Elezione dell'antipapa Clemente VII |
Qualcosa di grave stava accadendo in questo periodo in seno alla Chiesa: era in atto lo Scisma d’Occidente o Grande Scisma, uno dei due scismi che tormentarono la Chiesa e che si protrasse per quarant'anni, dal 1378 al 1417. Lo scisma spaccò la Chiesa in due fazioni, coinvolgendo nella sua crisi tutto il mondo politico occidentale. Papi ed antipapi, entrambi legittimi perché entrambi eletti da un collegio cardinalizio, si scontrarono in seno ad una Chiesa confusa e bellicosa, che affrontava la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna nel peggior dei modi.
Le origini di questo scisma vanno ricercate nel conflitto tra la politica assolutistica di papa Bonifacio VIII, intenzionato a far prevalere la supremazia dei papi, e quello della monarchica francese, che aveva raggiunto il maggior peso politico in Europa, nella persona di Filippo il Bello.
Bonifacio era esattemente l’opposto dello spirituale Celestino V, suo predecessore. Egli era dispotico ed energico e le sue prime azione rivelarono la tempra dell’uomo: relegò Celestino V nella Rocca di Fumone, scomunicò e depose i cardinali delle famiglie a lui nemiche, tra cui i Colonna, espugnò città e rocche nemiche, combattè il regno angioino. Più che un papa era un guerrafondaio affamato di potere. Le convinzioni politiche e dottrinarie di Bonifacio lo spinsero ad introfularsi pesantemente nella vita politica e questo non piaceva né alla Chiesa stessa nè ai sovrani del tempo.
Bonifacio era esattemente l’opposto dello spirituale Celestino V, suo predecessore. Egli era dispotico ed energico e le sue prime azione rivelarono la tempra dell’uomo: relegò Celestino V nella Rocca di Fumone, scomunicò e depose i cardinali delle famiglie a lui nemiche, tra cui i Colonna, espugnò città e rocche nemiche, combattè il regno angioino. Più che un papa era un guerrafondaio affamato di potere. Le convinzioni politiche e dottrinarie di Bonifacio lo spinsero ad introfularsi pesantemente nella vita politica e questo non piaceva né alla Chiesa stessa nè ai sovrani del tempo.
Nella bolla papale Unam Sactam, Bonifacio concentrò tutta la sua dottrina secondo cui alla Chiesa spettava sia il potere temporale che quello spirituale e con questa convinzione giustificava il suo intromettersi nella politica del tempo. Alla bolla fece seguire la scomunica del re Filippo il Bello e la proclamazione che i suoi sudditi potevano considerarsi sciolti dal giuramento di fedeltà alla sua persona.
La risposta di Filippo non si fece attendere: egli convocò una riunione degli Stati Generali, dove Bonifacio fu dichiarato illegittimo, e convocò un nuovo concilio a Lione, di fronte al quale il papa doveva presentarsi per essere giudicato. In questa diatriba di scomuniche e contro-scomuniche, di ambascerie e contro-ambascerie, Bonifacio si prese il famoso schiaffo da Sciarra Colonna nel palazzo papale di Anagni e si fece qualche giorno di galera, prima di essere liberato dal popolo.
All' avido e prepotente Bonifacio l’oltraggio costò la vita, forse per un attacco di bile; alla Chiesa costò invece la sottomissione alla monarchia francese che, per i successivi decenni, ebbe un ruolo determinante nella scelta dei pontefici. Fece persino trasportare la sede papale in territorio francese, ad Avignone, feudo angioino, per convogliare in quel luogo tutte le ricchezze (collettorie) provenienti dal mondo cattolico. La sede papale rimase ad Avignone per settant’anni, dal 1305 al 1377, e può considerarsi un vero e proprio periodo di cattività della Chiesa. In quei decenni, furono eletti ben sette papi francesi, ma quello fu anche un periodo in cui la decadenza spirituale del papato offuscò di molto il prestigio morale della Chiesa, con conseguente diminuzione degli introiti finanziari. Era dunque di fondamentale importanza che il Papato tornasse a Roma e si riappropriasse della sua dignità morale.
All' avido e prepotente Bonifacio l’oltraggio costò la vita, forse per un attacco di bile; alla Chiesa costò invece la sottomissione alla monarchia francese che, per i successivi decenni, ebbe un ruolo determinante nella scelta dei pontefici. Fece persino trasportare la sede papale in territorio francese, ad Avignone, feudo angioino, per convogliare in quel luogo tutte le ricchezze (collettorie) provenienti dal mondo cattolico. La sede papale rimase ad Avignone per settant’anni, dal 1305 al 1377, e può considerarsi un vero e proprio periodo di cattività della Chiesa. In quei decenni, furono eletti ben sette papi francesi, ma quello fu anche un periodo in cui la decadenza spirituale del papato offuscò di molto il prestigio morale della Chiesa, con conseguente diminuzione degli introiti finanziari. Era dunque di fondamentale importanza che il Papato tornasse a Roma e si riappropriasse della sua dignità morale.
Fu Santa Caterina da Siena che riuscì a convincere il papa Gregorio XI a ritornare a Roma. Appena in tempo perché, l’anno dopo, nel 1478, Gregorio morì. Purtroppo.
Il conclave che si aprì per eleggere il nuovo papa fu un vero e proprio campo di battaglia tra i cardinali francesi, che erano la maggioranza, e quelli italiani. Questi ultimi, temendo l’elezione di un nuovo papa francese che avrebbe riportato il papato ad Avignone, minacciarono quelli francesi. Tra minacce e pressioni, fu eletto l’arcivesco di Bari, Bartolomeo Prignani, che prese il nome di Urbano VI. Ma i cardinali francesi non erano affatto contenti; si riunirono in un nuovo conclave a Fondi ed elessero papa Roberto di Ginevra, che assunse il nome di Clemente VII e che stabilì la sua sede ad Avignone. Si crearono così due ubbidienze in seno alla Chiesa, quella romana e quella avignonese.
Aveva così ufficialmente inizio lo Scisma d’Occidente che per quattro decenni tormentò la Chiesa e le sue diocesi, tra cui la nostra Carinola.
In realtà i papi furono tre, perché i cardinali, che non volevano parteggiare né per l'una nè per l'altra obbedienza, si riunirono a Pisa in un concilio per cercare di risolvere quella divisione nella Chiesa ed elessero un nuovo papa, Alessandro V. Ma il Concilio di Pisa non fu mai riconosciuto da nessuna delle due obbedienze in carica.
Lo scisma durò fino al 1417-18 quando, grazie alla determinazione dell' imperatore Sigismondo di Lussemburgo, fu convocato il Concilio di Costanza, durante il quale furono deposti sia il papa che l'antipapa e fu eletto un nuovo legittimo papa, il cardinale Oddone Colonna, che assunse il nome di Martino V.
Il conclave che si aprì per eleggere il nuovo papa fu un vero e proprio campo di battaglia tra i cardinali francesi, che erano la maggioranza, e quelli italiani. Questi ultimi, temendo l’elezione di un nuovo papa francese che avrebbe riportato il papato ad Avignone, minacciarono quelli francesi. Tra minacce e pressioni, fu eletto l’arcivesco di Bari, Bartolomeo Prignani, che prese il nome di Urbano VI. Ma i cardinali francesi non erano affatto contenti; si riunirono in un nuovo conclave a Fondi ed elessero papa Roberto di Ginevra, che assunse il nome di Clemente VII e che stabilì la sua sede ad Avignone. Si crearono così due ubbidienze in seno alla Chiesa, quella romana e quella avignonese.
Aveva così ufficialmente inizio lo Scisma d’Occidente che per quattro decenni tormentò la Chiesa e le sue diocesi, tra cui la nostra Carinola.
In realtà i papi furono tre, perché i cardinali, che non volevano parteggiare né per l'una nè per l'altra obbedienza, si riunirono a Pisa in un concilio per cercare di risolvere quella divisione nella Chiesa ed elessero un nuovo papa, Alessandro V. Ma il Concilio di Pisa non fu mai riconosciuto da nessuna delle due obbedienze in carica.
Lo scisma durò fino al 1417-18 quando, grazie alla determinazione dell' imperatore Sigismondo di Lussemburgo, fu convocato il Concilio di Costanza, durante il quale furono deposti sia il papa che l'antipapa e fu eletto un nuovo legittimo papa, il cardinale Oddone Colonna, che assunse il nome di Martino V.
La prima grande crisi della Chiesa fu infine superata, ma se ne preparava una seconda, ancora più distruttiva della prima. E quella non sarebbe mai stata superata.
*****
Matteo di Melfi, chierico di Napoli, aderì all’obbedienza dell’antipapa Clemente VII. Fu nominato vescovo di Carinola già nel 1384, quando era ancora vivente il vescovo Giuliano che era passato all’obbedienza di Urbano VI. In quell’anno, Clemente VII ordinò all’arcivescovo di Corfù e al vescovo di Cosenza di deporre il vescovo di Carinola Giuliano, ma questi non volle andarsene e lasciare la sua sede. Solo nel 1388, alla morte di Giuliano, Matteo divenne vescovo di Carinola, ma non sappiamo se si trasferì in sede.
Fra’ Leone: di lui conosciamo solo il nome
Giovanni venne nominato vescovo di Carinola anch’egli nel 1388 da papa Urbano VI. Due papi e due vescovi per la stessa diocesi: chi dei due fu fisicamente presente a Carinola?
Marzio o Marco, fu eletto vescovo nel 1403.
Antonio, presente al Concilio di Pisa del 1409 e vi si sottoscrisse.
Jacopo di Guglielmo, primicerio della Cattedrale di Capua, fu fatto vescovo nel 1420 e lo rimase per ventisei anni, morendo nel 1446.
Carlo Sforzati, anch’egli primicerio della Cattedrale di Capua e forse nipote di Jacopo. Fu fatto vescovo di Carinola il 1447 fino alla morte avvenuta nel 1477.
Francesco Grassolo o Grassullo, anche lui di Capua, fu vescovo dal 1477 al 1481.
Stabile Zalliro o Zarrillo, fu l’immediato successore e morì nel 1488.
Giovanni, proveniente da Strongoli, fu vescovo dal 1488 al 1501, anno della sua morte. Nel 1494 era presente all’incoronazione di re Alfonso II ed ottenne come suo aiuto il chierico spagnolo Pietro Gamboa che poi lo sostituì.
Pietro Gamboa, fu anche vicario del papa a Roma e morì verso il 1510. Fu lui a confessare ed amministrare l’olio santo a papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia, nel 1503.
Gian Antonio Orfeo resse la diocesi dal 1510 al 1518.
Gian Francesco de Anna, ne fu l'immediato successore, ma nel 1520 rinunziò a favore del proprio nipote
Gian Ferdinando de Anna, giovanissimo nipote del precedente, fu accusato più volte di esagerata imposizione delle tasse, imprigionato a Castel Sant'Angelo, dopo nove anni fu trasferito ad Amalfi.
Giovanni Canuti gli successe nel 1530, ma dopo cinque anni fu trasferito a Cariati.
Taddeo Pepoli fu invece trasferito da Cariati a Carinola nel 1535. Resse la nostra diocesi per 14 anni e morì a Roma.
c.d.l.
Alcuni testi consultati
Boenio, Brocchieri, Fumagalli – La chiesa invisibile – Milano. 1978
Brodella don Amato –Storia della Diocesi di Carinola – Minturno, 2005
Cappelletti Giuseppe – Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni - vol. 20 – Venezia, 1866
De Rosa Gabriele – Età Medievale - Bergamo, 1989
Falchi Giorgio - La Santa Romana Repubblica-Milano-Napoli, 1986
Montanelli Indro - Storia d'Italia - vol I -
Montanelli Indro - Storia d'Italia - vol I -
Morghen Raffaello - Medioevo cristiano - Laterza, 1974
Tosti Luigi – Storia di Bonifacio VIII e dei suoi tempi – Roma, 1866
Nessun commento:
Posta un commento