mercoledì 22 agosto 2012

La fine del Principato di Capua


Abbazia benedettina di S. Angelo in Formis (CE) - affresco

Le continue rivolte dei baroni contro re Guglielmo I costarono la vita al Principato di Capua ed al suo principe, Roberto II, che fu prima accecato e poi incarcerato. La sua morte segnò la fine della dinastia normanna di Aversa, di cui Roberto fu l'ultimo discendente.   
Spina nel fianco di re Ruggiero prima e di suo figlio  Guglielmo poi, il Principato fu definitivamente assorbito dal Regno di Sicilia di cui, da allora in poi, condivise le sorti. 
In questa svolta politico-amministrativa non era estraneo papa Adriano IV, al secolo Nicholas Breakspear, l’unico papa inglese che la storia ricordi, e che, come tanti pontefici del passato, aveva più vocazione politica che spirituale. A lui, più che ad altri, si deve la fine del Principato di Capua che aveva sempre vissuto un rapporto privilegiato con il Papato. E fu proprio questo a  decretarne la fine.
I conflitti tra Adriano IV e Guglielmo I cominciarono da subito, appena dopo l’incoronazione a re di Guglielmo. 

Nel 1154 Guglielmo si era fatto incoronare re senza il consenso papale per cui il papa non lo riconosceva come tale. Quando nel 1155 Guglielmo  venne a Salerno, Adriano gli inviò come suo Legato il cardinale Arrigo e nelle lettere che gli scrisse lo chiamava semplicemente “Signore di Sicilia”. Guglielmo, arrabbiato,  non volle ricevere il Legato pontificio e lo cacciò fuori del Regno, poi ordinò ad Ugone, arcivescovo di Catania suo cancelliere, di invadere le terre del papa e conquistare quante più "castella" era possibile. Dati questi ordini, se ne tornò a Palermo insieme a Majone

Ugone eseguì gli ordini ed invase il territorio di Benevento che però non riuscì a sottomettere per la strenua resistenza dei beneventani. Si rivolse allora ad altri luoghi della campagna di Roma: Cepperano, Aquino e altri paesi di Montecassino e li devastò

La reazione di papa Adriano fu immediata: scomunicò Guglielmo e istigò i baroni di Puglia, che mal sopportavano gli abusi di potere di Majone, a ribellarsi al sovrano, sostenendone anche la famosa rivolta di Palermo guidata da  Matteo Bonello e di cui si è parlato in precedenza. Intanto Roberto, principe di Capua, il quale era stato mandato fuori dal Regno da re Ruggiero, visto come si erano messe le cose, ritornò a Capua e divenne uno dei sostenitori più convinti di papa Adriano.


Dal canto suo, per fare maggior dispetto a Guglielmo, il papa allacciò rapporti diplomatici con i due più acerrimi nemici del Regno, avvalendosi dei loro aiuti militari: l’imperatore bizantino Manuele I Comneno  e l’imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa. I due, come falchi, aspettavano solo l'occasione propizia per impadronirsi dei territori del Regno e papa Adriano gliela stava offrendo su un vassoio d'argento. 

Forti di questi aiuti militari, Roberto di Capua e Roberto di Loritello, cugino del re, attaccarono e conquistarono molte città della Puglia che finì tutta in loro mano. 
Dopo aver sedato una rivolta in Sicilia, re Guglielmo iniziò una violenta repressione dei ribelli, portando l’esercito in Puglia.  Attaccò Brindisi dove sconfisse i bizantini e fece diversi prigionieri, poi passò a Bari e la rase al suolo. Si diresse dunque alla volta di Benevento, dove si era asserragliato papa Adriano con molti baroni, e cinse d’assedio la città. Roberto di Capua cercò di fuggire dal Regno ma, passando il Garigliano, fu preso da Riccardo II di Fondi, suo vassallo, e consegnato al re per guadagnarsene il perdono. 
Con la cattura di Roberto di Capua, papa Adriano perse il suo maggior alleato e allora si decise a fare la pace con Guglielmo, riconoscendolo finalmente re. 

La pace tra i due comportò diversi accordi di natura ecclesiastica e politica, raccolti nel cosiddetto Concordato di Benevento: spettava al papa consacrare i vescovi, così come spettava al papa spostare i vescovi da una diocesi all’altra secondo il bisogno; spettava sempre al papa ordinare le visite pontificie nelle città di  Puglia, Calabria e Sicilia tranne in quelle città in cui fosse presente, al momento, la persona del re; i Legati pontifici potevano entrare liberamente nel Regno, ma non potevano fare man bassa dei beni delle chiese; i chierici, riuniti in Capitolo, potevano eleggere i prelati tra coloro ritenuti più degni, ma questa elezione doveva poi essere notificata al re per l’approvazione, perché senza l’approvazione reale nessuna elezione era valida; i baroni che avevano preso le armi contro il re potevano liberamente uscire dal Regno, ultima postilla voluta dal pontefice, rimasto molto turbato per la sorte di Roberto di Capua.  Questo valse a salvare la vita a Roberto di Loritello e Andrea di Rupecanina che poterono esulare in Abruzzo.

In cambio della pace e di questi privilegi, Adriano IV fu  costretto a cedere a re Guglielmo il Principato di Capua che egli affidò a suo figlio Enrico dal 1166 in poi, anno della sua morte. Il territorio capuano, persa ogni possibilità di autonomia, divenne parte integrante del Regno di Sicilia sotto il diretto controllo del re. Firmata la pace con papa Adriano, re Guglielmo  se ne ritornò a Palermo, portandosi dietro l’ormai accecato Roberto, principe di Capua, per trarlo nelle  prigioni palermitane, dove poco tempo dopo, il poveretto morì. La stessa infelice sorte toccò a Goffredo di Montescaglioso, anche lui ribelle contro il re.
Ma le vendette di Guglielmo non erano ancora terminate. Guardandosi bene dall'organizzare una spedizione punitiva contro il fortissimo Barbarossa, Guglielmo spedì invece una numerosissima flotta contro quella bizantina e la sbaragliò.  Molte città del Peloponneso caddero in sua mano, costringendo alla resa anche Manuele I Comneno che accettò una pace trentennale.

Come abbiamo visto, il conte di Carinola durante questo tumultuoso periodo di transizione, fu Gionata, direttamente coinvolto nelle rivolte, e di cui nè il Salernitano, né il Falcando ci raccontano la fine. Chi fosse  invece il vescovo alla guida della diocesi di Carinola, che con Gionata condivise quel momento storico, non è chiaro. 

Al tempo, i documenti non erano ancora ben definiti e quelli a disposizione possono essere tranquillamente dei falsi. Inoltre, la conflittualità tra il potere politico di re Guglielmo e quello temporale di papa Adriano, potrebbe aver determinato la dispersione di molti documenti nelle piccole diocesi. Sappiamo di un vescovo, Bertramo, che nel 1134 era alla guida di Carinola, ma non sappiamo se visse abbastanza a lungo da passare per questi accadimenti. In verità, sembrerebbe alquanto improbabile. Solo con il pontificato di Alessandro III, che nel 1174 confermò la suffraganeità della diocesi di Carinola dall’ arcivescovado di Capua,  le cose cominciano ad essere meglio definite.  

c.d.l.
Alcuni testi consultati
Brodella don Amato – Storia della Diocesi di Carinola – Marina di Minturno, 2005 
Csns - Potere, società e popolo nell'età dei due Guglielmi. Atti delle 4/e Giornate – Bari, 1981
Di Meo Alessandro - Apparato Cronologico agli Annali del Regno di Napoli – Napoli, 1785
Muratori  L. A. – Rerum Italicarum scriptores – vol. 28 – Bologna 1976 
Pagano Filippo - Istoria del regno di Napoli – Palermo, 1835
Romualdo Guarna Salernitano – Cronica - in G. del Re:  Cronisti e scrittori sincroni- vol. 1 – Napoli, 1845
Timoteo da Termine – Breve et universale cronistoria del mondo fino all’anno di salute 1668 –  Na, 1669
Troyli Placido – Historia generale del reame di Napoli – vol. 4 -Napoli, 1751
Ugone Falcando – Historia -  in G. del Re:  Cronisti e scrittori sincroni- vol. 1 – Napoli, 1845
Vivenzio Nicola – Delle antiche province del Regno di Napoli – Napoli, 1808

2 commenti:

  1. OTTIMO LAVORO... come al solito del resto! Inserire una goccia Carinolese nel mare agitato della storia medievale è un'operazione della massima godibilità. Grande Concetta!!

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  2. Come sempre hai svolto una ricerca interessantissima e ben fatta.Il fatto che Carinola faccia
    parte della complicata storia medievale e` indicativo della longivita` e importanza della sua
    esistenza e del suo impatto sulla storia campana e nazionale. Bravissima e sempre avanti!

    zietta

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