Non tutti conoscono Guglielmo da Ockham, una delle
figure più importanti del medioevo, né
cosa c’entri con Carinola, perciò è opportuno fare una breve introduzione che, per sommi capi, ne
tracci la figura.
Guglielmo da Ockham, nato nel 1290 a Ockham nelle vicinanze di Londra, fu il pensatore più vivace del suo tempo; uno che mal sopportava l’autoritasmo papale
medievale perché il suo spirito critico aveva bisogno di spazio e di libertà; uno che aveva orizzonte ampio e sguardo lungo,
capace di andare oltre la realtà, e che non aveva paura di dire la sua. Molto avanti coi tempi.
Oggi,
filosoficamente, viene classificato come “minimalista”, ossia uno che cerca
l’essenzialità nelle cose e che evita di formulare ulteriori ipotesi quando
quelle che si hanno sono sufficienti a stabilire qualcosa; da un punto vista politico, mira invece all’attuazione
delle piccole cose concrete di ogni giorno, e non a cose grandiose ed aleatorie.
Famosa l’espressione “il rasoio di Ockham” per tagliare tutto ciò che non sia
necessario o che sia superfluo, nella vita come nel pensiero, soprattutto il
potere temporale papale. Semplificare
è la parola d’ordine di Ockham.
Per uno
come lui, non ci voleva molto ad essere
accusato di eresia proprio per le sue idee moderne che si scontravano con il
medievale opportunismo papale. Quando
poi queste idee toccavano direttamente gli interessi concreti della Chiesa, allora la condanna era
più che sicura.
Fedele alla povertà francescana, Ockham sosteneva, infatti, che le comunità
cristiane potessero far uso di beni, ma non possederli. Fu estremamente contrario alla rivendicazione
di un’autorità suprema da parte del Papato. Per lui, il potere civile era e
doveva essere indipendente da ogni investitura o delega papale. Il Papato
doveva occuparsi solo del potere spirituale e le due spade che doveva avere tra le mani erano: la parola di Dio e la
sua predicazione. Non altro. Queste sue affermazioni non piacevano né al Papato
né ad altri ordini ecclesiali che vedevano in lui un nemico da far tacere.
Andò quindi sotto il processo dell’Inquisizione di
Avignone e fu condannato come eretico. Si schierò apertamente dalla parte
dell’imperatore Ludovico il Bavaro e
si rifugiò a Monaco sotto la sua protezione e lì arrivò la scomunica di papa Giovanni XXII. Rimase a Monaco per
quattro anni, dove il generale dell’Ordine Francescano Michele da Cesena, che la pensava molto come lui, cercò di
riappacificarlo con la Chiesa. Morto Michele, lo stesso fece l’altro generale
dell’Ordine, Guglielmo Farinier, ma sembra che Ockham morì prima che ciò avvenisse.
Altri studiosi ritengono invece che egli scrisse al papa e che da lui ne
ricevette il perdono e il rientro nella Chiesa.
La versione ufficiale riguardo alla sua morte è
che Ockham morì a Monaco nel 1347 e là fu sepolto, ma essa non è suffragata da ulteriori
documenti e si basa solo sul fatto che
Ockham avesse dimorato a Monaco e quindi là fosse morto. Ma ecco che entrano in campo gli
studi di fra’ Gioacchino Francesco
D’Andrea, archivista e bibliotecario della Real Biblioteca di Santa Chiara
in Napoli, che mettono seriamente in discussione la morte di Ockham a Monaco e
la collocano invece nel nostro convento francescano di Casanova.
Cosa ci faceva uno come Ockham a Casanova, in un piccolo e remoto convento dell'Ordine?....
Il confinato, niente altro che il confinato.
La
vita di questo fuggiasco dell’Ordine Francescano fu in realtà molto più complessa
e movimentata di quanto si sappia, e molto ha a che fare con la storia
dell’Ordine. Solo il ritrovamento e lo studio di documenti custoditi nella
biblioteca di Santa Chiara hanno potuto permettere
un tracciato storico abbastanza credibile della sua vita e morte.
Senza entrare in dettagli che possono
riguardare solo gli studiosi, vado subito al nocciolo della questione.
Esistono due lapidi di una
presunta tomba di Ockham; una si trova a Capua e l’altra a Monaco. Entrambe,
nei rispettivi epitaffi, sostengono che la morte del filosofo sia avvenuta nel
luogo in cui esse si trovano, ma
entrambe sono molto probabilmente false perché non sopportate dalla cronaca
degli storici laici del tempo, né francescani del XIV e XV secolo, come
Andrea Richi e San Giacomo della Marca, che molto hanno scritto contro le eresie
dei Fraticelli e sugli Spirituali. Inoltre, la pietra tombale di Capua presenta
anche delle anomalie cronologiche storiche
assolutamente discordanti.
Ora, la caratura di Ockham era tale
che la sua morte non poteva passare inosservata. Questo silenzio da
parte di illustri scrittori e storici del tempo fa supporre che le cose non siano andate così come oggi le conosciamo e che la sua morte sia avvenuta altrove. Dove?
Nel piccolo e remoto Convento di Casanova, dove era stato confinato dal
generale dell’Ordine Guglielmo Farinier, per fare penitenza, dopo che aveva
ricevuto il perdono papale.
Questa tesi è sostenuta da due illustri
studiosi francescani trovati sempre veritieri e credibili nelle loro
affermazioni: Francesco Gonzaga e Luca Wadding. Sono loro a ritenere che
Ockham sia morto a Casanova ed entrambi se ne accertarono personalmente.
Il Gonzaga, divenuto generale dell' Ordine Francescano, volle controllare personalmente sul posto la
tradizione carinolese della morte di Ockham a Casanova e la trovò così forte e
consistente che non ebbe dubbi. Malgrado la tradizione capuana, che ignorò volutamente dal momento che
non poteva bollare la lapide capuana come falsa, egli affermò che Ockam mori nel convento di
Casanova. L’affermazione del Gonzaga
fece comunque rumore e qualche storico, come Giovanni Hofer, la considerò priva di fondamento e “frutto di invenzioni posteriori”. Per lui, la morte di
Ockham in Italia presupporrebbe una riconciliazione con la Chiesa e con
l’Ordine, e di questo non esistono certezze.
Analizzando, invece, le varie tradizioni e
i vari documenti a sua disposizione, Fra’ Gioacchino formula una sua ipotesi:
Guglielmo, riconciliatosi alla fine della sua vita con la Chiesa e con l’Ordine, fu mandato a far
penitenza dei suoi traviamenti nel convento di Casanova di Carinola in cui morì e fu
sepolto. Solo qualche anno dopo, le sue ossa
furono portate in luogo più noto, a Capua, e sepolte nella chiesa di
San Francesco, dei padri conventuali, dove tutt’ora sarebbero nell’area della suddetta
chiesa, distrutta dopo la soppressione napoleonica.
Per dirla con le parole di
fra’ Gioacchino: “E’ un’ipotesi che si
propone per uscire dall’impasse di un soggiorno in Italia di Guglielmo da
Ockham, che ha il suo fulcro in un’iscrizione sepolcrale che non ha tutte le
carte in regola per riscuotere universale consenso e nella verifica riscontrata
in loco da Francesco Gonzaga e Luca
Wadding, giunta sino a noi. Nella situazione attuale, dimostrare con prove
irrefutabili il luogo preciso della morte e sepoltura di Ockham e mettere
d’accordo le varie tradizioni è un’impresa ardua, superando essa le possibilità
della documentazione in nostro possesso. Ma Carinola sembra la località che ha
più chances delle altre come luogo
del decesso e sepolcro (almeno primitivo) di Guglielmo d’Ockham”.
c.d.l.
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