* aggiornato il 29 dicembre 2014
* aggiornato il 13 dicembre 2015
* aggiornato il 2 gennaio 2020
A Carinola esiste un rudere che pochi
conoscono e quelli che lo conoscono non si rendono conto della sua importanza
storica. Parlo dell’antico Monastero della Maddalena, situato nei pressi della
chiesa dell’Annunziata. La sua
importanza storica è notevole, direi pregevole; esso è una concreta testimonianza
della presenza delle donne penitenti nel Comune di Carinola.
Non esistono, al momento, documenti circa
l’esatto periodo in cui le donne penitenti sono apparse nell’antica Contea di
Carinola, ma poìchè le Rationes Decimarum del 1308-10 già ci riferiscono di
decime pagate in carlini gigliati da una badessa, si presume che fossero
presenti in loco fin dal XIII secolo. Si presume anche che la loro vita
penitenziale sia iniziata ad opera di donne locali che, permeate della forte
spiritualità eremitica medioevale, hanno voluto iniziarne una nuova fatta di
lavoro e penitenza, trovando la loro sussistenza nell’assistenza ai malati.
Inizialmente non erano un ordine religioso ufficialmente costituito, ma il
fatto che pagassero le decime sta ad indicare che la Chiesa le riconosceva come
tale e il vescovo di Carinola diede loro da seguire la Regola di S. Agostino, che era l’unica in circolazione per le donne (Regularis
Informatio o Regula ad sanctimoniales) e non ancora approvata ufficialmente da
un papa (fu approvata solo nel XV secolo). Essa non era altro che l’adattamento al femminile della regola maschile e
costituisce la seconda parte della Lettera 211 (numeri 5-16) alle monache di
Ippona, che si erano ribellate alla loro superiora.
Le donne penitenti di Carinola
divennero quindi agostiniane a motivo delle regola che fu loro assegnata dal vescovo
dietro i dettami papali.
Per capire appieno chi erano le agostiniane è necessario
concentrarsi un attimo sulla figura di S. Agostino, forense, filosofo, intellettuale,
manicheo, cristiano, vescovo d’ Ippona, predicatore, teologo e poi dottore
della Chiesa, nato a Tagaste nel 354 e morto ad Ippona nel 430.
Agostino è un uomo di grande attualità,
avendo vissuto intensamente le problematiche esistenziali comuni anche all’uomo
moderno e che si traducono in un’ intima inquietudine per la continua ricerca
della verità, che egli trovò, infine,
nel Cristo.
Uomo a cavallo di due mondi,
quello pagano che andava scomparendo e quello cristiano che andava sempre più affermandosi,
Agostino non apparteneva più all’ uno e non apparteneva ancora all’altro. La
ricerca continua di una collocazione umana e spirituale che non riusciva a trovare,
crearono in lui dissidi e contrasti, ma formarono anche un grandissimo
pensatore.
La vita giovanile di S. Agostino,
prima di approdare al cristianesimo, toccò fasi diverse, tutte molto
travagliate. Ebbe una lunga relazione con una donna che nei suoi scritti non
nomina mai e da cui nacque un figlio naturale, Adeodato. La sua conversione,
sebbene influenzata fin dall’infanzia dalla madre Monica, che lo seguì anche in Italia, non fu fulminea
come quella di Paolo di Tarso e non richiese un palese intervento divino; fu
piuttosto lunga e meditata, ma raggiunse
la stessa totalità, consegnando alla Storia quel grande santo e dottore della
chiesa che tutti conosciamo. Il colpo di grazie glielo diede S. Ambrogio,
vescovo di Milano. Nel 383, Agostino, pieno di dubbi e ancora impregnato di
manicheismo, giunse in Italia e, qualche tempo dopo, incontrò Ambrogio. In un
primo momento voleva contrastarlo, ma rimase affascinato dalla sua parola e non
perse nessuno delle sue prediche. Tre anni dopo quell’ incontro, nel 388,
Agostino ricevette il battesimo proprio per mano di Ambrogio. Aveva 34 anni.
Tardi
ti ho amato,- scrisse nelle sue
Confessioni - Bellezza così antica e tanto
nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori: lì ti
cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature. Eri con
me, ma io non ero con te….[1]
Dopo la
conversione, vendette tutti i suoi beni dando il ricavato ai poveri. Avrebbe
preferito una vita contemplativa, dedicandosi solo alla preghiera e alla conoscenza
di Dio, ma Dio aveva altri progetti per lui.
Tornò
in Africa dopo la morte della madre Monica e, suo malgrado, divenne sacerdote e
poi vescovo d’Ippona. La sua straordinaria predicazione attirava folle di fedeli. Combatté le eresie,
tra cui il manicheismo a cui aveva
aderito in gioventù e continuò a farlo con successo fino alla morte, che avvenne
ad Ippona il 28 agosto del 430 all’età di 76 anni. I suoi resti riposano a
Pavia nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro.
Questa molto brevemente la vita
di Agostino. Ma la sua opera pastorale produsse grandi frutti. Intorno a lui
cominciarono a fiorire comunità di uomini e donne desiderosi di dedicarsi
interamente alla spiritualità eremitica, secondo la tradizione orientale che si
andava sempre più diffondendo anche in occidente. Furono proprio queste
primitive comunità che costituirono il nucleo fondamentale da cui poi trassero
origine le attuali forme di monachesimo agostiniano femminile. Agostino fondò
una comunità femminile ad Ippona in cui fu superiora sua sorella, vedova
consacrata a Dio, e in cui si ritirarono anche alcune sue nipoti. E forse la
prima “regola” Agostino la scrisse proprio per queste monache. A questa comunità femminile, Agostino inviò
una lettera (la 211) nella quale elogiava le donne perché "in mezzo ai
molti scandali di cui è pieno il mondo, godo invece e trovo consolazione
pensando al vostro grande numero, alla vostra unione, al casto affetto, ai
santi costumi e alla grazia speciale che vi ha dato il Signore per la quale non
pensate a nozze terrene, ma a vivere in perfetta pace e concordia, con un'anima
sola e un sol cuore in Dio".
L’esperienza femminile agostiniana si diffuse
grandemente in nord Africa e lo conferma uno scritto di Possidio, vescovo di
Calama in Numidia (attuale Marocco) e amico di Agostino per ben 40 anni, dove è
scritto che Agostino: "lasciò alla Chiesa un clero più che
sufficiente, con monasteri di uomini e di donne, pieni di persone continenti,
consacrate a Dio e sotto l'ubbidienza dei loro superiori" (Vita
Augustini, 28)[2].
Dopo la
morte di Agostino, queste comunità maschili, e soprattutto femminili, subirono dure
persecuzioni da parte dei Vandali prima e degli Arabi dopo (700) e i superstiti
si trasferirono dal nord Africa nella più sicura Europa dove sorsero numerose
comunità di eremiti agostiniani. Mancano tuttavia sicure testimonianze di
monasteri agostiniani femminili per tutto l’alto medioevo né si fa cenno ad
essi o a monache agostiniane nelle numerose bolle che i papi Innocenzo IV e
Alessandro IV indirizzarono agli agostiniani dal 1243 al 1261, semplicemente
perché la Chiesa
non aveva ancora organizzato per loro una normativa. Tuttavia, molti codici
anteriori al 1400 che contengono la regola agostiniana adattata alle monache
comprovano che monasteri femminili esistevano anche in Europa. Nel 1256 le
diverse famiglie agostiniane maschili sparse in Europa furono unificate in un
unico ordine e annoverate tra i Mendicanti, al terzo posto dopo i francescani e
i predicatori domenicani. Solo nel 1401
Bonifacio IX concesse agli Eremitani di
S. Agostino la facoltà di istituire comunità di monache con l'abito, la regola,
i privilegi del loro ordine, come era già stato concesso ai Frati minori e ai predicatori.
Riassumendo, già alla fine del XIII secolo esisteva a Carinola una comunità di
monache penitenti riconosciute dalla Chiesa prima del 1401 visto
che pagavano le decime.
Come
fa notare don Amato Brodella, già un
secolo dopo la morte di San Bernardo sorse a Carinola questo grande complesso
che accoglieva donne penitenti. Altre testimonianze carinolesi, la stessa
denominazione del monastero a S. Maria Maddalena, l’affresco dell’ Annunziata
che rappresenta la Maddalena
davanti a Gesù risorto, la stessa costruzione dell’Annunziata voluta molto
probabilmente accanto ad un altro edificio sacro, ci indicano che la presenza della monache
della Maddalena, come vengono chiamate, a Carinola era molto antica.
Le monache
penitenti rimasero nel monastero della Maddalena fino alla metà del 1400 poi la
struttura fu acquistata dagli agostiniani di San Giovanni a Carbonara di Napoli.
Un secolo dopo il monastero era ancora ben attivo. In un contratto del 15
novembre del 1546 si legge: Giovan Francesco De Palma, organaio
napoletano, promette di costruire un organo alla chiesa di S. Maria Maddalena
di Carinola di qualità, suono e
perfezione simile a quello di S. Maria dei Pignatelli, a giudizio dell’abate
Capece di Napoli, per ducati 50 di carlini.
Il monastero passò poi ai monaci
agostiniani che nel 1652 lo cederanno,
con tutte le rendite, alla Diocesi di Carinola a favore del seminario.
Con la costruzione del nuovo
seminario e la soppressione della Diocesi di Carinola, il monastero fu
definitivamente abbandonato. Oggi è un rudere molto fatiscente, ma ancora
conserva tracce e fascino della grande storia che impregnano le sue mura.
*************
Alcuni testi e siti consultati
Archivio storico delle province
napoletane – vol. 12 – Napoli, 1887
Berisi A. – Napoli Nobilissima –
vol. 9. Napoli, 1900
Brodella don Amato – Storia della
Diocesi di Carinola – Marina di Minturno, 2005
Canino Antonio – Guida d’Italia
del Touring Club – Campania – Milano, 1996
Filangieri Gaetano A. G. – Le
arti e le industrie delle province napoletane- vol. 6, Napoli 1891
Le Goff Jacques – Un lungo medioevo
– Bari, 2006
Moroni Gaetano – Dizionario di
erudizione storico-ecclesiastica – vol. LXIII, Venezia, 1853
Piatti Pierantonio – Il Movimento
femminile agostiniano nel medioevo -
Roma, 2007
Torelli Luigi -
Secoli Agostiniani ovvero Historia generale del sacro ordine eremitano –
Bologna, 1678
Siti internet:
Possidio vescovo – Vita di S.
Agostino - http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm
Sant’Agostino – Le Confessioni - http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm