sabato 9 giugno 2012

Riccardo, un conte molto irrequieto -parte II

Da Wikipedia: panorama di Pico, ora provincia di Frosinone

L’altro episodio che riguarda Riccardo di Carinola e di cui siamo a conoscenza non fa molto onore all’uomo, ma il suo comportamento va, al solito, inquadrato nell’ambito della concezione medioevale che sacrifica ogni cosa al potere. Nella vicenda di cui vado ad occuparmi, Riccardo fa un po’ la figura dello sprovveduto e si lascia raggirare ed usare da chi è più furbo di lui, senza valutare a pieno le conseguenze delle sue decisioni. Almeno così sembrerebbe. 
I protagonisti principali della vicenda sono quattro: due Riccardo, l’uno signore di Carinola e l’altro di Pico, figlio di Raone Pigardi, il Papa Callisto e Oderisio, abate di Montecassino. In essa giganteggia soprattutto la figura di Oderisio che poco aveva di spirituale e molto di guerriero.  Oderisio eccelleva nell’arte della guerra più che nelle lettere e  si comportava di conseguenza. 
Non avendo remore a prendere la spada e mettersi personalmente al comando di un esercito, Oderisio si difendeva da solo la Terra Sancti Benedicti e da solo se la gestiva, più come un conte che come un abate.

Nel 1123  Riccardo  Pigardi, signore di Pico, convinse Riccardo di Carinola a reggergli il gioco in una vendetta privata contro Leone, conte di Fondi. Riccardo di Pico invitò Leone ad un banchetto e, mentre si banchettava, Leone venne ucciso a tradimento. L’azione non piacque a papa Callisto che chiese a Oderisio un punizione esemplare per i due Riccardo. 
Oderisio non se lo fece dire due volte e,  vedendone un vantaggio, accettò con piacere, anche perché ad uno dei suoi monaci, che era andato verso Fondi per un’incombenza, era stato impedito di passare in quel di Pico e oltraggiato. 
Oderisio, con l’aiuto di Ottaviano, fratello dell’ucciso Leone, attaccò Pico che in breve cadde nelle sue mani. Il papa contento di questa vittoria, investì Oderisio nuovo signore di Pico.

A questo punto Riccardo di Carinola, realizzando finalmente con chi aveva a che fare, cominciò a temere seriamente per la sua contea e pensò che la miglior difesa era l’attacco. Corse a chiedere aiuto a suo cugino Giordano II, principe di Capua, che si offrì di aiutarlo e gli concesse molti soldati con cui poté attuare il suo piano: devastare le terre dell’abbazia e riprendersi Pico. Ma Oderisio si asserragliò a Bantra (Rocca d’Evandro) e non lasciò passare i capuani. Il papa minacciò Giordano di scomunica se non avesse desistito dalla sua intenzione di combattere contro l’abate, ma Giordano accettò solo dietro il pagamento di 300 libbre di oro e la donazione di Pico con il  suo territorio. 

Riccardo di Carinola non rimase soddisfatto del risultato: i vantaggi erano andati tutti a suo cugino Giordano e non a lui, come aveva sperato. Non digerì il rospo e attese di vendicarsi di Oderisio.

Questo è quanto ci racconta Pietro Diacono che, come gli studiosi ben sanno, non è sempre veritiero né preciso. Infatti, da un diploma di Giordano II a favore dell’abbazia di Montecassino  e datato 1125 si deduce chiaramente che il principe non solo non approvò l’operato di suo cugino, ma punì severamente Riccardo Pigardi, togliendogli molti beni che cadevano in territorio capuano e concedendoli all’abbazia. Ecco quello che scrive Giordano: "cum munitione, et turri, et universis pertinentiis ejus, sicut Richardus filius Raonis Pigardi illud tenuit, et dominatus est quindecem dies antequam Leo Fundandanus ubi caperetur; qui vide licet Richardus nepharia, et flagitiosa predizione, qua fecit, de Leone de Fundis, ita Foristerit, ut tam ipse, quam sua omnia in nostra potestate jura perveniret, nam cum esset cum eo in securitate per Sacramentum, compater quoque ejus, et amicus fuisset post datum ei prandium in domo sua hostiliter Tirannorum more comprendit tam ipsum, quam Petrus filius ei, et Marinum de Etro et nomine eorum".  
Giordano, inoltre, andò personalmente a Montecassino e giurò solennemente di difendere sempre tutti i beni dell’abbazia.

Riccardo di Carinola, a quanto pare, non si fermò neppure per tema di suo cugino e volle vendicarsi a tutti i costi di Oderisio. 
Per sfortuna di Oderisio, nel 1124 morì papa Callisto e fu consacrato papa Lamberto Scannabecchi che assunse il nome di Onorio II. Tra i due non si creò  simpatia né legame di reciproco vantaggio.  Oderisio si rifiutò di aiutare papa Onorio quando questi chiese aiuto perché “la navicella di San Pietro versava in cattive acque e bisognava soccorrerla con denaro”. Chi aiutava sarebbe stato considerato “figlio”, chi rifiutava sarebbe stato considerato “figliastro”. 
Oderisio rispose subito che siccome lui non era stato invitato alla sua elezione a Papa e non aveva partecipato alla sua gioia, ora non voleva partecipare neanche alla sua tribolazione e rifiutò il denaro. 
Cominciò così una tenace lotta tra il papa e l’abate Oderiso che impegnò le forze di entrambi. Della situazione approfittò Riccardo che si gettò con un esercito nelle terre dell’abbazia, le devastò e si impossessò di Suio.

Alcuni tesrti consultati
Ciuffi Gaetano – Memorie istoriche ed archeologiche della città di Traetto – Na, 1854
Di Meo Alessandro – Annali critico diplomatici del Regno di Napoli – vol. 9. Napoli, 1804
Federici G.B. – Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta – Napoli, 1791
Ferrari Angelo – Feudi prenormanni dei Borrello tra Abruzzo e Molise – Trento, 2007
Gattola Girolamo – Ragionamento storico genealogico – Napoli, 1798
Gesualdo Erasmo - Osservazioni critiche sopra la storia della via Appia – Napoli, 1754
Pietro Diacono - Chronica Monasterii Casinensis IV.54, MGH SS VII, p. 788, in Cawley’s Foundation for Medieval Genealogy.
Rinaldo Ottavio – Memorie istoriche della fedelissima città di Capua -  Napoli, 1755
Tosti Luigi – Storia della Badia di Monte Cassino – Napoli, 1842

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