico italiano per il Medio Evo -1972
De Rosa Gabriele – L’età Medioevale – Minerva Italica- Bergamo, 1990
Del Re Giuseppe – Cronisti e scrittori sincroni della dominazione normanna – Napoli, 1845
Giannone Pietro – Istoria civile del Regno di Napoli – Napoli, 1821
Granata Francesco – Storia civile della fedelissima città di Capua-
Cawley Charles - Foundation for medieval genealogy on line
Cuozzo Errico e altri - Catalogus baronum – Istituto storico italiano per il Medio Evo -1972
De Rosa Gabriele – L’età Medioevale – Minerva Italica- Bergamo, 1990
Del Re Giuseppe – Cronisti e scrittori sincroni della dominazione normanna – Napoli, 1845
Giannone Pietro – Istoria civile del Regno di Napoli – Napoli, 1821
Granata Francesco – Storia civile della fedelissima città di Capua-
Piccinni Gabriella - I mille anni del Medioevo – ed. Mondatori – Milano, 1999
Sigonio Carlo - Dei re d’Italia – Milano, 1838
Tria Giovanni Andrea – Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e Diocesi di Larino – Roma, 1744
Troyli Placido – Istoria generale del Reame di Napoli – vol. III – Napoli 1748
Sigonio Carlo - Dei re d’Italia – Milano, 1838
Tria Giovanni Andrea – Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e Diocesi di Larino – Roma, 1744
Troyli Placido – Istoria generale del Reame di Napoli – vol. III – Napoli 1748
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