Il borgo medievale di Casertavecchia |
Il secondo signore di Carinola appartenente alla famiglia di
Lauro-Sanseverino fu Tommaso, figlio di Roberto e Adelagia.
Da un documento
del 1221 risulta che Adelagia e suo figlio Tommaso donarono alla chiesa di S.
Spirito, in territorio di Carinola, “in loco ubi Farralis dicitur… una starciam
de Rapidella et casam Mauri et Farrale et molendinum et venam… de Picrone cum
aquis et piscariis et viis et cum omnibus et pertintentiis suis tam de demanio
quam de feudi et tenimentis” (Tescione, pag. 57)
Tommaso non era solo conte di Caserta e di Carinola, ma di
tantissime altre contee ereditate dal padre, tra cui Sessa e Teano, e
questo gli dava un peso decisionale di
rilievo.
Sposò Siffridina (chiamata anche Manfredina) che qualche studioso vuole
della famiglia dei conti Gentile (Stroffolini), altri della famiglia Borrello
(Capecelatro), in realtà non si sa di preciso da quale famiglia provenisse. Tuttavia quel nome cosi unico di “Siffridina” potrebbe portare a
quel ferrigno Diopoldo che fu capitano
di Enrico VI ed il cui fratello Siffrido, conte di
Alife, nel 1221 consegnò la sua contea alle forze imperiali.
Un caso o
Siffridina potrebbe essere nipote di Diopoldo e figlia di Siffrido? In questo caso sarebbe cugina dello stesso Tommaso. La ricerca è
ancora aperta.
Quando Federico II tornò nel Regno di Sicilia dalla Germania dopo
otto anni di assenza, mise subito mano alla riforma del Regno appena giunto a
Capua, dove iniziò la sua azione legislativa.
Con la legge De Regnantis Privilegis strappò ai baroni molta della loro forza, togliendo loro rocche e castelli che andarono a far parte dei domini reali.
Con la legge De Regnantis Privilegis strappò ai baroni molta della loro forza, togliendo loro rocche e castelli che andarono a far parte dei domini reali.
Con tale legge, i baroni furono considerati
in base ai servizi resi al re e non più in base alle terre possedute. Questo
non piacque a quei baroni che, come il nostro Tommaso, basavano la loro forza
sulle immense proprietà che possedevano e che ora, nonostante esse, vedevano
diminuirsi nettamente il loro potere.
Ribellarsi al nuovo re e imperatore e
preferire l’altro candidato che era stato escluso dal papa, ossia Ottone IV, fu una naturale conseguenza
di questa legge.
Ma Federico,
nonostante la giovane età, non era certo uno sciocco. Capì subito che doveva
liberarsi di Tommaso di Caserta, di
Ruggiero dell’Aquila, conte di Fondi, e Giacomo Sanseverino, conte di Tricarico che erano i più
agguerriti contro di lui e cercavano di
sollevare altre contee.
Federico non
perse tempo e corse subito ai ripari. Come primo atto, in base alla legge da lui
emanata in quello stesso 1220, tolse la Rocca di Monte Dragone (Mondragone) a Ruggiero di Fondi che
la teneva e la inserì nei domini reali. Tre anni più tardi, nel 1223 convocò in
Sicilia, per la lotta contro i Saraceni,
Tommaso di Caserta, Ruggiero di Fondi,
Giacomo di Sanseverino, conte di Tricarico.
Quando
essi giunsero in Sicilia, Federico li fece arrestare ed incarcerare,
sbarazzandosi in un solo colpo dei feudatari più turbolenti e sospetti del
Regno.
L’anno dopo, nel 1224, i tre conti furono liberati per l’intervento
di papa Onorio III. Furono però mandati in
esilio e le loro proprietà confiscate. Uscirono quindi dal Regno, lasciando in
ostaggio i propri familiari, figli o nipoti.
Tommaso di Caserta lasciò nelle
mani del re suo figlio Riccardo.
Da un documento federiciano di una concessione feudale in
Lauro ad un certo Gervasio Francigena risulta che Tommaso fosse morto prima del
1231.
Che cosa sia accaduto alle varie
contee tenute da Tommaso dopo il suo esilio
non è facile saperlo.
Probabilmente alla sua morte, molte contee, non tutte, furono
restituite ai legittimi proprietari, perché, nel 1232, Siffridina e
suo figlio Riccardo vengono chiamati nuovamente “contessa e conte di
Caserta” in una sentenza della Magna Curia di Melfi (Pagano, pag. 179).
D’altra parte non poteva essere che così,
perché Riccardo, il figlio di Tommaso, da ostaggio nelle mani del suo nemico,
divenne uno dei più validi collaboratori di Federico, fino al punto da sposarne
la figlia naturale, Violante, e diventarne genero.
Ma questo sarà argomento del prossimo articolo.
cdl
Ammirato Scipione – Delle famiglie nobili napoletane – vol.
1 –Firenze, 1580
Archivio - storico per le province napoletane - vol. 3 –Napoli, 1878
Capecelatro Francesco – Storia del Regno di Napoli – Napoli,
1840
Garruccio Giovanni – Napoli e sue vicende storiche – Napoli,
1849
De Burigny Jean Levesque – Storia generale di Sicilia
–Valenza, 1788
Esperti Crescenzio – Memorie istoriche ed ecclesiastiche
della città di Caserta in Historiae
urbium et regionum Italiae rariores – vol. 145 – Napoli 1773-75
Martucci Ettore – Romano Anna Maria – Caserta la città reale
- Napoli, 1993
Pagano Francesco Mario – Considerazioni sul processo
criminale – Napoli, 1787
Stroffolini Giacomo – Contea di Capua – Napoli, 1885
Tescione Giuseppe – Caserta Medievale e i suoi conti e
signori –Caserta, 1990
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